Ci dev’essere qualcosa di strano nell’acqua che bevono i sedicenti “riformisti” italiani, forse una pozione magica che li spinge irresistibilmente a tifare per i peggiori, a imitarli, a prenderli ad esempio, e – dannazione – a dirlo a gran voce. L’ultimo caso eclatante è quello del presidente francese Macron, con tutto il seguito di semi-leader italiani che per anni si son detti macronisti. Ora che in Francia Macron è popolare come le pulci nelle lenzuola, di macronismo si parla un po’ meno, diciamo che va meno di moda. E a dire il vero si parla con una certa superficialità anche della situazione francese, dove la riforma che alza l’età pensionabile (da 62 a 64 anni) ha creato una mobilitazione popolare di enormi dimensioni, con il paese bloccato e grandi manifestazioni, una vera rivolta. A leggere le home page di qui, sembra che ci sia qualche matto che brucia i cassonetti, e bon, finita lì. Questo è molto strano: di solito alla stampa & propaganda italiana le rivolte degli altri piacciono molto, si tifa per i manifestanti, che siano a Teheran o nelle capitali arabe, ma quando il malcontento si avvicina ai confini l’atteggiamento cambia, prevale la prudenza.
Macron, dunque, che solo qualche anno fa sembrava il faro dei “riformisti” (ahah, ndr) italiani, non sembra messo benissimo: fa passare la sua riforma delle pensioni senza voto parlamentare, evita di un soffio la sfiducia e ha contro – dicono i sondaggi e le piazze – due terzi abbondanti del Paese e una coalizione di sinistra (di sinistra, non una destra rosé) che alle ultime elezioni ha sfiorato per un pelo la maggioranza in Parlamento.
Si ricorda en passant che qui da noi alla riforma Fornero che alzava l’età pensionabile a 67 anni si rispose con quattro (4!) ore di sciopero. Perbacco, che resistenza!
Orbati del suo idolo di cartone Macron, i “riformisti” (ahah, ndr) italiani cercano anche di cancellare il ricordo di altri tizi idolatrati per anni, tipo mister Tony Blair, quello che fece insieme a Bush una guerra da un milione di morti, invadendo l’Iraq sulla scorta di prove (disse lui, testuale) “trovate su Internet”. Mentre il socio americano sventolava all’Onu le false prove contro Saddam, Blair diventava un faro per certi politici nostrani, quelli che amano la destra che scrive “sinistra” sul biglietto da visita. Oggi, che si celebra sottotono il ventennale di quella carneficina illegale e imperiale, di Tony si parla pochino, è passato di moda anche lui, meglio scordarselo.
Comprensibile che dopo tante delusioni, i “riformisti” italiani – piccoli fans – si guardino intorno in cerca di nuovi idoli da venerare. E si avanza la figura di Sanna Marin, premier finlandese, nuovo idolo della simil-sinistra italiana iper-atlantista. E’ giovane, dinamica e carina, allevata da due madri (come se fosse un merito politico, mah), entra nella Nato (questo piace moltissimo) e sta costruendo, con il suo governo, un massiccio muro anti-immigrati al confine con la Russia. Perché i russi nemici di Putin ci piacciono molto – e giustamente – ma se scappano qui ci piacciono meno, un po’ come gli afghani, che se sono contro i talebani sono simpatici assai, finche non vengono ad annegare a cento metri dalle nostre rive, e allora gli diciamo che dovevano restare là. In cosa il muro anti-immigrati di Sanna sia diverso dal muro anti-immigrati di Trump ce lo spiegheranno con calma, staremo ad ascoltare con pazienza, pensando sotto sotto: ma voi siete quelli di Blair e Macron, giusto? Ok, bravi, grazie di tutto.
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