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CasaPound in infradito e Matteo a torso coperto: lo chiamano Ferragosto

fatto150818Buon ferragosto, questa specie di Capodanno estivo dove tutti devono divertirsi per forza, tempo di pantagrueliche mangiate. Un giorno in cui il Paese intero ha facoltà istituzionale di comportarsi come una seconda media, il che, diciamolo, per molti è una promozione inaspettata. Solo alcuni gavettoni turberanno la giornata. Ecco i principali.

Casapound invade la Polonia. Eccitati dalle cronache dei giornali che parlano di loro, gli arditi di Casa Pound commettono un grave errore: pensano di esistere veramente. Dopo averli visti ad Ostia dispiegare la loro geometrica potenza contro un paio di venditori di cocco fresco, le loro azioni sembrano in crescita: esattamente come novant’anni fa quando menavano i contadini per far contenti gli agrari. Ma ora questo non basta più e oggi festeggeranno il Ferragosto sempre in spiaggia, chiedendo ai bagnanti di sfilarsi le fedi dalle dita e regalare oro alla patria per costruire l’impero. Poi passeranno alle vie di fatto: prima la Polonia, poi Grecia e Albania, a spezzare reni qui e là. Per la campagna di Russia aspettano l’inverno, così potranno andare sul Don a meno quaranta gradi con le infradito, rispettando la tradizione fascista che li ispira. Complice l’estate, mostreranno al volgo spiaggiato i loro tatuaggi, soprattutto il volto di un signore pelato che venne fucilato mentre scappava in Svizzera con l’amante e qualche complice, che è un po’ come tatuarsi sul petto Wile Coyote.

Salvini mette la maglietta.Foto con mozzarella e senza mozzarella, con moto d’acqua e senza moto d’acqua, con fidanzata e senza fidanzata, con frittura di pesce e senza frittura di pesce, con mojito  e senza mojito. Ma oggi Salvini ha deciso di stupire tutti e si è metterà una maglietta. Un vero peccato, perché le sue foto da un mese a questa parte erano l’unica occasione di vedere un topless (porta una seconda). Va detto: Salvini in maglietta (di solito usa magliette stampate da simpatizzanti nazisti) è una delusione: sembra un fesso normale invece di sembrare un fesso seminudo, tipo il buffone di cui sopra alla battaglia del grano. Continua però indefessa la sua battaglia di civiltà: cacciare dalle spiagge venditori di asciugamani e di collanine, mentre sulle spiagge di Calabria si può assistere a divertenti sparatorie tra mafiosi in mezzo ai bagnanti. Servirebbe un ministro dell’Interno, e invece abbiamo ogni giorno il paginone con miss Agosto Sovrappeso. Come gavettone agli italiani, niente male.

Il ritorno di Renzi. Tra i più riusciti gavettoni di questo Ferragosto c’è la terribile minaccia dell’altro Matteo: sta per tornare, forse si candiderà al congresso del Pd, perché è uno che non vuole lasciare il lavoro a metà e il 18 per cento gli sembra ancora troppo. Prima, però, farà qualche passaggio in tivù, per dire a tutti come lui, la Boschi e Lotti hanno rilanciato Firenze durante il Rinascimento, rendendola quella che è oggi: una città governata da Nardella. Dicono le cronache che per dispiegare la sua verve divulgativa affitterà la piazza principale del paese, dove spiegherà – prendendosene i meriti – le belle cose che fecero i Medici cinque secoli e mezzo prima di perdere il referendum istituzionale. E’ sicuro che, visto il suo documentario storico, tutti gli italiani torneranno ad essere innamorati di lui. Un auto-gavettone, insomma.

Lo sciopero dei padroni.Grande idea ferragostana del presidente di Confindustria Boccia, che minaccia una possibile mobilitazione di piazza degli imprenditori italiani. Si temono scontri. Oltre al fitto lancio di Rolex contro le forze dell’ordine (un classico) c’è forte preoccupazione per i costi dell’iniziativa. Qualcuno già propone di delocalizzare la manifestazione in Romania, Serbia o Albania, dove i foulard Hermès per coprirsi il volto durante gli scontri costano meno.

32 commenti »

32 Commenti a “CasaPound in infradito e Matteo a torso coperto: lo chiamano Ferragosto”

  1. Per un disguido nel copia incolla è saltato il paragrafetto su Di Maio. Succede a tutti ovvio, avverto così magari si mette una pezza e si evita il codazzo di maliziosi pronti a far notare che il Movimento non lo si punge mai neanche per scherzo, come se non esistesse. Buon Ferragosto.

    da Linda Perelli   - mercoledì, 15 agosto 2018 alle 09:22

  2. Perché non lo scrive lei? Mica è vietato! Buon ferragosto!

    da Alessandro   - mercoledì, 15 agosto 2018 alle 09:24

  3. Per molte ragioni, non ultima l’incapacità. È molto chiaro anche perché non lo scrive lei, sa?

    da Linda Perelli   - mercoledì, 15 agosto 2018 alle 09:27

  4. Quindi lo devo scrivere io perché lei pensa di non essere capace? Mah… Io casomai ci avrei messo Toninelli, ma (come non è difficile intuire) il pezzo è stato scritto prima della tragedia di Genova (dopo, credo che non l’avrei scritto…). Saluti

    da Alessandro   - mercoledì, 15 agosto 2018 alle 09:28

  5. Bravo Robecchi, l’omertà verso il movimento del 32% premia sempre. Poi, mi raccomando,non resti appollaiato sulla sua torretta padronale, venga a dare lezioni su cosa deve fare ed essere la Sinistra.

    da Arturo   - mercoledì, 15 agosto 2018 alle 12:27

  6. Come la peperonata mangiata a cena: a volte ritornano (assai spesso per la verità)…

    Sono i commentatori/trici che, letto il post, anziché esprimere il loro gradimento piuttosto che una critica, non necessariamente fondata (quanto meno di senso) alzano il ditino ossuto inquisitore per digitare la denuncia sulla mancata ironia robecchiana contro il personaggio che a loro dire ne sarebbe il più meritevole…

    Naturalmente in questa fase storico – politica italiota ciò si riduce, a seconda della sponda di provenienza, ad una critica che colpirà il nostro quando si permette di non spernacchiare i big (?) 5s quando va giù duro contro quelli (?) pd, e/o viceversa…

    Per la serie:
    “Eh… So bene perché ti accanisci ironicamente contro tizio senza invece citare caio e, ancor peggio, sempronio”!

    Originalità, questa sconosciuta.
    A proposito: avete notato? I neri hanno il ritmo nel sangue, non ci sono più le mezze stagioni e comunque Venezia è bella, ma non ci vivrei… ;-D

    da degiom   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 09:58

  7. Guardi, caro Arturo. Vedo che è un assiduo lettore, ma non me lo spiego, perché quello che legge non le piace. Naturalmente la mia linea è che scrivo quello che voglio io, non quello che vuole lei, e non scrivo su commissione. Comunque nessuno le impedisce di scrivere lei quello che vorrebbe leggere. Coraggio, l’articolo 21 della Costituzione è fatto per quello. Io non dico a Paolo Mieli o Ezio Mauro cosa dovrebbero scrivere, me lo scrivo da me. Faccia così anche lei. Saluti

    da Alessandro   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 10:07

  8. Che uno sia libero di scrivere quel che vuole è fin troppo ovvio. Ma guardate il pezzo: a prima vista ecumenico, un bestiario, ce n’e per tutti. La destra, l’estrema destra, la finta sinistra, c’è addirittura Boccia che molti lettori si saranno chiesti chi sia. Libero l’autore di scrivere di chi vuole, ma non nascondiamoci: se sul FQ non critichi quel Movimento è perché non lo puoi fare. Robecchi ci mette un attimo a smentire i suoi critici. Mancassero le cose su cui accanirsi, ma insomma, dai, dove vive, su Marte?

    da Linda Perelli   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 13:23

  9. La prima e la seconda Repubblica ci hanno “regalato” l’ultimo disastroso ferragosto italiano,grazie alle solite mangerie,corruzioni,lavori fatti al risparmio per far la cresta agli ultimi morti su quell’autostrada pagata a caro prezzo per morire in un modo così disumano.

    Questo andazzo non lo cambierà nessuno,siamo diffusamente e mi spiace affermarlo per chi è onesto,un popolo inaffidabile dedito al piacere personale e che se ne fotte dell’interesse collettivo e sociale.

    P.s.

    Su quel tratto autostradale ci sono passato decine di volte negli anni,mi ritengo fortunato di averla scampata,seppure l’ultimo passaggio l’ho fatto mesi fa.

    da Ivo Serentha   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 13:35

  10. Se non scrivi quello che piace a me vuol dire che non lo puoi scrivere e non sei libero è una puttanata fascista che si commenta da sola

    da Alessandro   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 13:48

  11. Poi uno vede le prime pagine del FQ e la “puttanate fascista” diventa subito una teoria più credibile.
    Poi ecco: “Non possiamo aspettare i tempi della giustizia” e il fascismo Robecchi lo vede nel commento di una lettrice sul suo blog…

    da Linda Perelli   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 14:10

  12. Il fascismo si vede bene quando uno non si allinea al tuo pensiero e allora gli dici “servo”. Tipico

    da Alessandro   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 14:11

  13. Ad avercene di Robecchi che con la Satira informano e ci fanno sperare in una critica al potere costituito libera e, lo voglio dire, consolatoria.

    da Angela   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 14:36

  14. Scusi ma a me fa un po’ ridere il fatto che negli ultimi 3-4 anni avrà dato del servo a 400 persone che in qualche modo riconduceva all’area del Pd (soldatini, renzinettes…). E cosa sarebbe questo, nazismo?

    da Linda Perelli   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 15:00

  15. Ma chi? Quelli che erano renzianissimi col 40% e ora solo il 18 % e iniziano ogni discorso con “Non sino renziano ma…”? Ahahah! Signora, non capisco perché si sforza. Non fa prima a pensare e accettare che non vogliamo le stesse cose? Perché mi vuole arruolare e si indigna se non scrivo quello che vuole lei? Cerchi altrove, su

    da Alessandro   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 15:05

  16. Robecchi come lei è libero di scrivere ciò che vuole, altrettanto lo sono io di leggere e commentare. Quello che lei si ostina a non capire è che al sottoscritto frega poco che lei scriva bene o male dei 5stelle. Ciò che rende patetici i suoi scritti è ignorarli, perchè è l’unico modo che ha per non sputtanarli. Se infatti dovesse utilizzare il metro di giudizio adottato per “lapidare” gli altri, i grillini ne uscirebbero con le ossa rotte. Poi se lo lasci dire, un giornalista che, senza entrare nel merito, risponde all’obiezione di un lettore appellandosi al “Se non le piace lo scriva lei” sa molto di asilo Mariuccia

    da Arturo   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 15:17

  17. Siamo sempre lì: mi si rimprovera di non scrivere quello che pensa lei. Diventa ripetitivo

    da Alessandro   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 15:19

  18. La sua risposta è ripetitiva e fuori fuoco. Ammesso e non concesso che sia chiaro quello che penso io, ciò che è lampante è che non si capisce cosa pensa lei, quasi si vergognasse a farlo trapelare

    da Arturo   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 15:32

  19. Notte

    da Alessandro   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 15:33

  20. Ahahahah Angela. La critica libera al potere costituito ? E quale sarebbe al momento il potere costituito ? E la critica ? Cosa pensa l’autore satirico del Presidente del Consiglio in carica, qualcuno lo sa ? Quello sotto è un esempio di critica, poi si può aprire la discussione sul fatto che sia condivisibile o meno. Ad ogni modo, un caro abbraccio a tutti quelli che hanno votato NO (dal mio punto di vista giustamente) al referendum del 4 dicembre per difendere la Costituzione e adesso fanno il gioco delle tre scimmiette mentre quotidianamente viene svilita dagli attuali governanti. E poi tra qualche tempo venite a strapparvi le vesti perchè avrete scoperto che lo Stato di diritto è minacciato. Si passerà dal “Non sono renziano, ma…” al “Non sono grillino, ma…”

    https://giugenna.com/2018/08/16/il-comizio-di-di-maio-al-tg2-e-il-contemptus-mundi/

    da Arturo   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 16:01

  21. Non che serva, carisimo Alessandro, ma hai tutta la mia solidarietà, non capisco gli attacchi, forse l’età mi rende distratto o cieco ma la tua partigianeria non la vedo. Mi devo preoccupare per improvvisi crolli fisici miei? o posso dormire tranquillo?
    Grazie anche per la pazienza nel rispondere, questo si sempre allo stesso modo, a chi ti vorrebbe diverso, schierato da un’altra parte, senza mai rendersi conto che se lo facessi non saresti tu, sarebbe un’altro. Buona notte e grazie ancora.

    P.S. si, sono un fans di Robecchi, da sempre.

    da Marco Ferrari   - giovedì, 16 agosto 2018 alle 21:03

  22. Scusa Robecchi, ma se sei cosi allergico alle critiche perché tieni un blog? D’altronde le critiche che ricevi mi sembrano motivate. Qualunque essere senziente leggendo i tuoi articoletti non può fare a meno di pensare che sei uno dei (purtroppo) tanti di sinistra sedicenti duri e puri che scodinzolano dietro ai grillini. Per carità, contento tu. Ma rilevarlo non è reato di lesa maestà. Su una cosa infine hai ragione: perché uno dovrebbe leggerti se non gli piace quello che scrivi. Infatti smetterò di leggere questo blog succursale del giornale di travaglio e mi limiterò ai tuoi gialli, fino a quando non ti venga in mente di scrivere di politica anche lì.

    da pietro   - sabato, 18 agosto 2018 alle 08:11

  23. Rispondo volentieri alla domanda. Questo blog è nato 11 anni fa (Cristo!) per un motivo soprattutto: fare da archivio, mettere insieme tutto ciò che esce sui giornali, un po’ per comodità mia e un po’ perché (allora scrivevo sul manifesto) succedeva spesso che qualcuno prendesse frasi staccate, fuori contesto, citate a cazzo. Insomma era: se volete pescare, pescate almeno dagli originali. In undici anni di pezzi pubblicati qui (pochissime cose scritte direttamente per il blog, quasi tutto quello che finisce qui è stato pubblicato) la funzione del sito non è cambiata (anche su FB uso lo stesso criterio, per la polemica corrente uso twitter). Le critiche che portano dibattito vanno benissimo, con pochissime eccezioni nessuna è stata cassata (i motivi per cassare sono il codice penale – mi attengo alla legge sulla stampa – e la pregiudiziale antifascista, per me molto importante). Poi succede questo: sempre più spesso la critica non riguarda quello che scrivo (ehi, hai scritto questo, ti sbagli, ehi, hai scritto questo, non è vero), ma quello che non scrivo. Se va a vedere, l’ottanta per cento delle “critiche” (he poi sono sempre quella tre o quattro persone), come le chiama lei, sono una specie di reazione risentita perché non ho scritto quello che chi critica voleva leggere. A volte con risvolti esilaranti. Un po’ come se uno vedesse un pezzo di Mieli che parla, che so, della Cina, e gli scrivesse: Eh, Mieli, lei non parla del Venezuela! Tutto lecito, per carità, ma anche tutto un po’ scemo. La cosa ha subìto un’accelerazione dopo il disastro del Pd renziano: troppi pensano che un grande partito, erede della tradizione del Pci e del cattolicesimo progressista italiano, abbia perso sei milioni di voti per una sorta di complotto, di distorsione dell’opinione pubblica e per altri vari motivi, tutto insomma, meno che le sue colpe (e della sua leadership). In sostanza, pur in odio ai 5stelle, molta parte della “sinistra” di governo ha acquisito il linguaggio tipico proprio dei 5stelle prima maniera, cioè il famoso “ki ti paka?”. Molto divertente e illuminante: tutto è diviso in tifoserie. Ma siccome io scrivo sui giornali da 35 anni (ahimè) è un giochetto che posso permettermi di non giocare. Se cerca nel sito cose e argomenti, vedrà che dieci, otto, sei anni fa scrivevo sul manifesto cose non diverse da quelle che scrivo oggi sul Fatto. Quindi credo che siano cambiati alcuni lettori, non io: seduti sulle risibili certezze renziane, pensano che uno di sinistra che non sta con loro sia un traditore. E va bene pure questo. Su una cosa ha ragione: molte delle mie critiche sono dedicate alla sinistra, al Pd, al circo renziano e al disastro che ha prodotto. Ma non è difficile capire il perché. Io penso che questo Paese abbia bisogno come il pane di una sinistra, che non debba aver paura di pronunciare la parola “socialista”, e che la deriva liberista, destrorsa, di difesa del mercato, di fascinazione per l’establishment del Pd (ma cominciata assai prima) faccia da tappo alla nascita di qualcosa di più decente. Quella (intendo: la sinistra come forza di giustizia sociale e di restringimento della forbice delle diseguaglianze) sarebbe la mia parte, e dunque mi sembra ovvio criticarla con maggior continuità (non parlo della nomenklatura, parlo degli elettori), perché o si ricostruisce da lì oppure non avremo una sinistra per i prossimi vent’anni. Questo non è “scodinzolare dietro i grillini” (vede che il linguaggio grillino l’avete introiettato bene?), questo è mantenere senso critico. Che se poi avessi voluto “scodinzolare dietro i grillini” li avrei perlomeno votati, e invece no. Se qui si vuole parlare di politica, eccomi. Se qui invece si vuole continuare la solfa delle scie kimike, dei congiuntivi sbagliati, del rumore di fondo per cui dodici milioni di italiani sarebbero tutti deficienti perché non hanno capito Renzi e i suoi, allora no, io non ci sto (tra l’altro, si è vista l’efficacia di una simile opposizione ai grillini… imbarazzante). Io penso un’altra cosa, invece, anzi due. Che negli ultimi trent’anni (quindi non parlo del Pd di oggi) le cose si siano molto sbilanciate, che proletariato e piccola borghesia siano stati compressi e umiliati a favore di rendita e poteri forti, e che chi ha governato (destra berlusconiana e sinistra, da Prodi in poi) non solo non abbia fermato questa deriva, ma l’abbia incoraggiata. Insomma, fa una certa impressione vedere oggi, davanti alla tragedia di Genova (è solo un caso, posso trovarne altri) molta sinistra sostenere e difendere i concessionari, che sono poi quel capitalismo familista italiano che da sempre campa grazie ai favori dello Stato. Sui 5stelle, al netto delle scemenze e delle follie che spesso rappresentano, penso che con una forza del 32 per cento non possano essere archiviati come dodici milioni di matti da legare: in modo scomposto e arruffatissimo (parlo sempre degli elettori, non della nomenklatura) rispondono a quel disagio, stufi di vedere i potenti che se la cavano sempre e i poveracci che pagano. Una fase di transizione, spero. Ma una sinistra che sa fare politica (specie con un sistema proporzionale) dovrebbe appunto fare politica: infilarsi nelle contraddizioni della maggioranza, dividere Salvini dai 5stelle, considerare questo ultimi come era la vecchia Dc degli anni Settanta (stesse percentuali, più o meno) e cercare di condizionarli con la politica. Ricordo che le grandi riforme italiane (una su tutte: il sistema sanitario nazionale, sì, quello a cui tutti i governi recenti hanno sottratto soldi) sono state fatte con la Dc al governo (Tina Anselmi santa subito) e il Pci vigilante e coinvolto. Stare sulla collinetta a mangiare i popcorn dicendo “Uh, sbagliate i congiuntivi”, ecco, diciamo che Berlinguer non lo avrebbe fatto. Invece prevale un sentimento privato, prepolitico, diciamo, di offesa personale, come se i 5stelle, invece di vincere le elezioni e passare dal 25 al 32 gli avesse rigato la macchina. I 5stelle, col loro 32 per cento, non spariranno domani, o si impara a farci politica contro, tirando la corda dalla propria parte, oppure li si lascia liberi di fare il cazzo che vogliono. Anche per questo credo che ululare perché Salvini ha tanto potere e visibilità possa farlo io (e lo faccio), ma non chi, richiesto di discutere un’eventuale partecipazione al governo, ha preferito andare da Bruno Vespa a dire che no, che loro avrebbero mangiato i popcorn. Salvini (17%) non sarebbe lì se un partito con il 18% si fosse messo in gioco. Invece c’era da salvare una leadership morente, la quale ha deciso (comunicandolo in tivù, non in assemblea, metodo molto berlusconiano) di tirarsi fuori dai giochi. Cazzi loro. Poi c’è un’altra cosa che riguarda la sindrome del tradimento (ecco, non stai con noi anche se saresti dei nostri) e che andrebbe risolta una volta per tutte. Cosa vogliamo? Io, a quanto leggo, non voglio le stesse cose che vogliono, che so, Scalfarotto o Calenda. Mi pare evidente che loro bramano un capitalismo light. La loro teoria che aiutando i ricchi cadrà dal tavolo qualche briciola per i poveri ci ha portato qui, comunque la si guardi le responsabilità politiche sono loro per grandissima parte. Dunque risolviamo questa faccenda: il disegno di società che il centrosinistra italiano propaganda da anni non è il mio, non mi interessa, non mi riguarda. Guardo al Pd come a vecchi parenti emigrati in Australia, se ne sono andati, una cartolina ogni tanto e via. Dunque le critiche vengano, ottimo. Che non siano però le critiche “Uh, hai scritto questo invece di quest’altro”, perché io rispondo di quello che scrivo, non di quello che non scrivo. Quanto al leggere e non leggere, sa, li ho visti passare dall’Unità (giornale dove ho imparato tutto, dove ho lavorato più di dieci anni, prima del decennio al manifesto, poi ucciso dai soliti cretini renziani) al Foglio, che ora è più o meno il loro organo ufficiale: sono loro che hanno cambiato, non io. Io sto qua, credo che si debba costruire una società più giusta, e credo che per fare questo serva una sinistra popolare, di formazione socialista, non affascinata dai rolex, dalle barche a vela e dalle riunioni coi padroni del vapore. E guardi che non è pauperismo (io sono per il diritto ai rolex, al cachemire e allo champagne), ma bisogno di redistribuzione. Il caso Marchionne mi sembra evidente: i famosi democratici che qui mi rimproverano di non stare con loro si comportarono come se gli fosse moro un parente, invece di vedere i guasti che aveva prodotto, per esempio nel libero dispiegarsi delle dinamiche sindacali. Minniti è un altro esempio: se accetti l’immigrazione come “emergenza nazionale” e ti vanti di “aver fermato gli sbarchi”, allora è chiaro che apri la porta ai Salvini. Insomma, è il paradosso di gente che fu “di sinistra” che, abbracciati molti valori della destra, mi accusano di “scodinzolare”. Uno’ assurdo, direi. Aggiungo per completezza: sul Fatto Quotidiano ha una rubrica settimanale che scrivo alla mattina presto e mando al giornale senza minimamente concordarne il contenuto. Credo sia perché mi considerano una “firma” (bontà loro), e mai ho avuto né pressioni né consigli. Se la sua preoccupazione è “ki ti paka?” la rassicuro: lì non si diventa ricchi per niente e ho fortunatamente altri redditi, tutti da lavoro, nessuna rendita. E poi, le confesso, questo chiacchiericcio, questo rumore di fondo, questo continuo camminare sulla superficie, è alla lunga molto debilitante. Nel libri, raccontando storie e vite, si può parlare di politica molto meglio. Se ha letto Di rabbia e di vento, o Torto marcio, per esempio, sa che lì si parla della vita delle persone, e quindi, anche lì, di politica, in modo un po’ più serio. Se non se n’è accorto mi sa che li ha letti male, diciamo peggio di quei recensori che hanno scritto di “romanzo sociale” e “romanzo civile”. Mi scuso per la lunghezza, ma ho preso il suo commento come summa di molti (non moltissimi, a dire il vero) altri. Cordiali saluti.

    da Alessandro   - sabato, 18 agosto 2018 alle 09:56

  24. Bene Robecchi, sono contento di averti dato modo di rispondere erga omnes. Ognuno ha la sua storia e le sue idee, ci mancherebbe. Solo due precisazioni:
    nel paese si è creato uno spartiacque che tu non vuoi vedere; io non considero miei nemici Calenda o Scalfarotto, anche se non condivido tutto quello che dicono; considero invece miei nemici ( si, nemici, non avrei mai pensato di usare questa parola) Di Maio Di Battista e compagnia cantante;
    secondo, non assimilare le critiche al “chi ti paga”; almeno questo lasciamolo ai decerebrati di cui sopra.

    da pietro   - sabato, 18 agosto 2018 alle 11:20

  25. Dai su, non giochiamo con le parole. “Questo sito succursale del giornale di Travaglio” voleva dire quello, più o meno. (Che poi, se lo legge in questi giorni, il giornale di Travaglio ci spiega bene il capitalismo rapace e familista dei Benetton, mentre vedo che tra i commentatori vicini al Pd prevale un esilarante #jesuisbenetton). E poi, non considero Scalfarotto o Calenda nemici, semplicemente gente che vuole per l’Italia cose molto diverse da quelle che voglio io. Di più, un ostacolo alla realizzazione di una sinistra come la voglio io. Di Maio e Di Battista sono avversari, certo, ma un certo senso di realtà divrebbe far pensare che bisogna combatterli con la politica, non con la puzza sotto il naso. Se ti votano solo ai Parioli e al centro di Milano, e fuori di lì votano per loro qualche domanda me la farei. Che ne so, sarà colpa degli hacker russi… il ki ti paka è molto diffuso, sa? Le racconto un aneddoto. Qui, sul sito, ho messo un’intervista che mi ha fatto Radici Online, su nuovi italiani e razzismo. Ho accettato (la legga se vuole). Mi ha scritto uno (su twitter) sgridandomi molto perché nell’intervista non parlo del furore antiscientista e anti-intellettuale dei 5stelle. Mah… sa cosa penso? Che gente che applaude Cerasa e il Foglio e rimprovera me di aver cambiato idea non merita risposta, ma ogni tanto ci casco, vabbé, succede, non ci perderò il sonno

    da Alessandro   - sabato, 18 agosto 2018 alle 11:37

  26. Lungi da me il botta e risposta ma una cosa voglio dirgliela: qui non si tratta di avere una sinistra a propria immagine e somiglianza ma di mantenere le basi della democrazia. Passo e chiudo

    da pietro   - sabato, 18 agosto 2018 alle 14:21

  27. Ha ragione. Per quello è fondamentale la critica quelli della repubblica di Weimar che ci hanno portato qui. Ricostruire, presto, e senza quelli che hanno distrutto

    da Alessandro   - sabato, 18 agosto 2018 alle 14:24

  28. quanta santa pazienza a rispondere a queste becere e inconcludenti critiche. diavolo ci sono ancora dei pazzi che votano Renzi e tifano x Calenda e Marchionne e magari avrebbero pure ambito a partecipare alla grigliata di Ferragosto a casa Benetton con o senza rolex e Toscani..

    da elena   - sabato, 18 agosto 2018 alle 20:31

  29. Sono fermi lì, impediscono ogni possibile soluzione “da sinistra”, non concepiscono che se la gente non li vota è esattamente per questa presunta superiorità (tutta da dimostrare, tra l’altro). Solo astio e pazzesca cecità, si meritano di essere finiti dove sono, e peggioreranno

    da Alessandro   - sabato, 18 agosto 2018 alle 20:35

  30. Guardi sig Robecchi non ho mai votato Pd, perché non ne condivido la linea dalla fondazione, purtroppo però l’astio e la pazzesca cecità la leggo in quanto scrive lei. Capisco la difesa del suo giornale, ma sapesse quanto mi dispiace che lei abbia perduto il suo senso critico. Pensi la seguo da quando lanciava “pietre” e francamente non la riconosco.
    Ma lei gli editoriali di Travaglio li legge? Quella é la linea, anche se ci sono eccezioni che fungono da foglia di fico. La criminalizzazione delle ong e la esaltazione del procuratore Zuccaro che non ha portato ad azioni conseguenti, le leggo solo io?Certo la responsabilità é personale ma difendere attaccando le critiche accusando di tifo e astio chi le muove e non accettando pareri diversi dai suoi, cos’ è secondo lei, che lancia così facilmente e superficialmente patenti di fascismo.
    La prego ritorni ad essere il Robecchi acuto e ironico, nonché graffiante che ho conosciuto in tempi remoti e non meno complicati di quelli attuali.
    Lo faccia almeno per la mia salute.
    Cordiali saluti.

    P.s. per sua informazione Il Fatto di questi tempi non é molto diverso da La repubblica ai tempi di Renzi.
    Tifo allo stato puro e quindi illeggebili parimenti.

    da Giulia   - martedì, 21 agosto 2018 alle 08:08

  31. La ringrazio perché mi attribuisce poteri sulla linea del giornale che purtroppo (o per fortuna) non ho. Quanto al senso critico, ognuno ama il senso critico che assomiglia al suo, non posso farci niente. Ricambio i saluti e la cordialità

    da Alessandro   - martedì, 21 agosto 2018 alle 08:22

  32. ah Giulia, mo basta ! un po di senso critico vero ! di che sei quel gran giornalista di Democratica e facciamo prima

    da elena   - sabato, 25 agosto 2018 alle 01:10

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