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Agiografia o insulti: il vero dibattito resta quello sul capitalismo

Fatto250718Se si scava con pazienza, con tenacia, se si spostano come piccoli massi che ostruiscono lo scavo le cretinate feroci dei troll della rete, se si solleva con un paranco la massa inerte dell’agiografia obbligatoria; insomma se si va al nocciolo della faccenda, molto sotto la superficie del chiacchiericcio social o a mezzo stampa, si vedrà che le diverse valutazioni su Sergio Marchionne contengono un dibattito tutt’altro che banale. Il dibattito sul capitalismo – italiano e non – che si vorrebbe far passare per una querelle datata e novecentesca e che invece sta lì, a bruciare sotto la cenere fredda.

Sono cose complicate e antiche, per esempio il conflitto tra capitale e lavoro, una cosuccia che non si è risolta negli ultimi duecento anni, da Karl Marx in poi, e che non si risolverà certo ora a colpi di tweet. Le fazioni, però, sono ben delineate: chi ringrazia Marchionne per aver applicato certi standard del capitalismo moderno – molta finanza, molte delocalizzazioni, molto globalismo, compreso portare la sede legale qui, la sede fiscale là, ma mai più in Italia. E chi, dall’altra parte, vede l’ammazzasette delle relazioni sindacali, i licenziamenti e lo sfoltimento della forza lavoro, la riduzione delle pause alla catena di montaggio per la mensa o per pisciare, la pretesa di fare un sindacato giallo e tagliare fuori dagli accordi chi combatte sul serio.

Per qualche anno, la questione è passata come un conflitto tra “moderno” e “antico”. Stupidaggini, perché il problema è ancora quello di capire se questa “modernità” ci piace e ci conviene o se piace e conviene a pochissimi. Per dire, nella gestione Marchionne oltre ventimila posti di lavoro in Fca sono evaporati: ventimila famiglie lasciate senza un reddito a fronte di una famiglia che ha salvato la baracca (gli Agnelli e successive modificazioni) e di alcune che hanno moltiplicato risparmi e investimenti (gli azionisti). Insomma, la vecchia, cara lotta di classe, che oppone chi ha molto e chi ha poco.

Al centro di questo dibattito di lungo respiro c’è un’emergenza costante e visibile a tutti, che è l’aumento delle diseguaglianze. Per dirne una e giocare con il paradosso, si ricorda che Valletta, storico amministratore delegato Fiat, negli anni Cinquanta, guadagnava come quaranta operai e Marchionne invece come più di duemila (vale anche per calciatori, divi di vario genere, eccetera eccetera). Cioè la forbice tra rendita e lavoro, tra profitti e salari si è allargata in modo indecente e inaccettabile, eppure accettata di buon grado anche a sinistra. Caliamo un velo pietoso sulle scempiaggini renziane a proposito di Marchionne e del marchionnismo, ma è certo che una corrente filosofica filopadronale è egemone da anni. L’idea un po’ balzana è che aiutando i ricchi (sgravi, favori, decontribuzioni, forse addirittura flat tax…) si aiutino, diciamo così, a cascata, anche i poveri. Che se la tavola dei ricchi è ben imbandita, qualche briciola cadrà sotto il tavolo, una manna per chi non ha niente, o poco.

Quando si fa notare che questo paradosso non ha funzionato, che i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri (vedere l’indice Gini sulla diversità, siamo in testa alle classifiche, per una volta), la risposta è standard: si allargano le braccia e si dice “è il mercato che governa il mondo”, intendendo una forza potente, libera e incontrollabile che decide le cose (è il terremoto, è lo tsunami, cosa vuoi farci) e che non può essere regolata. Ecco. Il nucleo, sotto la tempesta di reazioni alla fine dell’era Marchionne, è questo: il mercato è immutabile e incontrollabile come conviene a pochi, oppure si può governarlo come converrebbe a molti? Bella domanda, alla faccia della solita solfa sulla morte delle ideologie. Il resto – dalle agiografie agli insulti – è rumore di fondo.

12 commenti »

12 Commenti a “Agiografia o insulti: il vero dibattito resta quello sul capitalismo”

  1. Occhio che anche il reddito di un amministratore delegato è reddito da “lavoro”… La rendita si ha quando il guadagno è frutto di un investimento, ovvero non si guadagna a fronte di un certo impegno ma a fronte di aver accettato un certo rischio.

    La frase “Cioè la forbice tra rendita e lavoro, tra profitti e salari si è allargata” è corretta ma si riferisce a un altro fenomeno.

    È vero che gli amministratori delegati sono spesso pagati in azioni o derivati ma questo pagamento è sempre a fronte del loro impegno da dirigenti.

    P.S. Dire che l’indice di Gini è sulla “diversità” dà l’impressione che misuri qualcosa di buono… È più corretto dire che è sulla disuguaglianza o eterogeneità.

    da Giovanni   - mercoledì, 25 luglio 2018 alle 08:15

  2. Inaccettabile la profonda differenza tra un Valletta che fu e ciò che percepisce un amministratore di questo secolo,e se una forza di pseudo sx va a tarallucci e vino con un trend del genere,parlare di maionese impazzita diventa un eufemismo.

    Ed è per questo motivo che va visto con occhio benevolo,chiunque nel presente e nel futuro,possa rimettere in ordine un minimo di giustizia sociale.

    Molto interessante l’articolo sul Fq di ieri sui numeri produttivi dell’era Marchionne,ovvero che il gruppo in 14 anni produce lo stesso numeri di auto,a fronte del raddoppio di produzione di un conosciutissimo produttore tedesco,cioè di fatto ha salvato la famosa famiglia e gli azionisti,certamente men che mai il lavoro e i lavoratori.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 25 luglio 2018 alle 10:02

  3. Inaccettabile la profonda differenza tra un Valletta che fu e ciò che percepisce un amministratore di questo secolo,e se una forza di pseudo sx va a tarallucci e vino con un trend del genere,parlare di maionese impazzita diventa un eufemismo.

    Ed è per questo motivo che va visto con occhio benevolo,chiunque nel presente e nel futuro,possa rimettere in ordine un minimo di giustizia sociale.

    Molto interessante l’articolo sul Fq di ieri sui numeri produttivi dell’era Marchionne,ovvero che il gruppo in 14 anni produce lo stesso numero di auto,a fronte del raddoppio di produzione di un conosciutissimo produttore tedesco,cioè di fatto ha salvato la famosa famiglia e gli azionisti,certamente men che mai il lavoro e i lavoratori.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 25 luglio 2018 alle 11:23

  4. non si capisce quale sia il “rischio” di un amministratore delegato… In fondo gestisce una proprietà altrui, per somme mostruose, e al massimo – se non porta “valore agli azionisti” – finisce come quelli che lui stesso licenzia, ma portandosi dietro un bonus tale che ognuno di noi ci camperebbe tre vite.
    “Funzionari del capitale”, insomma, come c’erano già ai tempi di Marx, ma senza alcun amore per il “rischio”….

    da Francesco   - mercoledì, 25 luglio 2018 alle 11:48

  5. Finalmente un buon articolo sul tema Marchionne&C. Il termine “diversità” quando parla di “Gini” è evidentemente un errore, in quanto si tratta di un indicatore di misura della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi.
    E come giustamente Lei evidenzia questo è il cuore del problema. Aggiungo che, con l’indotta recessione economica attuale, l’Ancien Regime ha colto un’occasione straordinaria per divorare ricchezza dalla classa media, con conseguenze nefaste e terribili che già si stanno manifestando.

    da enrico   - mercoledì, 25 luglio 2018 alle 14:01

  6. a) mercato regolabile? certo, è una costruzione sociale, non è una legge della fisica. Però la regolabilità ha senso solo se globale, xché altrimenti qualcuno fa ciò che non è consentito nel paese x nel paese y e da lì domina il mondo (per capirci: la Svizzera)

    b) ineguaglianza. non è malattia senile non del capitalismo ma attitudine della società, che nasce dominata da uno o da pochi e viene sottoposta alle spinte equalitarie dei molti. giustissime. Il Capitale profitterebbe da avere operai meglio pagati che comprano di più, quindi una società più uguale fa più affari (apodittico, ma si può dimostrare: del resto se con la curva di Laffer disegnata su un fazzoletto ci han fatto la Reaganomics…). A mio parere è POLITICA (ma dai! oh yes)

    c) mai conosciuto SM. Ma una volta abbiamo fumato una sigaretta insieme al primo derby di Torino post calciopoli, in tribuna Autorità (io ero imbucato naturalmente. mi colpì il fatto che vedendomi senza accendino accese il suo per farmi appicciare, senza avermi mai visto. ho frequentato molti top manager, questa cosa non l’ho più vista

    d) una precisazione, nella condivisione del dibattito sull’ineguaglianza. Sono dispiaciuto per i 20.000 lavoratori rimasti a casa; però non è giusto contrapporli agli azionisti, beneficiari del salvataggio. concettualmente, van paragonati i 20.000 con i posti di lavoro salvati, includendo quelli di tutti il mondo (quindi anche quelli della Chrisler….)

    e) sul salvataggio degli azionisti. L’amenità è che dovrebbero aver da dire al limite le banche, turlupinate nel convertendo da una condotta oltre la legge sanzionata con ridicole ammende dai regulatore. ma come noto delle banche importa una cippa a tutti

    nel complesso condivido l’idea di fondo ma non la caratterizzazione dell’articolo. la mia impressione è che rispetto a altri business leader (scusate) SM sia stato, oltre che capace e innovativo, molto più coerente e, a suo modo, etico, lasciando con la sua “etica del lavoro” e la sua capacità di giocatore di poker/dealmaker, una possibilità alla FCA. Sbagliato dargli dell’ammazzasette, credo: peccato che dall’altra parte non abbia trovato interlocutori del suo livello, a me pare si sarebbe divertito di più

    certo che se poi l’unico che per cultura, capacità e risorse poteva competere con lui(B. Grillo) l’unica cosa che sa fare è dire Marchionne Vaff… Sarà mica colpa di SM?

    da glk   - mercoledì, 25 luglio 2018 alle 14:40

  7. Aspettando con ansia un articolo dove Renzi non sia nominato (anche per togliere alibi a chi, con una proposta politica “antirenziana” e con una parvenza di sinistra ha comunque ottenuto uno schiaffo dagli elettori intercettando solo le briciole), dico anch’io la mia.
    Intanto per chiudere l’argomento” prezzemolo Renzi” occorre essere precisi (ed onesti) e ricordarsi che: a) l’idea balzana della flat tax che porterà inevitabilmente ad aumentare la forbice tra ricchi e poveri è di Lega e Forza italia ed, ora, appoggiata, dai “fantastici ragazzi” b) sempre il Renzi aveva fatto l’opposto e cioè mettere in busta quasi mille euro in più all’anno per redditi sotto i 1500 mensili c) sempre il Renzi, in modo demagogico (ma condivisibile) aveva introdotto il tetto dei 250 mila euro per le posizioni apicali pubbliche d) sempre il Renzi ha aumentato l’aliquota per le rendite finanziarie (e avendo io venduto un fondo di 30 mila euro per far fronte a spese di ristrutturazione di casa, posso affermare che è una misura “vera”)
    Accapigliarsi su Marchionne mi sembra inutile e molto provinciale (classicamente italiano), i fenomeni sono globali ed epocali, vengono da lontano sono disastrosi e pericolosi e occorrerebbe invertire le tendenze (su questo credo siamo tutti d’accordo) ma scansiamoci da dibattiti provinciali intrisi di tifo politico.
    C’è però da osservare che la Fiat sarebbe fallita e che invece è rimasto un “player” a livello mondiale. Ci siamo giocati Termini Imerese (che però era difficilmente difendibile) ma abbiamo salvato Pomigliano e Melfi. In più Grugliasco. Mirafiori soffre e da torinese mi auguro che possa sopravvivere. In ogni caso Marchionne ha fatto, oggettivamente, un gran lavoro e non solo a favore dei suoi datori di lavoro (famiglia ed azionisti). Moltissimi dipendenti (la stragrande maggioranza) sono d’accordo con questa affermazione ma, lo so, la democrazia fa comodo solo quanto ti concede la ragione, vero Robecchi?

    da Roberto   - mercoledì, 25 luglio 2018 alle 14:48

  8. Il tono da lezioncina è molto fastidioso, ma grazie dell’elencazione dei miracoli di San Matteo. Peraltro, siccome si parla di diseguaglianza, il governo di Renzi ne ha creata parecchia (dare 500 euro a tutti, per esempio, parlo dei diciottenni, per dirne solo una, è folle: il figlio di Montezemolo e il figlio dell’operaio… non starò a citare Don Milani, oggi avrebbe il due per cento…). Del resto è Renzi che ha detto “Ha fatto più per i lavoratori italiani Marchionne che la Cgil”, direi che basta. Poi c’è la divertente notazione che appena nomini Renzi salta su il pipicchiotto a dire: e la sinistra vera, allora? Tipo: e allora le foibe? Non c’è niente da fare, anche se fai un discorso più ampio, un ragionamento complessivo, i tifosi restano tifosi, non è che ci puoi discutere. In più, cosa notevole, è proprio un pezzo che non parla di Renzi (ormai conta come il due di coppe, ha fatto molti danni, speriamo non ne faccia più), ma la solfa è ancora quella. Che palle. Comunque noto, en passant, che i più acritici e entusiasti quando si parla di mercato e capitale sono proprio i renziano (che iniziano dicendo “non sono renziano, ma…”). Uff, prevedibili

    da Alessandro   - mercoledì, 25 luglio 2018 alle 16:50

  9. Carissimo Robecchi, non hai letto con attenzione: non sono acritico ed entusiasta rispetto al mercato e capitale, dico tutt’altro pur facendo una disanima il più possibile oggettiva sulla parabola Marchionne. Non ho mai iniziato con : “non sono renziano ma …”. Non ho bisogno di dirlo perchè è un dato di fatto (lo menzionai in altri post per non venire etichettato, ora non lo faccio più. Mettevo solo l’accento sul problema (non mio ma tuo) di infilare Renzi in ogni dove. Il Jobs act o come si chiama è una boiata pazzesca soprattutto perchè è costato una montagna di soldi e i risultati prodotti sono miseri. (infatti, in quanto boiata, non lo aboliranno…). Tu prova a non nominare Renzi sempre e comunque e vedrai che la tua argomentazione ne guadagnerà e non ci sarà nessun pipicchiotto (?). Grazie per l’aggettivo, in ogni caso. Immagino sia qualcosa di carino.

    da Roberto   - giovedì, 26 luglio 2018 alle 14:49

  10. Se ricordo bene lo stabilimento di Pomigliano d’Arco si svuotava in occasione delle partite di calcio; l’organizzazione del lavoro e delle relazioni sindacali assomigliava di più a quella dell’ATAC che non ad una moderna industria. Era di sinistra questo? era a vantaggio dei lavoratori? (l’inefficienza dell’ATAC va a vantaggio dei lavoratori?).
    Marchionne aveva un progetto e la ridefinizione del contratto di lavoro ne era parte. I sindacati dei lavoratori americani e italiani, tranne la CGIL, hanno contrattato ma poi appoggiato la ristrutturazione: i fatti hanno dato loro ragione. Alessandro, su questo la penso diversamente da te: credo sia stato proprio un problema di modernizzazione, lo stesso problema che ha gran parte del nostro paese.

    da Pietro Nicolai   - venerdì, 27 luglio 2018 alle 10:26

  11. Solo un ricordo tra i tanti dimenticati

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/05/26/cassintegrata-fiat-suicida-cosi-non-vivo26.html

    da Giulia   - venerdì, 27 luglio 2018 alle 14:04

  12. Bell’articolo, ma l’elogio della forfora di Marchionne di Cazzullo non si batte (e, per altri motivi, neanche il “predatore” sfuggito a Gramellini

    da enrico   - venerdì, 27 luglio 2018 alle 14:25

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