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Nuova linea sui migranti: la pedagogia europea del “sono cazzi vostri”

Fatto300817Bene, riassumiamo le linee etico-strategiche della nuova politica sulla migrazione dall’Africa. Noi non siamo capaci di fare gli hot spot di identificazione in modo decente. O fanno schifo con un cesso per seimila persone, o chi li gestisce ci specula sopra come una specie di schiavista, o c’è un giro di mazzette, o tutte e tre le cose. Quindi il nostro geniale piano è di spostare tutte queste belle cose verso sud, e che se la vedano un po’ loro. Naturalmente non è un servizio gratuito: bisogna dare qualcosa a chi si prende questa briga, la Libia, il Ciad, il Niger. L’abbiamo già fatto con il signor Erdogan, che incassa dei bei soldi per fare da tappo alla migrazione da sud est, dalla Siria in particolare. Certe cronache plaudenti si esaltano per numeri dell’aiuto europeo all’Africa, e alla Libia in particolare: già pronti 170 milioni! Urca! E’ un po’ come dire: mi compro una villa al mare e ho già pronti ventisette euro e mezzo.

Dunque i migranti, i disperati, uomini e donne che attraversano mezzo mondo verso nord nella speranza di mangiare tutti i giorni, o di non essere arrestati dal regime, o di non dover fare il militare a vita come in Eritrea, hanno un buon valore di scambio, diciamo paragonabile a quello del petrolio e delle materie prime. E’ un affare far arrivare il gas in Italia, ed è un affare non far arrivare i migranti.

Naturalmente tutto questo prevede un aggiustamento delle rotte, delle strategie per spostare grandi carichi di persone. Insomma cambia la logistica dello schiavismo, e per ora gli accordi di Parigi sono questo, niente di più: era seccante e costoso vederli morire nel Mediterraneo, ora moriranno nel deserto, potrebbe essere costoso lo stesso, ma almeno non li vediamo e non sentiamo quel disagio di veder crepare la gente sotto casa. Se si espellono dal vocabolario parole come “etica”, “morale” e “umanità”, va tutto benissimo (si attende con ansia la pubblicazione di un vocabolario italiano-Minniti). In ogni caso, sia chiaro, alle vite di quelli che prima morivano o venivano ripescati nel Mare nostrum e che ora rischiano la pelle nel Sahara, non frega niente a nessuno, sono numeri, statistiche, flussi da bloccare. La distinzione tra migranti politici e migranti economici – che a Parigi è stata molto sottolineata – è ormai accettata dalla politica di ogni colore, come se la situazione economica di un paese che non riesce a dar da mangiare ai suoi cittadini, costringendoli a rischiare la vita per scappare da lì, non fosse una questione politica, che scemenza. Insomma, l’Europa mette un tappo – un altro – per difendere i suoi confini da quella clamorosa fake news che si chiama “invasione”, una parola prima rumorosamente inventata dalla destra xenofoba e leghista, poi sdoganata dai media, e ora praticamente diventata verità ufficiale anche se i numeri dicono il contrario. Naturalmente siamo tutti contenti se i cittadini di Sabratha, in Libia, avranno un laboratorio per analisi mediche, ovvio, e se Zwara avrà la sua rete elettrica costruita dall’Europa, benissimo, molto bene. Si segni a verbale, però, che tutto questo sarà (forse, speriamo che le pompe idriche a Kufra vengano fatte con più efficienza delle casette per i terremotati del centro Italia, ecco) costruito sulle spalle di centinaia di migliaia di migranti internati in lager libici, o morti di sete nel deserto, o arrestati prima della partenza. Il piano europeo di Parigi sottolinea anche l’esigenza di “fare opera di pedagogia” (questo l’ha detto Macron), cioè spiegare bene (suggerirei delle slide) a gente che mette in gioco la sua vita, che fa viaggi di anni, che viene picchiata, incarcerata, derubata, violentata e torturata ad ogni tappa, che qui non li vogliamo. Una pedagogia del “sono cazzi vostri”, insomma, salutata come una grande vittoria europea sul fronte dell’”emergenza immigrazione”. Amen.

21 commenti »

21 Commenti a “Nuova linea sui migranti: la pedagogia europea del “sono cazzi vostri””

  1. sono d’accordo con quanto scritto. Purtroppo ben poco da aggiungere.

    da daniele   - mercoledì, 30 agosto 2017 alle 08:29

  2. Grazie per il suo articolo che sottolinea le conseguenze della chiusura che si sta attuando. Mi dispiace che il diretto del giornale Marco Travaglio, con il quale raramente non mi trovo d’accordo, abbia assunto una posizione diametralmente diversa.

    da Massimo Biolo   - mercoledì, 30 agosto 2017 alle 10:20

  3. ovviamente l’importante è non vedere,per non turbare le nostre menti sensibili….poco da aggiungere,solo tanto schifo per una Europa che non sa piu’ essere solidale

    da laura   - mercoledì, 30 agosto 2017 alle 13:57

  4. Su come la comunità europea si comporti con questo disastro umanitario epocale ho già scritto in molte occasioni,una breve definizione su come si comporti,è la figura dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia.

    Basterebbe dividere i profughi e sottolineo i profughi,in ogni comune italiano senza che ci siano luoghi d’elite off limits e in proporzione ai residenti di ogni comune,così come nel resto del continente,a quel punto alcune decine di persone non risulterebbero un problema.

    Però insisto,su questo pianeta siamo circa sette miliardi,una consistente percentuale risulta povera o poverissima a vari livelli,non si può ospitare senza limiti tutta la povertà del mondo,non mi pare che esprimere una riflessione del genere dia adito a egoismo occidentale e tanto meno al razzismo,forse,ma è un mio parere,solo buon senso.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 30 agosto 2017 alle 14:35

  5. Ivo Serenthà, i poveri e poverissimi dell’Europa sono ancora dei milionari paragonati ai poverissimi dell’Africa, e le risorse per accogliere dignitosamente ci sono, ma non si vogliono usare o si preferisce destinarle ad altro, così come non c’è la volontà di incidere sulle cause della miseria dei tre quarti del pianeta. Continuare a sfruttare, saccheggiare e pretendere che le vittime del saccheggio muoiano in silenzio, senza disturbare nessuno: questo è irresponsabile e irrazionale.

    da Irene   - mercoledì, 30 agosto 2017 alle 15:35

  6. Se non hanno probabilità di imbarcarsi per l’europa non lasciano il loro paese nè attraversano il deserto

    da Daniele   - mercoledì, 30 agosto 2017 alle 18:55

  7. Gentile Alessandro Robecchi,
    mi chiamo Giovanni Matteotti e sono un lettore de “il fatto quotidiano”.
    Volevo fare qualche appunto sul contenuto dell’articolo che è anche su questa pagina.
    Io ho viaggiato poche volte in Africa (Senegal e Guinea Conakry) ed ho visto che anche da questi due paesi, dove la situazione non è affatto tragica ma anzi, specialmente in Senegal, c’è un discreto sviluppo, il desiderio di immigrazione verso l’Europa è fortissimo.
    I miei amici italiani di origine senegalese non riescono a convincere i loro parenti che li tartassano continuamente per essere aiutati ad emigrare che non è assolutamente il caso ed il momento, ma ci sono ragazzi di famiglie anche benestanti, figli di professionisti, che sognano una Europa che non esiste e non sentono ragioni.
    In Guinea, e questo lo ho saputo da un amico che ha lavorato per quindici anni con la cooperazione internazionale, ha sposato una donna peul della Guinea, ha avviato e gestisce l’unico resort con standard di livello nella città di Labe’ (seconda città della Guinea) ed ha tirato su due figli splendidi…. in Guinea ci sono famiglie allargate che si tassano per raggiungere cifre corrispondenti a 6-8000 euro per finanziare il viaggio (quello pericoloso) di un giovane prescelto per tentare la fortuna nell’America europea.
    Il mio amico ha anche partecipato ad alcune iniziative volte a spiegare che, stante la situazione attuale, con le cifre raccolte, mettendosi assieme, i ragazzi potrebbero fare cose incredibili nel loro paese senza rischiare la vita lontano dalle famiglie.
    Il meno che lui ed altri si sono sentiti opporre è stata l’accusa di essere gelosi del successo altrui.
    Mi creda, c’è gente che guarda la pubblicità e crede che la vita sia quella, gente che non crede nemmeno ai fratelli che cercano di metterli in guardia… se vuole dia una occhiata al mio profilo e capirà che il mio discorso non è strumentale… vedrà anche i miei amici africani che gente splendida!
    Cordiali saluti
    Giovanni Matteotti

    da Giovanni   - mercoledì, 30 agosto 2017 alle 19:35

  8. ..l’ape va dove c’e’ il fiore….la mosca dove c’e’ la cacca….il pesce va dove c’e’ l’acqua …calma italiani…calma ..”patria ubicumque est bene vivere”

    da toni favaretti   - mercoledì, 30 agosto 2017 alle 20:20

  9. @ Irene

    Eviterei di sentire o di leggere di aiutare i popoli africani,o qualsiasi altro popolo in difficoltà in tutti i continenti,è da quando sono bimbo che ne sento parlare,e al max crescendo ho visto solo l’uomo cosiddetto bianco andarli a sfruttare,se si vuole fare qualcosa di positivo a riguardo,si deve andare in quei luoghi aiutando in tutti i modi possibili,tocca aver coraggio però,ciò che personalmente non ho,meglio confessarlo senza trovare alibi pretestuosi.

    Io rimarrò della mia idea,una parte del mondo,in questo caso l’Europa,al netto degli egoismi visti sino ad ora,ovvero interessi finanziari e bancari in primo luogo,con Grecia e Italia a farsi carico dell’emergenza,non possono farsi carico degli squilibri umanitari in ogni luogo del pianeta,non dovendo esercitare differenze,dovremmo farne arrivare un paio di miliardi su queste latitudini,se a lei le pare possibile?

    Consideri un altro fatto non trascurabile,l’espansione economica si è trasferita tutta in oriente,cosa è rimasto da produrre pare pochino nel vecchio continente,per tentare di salvare buona parte dell’umanità.

    Sono pronto a prendermi tutte le critiche del caso,affermando un minimo di realismo e praticità.

    La saluto cordialmente

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 30 agosto 2017 alle 21:42

  10. Buongiorno Alessandro,
    il “fare opera di pedagogia” partorito dal Macron pensiero, è irricevibile. Lo dico da Cittadino e da Pedagogista. Un concetto del genere come linea guida di un vertice simil “europeo”, conferma e consolida, la sempreverde e mai tramontata, volontà colonialista. Voltare la faccia dall’altra parte su uno scempio verso il quale abbiamo responsabilità passate e presenti, di Pedagogico credimi, ha soltanto impropriamente il nome. Far passare queste politiche scellerate e la vendita di armi per “aiutiamoli a casa loro” è da candidatura al Nobel del cinismo. Un capitolo alla volta, si sta scrivendo la versione 2.0 del Mein Kampf solo che questa volta, non potranno esserci scuse su chi ha fornito penna, carta e calamaio.

    da Duilio Loi   - giovedì, 31 agosto 2017 alle 07:02

  11. E se gli immigrati lavorano e si integrano perfettamente, come la cameriera a Cortina D’Ampezzo, arriva il solito borghesuccio “non sono razzista ma…” di Fratelli D’Italia che dice che non si possono integrare fino a quel punto, che il colore rimane diverso.

    da david   - giovedì, 31 agosto 2017 alle 08:47

  12. Gentile Matteotti,
    non stento a credere che in un processo gigantesco e tumultuoso come quello dell’emigrazione (economica, politica, dei rifugiati, degli affamati eccetera eccetera) esista anche il fenomeno dell’attrazione irresistibile dell’Eldorado europeo. Ma resta il fatto: perché un ragazzo della Guinea (specie se ha disposizione 6-8000 euro come dice) non può prendere un aereo, scendere a Roma e provare a vedere se la vita gli va meglio (come facciamo noi, insomma, se andiamo a fare i camerieri a Londra, o ad aprire un ristorante a Dubai). In sostanza: io credo che se le cose non funzionano si crea un mercato nero, ecco. Il viaggio (quello che lei definisce pericoloso, e ha ragione), potrebbe avvenire in traghetto. Le operazioni di identificazione potrebbe durare pochi minuti, la ricerca di un lavoro e di una sistemazione pochi giorni. Invece si preferisce avere ai confini migliaia di disperati, che evidentemente producono ricchezza per altri (qui i Buzzi e i Carminati, poi i Buzzi e i Carminati libici, poi i trafficanti, ecc. ecc.). Insomma, forse dare dei soldi ai libici che si metteranno poi d’accordo coi trafficanti è una soluzione, ma è tutto da dimostrare che costi meno e che sia più lungimirante che accogliere efficientemente e formare nuovi cittadini. Aggiungo: il ragazzo ha tutti i diritti di cercare la sua fortuna nell’America Europe, come tutti hanno fatto nei secoli. Perché no?

    da Alessandro   - giovedì, 31 agosto 2017 alle 11:12

  13. Caro Alessandro,
    Anche a me piacerebbe vivere in un mondo così. Davvero!
    Operazioni di identificazione che durano pochi minuti, ricerca di lavoro e di alloggio che durano pochi giorni. Purtroppo però la mia esperienza mi dice che questo non esiste…whishful thinking? fuffa? narrazione anglosassone/americana/OIM nella quale siam caduti con tutte le scarpe? non lo so, ma resta il fatto che cambiare paese non è per niente facile, per nessuno, da nessuna parte! e purtroppo le uniche entità al mondo che garantiscono diritti sono gli stati.
    Poi esiste il problema dell’integrazione. Creare nuovi cittadini, come si fa? si dice loro che la loro cultura ha tratti che non vanno bene e bisogna modificarli? Non parlo del velo o del burqa, ma di pratiche come le mutilazioni genitali e i matrimoni combinati, il ruolo delle donne, la religione, etc.
    Le società multiculturale è una chimera. Modello anglosassone, francese non sono funzionali, lo vediamo in tutte le periferie. Anche il modello multinazionale dell’Unione Sovietica e della Yugoslavia ha fallito, nonostante la spinta ideologica molto più convincente e l’opera di scristianizzazione, le nazioni e i salamalecchi ritornano alla prima occasione più virulenti di prima.
    Al lavoro e alla lotta, sì, ma io oggi non so più per cosa lottare ne con chi!
    Scusi lo sfogo, davvero, ma ci si sfoga con chi si sente vicino no?
    con stima,

    da Giuseppe   - venerdì, 1 settembre 2017 alle 02:20

  14. Ivo: non parlavo di aiutare, ma di smettere di sfruttare, rubare e considerare il resto del mondo come casa propria. Gli aiuti sono l’altra faccia della medaglia colonialista.

    da Irene   - venerdì, 1 settembre 2017 alle 06:19

  15. Caro Robecchi,

    la sua versione dei fatti e’ tanto colorita quanto sfocata. Al di la’ delle chiacchiere e delle caricature di certi settori della propaganda politica la vera notizia di questi ultimi giorni e’ un’altra. Ed e’ una buona notizia. In seguito agli ultimi provvedimenti del governo e’ accaduto che nell’agosto di quest’anno sono sbarcati solo 3914 migranti contro i 21294 dell’anno scorso. La qual cosa vuol dire innanzitutto migliaia di morti in meno, poiché’, come sappiamo, un gran numero di profughi muore annegato in mare durante le traversate (5022 nel 2016).

    Se non partiamo innanzitutto da questo dato di fatto ogni altra considerazione riguardo (ricopio) “le centinaia di migliaia di migranti internati in lager libici, o morti di sete nel deserto” e’ pura speculazione sulla pelle altrui. Lager e deserto esistono da molto tempo: non son stati costruiti dal perfido Minniti. Così’ come pure accusare il governo (riassumo) di aver relegato nell’orrore dei campi libici quei profughi che “sarebbero” sbarcati da noi e’ una forzatura molto strumentale. Ci sono invece indicazioni del contrario: i migranti che quest’estate hanno raggiunto la costa settentrionale africana sono diminuiti e ben cinquemila profughi hanno accettato di tornarsene nei Paesi d’origine grazie agli incentivi economici del governo. Inoltre sono in corso accordi per ripristinare il controllo umanitario dell’ONU su quei campi d’accoglienza.

    Insomma, caro Robecchi, mi pare che lei su molte cose sia fuori strada. Eccezion fatta -su questo lei ha ragione- sui suoi dubbi riguardo la capacita’ di Minniti di far funzionare le pompe di Kufra: ho il lavandino tappato e sono già’ venti giorni che aspetto un idraulico.

    da egidio scrimieri   - giovedì, 7 settembre 2017 alle 11:22

  16. Caro Scrimieri, è vero, non muoiono in mare perché muoiono più giù, noi non li vediamo, fingiamo di non saperlo e tutto va bene. Una cosa piuttosto schifosa. Quanto all’Onu ha detto chiaramente che pagare i libici non serve a salvare vite. E poi, sa, siamo sempre alla fase uno – fase due. Esempi classici: ti levo i diritti (fase uno) per darli a tutti (fase due). E si attua solo la fase uno. Li respingiamo e li consegnamo ai libici (fase uno) ma in posti decenti (fase due). E si attua solo la fase uno. As usual. Saluti

    da Alessandro   - giovedì, 7 settembre 2017 alle 11:25

  17. Lei ha ragione da vendere, caro Robecchi. Oh, se ne ha: quanto a finzioni noialtri siam maestri.

    Fingiamo di voler combattere gli scafisti trafficanti di essere umani e poi, quando vediamo un drastico calo degli sbarchi in seguito a certi provvedimenti del nostro governo, invece di rallegrarcene, accusiamo il medesimo. Perché’ mai quest’assurdo?

    Fingiamo d’avere a cuore la vita dei migranti, e poi quando vediamo che il numero dei poveracci morti in mare si riduce, invece di rallegrarcene, scuotiamo il capo obiettando: non muoiono in mare? non va bene: infatti essi “muoiono più’ giu’”. (Come a dire: diminuiscono i morti per incidenti stradali? non va bene: prima o poi chi si salva morirà’ lo stesso). Perché’ mai quest’assurdo?

    Gia’, perché mai? E’ semplice: perché’ noi non abbiamo a cuore ne’ la guerra allo scafismo, ne’ la sorte dei migranti. Noi abbiamo a cuore solo il poter dire peste e corna della parte politica a noi avversa. Tutto qua. Noi stiamo fingendo.

    Si conservi.

    P.S.: la regola che “si sa, siamo sempre alla fase uno – fase due, e poi si attua solo la fase uno” vale solo -ca va sans dire- quando prendiamo apposta quegli esempi della storia nei quali e’ accaduto -ca va encore sans dire- che si sia attuata solo la fase uno. Infatti questa non e’ una regola: e’ una tautologia.

    Un controesempio di “fase due completata grazie alla fase uno” lo fa Paolo Mieli in un suo recente editoriale, paragonando la lotta allo scafismo attuale a quella ingaggiata ai tempi dello schiavismo dalla Royal Navy inglese contro gli “scafisti” di allora:
    http://www.corriere.it/opinioni/17_agosto_24/migranti-calano-sbarchi-4de6519c-883a-11e7-a960-ee4515521d95.shtml

    da egidio scrimieri   - giovedì, 7 settembre 2017 alle 16:44

  18. Vedo che butta la palla in tribuna, ma va bene, è un po’ sempre così. Prima morivano in mare e ora tre-cinquecento chilometri più a sud, e questo a lei va bene, perché usa il primo dato, quello che supporta la sua tesi (meno morti in mare) e non il secondo (li imprigionano, torturano e uccidono laggiù). Benissimo, se questo siddisfa il suo senso etico, farà i suoi conti. Quanto al “peste e corna della parte politica che ci è avversa”, lei confonde causa e effetto. È perché fa certe cose che la parte politica (o privata, come pare essere quella di Renzi, per citare un famoso ex leader, o di Minniti, nuovo astro nascente) ci è avversa. E quanto alla fase uno e fase due spiacente, è difficile da smentire, però mi avverta, eh! Quando sentirà di una carica contro evasori fiscali o imprenditori che truffano suo contributi mi avverta, temo aspetterò parecchio. Buone cose

    da a.r.   - giovedì, 7 settembre 2017 alle 18:59

  19. Su, su, caro Robecchi, il cerimoniale liturgico della sinistra più’ osservante ed illuminata lo conosciamo tutti…

    Oggi il governo combattere lo scafismo? Rituale previsto: scendere in piazza e gridare “orrore, stanno solo spostando la tragedia più’ a sud, nei campi profughi della Libia”
    Domani (Dio voglia..) l’Onu assume il controllo dei campi profughi della Libia? Rituale previsto: scendere in piazza e gridare “orrore, stanno solo spostando la tragedia più’ a sud, in Nigeria”
    Non facciamo niente? Rituale previsto: scendere in piazza e gridare “orrore, l’occidente non fa niente contro la tragedia del popolo africano.”
    Mandiamo soldati per stroncare i dittatori? Rituale previsto: scendere in piazza e gridare “orrore, gli imperialisti euroamericani invadono l’Africa”.

    Intendiamoci: io non ho nulla contro lo scendere in piazza (scendo spesso in piazza anch’io a far la spesa). Il punto e’ un altro: al di la’ dei soavi proclami sull’accoglienza non si va. Accogliere chi? Tutto il terzo mondo? Son troppi? E allora quanti? Come? Dove? Boh….

    Una sola cosa e’ certa: Alessandro Robecchi e Paolo Mieli non possono aver ragione entrambi. Si legga quell’articolo che ho segnalato su: quando scenderà’ in piazza contro Mieli io sarò’ nei paraggi a far la spesa.

    da egidio scrimieri   - venerdì, 8 settembre 2017 alle 13:28

  20. Mah, vedo che le va bene così. Che è d’accordo. Anzi, le piace. Come dice Medici senza Frontiere, è un po’ complice. L’importante è che non muoiano in mezzo ai cogliono nostri, poi… cazzi loro. Direi che lei è in linea con Minniti e Macron, bravo. E ha ragione, io e Mieli non possiamo avere ragione entrambi, infatti nel caso specifico Mieli ha torto.

    da Alessandro   - venerdì, 8 settembre 2017 alle 13:36

  21. Rilevo che per lei, caro Robecchi, il dialogo e’ la ripetizione compulsiva di un medesimo concetto: conferma la mia impressione?

    da egidio scrimieri   - venerdì, 8 settembre 2017 alle 13:48

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