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mer
27
gen 21

Propaganda social. L’arte maldestra dei politici di dirsi “bravo” da sé

PIOVONOPIETREBravo! Grazie! Il Nerone di Petrolini (correvano gli anni Trenta) ingrossava gli occhi a palla e fissava il pubblico col mento proteso. “Bravo! Grazie”, se lo diceva da solo, scimmiottando in modo esilarante le pose ieratiche, mascellone compreso, del Puzzone di Palazzo Venezia. Grandissimo comico, ovvio, e chissà che non sia stato lui a inventare la moda, oggi frequentatissima, di dirsi “bravo” da solo. Piccola differenza, lo faceva da un palco malmesso dell’avanspettacolo e non dai social media, come fanno certi politici di oggi, non meno divertenti né meno simpatici di Petrolini. Tipo Carlo Calenda, che sotto un suo post firmato Carlo Calenda, mette un commento twitter firmato con la faccia e il nome di Carlo Calenda che dice: “Grazie, Carlo”. Puro Petrolini.

Non facciamone un caso. Come da copione, l’autocandidato sindaco di Roma incolpa il social media manager, cioè “la ragazza” che gli cura gli account. Insomma, “Grazie Carlo” doveva scriverlo qualcun altro, un Franco76 o una Giovanna 61, o altri account farlocchi deputati ai complimenti al capo, e solo un incidente di tastiera ha fatto in modo che a dire bravo al capo risultasse il capo stesso. Bravo! Grazie!

Bisognerà un giorno parlare anche di questi benedetti social media manager, la cui funzione, più che comunicare il pensiero del Principale, sembra sia fare il Malussène, il capro espiatorio, sacrificabile a ogni stupidaggine del capo. E del resto, l’inciampo mediatico di Calenda (che naturalmente ha reagito insultando i giornalisti che gli facevano notare l’assurdità) ha aperto la stura ad altri casi famosi. Il senatore Pillon che si diceva da solo “Bravo Pillon”, “Coraggio!”, “Vai avanti” e altri incoraggiamenti da Templare; oppure Marianna Madia che si diceva anche lei da sola “Brava Marianna” e via così. Decine di esempi che tirano su il morale, perché ci indicano che il grande Petrolini non è dimenticato, ma lotta e vive insieme a noi, tutti i giorni, su Twitter, Facebook, Instagram e altre reti sociali che certificano l’esistenza in vita di alcuni leader (?) moderni.

Non c’è solo l’autocomplimento, certo. C’è anche il training di gruppo, tipo corso motivazionale per il venditore dell’anno. Così ecco che, mentre infuriavano le voci di una spaccatura in Italia Viva, molti deputati e senatori renziani hanno postato la stessa foto, alla stessa ora, con più o meno lo stesso testo. Una foto di gruppo con la pattuglia parlamentare di IV sorridente e festante (anche un po’ brilla, se è consentito), a sottolineare la granitica unità del gruppo. Bene, giusto, lo spogliatoio unito attorno al mister. Ma poi, ecco l’incidente, perché il diavolo è nei dettagli. La senatrice Donatella Conzatti, giunta fino a Italia Viva dopo breve tragitto (veniva da Forza Italia), posta quella stessa foto con un volto cancellato. Mistero. Suspense. Chi sarà l’epurato dalla foto, cancellato col pennarello, tagliato via come Trotzky dai dagherrotipi con Lenin durante gli anni bui del photoshop staliniano? E’ Vito De Filippo, nel frattempo tornato nel Pd, e quindi depennato con uno scarabocchio sul volto. Instagram 2021 come Mosca 1936, si parva licet, diciamo. Niente di male, abbiamo altri problemi, com’è noto, quindi risparmio la moraletta sull’uso e abuso di propaganda che sfiora l’autogol e il ridicolo. Certo non mi spingerei fino al limite estremo “dimmi come usi i social e ti dirò chi sei”, perché ne uscirebbe un quadretto assai desolante e non c’è bisogno di ulteriore depressione. Bravo! Grazie!

6 commenti »

6 Commenti a “Propaganda social. L’arte maldestra dei politici di dirsi “bravo” da sé”

  1. Mi faccia fare giusto un momentino un’osservazione su quel che dice, caro Robecchi, senza accusarmi subito subito di fare il troll provocatore…Ecco, voglio dire, lei ha ragione: di gente che se la suona e se la canta da sola ce n’e’ tanta… ma a ben vedere questo suo… come dire… vezzo… ecco, vezzo d’accoglier benevolmente nel suo blog esclusivamente i lettori consenzienti – quelli del genere “oh, com’e’ bravo Robecchi”, “oh, com’e’ buono Robecchi” per intenderci- e d’escluder tutti gli altri – quelli critici come il sottoscritto per esempio – evvia, caro Robecchi, non lo trova un pochettino… diciamo…
    massi’ diciamo… un pochettino ugualmente PETROLINIANO ?

    da egidio scrimieri   - mercoledì, 27 gennaio 2021 alle 11:26

  2. Caro Scrimieri, essendo lei uno dei più assidui, qui dentro, credo si smentisca da solo

    da Alessandro   - mercoledì, 27 gennaio 2021 alle 11:28

  3. Accuso la sua critica: chapeau, caro Robecchi!
    Sebbene lei mi cassi (bannare e’ un inglesismo che trovo orrendo) cosi’ frequentemente che sono preda del sospetto che l’eccezione odierna sia dovuta esclusivamente all’occasione che le ho teste’ offerto di smentirmi pressapoco clamorosamente.
    Ho colto, caro Alessandro?

    da egidio scrimieri   - mercoledì, 27 gennaio 2021 alle 11:37

  4. Se ho capito il suo ragionamento, lei sta dicendo che la pubblico solo per mostrare che pubblico anche qualche cretinata? Sì, non va lontano dal vero, ora basta, però, abbiamo capito, il dibattito non interessa molto

    da Alessandro   - mercoledì, 27 gennaio 2021 alle 11:41

  5. Se una persona, chiunque essa sia, accendesse il cervello prima di sputare qualsiasi commento, ne gioverebbe all’intero sistema dell’informazione. A maggior ragione nel caso in cui si tratti di un personaggio pubblico, peggio ancora con un ruolo istituzionale. Caro Alessandro, l’aver citato Petrolini eleva indebitamente coloro i quali abusano dei social, al livello di un artista che non avrebbe nemmeno gradito d’avere simili spettatori

    da Vezio Guidobono   - mercoledì, 27 gennaio 2021 alle 13:52

  6. Dai che arrivo io che le canto e le suono, sviolinando Robecchi…

    Ma si dai, lasci che certi personaggi si diano le pacche sulla spalla da soli, dalla mia esperienza con una certa età, ne ho visti di tali fenomeni, ho potuto appurare per quasi tutti, che avevano o hanno avuto storie problematiche di famiglia o di altra natura, ora adottano il training autogeno social, un tempo lo esternavano in diretta, il più delle volte con un certo ritegno per non apparire patetici.

    È inutile consigliare, a maggioranza si sa, che chi fa lo sborone e ha sempre verità in tasca a livello industriale, messi in pratica falliscono miseramente.

    Chissà? Auguro a Calenda di fare molti quattrini, anche se sta bene di famiglia, intraprendendo conferenze come l’altro fenomeno ormai fuori dai radar del consenso elettorale.

    Evidentemente al mondo ce ne sono tanti che pagano per sentire supercazzole.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 27 gennaio 2021 alle 14:41

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