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Quelli che… lo spray in sé è innocuo, cattivo è chi lo usa per far male

Dovendo fidarmi di qualcuno, poniamo tra Matteo Salvini, Vittorio Feltri e Anton Cechov sceglierei senza dubbio il grande scrittore russo: “Se c’è un fucile nel primo capitolo, prima o poi sparerà”. È una specie di regola, purtroppo confermata dall’esperienza umana: basta guardare le cifre americane dei morti per arma da fuoco per capire che ci sono troppi fucili nel primo capitolo, e che negli altri capitoli si raccoglieranno i cadaveri. Ma si sa, gli Stati Uniti esistono là come tragedia e qui come farsa: lo spray al peperoncino che ha scatenato l’inferno nella discoteca di Corinaldo è solo una caricatura delle armi da fuoco in tasca a tutti, ma come si è visto è in grado di provocare spaventose tragedie.

I più ridicoli tifosi delle armi libere e della difesa fai-da-te suonano la solita solfa: non sono le armi che uccidono, sono gli uomini che le usano. Bello. Vale anche per la bomba atomica: non è cattiva lei, poverina, ma lo stronzo che schiaccia il bottone. È la stessa cosa, papale papale, che ha detto Matteo Salvini, che nei ritagli di tempo tra l’attivismo in politica economica e la militanza nel Ku Klux Klan sarebbe addirittura ministro dell’Interno: “Se qualcuno abusa del mattarello o delle forbici non posso vietare i mattarelli o le forbici”. Ecco fatto. Assolta l’arma, non resta che insultare tutti gli altri: se c’è la strage è colpa dei ragazzi, anzi dei genitori che ce li mandano, anzi dell’ora tarda, anzi del cantante cattivo, anzi dei suoi testi, anzi… La pioggia dei luoghi comuni si fa diluvio, con lampi, fulmini e qualche tuono che rimbomba: “Noi da giovani eravamo meglio dei giovani di adesso”, dicono gli anziani, in un tripudio di vecchi tromboni.

E così a Corinaldo, come sempre succede, è andata in onda la colpevolizzazione delle vittime, in perfetta continuità con quello che si sente dire spesso nei casi di violenza sessuale: se la sono cercata. Vittorio Feltri, il patron del giornale che ha venduto in allegato pistole al peperoncino, usa la stessa logica, potrebbe allegare un bazooka e non ci sarebbe niente di male: basta non abusarne. Il ministro dell’Interno di cui sopra, peraltro, distribuiva spray al peperoncino nei suoi banchetti e quindi non stupisce la linea, rafforzata anche dal fatto che chi spara gli piace tanto, vedi legge sulla legittima difesa.

Intanto, dopo la tragedia di Corinaldo, emergono dettagli su dettagli da tutto il regno: si spara il peperoncino nelle discoteche per rubare portafogli e cellulari, si spara nelle scuole per vedere l’effetto che fa (in settimana già due o tre casi), ai concerti la cosa era già successa decine di volte. Insomma, tolto il tappo al vaso di Pandora viene fuori che lo spray al peperoncino è un’arma di difesa, ma che se volete derubare o tramortire qualcuno per la strada o in discoteca è un ottimo metodo: dopotutto non esiste arma di difesa che non sia anche arma d’attacco. E, per la cronaca, è vietato o venduto con grandi restrizioni nella maggior parte dei Paesi europei.

Ciò che si cerca di replicare, insomma, è la tradizione americana dell’essere tutti cowboy, una specie di privatizzazione della difesa: ognuno con i suoi mezzi, e di questo passo il problema non è “se”, ma “quando” avremo una Columbine italiana, a cui dovremo un giorno chiedere conto ai Salvini, ai Feltri e a tutti gli altri piccoli armigeri del Paese che soffiano sulla questione sicurezza. Diffondere massicciamente un’arma tra la popolazione, benedirla, esaltarla, venderla insieme a un giornale, farne programma politico, anche da persone che hanno ruoli istituzionali, è un calcolo cinico, un esplicito e interessato disegno di imbarbarimento che pagherà in termini di consenso. Poi, all’apparir del vero e al compiersi del disastro, si darà la colpa al cantante e più in generale ai “giovani”. Facile, no?

 

4 commenti »

4 Commenti a “Quelli che… lo spray in sé è innocuo, cattivo è chi lo usa per far male”

  1. Valutazione ineccepibile, purtroppo mi sembra che abbiamo girato la boa, chissà se poi gli italiani capiranno che rischi corriamo, la sensazione di abbassamento delle capacità cognitive mi pare abbassato con in mano uno spray ci sono dei morti in numero sufficente, ho timori per il dopo.

    da Marco Ferrari   - giovedì, 13 dicembre 2018 alle 21:22

  2. Sulla corsa alle armi basterebbe finalmente arrivare alla certezza della pena,non si denunciano più i furti è inutile,quand’anche qualche sprovveduto viene arrestato in poche ore è già fuori.

    Tralascio cosa ne penso su quel giornale che dona pistolettate al peperoncino,tanto avrebbero scuse buone su qualsiasi nefandezza collegate alle loro uscite,ma su quella discoteca ce ne sono a iosa di responsabilità,talmente gravi da apparire inverosimili,a iniziare da chi gestisce il locale e chi organizza i biglietti d’entrata,pseudo cantanti con testi demenziali che arrivano con 3-4 ore di ritardo,sottolineando che chiunque ha diritto d’espressione,anche se sono considerabili al nulla.

    Piano,piano si sta arrivando alla realtà a stelle e strisce dove le armi vengono comprate al supermercato,con tutte le controindicazioni che tutti sappiamo,ma il cowboy leghista & company,ne possono combinare di cotte e di crude,il trend dei consensi va sempre ad aumentare.

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 13 dicembre 2018 alle 22:13

  3. No Ivo, non funziona così: la certezza della pena, nè la severità di questa ha mai impedito il crimine. E statistiche alla mano, pare che i crimini al giorno d’oggi siano molti meno di quelli negli anni 80-90. Omicidi, furti, rapine…
    E non mi risulta che una volta la gente denunciasse molto più di oggi. E’ aumentata la paura, questo è vero, ma non la probabilità di essere vittima.

    da Sebastiano   - venerdì, 14 dicembre 2018 alle 16:10

  4. @ Sebastiano

    So che i furti e le rapine sono diminuite dagli scorsi decenni,telecamere,sistemi di sicurezza fanno un buon deterrente,ma essendoci ancora questi reati non mi pare giusto avere dei ladri seriali che sanno di non rischiare nulla.
    Sa che dai paesi dell’est si sparge la voce da parecchio che qui in Italia delinquere è un affare,basta non farsi arrestare a mano armata.

    Aggiungo,se fossi un commerciante che subisce decine di rapine,ce ne sono di testimonianze a riguardo,non sarebbe piacevole prendere atto che i ladri rivolgono pure sberleffi.

    Infine,la galera gliela darei volentieri ai cosiddetti colletti bianchi che rubano,truffano,corrompono,e la loro presenza nelle patrie galere non ce n’è ,o in casi molto rari.

    da Ivo Serentha   - sabato, 15 dicembre 2018 alle 13:49

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