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feb 19

I poveri che non lavorano prenderanno come quelli che lavorano, perbacco!

fatto060219Uno spettacolo impareggiabile, quello dei poveri che picchiano i poveri, una battaglia deprimente che ognuno può vedere come vuole attraverso le sue lenti: un effetto del darwinismo sociale quotidiano, oppure un’abile strategia per dividere i poveracci tra buoni (quelli che lavorano e sono poveri) e cattivi (quelli che non lavorano e prenderanno il reddito di cittadinanza, restando peraltro poveri).

Il nodo della questione l’hanno sollevato in parecchi (nessun povero) l’altro giorno: se diamo 780 euro ai poveri disoccupati senza casa, chi vorrà andare a lavorare per 800 euro? Lo hanno chiesto in rapida successione il presidente dell’Inps Boeri e Pierangelo Albini di Confindustria (auditi in Commissione Lavoro) e l’immancabile Carlo Calenda (cuoricinato via twitter). Siccome è tradizione tirare in ballo i morti che non possono mandarti a quel paese, Calenda si è addirittura nascosto dietro il grande leader del passato: “Berlinguer sarebbe inorridito davanti a un sussidio superiore a un reddito da lavoro”.

(Qui vorrei aprire una parentesi. Se dovessimo chiederci davanti a quali cose degli ultimi trent’anni sarebbe inorridito Berlinguer, la lista comincia qui e finisce a Pasqua, quindi lasciamo perdere, ma temo che Calenda sarebbe nell’elenco, vabbé, torniamo al punto).

Dunque si accetta e certifica da parte di un aspirante leader del centrosinistra (eh?) che in Italia 700-800 euro siano un “reddito da lavoro”, cioè il denaro che consente a una persona di vivere decentemente la sua vita. Il presidente dell’Inps mette anche le virgole: lo stipendio medio di un under trenta italiano è 830 euro e (avvertenza, dato strabiliante) al Sud il 45 per cento dei lavoratori privati ha redditi inferiori a quello di cittadinanza al suo massimo (cioè guadagnano, lavorando, meno di 780 euro). Questi i dati, più o meno.

Ora, seguendo i ragionamenti di Calenda, potremmo chiederci cosa farebbe più inorridire Berlinguer, se lo scandalo di dare un sostegno ai più poveri o il fatto che in Italia vivano milioni di lavoratori galleggianti sulla soglia dell’indigenza. Magari, che so, Berlinguer si chiederebbe come mai siamo tra i pochissimi paesi a non avere un salario minimo fissato per legge. Oppure si chiederebbe perché i salari italiani sono tra gli ultimi in Europa, perché il potere d’acquisto è sceso, perché si è permesso al mercato di spezzettare, cottimizzare, precarizzare il lavoro, svalutarlo e pagarlo poco. Come mai si può demansionare un dipendente rendendolo ricattabile, per esempio.

Insomma, seguendo il chiacchiericcio di Calenda su twitter e le analisi economiche di Boeri, lo scandalo dovrebbe essere quello dei salari da fame di chi lavora, non quello di darne uno a chi non ce l’ha. Ed ecco la guerra dei poveri, le truppe calendate affollano i social: mia figlia guadagna 720! E ne danno 780 a chi non fa niente! Mio cugino si fa un culo così per 800 e potrebbe stare sul divano a prenderne 780! Un rosario, una giaculatoria, di chi, povero al lavoro, vede aiutare i poveri senza lavoro. E così, con mossa perfetta, la famosa “invidia sociale” (come i liberisti chiamano la lotta di classe) si ferma ai piani bassi, che se la vedano tra loro, quelli del seminterrato, che tanto nell’attico si continua a stappare. Dopotutto è la plastica conseguenza della filosofia corrente dell’accontentarsi sempre e comunque: meglio un lavoro di merda che nessun lavoro, tra niente e piuttosto, meglio piuttosto, eccetera eccetera. Resta, se può servire, il pesante odore del paradosso: per dire che il reddito di cittadinanza è troppo alto si prendono ad esempio i salari, e si scopre (non che non si sapesse) che sono troppo bassi, indecentemente bassi e che è lì, sulla politica dei redditi (avrebbe detto Berlinguer) che si è scaricata gran parte della crisi.

13 commenti »

13 Commenti a “I poveri che non lavorano prenderanno come quelli che lavorano, perbacco!”

  1. La buonanima di Enrico più che rivoltarsi nella tomba,ne avrebbe date di pedate nel posteriore a gente come D’Alema,su Renzi e Calenda avrebbe usato altro di ben più pesante.

    Ah però,il reddito di cittadinanza è servito,eccome è servito,nel far prendere atto anche ai più distratti del lavoro da straccioni esistente,che non potrebbe mai e poi mai rendere il lavoratore indipendente se non avesse qualcuno che lo aiuta.

    Un po’ come retribuire da tenore di vita moldavo in un contesto ben diverso,alla faccia della forbice sociale ormai sempre più ampia,ma l’unico dato sorprendente è il perdurare della pace sociale.

    Sto reddito di cittadinanza ha proprio rotto le uova nel paniere,in ogni caso tranquilli,l’usura dei divani non è compromessa,se non si accetteranno i lavori da fame,bye,bye il reddito non ci sarà più…

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 6 febbraio 2019 alle 09:52

  2. Il governo dovrebbe accompagnare l’introduzione del reddito di cittadinanza con una legge che stabilisce che in Italia nessuno può guadagnare meno di una cifra stabilità ad ora. Si potrebbe partire da 10 euro nette.

    da Paolo   - mercoledì, 6 febbraio 2019 alle 11:27

  3. Le critiche di sindacati e “sinistra”: troppi soldi / troppo pochi soldi/ molti furbi ne approfitteranno / troppo difficile averli / crollerà il sistema / in realtà non cambia nulla…

    da Paolo   - mercoledì, 6 febbraio 2019 alle 11:29

  4. In realtà come avava già sollevato in un post precedente, il problema del reddito di cittadinanza è la sua provenienza, ovvero chi paga per quel sussidio, tutti o chi di soldi ne ha pure troppi? E poi la sua estensione. Evidentemente meno persone coinvolge più è ingiusto.
    La risposta non è nel soffio del vento…
    In assoluto, il principio di fare in modo che nessuno voglia fare lavori ai limiti della servitù (dai 3 ai 7 euro l’ora) non mi pare una cosa sbagliata. Certo poi si inventeranno il comma per il quale gli immigrati da meno di 50 anni in italia sono esclusi da qualunque lista e questi si troveranno a lavorare a 2 euro l’ora… Però qui il problema è che abbiamo una classe dirigente criminale, non è il provvedimento in sè ad esserlo.
    (a titolo di esempio, quando consegnavo pizze col motorino della pizzeria, tra il 2000 e 2002 si prendevano 10.000 lire l’ora. 5 euri. Oggi nella stessa città, una organizzazione -non Buzzi & Carminati- che si occupa di immigrazione vanta di essere riuscita a introdurre nel mondo della ristorazione un immigrato recente con contratto in regola ad un salario equivalente di 3 euro l’ora)

    da Sebastiano   - giovedì, 7 febbraio 2019 alle 09:48

  5. @ Sebastiano

    Infatti se vorranno fare un passo decisivo su questo fronte,dovranno organizzare il salario minimo garantito o prestazione che sia,sotto certe retribuzioni si va sotto processo.

    Chissà se ci riusciranno,ho idea che soprattutto da una parte ci saranno problemi,magari trincerandosi che non è nel contratto.

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 7 febbraio 2019 alle 13:00

  6. Al netto delle responsabilità politiche dei vari Berlinguer, D’Alema, Togliatti, Occhetto, Veltroni, Renzi e chi più ne ha più ne metta quello che atterrisce quando si effettua l’autopsia della sinistra in Italia è vedere la pochezza intellettuale di coloro che un tempo si sarebbero definiti militanti e che adesso ammiccano a un movimento reazionario. Nel cosiddettto reddito di cittadinanza non c’è nulla di redistributivo, è un provvedimento fatto a debito e soprattutto non può avere nulla a che fare con l’emancipazione di chi è attualmente senza lavoro. Marta Fana l’ha definito reddito di sudditanza, c’è poco da aggiungere. Quale ostacolo impedisce di capire che un conto sono i provvedimenti a tutela di chi è povero (e anche qui il rdc presenta vistose lacune) e un altro sono le misure
    che favoriscono la creazione di posti di lavoro dignitosi ? Vi definite di sinistra e aderite a teorie di straccioni mascherati da economisti sovranisti che fino all’altro giorno baciavano la pantofola di imprenditori evasori e che si sono accorti che in questo derelitto Paese esistono i poveri solo quando hanno capito che era un argomento sul quale lucrare. Perchè sì, voglio ricordarlo ai più distratti, i poveri, tanti, c’erano anche quando si era in pochi a parlarne e sembrava, agli stolti, che tutto andasse bene.

    da Arturo   - venerdì, 8 febbraio 2019 alle 13:14

  7. @ Arturo

    A me pare che chi è ancora di sinistra,come d’abitudine sventola la solita superiorità ideologica,quella che ha creato lo spezzatino di partitini,dediti a competere a chi ce l’ha più lungo,giù a buttare merda su qualsiasi novità che possa perlomeno provare a risolvere qualche maceria.

    Sa qual’è l”aspeto più stupefacente? È la pace sociale esistente,ma non durerà,e sono sicuro che a sx e di quel che ne rimane,riuscirete a criticare pure chi s’incazza.

    Campioni mondiali su questo aspetto.

    Saluti

    da Ivo Serentha   - venerdì, 8 febbraio 2019 alle 14:59

  8. E’ pure paradossale che oggi i ‘c.d. sindacati siano in piazza per chiedere ‘lavoro!’, insomma contro la politica economica del governo (per carità, è vero che fa pena, però sono stati zitti da Monti in giù per non parlare di quando cislini sedevano con Sacconi su frecciarossa). Ora io non capisco tutto questo stracciarsi le vesti per un piccolo (il rdc) risarcimento, per giunta a termine, a chi è stato massacrato da tutte le parti negli ultimi dieci anni, perlomeno. Perché i ‘responsabili’ devono essere così imbecilli? Secondo me non lo sono – almeno non del tutto – perché il loro scopo è molto semplice: vogliono diventare la destra moderata, altro che centrosinistra! Con buona pace degli ex piddini che muoiono dalla voglia di tornare ‘in ditta’ perché la poltroncina non si nega a nessuno. In fondo c’è gente che non ha neanche mai visto una banconota di cinque euro, tanto abituata a non usare proprio il denaro: tutto pagato, tutto dovuto, onorati, serviti, incensati. Altro che Berlinguer, che tra l’altro è diventato una sorta di feticcio. Non c’era solo lui che guidava la sinistra: c’erano milioni di lavoratori e elettori, cosa che ormai è scomparsa per sempre.

    da Giuseppe Michieli   - sabato, 9 febbraio 2019 alle 10:02

  9. Veda Serentha, è difficile spiegare, è difficile capire se non ha capito già. La sinistra non sono i partiti e partitini che più o meno legittimamente occupano uno spazio politico. La sinistra è pratica politica, è analisi della società e individuazione di strumenti per interpretarla e modificarla nel rispetto della giustizia sociale e delle libertà. Se le piacciono le novità stanotte provi a dormire in piedi o a pranzo arrotoli gli spaghetti con il coltello. E stia tranquillo, fuori dal mondo dei talk show con battimani lobotomizzati scorre la vita reale e lì ci sono isole (in)felici in cui della pace sociale giustamente non sanno cosa farsene (pensi alla logistica o ai movimenti per la casa). Essere incazzati non è di per sè una virtù, dipende dal perchè si è incazzati, da chi sono i compagni di lotta e da chi è il nemico. Il governo che lei supporta è, senza tanti giri di parole e per una serie abbastanza lunga di ragioni, feccia che galleggia e tra chi lo sostiene vi è la parte più fetida del Paese. Ma la cosa più patetica di tutta la faccenda è che i primi a sputare sui cadaveri politici degli attuali idioti governanti saranno quelli che oggi, anelando a qualche forma distorta e corrotta di novità, ripetono bovinamente la solita frase: “Lasciamoli fare”.

    da Arturo   - domenica, 10 febbraio 2019 alle 10:54

  10. @ Arturo

    Si chieda o rifletta sul come mai va per la maggiore la parte più fetida del Paese,in parlamento e di conseguenza a livello elettorale.
    Io ne sono ben conscio,e prendo per buono qualche piccolo aiuto che va verso chi è più debole,dal reddito di cittadinanza all’aver lenito la legge Fornero,che pure i sindacati Cgil compresa hanno ingoiato sulla pelle dei lavoratori.
    Come ho scritto nel primo commento,spero che si vada verso un reddito minimo di decenza,ma qui avendo i leghisti al governo,i cosiddetti imprenditori-prenditori possono stare tranquilli.

    Riassumendo la mia posizione,non essendoci da decenni una sx che si possa chiamare tale,questo è il prodotto di tale mancanza,lei ha ragione a parlarne male,ma è un po’ come piangere sul latte versato.dai D’Alema,dai Veltroni,dai Renzi,assolvo solo Bersani che però perse delle elezioni già vinte.

    Ma non mi venga a dire che i piccoli idealisti dei vari isolotti a sx del Pd,siano così accattivanti dall’esser scelti,e dire che basterebbe un coagulo nel portare avanti politiche sociali,nel cambiare la macelleria sociale portata avanti da tutti,ma proprio tutti dalla morte di Berlinguer sino ad ora.

    da Ivo Serentha   - domenica, 10 febbraio 2019 alle 17:32

  11. Povertà, macelleria sociale, jobs act, conflitto di interessi, guerre di pace, sovranismo o mondialismo, centrosinistra con o senza trattino, invasione di 47 migranti. Discussioni infinite per far finta di non ricordare che questo è un Paese fondamentalmente paraculo
    https://mobile.twitter.com/silviaballestra/status/1094887084245090304

    da Arturo   - lunedì, 11 febbraio 2019 alle 14:33

  12. http://www.sinistrainrete.info/pdf/Viesti-secessione-dei-ricchi.pdf

    mi permetto di consigliare la lettura del libretto di Viesti , scaricabile anche dal sito della Casa Editrice Laterza

    da gis   - lunedì, 11 febbraio 2019 alle 16:13

  13. Io penso che la dignità sia una prerogativa sociale, sì, ma soprattutto individuale. Cosa c’entra l’isee con l’elargizione di un reddito di cittadinanza? Un cittadino è una persona, non un nucleo famigliare. Chi non ha un reddito individuale sufficiente per la sopravvivenza autonoma non sarà mai un cittadino libero. Quello che è stato ideato dalla politica un tanto al kilo che ci sta governando è, a mio parere, un obbrobrio sociale.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 13 febbraio 2019 alle 12:39

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