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gen 16

Riforme, non sapete su cosa andrete a votare? Tranquilli, non serve

20160113primailfattoquotidiano-203x300Che bisogno c’è di surrealismo e nonsense quando ci sono i sondaggi? Sul famoso referendum che deciderà del destino delle riforme costituzionali – si usano chiamare così le tracce di cingoli sulla Costituzione – i numeri che girano sembrano il teatro dell’assurdo. Solo il venti per cento degli elettori dice di aver capito esattamente di cosa si parla, e il sessanta per cento degli stessi elettori dichiara che voterà sì. Come dire che due italiani su tre tra quelli favorevoli voteranno sulla base del sentito dire, dell’aria che tira e della propaganda. Certo, mancano dieci mesi e possono cambiare molte cose, cambieranno anche questi numeri così grotteschi, forse, ma per ora, mentre si prende la rincorsa, la situazione è questa: un paese intero che si accinge a votare una cosa che non ha capito bene, come se comprasse una macchina usata senza sapere quanti chilometri ha fatto, come sono le rate, se una volta avviata sarà in grado di frenare.
Tutti ai blocchi di partenza, dunque, sapendo che nei prossimi dieci mesi l’argomento sarà quello: realtà (che cos’è davvero questa riforma) contro percezione (nuovo! nuovo! nuovo! E gufo chi non ci sta), e sarà interessante vedere se nel dibattito avrà qualche diritto di cittadinanza la par condicio, oppure se i media suoneranno la grancassa per il sì, cosa che sembrerebbe già in atto.
Il problema è che la percezione rischia di essere più forte della realtà, come quella faccenda delle temperature estive, che fa caldo, sì, ma il caldo “percepito” è molto di più. Prepariamoci dunque alla raffica di varianti dello storytelling renzista: o sei favorevole a una riforma che di fatto consegna poteri mai visti al governo e al presidente del Consiglio, oppure sei antico, conservatore, non vuoi cambiare, sei immobilista e, di fatto, sostieni la “casta” (parola questa, agile come un pallina da flipper, che dove va va, e la si usa a piacimento). Siccome in questi due anni si è venduto per moderno l’antico e per nuovo il vecchissimo, il gioco può funzionare. Moderno e innovativo il lavoro senza diritti, nuova di zecca la scuola più classista, efficienti e sciccose la pensioni più basse, si suppone che il giochetto continuerà sulla stessa falsariga. Meno senatori, che figata! Senza la seccatura di votarli, bello! E via così. Chi non ci sta, sarà automaticamente catalogato come “conservatore”, pratica già collaudata con chiunque si sia messo di traverso, basti pensare ai sarcasmi sul sindacato e il mondo del lavoro (i gettoni del telefono, i rullini della macchina fotografica, mentre chi vuole tornare al cottimo ostenta playstation e smartphone contemporanei). Gran parte della partita, insomma, sarà giocata sul concetto di nuovo contro vecchio, cambiare contro non cambiare, spingere contro frenare. I “problematici” che vorranno parlare della riforma nel merito verranno bollati come i soliti noiosi cacadubbi che rallentano il paese, mentre dall’altra parte ci saranno i dinamici innovatori che “non si perdono in chiacchiere”, uno schema già visto – a suo modo già vecchio – che raggiungerà la sua massima espansione prima dell’autunno. La trappola è lì, già bella pronta e innestata: efficientismo (fare, decidere senza troppi ostacoli e discorsi) versus complessità (sentire tutti, mediare, comporre), che in sostanza significa autoritarismo versus democrazia. Basterà rendere inconsistente e polverosa quella parola (democrazia) e lucidare le cromature dell’efficientismo decisionista, vendere “l’uomo solo al comando” come novità prodigiosa: in pratica prendere il vecchio e riverniciarlo. Un po’ come sostituire le antiche scritte sui muri con le slide: dal “me ne frego” al “ce ne faremo una ragione”. Vuoi mettere come suona nuovo?

7 commenti »

7 Commenti a “Riforme, non sapete su cosa andrete a votare? Tranquilli, non serve”

  1. Triste quadro di un paese agli sgoccioli. Mi piacerebbe che quello che dici fosse solo una tua fantasia, non per disistima ma perchè il paese sarebbe migliore, invece non posso che condividere, mi spiace per i giovani che non meritavano un paese ridotto così male.

    da Marco   - mercoledì, 13 gennaio 2016 alle 14:01

  2. Ciao visto che sappiamo già come andrà a finire (analisi centratissima) cosa proponi per opporsi a questa fine già scritta? Come si può bloccare l’ingranaggio che hai così lucidamente descritto? In altre parole, si può studiare un “marketing” di opposizione, fatto di intelligenza, contenuti ma anche “furbizia” per non essere destinati al solito 0-4 e fare la fine della Camusso di turno?

    da SIXTIES   - mercoledì, 13 gennaio 2016 alle 15:23

  3. Una cosa si potrebbe fare: invitare i vecchi (ormai) a spiegarci come stanno le cose veramente. Chi ha vissuto il fascismo o anche solo parte di esso o della guerra civile italiana 1943-45 sarebbe in grado si spiegarci bene come si vive in una società senza un minimo di garanzia istituzionale. I giovani d’oggi fanno fatica ad immedesimarsi in un regime con l’uomo forte solo al comando ed è forse anche comoodo per molti vivere con la testa nel sacco. L’unica cosa che cambierei della Costituzione del 1948 è l’introduzione del divieto per politica di rivolgersi agli italiani in lingua straniera. Stepchild adoption?… Eccola lì!… Diciamo a nonna “Abelarda” che cavolo significa… Una sberla sarebbe assicurata!… Purtroppo il furbo popolo bue per fare bella figura vota tutto ciò che non capisce solo perchè glielo dice il suo partito, vantandosi peraltro di avere capito benissimo,,, E’ proprio quello che ci vuole… Salvo poi accorgersi con grossa delusione che, per esempio, la modifica a capocchia del Capitolo Quinto della Costituzione è stata proprio quella che ha concretamente contribuito a rendergli la vita più difficile.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 13 gennaio 2016 alle 18:04

  4. Bella analisi ma non dimentichiamo il ‘che fare’ di leniniana memoria. Così tanto per essere pratico questo è il link per un buon inizio :
    https://it.wikipedia.org/wiki/Che_fare%3F_%28Lenin%29

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 13 gennaio 2016 alle 19:09

  5. Io sono ottimista. Secondo me anche l’utimo degli italiani sa che la Costituzione è l’unica norma decente di questo paese disastrato. Mi viene difficile credere che la farà cmbiare ad uno come Renzi, appena avrà sentore dello schifo che ha messo in piedi. E comunque, secondo me, si potrebbe presentare comunque prima un ricorso(non essendo giurista non so però a chi) per stabilire se un governo eletto attraverso una legge dichiarata incostituzionale abbia il diritto di cambiare la costituzione.

    da Eparrei   - mercoledì, 13 gennaio 2016 alle 19:14

  6. Con tutta probabilità il referendum il toscano governativo ce l’ha già in saccoccia,le azioni di convincimento sono già iniziate in modo soft e risulteranno pesanti con l’avvicinamento alla data di consultazione,ha pure dichiarato di dedicarsi ad altro dovesse perdere,magari fosse così.

    Difficilmente si verificherà,all’occorrenza salteranno fuori altri tavoli nazareni,i partiti della nazione sono pronti a nascere ovunque,laddove c’è il rischio di dare spazio alle stelle,come a Torino dove un certo Ghigo ha offerto in giornata la sua collaborazione al filiforme renziano.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 13 gennaio 2016 alle 21:50

  7. facciamo una distinzione

    propaganda: così è, il metodo di delegittimare che si oppone o semplicemente ha dei dubbi è propria di questo periodo. Secondo me è anche questa figlia di internet e della nuova velocità di comunicazione: in un mondo che premia il tweet, difficile che fare un distinguo possa esser premiante.
    Poi che il politico di turno ne approfitti ci può dar fastidio, specie se lo stesso si atteggia a esser di sx (confligge cn la ns presunta diversità/superiorità culturale)xò come dice Renato Z “…xché 6 figlio dei tempi….”

    contenuti: premetto che come finanziere sono influenzato dalla visione che hanno i mercati. il sistema italiano necessita di riforme alla parte istituzionale da tempo, ma questo è normale, sono passati 60 anni dal suo varo; sicuramente ha avuto molti pregi (la tenuta nella stagione del terrorismo è stata possibile anche per le continue coalizioni e i rimpasti di governo, che davano la flessibilità necessaria)e è stato capace di resistere a molti scossoni (in un paese di dx, non siamo andati a un golpe di dx con servizi fascisti) ma in situazioni di sviluppo la mancanza di governabilità (si vedono le mie origini garofaniane?)è un freno

    il complesso delle riforme è troppo sbilanciato sul premier? credo anch’io, ma ammettiamo che è difficile dirlo prima che la riforma costituzionale incida sulla costituzione materiale e si veda il risultato della loro interazione. Tra l’altro, mi aspetto che per qualche motivo il Presidente resterà il politico con maggior fiducia e farà da contrappeso al primo ministro

    in ogni caso, la riforma è positiva anche per un altro aspetto: sarà possibile modificare il sistema di nuovo ove non funzioni. questo è un fatto positivo in sé, a motivo delle modifiche che arriveranno continuamente nel nostro modo di vivere

    mi hanno già plagiato?

    😉

    da glk   - giovedì, 14 gennaio 2016 alle 11:20

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