Dopo l’entusiasmante uscita per cui i poveri mangiano meglio dei ricchi, perla (ahimè, non rara) del ministro-cognato Lollobrigida, aspettiamo con ansia nuove illuminazioni sulla salute degli italiani. Chissà, qualcuno potrebbe venirci a decantare il ritorno dei vecchi cari rimedi della nonna, gli impacchi con la polenta, le sanguisughe, radici curative raccolte nel bosco, o altre diavolerie medievali per cui superstizione e arte di arrangiarsi – due must dei fortunatissimi poveri – fanno premio sulla ricerca e sull’assistenza. Insomma, urge nuova narrazione sull’invidiabile culo dei meno abbienti, categoria sociale in vertiginoso aumento, anche in tema di sanità, perché soldi non ce ne sono, le liste d’attesa si allungano di mesi e anni, e forse per fargli finalmente le analisi prenotate a suo tempo bisognerà riesumare il cadavere del nonno, che nel frattempo ha tolto il disturbo.
Basti pensare che nel 2022 (dati Istat) quattro milioni di italiani (il sette per cento di tutti noi) ha rinunciato alle cure o per mancanza di soldi o per difficolta di accesso al sistema sanitario, che significa che tu telefoni oggi per un appuntamento che ti fissano tra un anno e mezzo, e allora sai che c’è, vaffanculo e incrociamo le dita (un vecchio trucco dei poveri, insieme al ferro di cavallo e al cornetto portafortuna).
Va detto che la narrazione sulla sanità a uso e consumo dei meno abbienti ha radici storiche, e ancora si ricordano le leggende di una decina di anni fa (governo Renzi) che narravano di troppi esami richiesti dai pazienti – avidi di prelievi – con conseguente stretta sugli esami passati dal SSN. Insomma, pur di tagliare si accusava la popolazione di essere ipocondriaca, e i medici di essere di manica larga. A proposito di medici e infermieri, tra l’altro, segnalerei a tutte le categorie professionali italiane di tenersi alla larga dai complimenti e dagli osanna dei media. Gli operatori della sanità che per un annetto e più sono stati “eroi”, “santi”, “angeli”, passata l’emergenza stanno nella merda come e più di prima, tanto che dalla sanità pubblica c’è un fuggi fuggi generale: nel biennio 2021-2022, tra medici e infermieri, quelli che sono scappati prima del tempo sono aumentati del 120 per cento, senza contare quelli che espatriano perché all’estero li pagano meglio, o che si mettono a lavorare a cottimo per tappare i buchi.
Dopo aver sbandierato al mondo che qui il Pil andava come un treno, che crescevamo alla grande, che c’era una specie di boom economico, anche la sora Meloni e il suo variegato staff di parenti sta aprendo un po’ gli occhi, e magari si accorgerà che i medici italiani chiedono il nuovo contratto (2022-2024) che costerebbe 2,7 miliardi, ma ancora non ci sono i fondi per rispettare il contratto del triennio precedente, e aggiungerei che quasi il 90 per cento delle strutture sanitarie italiane usa macchine diagnostiche obsolete, che andrebbero rinnovate. La spesa a carico dei cittadini in materia di sanità aumenta vertiginosamente: il 41,8 per cento dichiara di aver pagato di tasca propria per visite specialistiche (nel 2022), il 27,6 (stesso anno) di averlo fatto per accertamenti diagnostici.
Insomma, si paga, e chi non può pagare, in molti casi rinuncia a curarsi. Chissà, forse affidandosi a vecchi rimedi, e comunque consolandosi al pensiero che compriamo carri armati per miliardi di euro e aumentiamo la spesa in armamenti, in modo di avere sì una visita oncologica tra due anni, però abbastanza sicuri di non essere invasi da nessuno.
Quanto mi sta simpatico rob3cchi
da Vitt manino - mercoledì, 13 settembre 2023 alle 07:49
L’esperienza covid non ha insegnato nulla,la sanità spolpata dall’assistenza privata langue in estrema difficoltà,ad iniziare del numero sempre più esiguo degli assistenti.
Rimangono validi i ricoveri ospedalieri se non ci si ritrova abbandonati in una barella per giorni,e se si ha la fortuna d’arrivarci ancora curabili,visti i ritardi esistenti nella diagnosi e nelle visite,che culo i soliti poveri noti!
Mangiano bene e non hanno bisogno di cure…
da Serentha Ivo - mercoledì, 13 settembre 2023 alle 15:44
Grazie Alessandro Robecchi, ti leggo sempre con grande attenzione.
da Renato - mercoledì, 20 settembre 2023 alle 08:52