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Prima di me schifo e deserto. Il senso di Matteo per il passato

20160504primailfattoquotidiano-214x300Una strana ossessione si aggira nei quartieri generali del renzismo. E’ l’ossessione del passato. Uno sarebbe portato a pensare che un grande (sedicente) innovatore e rottamatore, ascendente Verdini con la luna in Leopolda, guardi al futuro (sedicente) luminoso che sta costruendo. Invece, opplà, si casca sempre con un piede indietro. Con l’affermazione che “dopo 63 governi” l’Italia finalmente viene considerata in Europa, Matteo Renzi compie un’operazione abbastanza semplice. Non essendo sufficientemente luminoso il futuro che sta per venderci, non così gradito a tutti, non così chiaro, deve dimostrare per prima cosa che sarà sempre meglio del passato. E ora che è arrivato lui, quei 63 governi impallidiscono e svaporano nell’inconsistenza. E’ una variante di “dopo di me il diluvio” che suona così: “Prima di me il deserto”. Qualcosa di simile a: ehi, amici, vi ricordate che fatica quando non esisteva la ruota? Beh, meno male che ora l’ha inventata Matteo.

In un’altra occasione, ancora più illuminante (era il settembre del 2015) disse che il Paese aspetta la sua riforma, sua e della fatina delle riforme Boschi, da settant’anni. Cioè: Togliatti e De Gasperi, per dire, ancora stavano studiando la Costituzione (quella vera, nata dalla Resistenza), che già aspettavano con ansia le modifiche di Matteo. Una specie di macchina del tempo, insomma, usata sempre nello stesso modo: il passato fa tutto schifo, prima di me non c’è stato niente e l’intero dopoguerra italiano è stato solo un confuso periodaccio d’attesa dell’uomo del destino.

Che sia un po’ un’ossessione, questa del passato, sta cominciando a diventare evidente. Uno potrebbe anche tirare in ballo lo slogan del Partito (della Nazione?) che si inventò George Orwell in 1984: “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”, che non era niente male. Ma forse sarebbe troppo, scomodare Orwell, e allora accontentiamoci di letterature più recenti, come per esempio lo slogan coniato per il lancio de l’Unità (estate 2015): “Il passato sta cambiando”. Ecco, mai slogan aveva somigliato tanto a un’aspirazione: cambiare il passato significa anche sbeffeggiare come irrilevanti 63 governi precedenti, o immaginare che le tue riforme le aspettavamo come la manna anche prima che ci fosse qualcosa da riformare. In attesa di essere il futuro, come spera lui, e seduti su un presente che traballa un po’, Renzi e i suoi autori decidono che intanto è meglio sputare su tutto quello che c’era prima, e molti smemorati (per insipienza o convenienza) potrebbero cascarci.

Dopodiché si potrà notare che alcune delle riforme più importanti per la vita del Paese si fecero proprio in passato, alcune quando Renzi ancora non era nato. Lo Statuto dei lavoratori (1970), o il Servizio Sanitario Nazionale (1974) , per dirne solo due, si fecero addirittura con il bicameralismo perfetto, oggi indicato come causa di lentezza, e addirittura con leggi elettorali proporzionali (altro che il chi-vince-piglia-tutto dell’Italicum).

E, sempre per restare ai due esempi appena citati, è un po’ vero, sì, “il passato sta cambiando”, come diceva lo slogan de l’Unità, ma in peggio, perché le picconate allo Statuto dei lavoratori sono lì da vedere (Jobs Act), e quanto al Servizio Sanitario Nazionale, beh, lo sanno tutti quelli che ora pagano analisi che pochi mesi fa erano gratuite. Voilà.  In più, l’ossessione del passato che guiderà la campagna referendaria (basta! Via! Tutto nuovo!) contiene una sua contraddizione interna: si grida che serve una nuova Costituzione per fare le riforme, che questa che c’è ci rende immobili, ma nel contempo si celebrano come epocali e strabilianti le riforme in corso. Un po’ come dire: guarda! Ho una gamba sola!, e intanto vantarsi di vincere i cento metri.

10 commenti »

10 Commenti a “Prima di me schifo e deserto. Il senso di Matteo per il passato”

  1. Prima di Renzi l’inefficienza, ora con le sue riforme te l’aggiusto io l’Italia ed essendo persona lungimirante, vuole l’immunità dei senatori visto lo schifo del presente.

    da Nuccia Caruso   - mercoledì, 4 maggio 2016 alle 09:16

  2. Non vedo differenza tra il Berlusconi di:”Io miglior presidente del Consiglio da 150 anni” e il Renzi dei 63 governi. Così come non vedo differenza tra Berlusconi e Renzi. Due imbroglioni.

    da Eparrei   - mercoledì, 4 maggio 2016 alle 10:07

  3. Sa qual’è il problema? Che diventerà passato anche lui prima o poi.

    Per ciò che il convento ha messo insieme da Craxi in poi,a parte Prodi impallinato da fuoco amico per ben due volte,a quando un altro magnifico cazzaro? Con o senza madonnine incorporate.

    P.s.

    Non lo convince manco più Benigni,anche lui caduto dal pero,rimangono le “cosmicità” del famoso smacchiatore di giaguari, ma si sa non é mai eccelso in rapidità di idee.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 4 maggio 2016 alle 10:49

  4. Tra Berlusconi e Renzi c’è la differenza che corre tra il padrone ed il suo fido manager …

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 4 maggio 2016 alle 10:53

  5. Io la vedo perchè questo cialtrone dice di essere di sinistra e vuole voti da sinistra.
    Comunque continuo ad aspettarlo a casa.

    da david   - mercoledì, 4 maggio 2016 alle 10:53

  6. Poi bello mentre dice nessun conflitto con la magistratura il PD fa inviare gli atti del processo di Lodi al CSM per valutare l’operato della magistratura.
    Un sorriso.

    da david   - mercoledì, 4 maggio 2016 alle 14:55

  7. rispetto a Orwell, oggi non c’è nemmeno più bisogno di ristampare i giornali e in questo Renzi si sta dando da fare alla grande. Ma, tanto, a cosa serve? Quando ascolto la gente intorno a me, non è che abbiano poi tanta memoria sul passato. A dirla tutta, del passato non gliene frega niente: che sia Michelangelo o la Resistenza, l’unica cosa che interessa è che modello di smartphone hai. Così è andata, amen.
    PS: per esempio, la Lega e gli alleati storici di Berlusconi che fanno lezioni di moralità… già dimenticati i comuni lombardi sciolti per mafia? Desio, Buccinasco, una lunga lista. Mah.

    da giuliano   - mercoledì, 4 maggio 2016 alle 20:14

  8. Dopo la disfatta della sinistra incominciata alla Bolognina da parte di Occhetto, consolidata dal voto utile di Veltroni/Franceschini, le riforme degli imberbi scolaretti che via via si sono catapultati nella politica italiana si sono dimostrate inversamente proporzionali al benessere dei cittadini. Ogni riforma ha tagliato un pezzo delle faticose conquiste del popolo in generale e del mondo operaio/dipendente in particolare. Poi è arrivato Napolitano, vecchio comunista, si fa per dire. La speranza fu in principio davvero tanta… Ma si sa che chi vive sperando… Infatti ha creato governi che uno alla volta, inciuciandosi il più non posso, ci stanno portando piano piano alla rovina sociale completa. Renzi, l’ultima speranza (sic) in ordine di tempo, continua l’opera condendo il suo fare con chiacchiere e paternali degne del grande predicatore che terrorizza i parrocchiani con l’inferno più raccapricciante a punizione dei peccati… Non dei peccati che rodono la società, magari con la corruzione più sfrenata, ma di quelli semplici dei vizietti innocui personali. Parafrasando Crozza/De Luca, pensando alle riforme fatte (arisic), allo sgretolamento della Carta Costituzionale, all’abolizione dell’Art. 18 dello Statuto del Lavoro… mi vien proprio da dire che la ripresa del malessere generale in Italia ce l’ha portata Renzi e il suo speluriato (sta per senza peluria) governo.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 6 maggio 2016 alle 11:08

  9. articolo da leggere tutto d’un fiato. Cristallino ed incontaminato. PS: gli smemorati ci sono già cascati

    da littleburns   - venerdì, 6 maggio 2016 alle 13:49

  10. OT autocritica del compagno Poletti
    http://www.corriere.it/economia/16_maggio_10/poletti-furbi-jobs-act-saranno-colpiti-duramente-e4d9118c-1696-11e6-a3a2-ca09c5452a5d.shtml
    gli farà scaricare gratis cassette di frutta

    da david   - martedì, 10 maggio 2016 alle 11:51

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