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Il problema non è la narrazione, è che non sanno farla

E’ un po’ diffFatto090715icile immaginare Napoleone che, osservando dalla collina il suo esercito in rotta a Waterloo, si volta verso i generali e dice: “Ecco, non abbiamo saputo comunicare le cose buone che abbiamo fatto! Chiamatemi quelli della comunicazione!”. Altri tempi, paradosso improponibile. Proviamo con uno più moderno. I difensori del Brasile, sotto di sette pappine con la Germania, si guardano tra loro e si dicono: “Peccato, siamo più bravi noi, ma non riusciamo a farlo capire alla gente che guarda la partita”.
Ecco, un pochino sta andando così a Matteo Renzi: l’altro giorno, con l’Europa che sobbolliva, Hollande e Merkel che facevano il loro vertice senza di lui, la Grecia che gridava il suo no, la Borsa di Milano in picchiata, interveniva a un incontro con i suoi deputati e senatori per dire che “dobbiamo comunicare meglio”. Ora, qui non è che si scende dalla montagna del sapone, e si sa benissimo – essendo nati e cresciuti dopo Carosello – che la comunicazione, la sua manipolazione e il suo sapiente uso sono faccende strategiche. Che la “narrazione” – o lo storytelling, come lo chiamano i renzisti col master – sia importante è noto. E però è noto anche che bisogna saperla fare. Piccolo esempio. Se il cielo è nuvoloso con qualche sprazzo d’azzurro, potrai anche dire che tornerà il sole, e che nel caso sarà merito tuo. Se invece consigli la gente di mettere il costume, le infradito e il doposole e di correre al mare mentre diluvia e tira vento, la tua narrazione non solo è truffaldina, ma ti fa fare un po’ la figura del pirla. Sembra scienza (Wow! Scienza delle comunicazioni! Cool!), ma è una cosa piuttosto semplice. Chiedete al signor Silvio se ripeterebbe quella frase su “i ristoranti sono pieni” mentre la crisi mordeva le chiappe a (quasi) tutti. No, non lo farebbe. Il rischio di sbagliare la narrazione (va tutto bene, ottimismo, tranquilli, ci pensa lui, guarda che meraviglia!) si complica poi strada facendo. Perché ti costringe a una scelta: o insisti con quella, anche a costo di smentire una realtà che vedono tutti, oppure cambi narrazione, nel qual caso la gente penserà (ecco, sto fatto che la gente pensa è una variabile di cui al Pd tengono poco conto) che dici la prima cosa che ti salta in mente, purché ti serva.Ma non facciamo gli ingenui e non attribuiamo al povero renzismo in affanno problemi che sono di tutti. Presentare una pasta scotta e mal condita come un manicaretto da chef stellato è un tipico vizio della politica (tutta), e può persino funzionare. Ma funziona solo a patto che chi si inventa la bugia (pardon, la narrazione) sappia qual è la realtà. Invece, pare che ai burbanzosi colonnelli renzisti, per non dire del generale in capo, sfugga questo principio fondamentale: è una scemenza farsi convincere dalla propria stessa propaganda. Un errore fatale, che le vicende greche hanno magistralmente mostrato. I “comunicatori” del Pd hanno passato così tanti giorni (insieme ai poteri forti, ai grandi giornali, a tutte le tivù) a dire che i greci avrebbero votato “sì” con grande responsabilità, che ci hanno creduto davvero. Fare “il mediatore” tra Berlino e Atene ora non sarà facile, dopo aver tifato Berlino, portato allo stadio lo striscione “viva Merkel”, insultato in tutti i modi Tsipras e Varoufakis, tirato in ballo Pericle col famoso metodo “a cazzo. Perché nella narrazione e dello storytelling renzista bisogna tenere a mente anche questo: passato un anno e mezzo, la gente non ci crede più, e però se lo ricorda, prende nota, e la prossima volta non ascolta nemmeno. Urge riflessione, insomma, e invece lì siamo ancora al pensiero binario: “noi ottimisti / voi gufi”. Bisognerà regalare ai “narratori” un neon gigantesco con scritto: “Non funziona!”. E magari anche un altro che dica: “Ancora coi gufi, che palle!”

16 commenti »

16 Commenti a “Il problema non è la narrazione, è che non sanno farla”

  1. standing ovation 😀

    da antonella golinelli   - giovedì, 9 luglio 2015 alle 13:03

  2. Tutto verissimo, Robecchi. Ma la vera story-telling di questo signore è: NOI ABBIAMO FATTO LE RIFORME!!! quella elettorale, il Jobs Act, oggi la scuola, domani quella costituzionale la RAI ecc ecc. Il fatto che siano delle solenni schifezze diventa assolutamente secondario.

    da Beppe De Nardin   - giovedì, 9 luglio 2015 alle 14:32

  3. Quanto può far riflettere la parabola a scendere del toscano con i tweet ormai andati a male,così repentina rispetto al caimano,quando si hanno poche cartucce mediatiche e non sono di proprietà.

    Ma sa qual’è il problema? È che la probabile novità da qui ad un paio d’anni sia l’altro Matteo col caimano incorporato,roba da mille e una notte della scarsezza di un paese.

    No,non ci “salvineremo” mai….

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 9 luglio 2015 alle 14:33

  4. Non mi convince. Piu’ che lo story telling che mostra la corda, a me pare che piu’ semplicemente le pecore siano tornate all’ovile.
    Il Banano ha passato decenni a dire una cosa al mattino e il suo contrario alla sera, e non e’ esattamente che si sia fatto terra bruciata intorno.
    Queste cose -richiamare qualcuno alla responsabilita’ delle proprie parole- servono a conquistarsi il 3 percento, che magari e’ quello che ti fa vincere, ma magari no.
    Il potere dei governi “moderati” -cioe’ quelli collusi con i picchiatori squadristi prima, la mafia siciliana e quella calabrese poi- si basa con sul patto di sangue con gli evasori fiscali e la casta dei bramini (notai, farmacisti, proprietari immobiliari…)
    Hanno visto lo sbandamento delle truppe del sultano e
    hanno votato Matteeeeeeeo perche’ lo ritenevano l’ultima spiaggia, poi e’ venuto fuori quello delle ruspe, quello delle escort e’ uscito dall’ospzio, e loro sono tornati a destra.
    Perche’ e’ solo dei farabutti a tutto tondo come loro che davvero si fidano.
    Non basta essere dei chiacchieroni pallonari per conquistare la fiducia di un manager della Compagnia delle Opere. Quelli vogliono vedere i fatti.

    da frank   - giovedì, 9 luglio 2015 alle 14:53

  5. Purtroppo non sono così ottimista: passato un anno la gente dimentica. Altrimenti non si spiegherebbe come ha fatto berloscone a raccontare le stesse cazzate pet 15 anni, e nenche come mai la lega esiste ancora.

    da Matteo   - giovedì, 9 luglio 2015 alle 15:18

  6. Ho un bel CD di Johnny Cash e Willie Nelson intitolato Storyteller. Un vero storyteller deve saper suonare bene la chitarra. Allora può raccontare anche le storie piu banali ed essere divertente e gradito lo stesso … Ecco i vari Matteo dovrebbero comprarsi una western guitar …

    da Marco da Zurigo   - giovedì, 9 luglio 2015 alle 21:30

  7. Adesso la comunicazione deputati PD sulla merdascuola passa ad un’invasione di banner sulle principali testate; manca solo “enlarge your penis cliccando su #labuonascuola”
    State andando benissimo

    da david   - venerdì, 10 luglio 2015 alle 09:06

  8. la tua analisi (come la satira di Crozza) riguardo a Renzi è assolutamente perfetta, Robecchi, ma io sono pessimista quanto Matteo riguardo alla “gente”

    da adele5   - venerdì, 10 luglio 2015 alle 10:09

  9. Ancora non si è capito bene il meccanismo del debito greco. E’ l’effetto dell’informazione pettegola, probabilmente. Da quel poco che si è imparato, sembrerebbe che le banche francesi e tedesche abbiano fatto credito alla Grecia di grossi importi di denaro imponendo alla stessa le regole per la restituzione. Regole che le banche ed i rispettivi governi creditori già in partenza sapevano che per la loro rigidità non sarebbero state rispettate nei tempi stabiliti. E via quindi ad altri debiti sempre più onerosi per interessi ed interessi sugli interessi. Una triste agonia infinita che ha ha portato al collasso totale il sistema sociale greco. L’Europa ed altre finanziarie nel loro complesso sono quindi intervenute con con falso spirito di solidarietà aiutando La Grecia con prestiti ulteriori, soggetti comunque anche questi ultimi a regole impraticabili. In sostanza, gli aiuti non sono andati a lenire le difficoltà sociali ormai insostenibili del popolo greco, ma un giro ben organizzato li ha convogliati nelle avide capaci tasche delle banche francesi e tedesche e delle finanziarie private internazionali dalle larche vedute (sic), incrementati copiosamente dagli enormi guadagni conseguenti ad una speculazione concretamente usuraia.
    Questo non è però niente rispetto a quello che è capitato ai paesi sudditi come il nostro alle legge dell’Europa che conta. A parte il formaggio fatto di plastica, al cioccolato di pura fantasia e alle “poveracce” (vongole) che per rispettarne la larghezza imposta da un quintale se ne ricavano si o no cinque chili, all’uscita all’estero delle industrie di prestigio, come Fiat e (forse) Ferarri, alle insuperabili case stilistiche, ecc., l’Italia è stata ridotta al punto che deve subire riforme capestro come quelle della scuola ormai privatizzata, come quella del Jobs act ad uso e consumo degli schiavisti moderni, in prospettiva c’è pure lo stritolamento sociale della sanità e del pubblico impiego. In fundo, non dulcis peraltro,si becca un’informazione da terzo mondo. Etica? Solo un esempio. Farsi nominare all’interno dell’ Italia dei “Valori” e vendersi al rappresentante della più ignobile delle culture politiche per far cadere un governo eletto è proprio il massimo dell’idiozia comunicatica.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 10 luglio 2015 alle 13:38

  10. Johnny Cash?… In ottimo consiglio per meditare sull’enorme differenza fra il bene dello spirito e le impurità di basso livello sociale delle squittate renziane. O meglio, dei vai Matteo storici (per modo di dire)!

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 10 luglio 2015 alle 13:50

  11. Chiesa e pedofilia, Bagnasco: “Il no alle denunce? E’ per la privacy delle vittime”
    Per la privacy degli abusati ma che faccia ma diamo pure soldi alle scuole dei preti
    PD

    da david   - venerdì, 10 luglio 2015 alle 16:55

  12. Vedo molte polemiche ma io sono comunque contento per il ritorno in edicola di una testata storica come l’Avanti!

    da david   - lunedì, 13 luglio 2015 alle 08:52

  13. Ora la storia greca è molto più chiara. Lo schiavo ribelle va legato e frustato. Lo scenario proposto è sempre lo stesso messo ogni volta in pratica dalla capitalizzazione delle risorse in mano ai privati: il ricatto della fame e dei disagi sociali. Non è questa l’Europa che avevamo tutti sognato e di conseguenza partecipato sostanzialmente alla sua realizzazione. Come è stato possibile che i prestiti alla Grecia siano stati lasciati in mano, appunto ai privati e non alla politica? E’ facile capirlo, ma la fame e le malattie imposte ad un paese membro da una comunità faaulla e senza scrupoli, asservita in modo così evidente al potere economico privato, non lascia scampo: il cappio o la schiavitù.

    da Vittorio Grondona   - martedì, 14 luglio 2015 alle 09:36

  14. E adesso? Che farà il nostro Governo? Si sta forse attrezzando ad accogliere i rifugiati greci che scapperanno dall’assedio dell’Europa che conta? La Mafia Capitale è forse già lì in attesa di nuovi affari? Detto alla Bartali in toscano: l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!

    da Vittorio Grondona   - martedì, 14 luglio 2015 alle 12:21

  15. Ma ci sarà una vasta scelta : cappio de luxe, cappio vintage, cappio low-cost e cappio gratis per giovani, pensionati ed extracomunitari. Schiavitù semplice , a la carte o personalizzata, temporanea o ‘for ever’.

    da Marco da Zurigo   - martedì, 14 luglio 2015 alle 23:23

  16. Equieuropa come Equitalia? E i gabellieri saranno i governi dei popoli più deboli, sostituiti opportunamente dal capitale europeo dominante .Prospettiva davvero allucinante. Guai seri anche per l’Italia se non tentiamo nemmeno di cambiare l’ assurdo sistema di pseudo fratellanza europea che il “vil” denaro ha provocato nella concreta sostanza!..

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 16 luglio 2015 alle 16:42

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