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Perché e percome voterò No. Merito, metodo e altre cosucce

0000riforma3Forse è il momento di spiegarsi un po’. Perché va bene la battaglia, il tweet, la polemica spicciola e le considerazioni sulla tattica, ma prima o poi bisogna dirlo. Quindi, piccolo ragionato endorsement, come dicono quelli bravi: il 4 dicembre voterò NO, convinto e motivato. Non so come andrà a finire, dicono che l’esito è incerto, e dei sondaggi non è sano fidarsi.

Voterò NO perché non mi piace la logica della “semplificazione”. C’è stato un tempo, in questo paese, in cui si facevano straordinarie riforme con il bicameralismo perfetto, il proporzionale, dieci-quindici partiti, le correnti e un’opposizione forte e decisa (il vecchio Pci in testa). Il Servizio Sanitario Nazionale, lo Statuto dei Lavoratori… insomma, non la faccio lunga. La classe politica era migliore, sapeva mediare, sapeva – lo dico male – fare politica. La classe dirigente di oggi no, non è capace, è mediocrissima, raccogliticcia e composta da yesmen e yeswomen (che fino a ieri dicevano yes ad altri, tra l’altro). Insomma nasconde le sue incapacità dietro la lentezza delle regole.
Un’operazione di auto-mantenimento in vita: chi non sa fare un puzzle da 1.000 pezzi se ne compra uno da 500, poi da 250, adatta la realtà alla propria inadeguatezza invece di adeguarsi alla complessità.

(Qui c’è una piccola divagazione. Non è vero che la riforma semplifica, anzi, incasinerà molto. L’articolo 70 è una specie di patchwork dadaista, quindi anche la questione della semplificazione, diciamo, traballa).

Voterò NO perché vedo una tendenza – nemmeno troppo nascosta, anzi, a volte rivendicata – a0000riforma2 limitare la rappresentanza e la sovranità popolare, cioè il voto. Le province, per dire, fanno tutto quello che facevano prima, solo che invece di votarli noi, i rappresentanti sono nominati altrove, a volte da luridi accordi di partiti e di correnti. Sarà così, più o meno, per il nuovo Senato, non lo voteremo più, se non in modo largamente indiretto.
Del doppio lavoro di sindaci e consiglieri comunali, un po’ a Roma, un po’ a fare quello per cui sono stati eletti nei loro territori, si è già detto, un altro pasticcio. E l’immunità da senatori (quindi anche da consiglieri regionali? Mah), altro pasticcio. E l’età, per cui potremo avere senatori diciottenni ma deputati non sotto i 25 anni. Pasticcio. Senza contare gli statuti delle regioni autonome che andranno riscritti (suppongo con qualche fatica) perché prevedono incompatibilità tra l’attività di consiglieri regionali e quella di senatori. Pasticci su pasticci su pasticci.
Per semplificare, tra l’altro! Ridicolo.

La questione poi dei “costi della politica” è risibile pure quella: si risparmiano una cinquantina di milioni in cambio di un cedimento di rappresentanza, una goccia nel mare delle spese della politica, anche se hanno provato a raccontarci che si risparmiavano 500 milioni (Renzi), o un miliardo (sempre Renzi), o che la riforma vale sei punti di Pil (Boschi… Farebbe un centinaio di miliardi. Pura follia). Stupidaggini sesquipedali.
E’ come dire: cara risparmiamo! Non compriamo più gli stecchini per le tartine al caviale, mangiamole con le mani, finger food, che fa anche smart e moderno.

schermata-2016-11-11-alle-13-14-11Voterò NO perché questa riforma, fatta male e scritta peggio, sposta qualche potere dal Parlamento all’Esecutivo. I sostenitori del Sì dicono, con aria di sfida, di mostrargli l’articolo che aumenta i poteri del Presidente del Consiglio. Ovviamente non c’è. O no? Tranquilli, c’è. L’articolo 72, detto anche del “voto a data certa”, prevede una corsia preferenziale per i disegni di legge del governo, che quindi avranno sempre la precedenza. In pratica, in una situazione di emergenza permanente, si potranno discutere solo leggi di iniziativa del governo (un governo, tra l’altro, saldamente in mano al premier che è pure segretario del primo o secondo partito). In quella corsia preferenziale potranno correre sia le leggi di bilancio, sia quelle elettorali. Insomma, un governo, con questa nuova Costituzione, potrà approvare in 70 giorni una nuova legge elettorale se quella esistente non gli conviene.
Dunque è vero, la riforma non tocca teoricamente i poteri del Presidente del Consiglio, ma in pratica lo aiuta un bel po’.

Voterò NO perché questa riforma Costituzionale è stata costruita, scritta e pensata in parallelo con l’Italicum, una legge elettorale che ancora più pesantemente lede il diritto di rappresentanza. Le minoranze Pd (mi sembra giusto parlare al plurale) che l’hanno votata l’hanno fatto esplicitamente dopo la promessa, la vaga assicurazione, il miraggio, che si sarebbe modificato pesantemente l’Italicum. Questo non solo non succederà in tempo (prima del 4 dicembre), ma consentirà a Renzi, se vince il Sì, di considerare il referendum un avallo all’Italicum (lo sapevate e l’avete votata… eccetera, eccetera).

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Inutile dire che la riforma, che è solo brutta e complessa e foriera di nuove confusioni, con l’Italicum allegato diventa anche pericolosa. Il mio NO diventa quindi autodifesa democratica e non più soltanto posizione tecnico-politica.

Ora veniamo ai motivi politici.
Le riforme renziane le abbiamo viste. Sono in larga misura pasticciate, dettate dalla fretta di mostrarsi veloci e decisionisti, ma all’apparir del vero abbastanza disastrose. Come minimo i loro effetti sono stellarmente lontani da quanto si era promesso e prefigurato con gran dispiego di storytelling. Il Jobs act (la legge sul lavoro, in italiano) ha prodotto qualche migliaio di nuovi posti di lavoro, parecchie stabilizzazioni e un profluvio di lavoro precario (voucher e compagnia brutta), ed è costata venti miliardi che, investiti in altro modo, avrebbero creato più lavoro. Tipica riforma renziana: risultati immediati molto sbandierati per la propaganda (anche truccando i numeri), e poi la realtà che arriva a darti una sberla, e intanto si sono levati diritti a chi di sicurezze ne aveva già poche. La “buonascuola” ancora peggio.

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Dunque ci troviamo davanti a varie contraddizioni politiche.
La prima: riformisti che non sano fare riforme decenti.
La seconda: riformisti che fanno le riforme, e se ne vantano ogni due per tre, ma che vogliono cambiare la Costituzione con l’argomento che con questa che c’è non si possono fare le riforme.

Quanto alla velocità delle leggi, l’argomento è specioso e rasenta la malafede: la legge Fornero venne approvata in 18 giorni, il bail-in in 13, le banche pericolanti (anche quella del papà della ministra delle riforme) sono state salvate in due settimane. In sostanza, semplifico, le leggi che aiutano il sistema e penalizzano il cittadino corrono assai (quella sul reato di tortura no, non corre).

Ma poi, perché si vuole essere così veloci? Perché il mercato è veloce, il mondo è cambiato, eccetera, eccetera. Dunque si dice: costruiamo una Costituzione più a misura di mercato, ed è esattamente quello che non mi piace per niente. La Costituzione deve essere a misura di cittadino e permettere a chi governa di regolare il mercato (aziende, banche e finanza), non di agevolarlo sempre e comunque sacrificando interessi comuni. Il mercato è, ahimé, parte di questo mondo, ma non è questo mondo.

Mi sembrano tutti motivi validi per il mio No, e probabilmente altri ce ne sono. Non ultimo, il ridicolo assalto della propaganda per cui se vince il No sarà il disastro, l’apocalisse, moriremo tuti e i mercati ci uccideranno. Non è vero, è terrorismo, a volte ben confezionato dialetticamente, a volte (spesso) arrogante e sbruffone come nello stile di chi ha inventato la riforma. Lo storytelling trinariciuto e banale, il ricatto dell’”allora non vuoi cambiare”, la retorica infantile del premier dinamico e giovane. Tutte cose irricevibili da gente che si proclama di sinistra (per chi ancora ci casca, pochi) e fa cose che la destra italiana sogna da anni.

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No, non è un voto sul Presidente del Consiglio, ma in fondo lo è. Se vince il No a una brutta riforma, chi ha proposto e sostenuto una brutta riforma perdente verrà un po’ ridimensionato, e penso che Renzi e il renzismo abbiano bisogno proprio di quello: una regolata. Se hanno i voti governino pure, ma con le regole fissate, non con regole nuove fatte su misura. Fa parte della propaganda il grottesco leit-motiv delle cattive compagnie, per cui la ministra che vota con Verdini in Parlamento accusa me di votare come Casa Pound. Stupidaggine: io voto quello che voglio, indipendentemente da chi lo fa anche lui. E visti i banchieri, i milionari, Confindustria, i finanzieri, Moody’s e tutto l’establishment schierato per il Sì non so quanto convenga ai “riformisti” fare questo discorso.
Nel referendum costituzionale del 2006 Renzi votò No, come Rauti, discorso chiuso.

C’è un altro motivo per il mio No, e riguarda il paese spaccato. Se una riforma così importante divide i cittadini a metà già vuol dire che non va bene, che non è ampiamente condivisa, che rompe in due la società, mentre dovrebbe compattarla (questo fecero, tra mille ottimi compromessi, i padri costituenti, quelli veri).

In sostanza, voterò NO per il merito (anche il ritornello “non parlate del merito” è una scemenza, parlare del merito della riforma è il modo migliore per mostrarla per quello che è, un pasticcio), per il metodo e per il disegno di lungo periodo che vi si scorge dietro. Perché mi sembra sempre più, ogni giorno che passa, un referendum delle élites contro i cittadini. Non mi sento per questo un conservatore né un immobilista. Ci sono cambiamenti che vorrei, fuori e dentro la Costituzione, ma non sono questi.

Quindi, No grazie.

Se volete abolire il Cnel, chiamatemi, a quello ci sto. Basta una riga, non serve stravolgere la Costituzione.

 

 

32 commenti »

32 Commenti a “Perché e percome voterò No. Merito, metodo e altre cosucce”

  1. Per l’abolizione del CNEL sarebbe bastata una Legge di revisione costituzionale, senza passare per il referendum

    da Alberto Avarino   - venerdì, 11 novembre 2016 alle 17:57

  2. Chissà perché i sostenitori del Sì parlano solo della demagogica e irrilevante riduzione di 215 senatori su 315 e mai – dicasi mai – degli articoli: 57, comma 2; 64; 67; 68; 70; 71; 71, comma 3; 71, comma 4; 72, comma 7; 75, comma 4; 78; 79; 83, comma 2; 94; 117; 117, comma 4; 135.

    Leggendo il testo della riforma si capisce perché questi articoli li tengono nascosti sotto il tappeto. https://caveasinus.wordpress.com/2016/09/09/prima-voti-poi-rifletti/

    da Cave asinus   - venerdì, 11 novembre 2016 alle 18:21

  3. Ti ringrazio, caro Robecchi, per questo documento. Tutti argomenti già espressi e analizzati altrove (e ci mancherebbe…) ma riassunti con una chiarezza e capacità di sintesi che rendono il tuo scritto assai prezioso.
    Non sono al corrente delle politiche di copyright che applichi sul tuo sito, quindi te lo chiedo direttamente: sei d’accordo se il tuo scritto venisse utilizzato e diffuso il più possibile per sostenere le ragioni del No? Ovviamente in maniera integrale e con attribuzione.

    da r1348   - venerdì, 11 novembre 2016 alle 22:58

  4. ciao il tuo punto di vista è specioso,fasullo e messo in fila ESCLUSIVAMENTE per le tue argomentazioni. Quando scrivi bicameralismo perfetto a cosa ti riferisci, quando? Anni, date? Fregiarsi dell’epiteto di giornalista senza essere capaci da fare un’analisi di quel livello non è esattamente una bella cosa. Vota quello che ti pare, ma l’intelletto e il suo uso vanno oltre il Si e il No.

    da alessio olivieri   - sabato, 12 novembre 2016 alle 00:38

  5. Gentile Olivieri,
    Qui si tenta di parlare seriamente, il dibattito è aperto (anche sulla pagina FB). Però si richiede un livello un po’ più alto e una minima conoscenza non dico della materia, ma almeno del paese e della sua storia recente. Le date delle grandi riforme italiane fatte con il bicameralismo perfetto se le cerchi da solo, stanno sui libri di storia, ma confido che le troverà anche usando internet. Saluti

    da Alessandro   - sabato, 12 novembre 2016 alle 09:04

  6. Ecco quando si dice un’analisi e una decisione puntuale e chiara. Noi non abbiamo i mezzi dei “soldatini” governativi per divulgare queste posizioni con la “letterina”, ma possiamo fare di più: far circolare sul web questo “perché e percome voterò NO”, non dico molto, ma ogni due giorni fino al 4/12, come dire “ecco adesso sapete”. Raccontato con leggerezza e soprattutto per i più giovani, che sono tenuti all’oscuro soprattutto sul fatto di come è nata e a che prezzo “la nostra Costituzione”. E dicendo questo già mi sento stranamente giovane…grazie Robecchi.

    da teo de luigi   - sabato, 12 novembre 2016 alle 11:10

  7. io aggiungerei un’ultima ragione per votare no, trovo sconcertante che un parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale si permetta di cambiare quasi 50 articoli della costituzione

    da betta   - sabato, 12 novembre 2016 alle 14:41

  8. L’informazione corretta è la base della conoscenza che muove i nostri comportamenti. Un informato riesce sempre a ragionare e la ragione, specialmente nel caso che ci occupa, non può discostarsi dall’esprimere un no secco alla barbara aggressione alla nostra costituzione. Io sono convinto che solo l’ignoranza (intendo quella della non conoscenza, potrebbe far vincere il sì. Un Governo che confida sull’ignoranza del popolo per i propri interessi è un Governo indegno di governare. Le lettere inviate al migranti italiani sono davvero un torto all’intelligenza umana. Sinistra?… ma quale sinistra! Cominciando da Napolitano/Monti e, speriamo, finendo da Renzi, la sinistra tradizionale è andata a farsi benedire… Nel senso che se non si dà una mossa sociale l’attuale PD non ha più senso di esistere nel nostro Paese.

    da Vittorio Grondona   - sabato, 12 novembre 2016 alle 15:08

  9. Condivido punto su punto,una riforma organizzata perlopiù da una solo forza politica,scritta da Boschi & Verdini,senza cercare di coinvolgere più forze politiche possibili,può solo far dividere il paese.

    Sono anch’io dell’idea di pubblicare le sue ragioni del NO ovunque,come farò sicuramente,indicando naturalmente il copyright.

    da Ivo Serenthà   - sabato, 12 novembre 2016 alle 16:48

  10. Caro Alessandro, ti leggo e ascolto da anni con interesse e partecipazione. Ti ho sempre visto a fianco di cause che condivido, soprattutto quando ti/ci portano a interessarci degli ultimi, di quelli che la società “non prevede”. Condivido alcune perplessità sulla riforma costituzionale, ma non posso condividere l’impostazione del “tutto sbagliato” e del “tutto imbroglio”. E’ perlomeno disonesto intellettualmente. Che si potesse fare “meglio”, o “di più”, o “con più chiarezza” sono d’accordo. Perché non provi a pensare che questo è “il meglio possibile in questa situazione” ?. D’altronde, nella tua affermazione iniziale, che cioè trenta e quarant’anni fa, con l’attuale costituzione e una classe politica diversa, si fossero fatte leggi e riforme importanti, cè la contraddizione e la soluzione del dilemma sul voto odierno. La classe politica e le condizioni attuali sono infatti diverse da trenta e quarant’anni fa e per questo, nell’epoca dei veti incrociati e delle delegittimazioni – ora da destra e ora da sinistra – è necessario snellire il processo decisionale, a anche per scoraggiare gli inciuci da te paventati (le leggi che dici di comodo comunque approvate in 18 giorni …). E poi, il mito della vecchia politica che ha fatto lo statuto dei lavoratori (io ci sono cresciuto e ci ho lottato), ecc, è la stessa vecchia politica che ha lasciato noi “vecchi” abbastanza protetti, ma con i debiti del conto da pagare ai nostri figli, che si ritrovano un “mutuo sociale” che non riusciranno mai a pagare. Ecco perché le stesse tue ragioni del NO diventano, per me, delle ragioni coraggiose – ebbene, si lo ammetto, coraggiose – per cambiare, rimanendo sempre nell’alveo della democrazia, e per votare quindi il SI. Bada bene: non per “tentare” una strada nuova, ma per imboccarla con convinzione e per togliere alibi a chi dice (finora sempre a ragione …) che tanto l’Italia non è riformabile perché ci sono gli italiani.

    da giampaolo martinelli   - sabato, 12 novembre 2016 alle 16:54

  11. Ottima analisi, forse fin troppo “generosa” nei confronti di questo governo e i pericoli che rappresenta per le classi subalterne.

    da Alessandro Regazzetti   - sabato, 12 novembre 2016 alle 20:09

  12. Grazie molte Robecchi per questa argomentazione a favore del NO. o meglio, a favore della nostra Costituzione che difenderemo – sebbene sempre perfettibile, ovvio, come ogni cosa – ma che si vuole stravolgere, con una disonestà, menzogne e metodi + che riprovevoli (cf. lettera agli italiani all’estero!).
    Il nostro establishment e i suoi rappresentanti nella persona del premier e del suo governo, ancora non hanno capito – come in altre nazioni – che siamo iper stufi delle loro incapacità e dei disastri che continuano tutti quanti a provocare.

    da Marisa Nava   - sabato, 12 novembre 2016 alle 22:14

  13. Troooooppo antirenziano (lo dico da non renziano). Pensavo si soffermasse sul merito della riforma e sugli effetti delle dinamiche politiche, invece incespica di continuo sul suo affetto per il PdC. Peccato

    da Lorenzo   - domenica, 13 novembre 2016 alle 00:42

  14. La Costituzione del 48 fu costruita pensando al Parlamento come ad un momento di “mediazione politica”. Il mondo diviso in blocchi prevedeva L’IMPOSSIBILITÀ nel caso di tornata elettorale avversa che il Paese spostasse l’asse verso lUnione Sovietica. Si percepì il lavoro delle due camere in termini consociativismo, rendendo impossibile ad un qualsiasi governo virate più dinamiche e svolte più radicali. Il consociativismo a discapito della capacità del governo di realizzare programmi in maniera puntuale. Ora la domanda è : C’è lo possiamo ancora permettere? È giusto restare ancorati a questo criterio? I tempi e la velocità dei processi economici sono compatibili con tali prerogative?
    A ragione o torto sono da 20 e più anni convinto che un governo , qualsiasi governo, abbia il diritto dovere di poter mettere in atto il programma per il quale è stato eletto, quindi facendo salva pure la legge elettorale COL BALLOTTAGGIO.
    Ora mi sembra pure che alla base delle motivazioni del No dei Pd dissidenti ci sia proprio il rischio che questo combinato disposto porti alla vittoria dei 5stelle. Un po’ come dire ” facciamo la legge elettorale ma evitiamo che vincano questi o quelli” alla faccia dell’onestà intellettuale e dei principi democratici.
    Si ritiene che il “popolo” non abbia la maturità di fare scelte mature e responsabili? E questo che si teme? Allora ha ragione Rondolino : via il suffragio universale….

    da Delfino MORELLI   - domenica, 13 novembre 2016 alle 10:18

  15. La differenza è che col tripolarismo diventa più complicato approvare qualsiasi cosa. Oggi chi propone una legge è tecnicamente sempre in minoranza e questa cosa immobilizza i lavori spingendo l’attività del singolo parlamentare alla semplice autopromozione di se, perdendo prezioso tempo a illustrare delle posizioni ideologiche teoriche, senza arrivare mai a darne prova concreta.
    Oggi è una pacchia. E’ possibile vantarsi di superiorità morale all’infinito senza mai doversi sporcare le manine. Il 90% dei parlamentari fanno esclusivamente questo. Nel sistema bipolare non avrebbero potuto farlo perchè avrebbero duvuto partecipare in un modo o nell’altro ai lavori.

    I parlamentari non combinano una ceppa perchè il sistema attuale gli consente di campare anche così. Il sistema è “tecnicamente” il medesimo ma non l’oganizzazione dell parti all’interno di esso. E’ una differenza fondamentale. Raffrontare i due sistemi senza tenere conto di ciò è assolutamente inutile.

    PS ho cercato le affermazioni della boschi sul terrorismo e sul pil +6, ma non sono riuscito a trovarne traccia su giornali “seri”

    http://www.butac.it/la-boschi-referendum-la-costituzione/

    da alessandro   - domenica, 13 novembre 2016 alle 11:40

  16. Caro Alessandro, l’analisi e le motivazioni non fanno una grinza, spirito diverso da quello dimostrato questa primavera sulle elezioni amministrative, allora, come te non ero caldo, alla fine ho votato al ballottaggio il meno peggio. Per un mio probabile limite culturale sono rimasto tiepido anche adesso, questa “costituzione” che vogliamo difendere la vogliamo veramente difendere? è quella che probisce la ricostruzione del partito fascista, che garantisce a tutti un salario dignitoso, la parità indipendentemente da genere, idee e religione? vogliamo vedere le schifezze che sono state fatte? Lo spirito del ’48, scrivere le regole per un paese che tornava libero sono state uccise, sarei ingenuo a dire che Renzi è l’assassino, le complicità di tutti partiti della prima e della seconda repubblica ci sono. basta vedere l’artificiosa polemica della non scelta elettorale del nome di Renzi, la nostra costituzione non lo prevede, lo voleva il nanetto scopereccio e tutti si sono convinti che è vero che bisogna eleggerlo. Scusate la scelta personale, sto alla finestra e non voterò. Gli altri facciano quello che vogliono, l’eventuale accordo Berlusconi/Renzi sarà peggiore, come un governo 5S o salviniano saranno peggio.

    da Marco   - domenica, 13 novembre 2016 alle 17:05

  17. E dire che la scelta fra sì e no non è poi tanto difficile. In una situazione in cui si dice proviamo, si potrebbe fare meglio ecc. il buon senso consiglia di lasciare l’ignoto alle slot machines e non alle tasche e alla libertà degli italiani!…

    da Vittorio Grondona   - domenica, 13 novembre 2016 alle 21:55

  18. grazie.

    da GIULIA   - domenica, 13 novembre 2016 alle 23:55

  19. Marco, stai pure alla finestra, ma non sei scusato!

    da Marco da Zurigo   - lunedì, 14 novembre 2016 alle 11:20

  20. Io invece voterò SI perché non mi piacciono quelli del NO. C’è il gruppone dei capofila: tutti insieme, da Berlusconi a D’Alema. Poi vengono i criticoni: discettano tutti di correttezza istituzionale, come il ns amato Robecchi. Già, diamoci un’occhiata in giro. Tutti agiscono diversamente da noi, a livello istituzionale, in nessun paese c’è un sistema istituzionale come il nostro. Da noi un governo non dura un anno, in media. I criticoni però non sono sconvolti dal fatto che il mondo organizza il proprio Stato diversamente. L’importante è non rompere gli equilibri (istituzionali). L’importante è non cambiare (mai niente). Se tutto resta come resta, in fondo stiamo bene. L’Italia è il paese più bello del mondo, e chisenefrega se gli altri non ci capiscono. Peccato che migliaia di giovani se ne vanno….Auguri

    da Roberto   - lunedì, 14 novembre 2016 alle 17:40

  21. Sono un po’ stupito dal tono arrogantino di Roberto (dev’essere un imprinting dei riformisti 2.0). Noto due cose. a) Non dice nulla sul merito. Ci fanno sempre il pippone di non parlare del merito, ma appena ne parli mettendo in evidenza le palesi sciocchezze della riforma guaiscono come cuccioli. b) Il refrain del “non cambiare mai niente” è una puttanata colossale: la Costituzione è stata modificata più di 10-15 volte negli ultimi dieci anni, quindi non è vero che non si cambia. c) Dire che migliaia di giovani se ne vanno perché non si cambia la Costituzione è una barzelletta, tipo vota sì se no arrivano le cavallette. d) Nessun paese ha un sistema istituzionale come il nostro. Certo. Nessuno ce l’ha come la Germania, nessuno come la Francia, nessuno come il Belgio, ecc. ecc. e allora? Il sistema istituzionale è figlio della storia di un paese, si può ovviamente modificare (come è stato fatto 15 volte negli ultimi anni) ma sarebbe meglio non stravolgerlo, soprattutto facendolo scrivere a dei dilettanti . e) “Voto Sì perché quelli del No non mi piacciono” è un argomento che non cuoce: potrei dire che voto No perché non mi piacciono quelli del Sì, ma non lo dico perché è una grossa scemenza. f) A proposito di non cambiare ma niente, si tratta di un argomento risibile. E’ bellissimo cambiare se si migliora. Se si peggiora è meglio non cambiare. Anche abolire il divorzio o introdurre la pena di morte sarebbe un cambiamento, ma lo vogliamo? g) Meno male che finalmente si discuteva nel merito! Qui invece siamo al “se vince il no sarà un disastro”, che col merito non c’entra un beneamato.

    da Alessandro   - lunedì, 14 novembre 2016 alle 18:08

  22. Mi sembra un insieme di tante fragili e inesatte motivazioni. Sottolineo solo le province: vengono abolite per sempre con il SI è con il NO tornano dopo essere state abolite. Sarebbe un grande risparmio. Le altre motivazioni sono molto fragili. Bisogna affrontare il futuro con una onda di cambiamento. Chiudo dicendo che togliere 200 senatori per sempre non può essere un risparmio da 50 milioni di euro. Con le inesattezze non si convince nessuno ma si punta alla confusione.

    da Carlo   - lunedì, 14 novembre 2016 alle 18:23

  23. Naturalmente quello delle Province era un esempio per dire che quando non si eleggono rappresentanti, qualcuno lì ci sta lo steso (e si aboliranno le province, vabbé, mica difendo le province, ma le strade provinciale qualcuno dovrà asfaltarle, eh!). Il risparmio è di 48 milioni all’anno. Renzi disse 500 e addirittura un miliardo, scemenza grossa. Direi che tra sprechi, gente che ci mangia e regali agli industriali (20 per il Jobs act, per dirne una) si risparmia di più, sempre se il problema è risparmiare. E poi, tanto valeva abolirlo, il SEnato. Tenerne una versione mignon serve solo a piazzare un po’ di gente, ma senza eleggerla. Tutto va in questa direzione: far decidere la gente il meno possibile. E’ un disegno politico e ci sta, non mi piace ma ci sta. Però, per favore, se riuscite a non vendermelo come una novità di democrazia fate un piacere, perché così è davvero indigeribile. Ultima cosa: si può scrivere male una legge ordinaria (è seccante, ma la si riscrive), mentre una riforma costituzionale se non funziona la si paga molto molto cara.

    da Alessandro   - lunedì, 14 novembre 2016 alle 18:37

  24. per la verità le leggi elettorali sono ESPRESSAMENTE escluse dalla corsia preferenziale dell’art. 72 ultimo comma… e le leggi di bilancio non hanno bisogno di questa, perché hanno già tempi costituzionalmente stabiliti per la loro approvazione.

    da Giovanni   - lunedì, 14 novembre 2016 alle 19:08

  25. Cambiare la Casta Costituzionale basandosi sulla simpatia… Questa davvero mi mancava!…

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 14 novembre 2016 alle 19:55

  26. https://www.left.it/2016/06/09/boschi-va-di-fantasia-le-riforme-valgono-10-miliardi/

    a proposito delle affermazioni della Boschi… dalla filastrocca del sì!

    da FRANCESCO RAVVEDUTO   - martedì, 15 novembre 2016 alle 00:16

  27. Pienamente d’accordo.

    da Pier Franco Uliana   - martedì, 15 novembre 2016 alle 18:29

  28. Vorrei precisare (in particolare per il signor Carlo) che i 50 milioni di risparmio sono proprio quelli valutati dalla Ragioneria dello Stato (e non dai soliti gufi) per la riduzione del numero dei senatori. Riducendo i senatori, infatti, non si elimina il Senato (struttura, dipendenti, commissioni, rimborsi, ecc… ecc..). Dei 500 milioni di risparmio di cui parla il governo, circa 320 sono quelli valutati dall’eliminazione delle Province. Attenzione però: le Province vengono eliminate dalla Costituzione (non saranno più costituzionalmente necessarie) ma si costituiranno gli Enti di Area Vasta. Un po’ come Equitalia: si cancella Equitalia ma si istituisce (con gli stessi dipendenti) il settore di Riscossione all’interno dell’Agenzia delle Entrate. Quindi la Ragioneria dello Stato non è in grado di definire l’effettiva riduzione dei costi sull’abolizione delle Province, perché non è per niente scontato che vi sia un’effettiva riduzione dei costi. Si dovranno aspettare leggi successive. Così come si dovranno aspettare le leggi regionali sulle nomine dei senatori (di cui nessuno propone ancora nulla).
    Io proprio non capisco: per eliminare l’impasse che si crea tra Camera e Senato non si potrebbe modificare solo la legge elettorale? ci ricordiamo che i numeri risicati del Senato sono dovuti al Porcellum voluto da Berlusconi quando era chiaro che avrebbe vinto Prodi? e per ridurre i costi della politica non si potrebbero ridurre il numero dei deputati e dei senatori in maniera proporzionale? Bisogna proprio stravolgere la costituzione?

    da chiara   - mercoledì, 16 novembre 2016 alle 12:44

  29. ciao

    Ciao Alessandro, ciao a tutti

    apprezzo l’articolo, chiaro nelle motivazioni puntuali e in quelle politiche. una posizione ben fatta e difendibile: Alessandro, potresti tranquillamente fare molto meglio di tanti rappresentanti del No, non solo quelli più politicamente motivati ma anche quelli “tecnici” o giuresconsulti

    devo dirti, sottovoce, che non mi hai convinto e voterò cqe Sì. d’accordo che il cambiamento non è sempre e per forza positivo, ma scuotere l’albero in questo momento mi pare molto molto utile. condivido i tuoi timori sul disegno politico sottostante, che non condivido, ma non penso che venga esacerbato da queste modifiche; non ho paura di essere governato da giginodimaio o da Bersani (o è Crozza? con i testi tuoi?…. )tanto sono già sopravvissuto a Berly e a D’alema.
    Preferisco un messaggio di modifica e cambiamento OGGI che un messaggio di chiusura e populismo (tu non sei populista, e neanche la tua posizione: ma il messaggio che verrebbe dal No prevarrebbe sulla tua analisi)

    come dice Martinelli, voto per modificare la Cost xché le voglio bene; e so che le cose che vuoi preservare le devi mantenere e modificare il giusto, nel tempo. Verrà dimostrato, se vince il Sì, che questa strada è percorribile; e la prossima volta in Parlamento non si farcirà il testo di sbagli clamorosi per poter dire “è scritta male”, ci si concentrerà sul merito in aula perché si saprà che un referendum costituzionale può esser vinto

    oppure perso, ma questo già si sa. esattamente il motivo per cui siamo arrivati a votare non sul merito (purtroppo) ma sulla politica

    ultimo punto: il paese diviso in 2. magari è già un progresso, dato che secondo me è addirittura frammentato (3 partiti principali al 30% + 1 di tendenza al 10%; e nessuno che si possa davvero mettere d’accordo con l’altro). questo non può essere attribuito a Renzi (NdR: non sono un sostenitore) ma viene da 25 anni di antipolitica (noi abbiam aticipato i tempi come sempre). si può curare, certo non con il referendum; ma mi apre ingiusto da parte tua dire che se la riforma non unisce è sbagliata (vale il commento del punto precedete sulla procedura di scrittura)

    un tuo fervente ammiratore, che voterà in maniera diversa da te

    glk

    da glk   - giovedì, 17 novembre 2016 alle 12:56

  30. Motivazioni debolissime!!!

    da loredana campani   - venerdì, 18 novembre 2016 alle 06:52

  31. beh certo. come il commento, direi. la cosa più forte sono i tre punti esclamativi. ma qui, non si veniva per argomentare?

    da glk   - venerdì, 18 novembre 2016 alle 20:12

  32. Alessandro, hai scritto: “Tutte cose irricevibili da gente che si proclama di sinistra (per chi ancora ci casca, pochi) e fa cose che la destra italiana sogna da anni”.
    Ecco, per me, questo è il succo della mia paura.
    Questa controriforma apre la strada al “capo assoluto” che la destra ha sempre sognato. Appena ci saranno le elezioni, con una destra compattata, e magari con gradualità, arriverà il nostro Putin, il nostro Trump. Se ci va bene, se non sarà peggio.
    Grazie per l’analisi che condividerò.

    da michele   - martedì, 22 novembre 2016 alle 14:46

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