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apr 16

Pedro, Kubrick e la valuta degli dei

20160408primailfattoquotidianoA ciascuno a seconda dei propri riferimenti culturali e da ciascuno a seconda delle citazioni di cui è capace. E quindi potete oscillare a piacere tra Il tradimento dei chierici (Julien Benda, 1927) e Notte prima degli esami (Fausto Brizzi, 2006), oscillazione spaventosa, diciamo. Ma insomma, quando si annuncia una lista lunga-lunga che si prevede fitta di nefandezze fiscali, lo spirito è quello: chi ci sarà?, chi non ci sarà?, ed è inevitabile il conteggio degli amori che si incrineranno come il parabrezza in un incidente.

Ma sì, diciamolo: dai vip del pianeta non ci aspettiamo niente. Politici, re e primi ministri, famiglione di gran cognome, e la finanza “che tremare il mondo fa”, più i famosi imprenditori sempre portati ad esempio finché non si impantanano…  Sì, potremo alzare le spalle e dire: non mi stupisce. Anche se sapere che i vertici del Partito Comunista Cinese e i narcos, il premier islandese e Barbara D’Urso avessero lo stesso commercialista fa ridere un bel po’. Nulla è più divertente di beccare qualcuno coi pantaloni calati, specie se è uno di quelli che teorizzano che bisogna tenerli addosso e ben allacciati (e questo è per monsieur Le Pen e mister Cameron), ma il problema è quando la delusione scoppia accanto a te e ai tuoi amori.

Almodovar? E, dalle parti nostre, in piccolo ma mica tanto, Carlo Verdone? Lionel Messi? Kubrick (vabbé, le figlie…)? Non scherziamo, gente. Già si sa che scorrendo i nomi (italiani, ma anche no), si innesterà il braccio di ferro tra affetti e indignazione, tra ammirazione e scandalo. Tutti possono tollerare che un arrogante padrone delle ferriere nasconda soldi all’estero, e rallegrarsi quando lo beccano, ma agli effetti collaterali del tradimento di un idolo ci avete pensato? Scoprire che magari nella vostra cameretta da ragazzi avevate il poster di uno che ora porta i soldi alle Isole Vergini, alle Seychelles, a Panama? Tristezza. Messi, il campione umano che regala magliette ai piccoli Messi disagiati del mondo, perderà la sua aura di piccola santità, e questo è ovvio. A Seedorf, per esempio, avevo giurato di perdonare tutto e per sempre dopo quella doppietta alla Juve. E ora?

La caduta degli dei. La valuta degli dei.

Quali amori ci si chiederà di ridiscutere? Il cantante preferito? Il regista che abbiamo amato? L’attore che ci ha fatto sognare? So cosa succederà: baratteremo un po’ del nostro furore morale con trucchetti buoni a placarci l’anima, cose come “la sacralità dell’arte”, per dire. Perché chi se ne frega se elude il fisco, quello era comunque un gran film, un ottimo disco, una grande interpretazione. Come scriveva Gregory Corso a proposito della guerra “La pietà si appoggia / al suo bombardamento preferito / e perdona la bomba”. Ecco, faremo così: saremo inflessibili nell’indignarci, ma tenteremo di salvare gli idoli – ognuno i suoi – relativizzando la delusione, perdonandoli nella costernazione. Sapendo che tra i banditi troveremo alcuni banditi che abbiamo amato. Peggio per loro. Peggio per noi.

5 commenti »

5 Commenti a “Pedro, Kubrick e la valuta degli dei”

  1. Non so negli altri paesi, ma perlomeno in Italia, dove sono in vigore leggi che rendono conveniente evadere piuttosto che pagare e dopo aver visto come è stato trattato dal fisco Valentino Rossi( con annessa foto attorniato da festanti finanzieri, dopo una transazione che gli abbonava metà del dovuto), bisogna essere in aura di santità per pagare tutte le tasse potendole evadere. Certo se si trattasse di una figura di una certa levatura morale,la mazzata potrebbe essere forte. Ma io queste figure? faccio fatica a vederle.

    da Eparrei   - venerdì, 8 aprile 2016 alle 10:10

  2. Eparrei,
    hai proprio ragione, uno non può comprarsi uno yacht di 17 metri che subito arrivano a derubarti con le tasse sul lusso. Per non parlare del povero Marchionne, che lavora giorno e notte per avere il suo misero stipendio di 7 milioni e tutti a prendersela con lui solo perché c’è gente che si spacca la schiena per avere in un giorno quello che lui prende in un minuto. Una vergogna!
    Ma se non siete capaci è inutile che ve la prendete con quelli più bravi di voi! Se poi non riuscite a fare nemmeno i soldi di Lapo Elkann e Massimo Ferrero si vede che siete proprio negati, la vostra condizione di indigenza ve la meritate proprio. Perché in Italia c’è la meritocrazia, non lo sapevate? Uno che fa soldi è perché SE LI MERITA TUTTI! VIVA I RICCHI!
    No?

    da Elza   - venerdì, 8 aprile 2016 alle 11:47

  3. Sono finiti i tempi delle incazzature nel sapere delle canaglie trovate con le dita nella super marmellata alle Cayman o Panama che sia,c’è un mix d’indifferenza con l’aggiunta d’un certo fascino per chi ha tanti soldi.

    Se poi li fa mancare tramite le tasse alla collettività,chissenefrega,sono effetti collaterali dei tempi che viviamo,dove l’importante è arrivare a un certo livello o perlomeno riuscire ad odorarlo con invidia.

    C’hanno abituato così,e chi è nato dagli anni 70 in poi,a queste sottigliezze difficilmente ci bada.

    I films,i goal,un certo giornalismo surrogato,e gli incarichi alle eventuali Olimpiadi a Roma nel 2024 continueranno,mietendo altri danni.

    da Ivo Serenthà   - venerdì, 8 aprile 2016 alle 11:48

  4. Che si faccia passare il Ministro dello Sviluppo per la vittima indifesa di un onnipotente maschilista dominatore no, ecchecazzo.
    Peraltro se usi come categoria “sguattera del Guatemala” è perfettamente normale farti umiliare dal maschio di casa.
    La verità è che sei “unfit” e pure tanto, con tanti saluti alla parte lesa, alla meritocrazia, ai valori dell’imprenditorialità, a Cernobbio e alla LuisSculofeconomcis.
    Un sorriso.

    da david   - venerdì, 8 aprile 2016 alle 14:50

  5. Bravo Alessandro, un ottimo articolo. In tanti ci sentiamo cosi’.

    da federico_79   - sabato, 9 aprile 2016 alle 06:42

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