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Benvenuti profughi per le pensioni dei figli dei nostri figli

Fatto100915Siccome non smette un attimo la furiosa gara alla rottamazione del Novecento – miti, ideologie, simboli, bandiere – per una volta si può davvero gioire per un oggetto che dimostra, finalmente, la sua poderosa inutilità. Prima dei peana per la signora Merkel e delle pive nel sacco di razzisti e xenofobi europei di fronte al sussulto umanitario, va notata una cosa: il filo spinato – scusate il francesismo – non serve a un cazzo. Questa icona del Novecento, questa barriera per uomini considerati animali, questa difesa fisica che serve a non far scappare o a non far entrare, se ne va tra gli sberleffi di chi l’attraversa e la gioia di chi non la voleva costruire. A guardarla in timelapse, con le immagini accelerate, la recente vicenda ungherese sembra davvero un film di Ridolini: prima il grande sforzo di costruire barriere in acciaio uncinato, e poi, questione di minuti, il suo tsunamico superamento da parte delle moltitudini. Ecco fatto, i simboli contano, ma le azioni che li fanno a pezzi contano di più: un continente che ha festeggiato la caduta del muro di Berlino doveva già saperlo, ma insomma, repetita juvant.
Ora, naturalmente, saranno liberissimi i razzisti europei di aggrapparsi à la Salvini, a qualche fatto di sangue, a qualche disfunzione del sistema, con la patetica pretesa di combattere la Storia con la cronaca nera, ma sarà come svuotare il mare con un cucchiaio, auguri. Il fatto è che superando il concetto di filo spinato – se veramente si farà – l’Europa importerà il suo futuro. Ma sì, certo, ovvio, anni e anni di politica europea sconclusionata, litigiosa, dissociata e miope ci hanno insegnato che le frasi a effetto lasciano il tempo che trovano. Nessuno è straniero, benvenuti, restiamo umani, eccetera eccetera, sono belle parole che scaldano il cuore, ma poi la palla passa inevitabilmente ai fatti. E i fatti dicono che domani, nel 2050, se si tenesse teso il filo spinato intorno alla fortezza, in Europa ci sarebbero due lavoratori per ogni pensionato: semplicemente impossibile da sostenere. E dunque, anche se ci piacciono molto gli attestati di umanità che ci attribuiamo e attribuiamo ai governi e leader improvvisamente illuminati, per una volta ci piacciono di più le analisi macroeconomiche. Qui, nella vecchia Europa, servono urgentemente almeno duecento milioni di lavoratori nel prossimo mezzo secolo. Una cifra che gli anziani e sazi europei non raggiungerebbero nemmeno mettendosi a figliare come conigli. E dunque le braccia e le teste e i cuori che passano il filo spinato ungherese, le onde del canale di Sicilia, le barriere tra Ceuta e Gibilterra, ci servono come il pane, o meglio, se è lecito il paradosso, ci servono per avere pane anche domani. Mi rendo conto che gli studi dell’Ocse, le cifre di Bloomberg, le analisi degli economisti e dei ricercatori possano togliere poesia e letteratura alla retorica dell’accoglienza e forse darle una patina di cinismo. Ma meglio così: è risaputo che l’egoismo funziona più dei buoni sentimenti e dunque egoisti di tutta Europa unitevi, accogliete migranti e rifugiati se volete mantenere tra qualche decennio una parvenza di stato sociale, per voi e per loro. Per avere nei prossimi trent’anni duecento milioni di nuovi europei serviranno scuole, case, ospedali, servirà tutto e bisognerà costruirlo. E quindi insieme alle loro speranze e ai loro bambini, migranti e rifugiati ci portano pure l’unica cosa che serve davvero: un New Deal europeo per il ventunesimo secolo.

22 commenti »

22 Commenti a “Benvenuti profughi per le pensioni dei figli dei nostri figli”

  1. Amen.
    forse, forse aggiungerei che bisognerebbe non solo accoglierli ed accettargli, ma cambiare la politica sociale applicata in europa questo secolo. è dimostrabile che la politica applicata in Francia ha fallito clamorosamente. ha generato ghetti negli HLM e le Banlieus inavvicinabili. i ghetti hanno generato una classe sociale insoddisfatta e frustrata. Nè studio né lavoro. si sono rifugiati, chi seriamente e per fede indiscutibile e chi per interesse (droga, arruolamenti vari) nella “religione islamista” (che non c’entra con l’Islam. servono politiche serie di integrazione. serve legalizzare seriamente la libertà di culto. serve costruire moschee con imam scelti dal governo che predichino in lingua italiana. serve laicità nelle scuole. L’europa sarà in grado di fare tutto questo con in mezzo alle zampe Salvini, Meloni, Casapound e tutti quegli svasati?

    da Nadira Haraigue   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 10:34

  2. Generalmente apprezzo i suoi tweet e i suoi post, in questo me lo lasci dire, lei è completamente fuori strada. Si rende conto dell’assurdità delle cifre, si? Lei ha ripreso uno studio dell’Onu (qui http://www.un.org/esa/population/publications/migration/migration.htm) che prospettava 7 diversi scenari sul tema immigrazione, alcuni di questi scenari erano mero esercizio aritmetico, tra questi scenari meramente ipotetici c’è quello dei 250 mln di immigrati in 50 anni; lei non è il solo ad aver preso un granchio, è in compagnia di Repubblica (sic!). Ma vista la testata che ha rilanciato capziosamente questo studio non le è venuto nessun dubbio?!
    Saluti

    da pippo74   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 11:11

  3. Alessandro, in quale discarica abusiva hai trovato il New Deal?
    Stai attento a non farti male …

    da Marco da Zurigo   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 11:17

  4. Dott. Robecchi, non condivido affatto il suo articolo, mentre condivido in pieno il commento di PIPPO74; inoltre Le riporto qui di seguito una analisi approfondita fatta sul Blog

    http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/immigrazione-dati-spinnati-degli.html

    che azzera le sue superficiali considerazioni.Buona lettura.
    ————————————————-
    dal Blog : http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/immigrazione-dati-spinnati-degli.html

    IMMIGRAZIONE: DATI “SPINNATI” DEGLI ESPERTONI (T.I.N.A.) E DATI REALI.

    . Ecchevelodicoaffa??
    La Repubblica ci delizia con l’immancabile storia per cui, secondo imprecisati (e collettivamente parlanti) “economisti”, gli immigrati non sono il problema ma la soluzione visto che “non si fanno più bambini” e quindi abbiamo bisogno di 42 milioni di “nuovi europei” entro il 2020 e, ancor più, di altri 250 milioni entro il 2060.

    2. A proposito di crisi demografica, cioè del “perchè”, prima gli italiani sono indotti a non fare figli e poi ciò gli viene imputato come colpa giustificatrice dell’obbligo (altamente “etico”?) di accettare l’immigrazione, ci pare giusto, preliminarmente, rammentare che tutto ciò:
    “…presuppone l’avvenuto consolidamento del sistema di “costituzione materiale” neo-liberista globalizzato, che sancisca, (ordoliberisticamente in UEM):
    a) la “durezza del vivere”, (del cittadino, da privare delle sue parassitarie “sicurezze”) come nuovo principio eticamente sano, da imporre extra e contra Constitutionem ai propri cittadini; non a caso tale durezza è implicitamente esaltata, come grund norm del nuovo “ordo”, dalla corrente culturale €uropeista che discende da Ventotene.

    Quindi smantellamento progressivo, e intensificabile, dello Stato sociale, mediante tetti al deficit e politiche monetarie deflazioniste, e, inevitabilmente, svuotamento del diritto al lavoro e all’abitazione, nonchè alla piena assistenza sanitaria pubblica, sanciti dalla Costituzione: artt.1, 4 32, e 47 Cost., elementi che non possono non essere alla base di una ben prevedibile crisi demografica, determinata dall’obiettivo scoraggiamento della natalità (che, infatti, inizia a manifestarsi proprio con l’affermarsi del vincolo esterno, all’inizio degli anni ’80);
    http://images.tuttitalia.it/grafici/italia/grafico-censimenti-popolazione-italia.png
    DA NOTARE COME L’INCREMENTO “RELATIVO” DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE, cioè NON DEI NATI DI CITTADINANZA ORIGINARIA ITALIANA, SI COLLOCHI IN PIENO IN TEMPI DI EURO, CIOE’ DI VINCOLO ESTERNO €UROPEO INTENSIFICATO, E QUINDI DI ACCELERAZIONE DELLA DE-SOVRANIZZAZIONE DEMOCRATICA ITALIANA.

    b) il senso di colpa per la non accettazione di quel grado di “durezza del vivere”, mediante la comparazione (“tu sei un privilegiato, pensa a chi sta peggio di te”) dello status di cittadino con la condizione dei migranti (cittadino, naturalmente, anche reso colpevole dell’invecchiamento e della crisi di denatalità, sulle cui cause ci si guarda bene dal fare la connessione con la spinta ideologica sovranazionale alla “migrazione di ricambio”)”.

    3. Ma per La Repubblica, siamo di fronte al più classico dei TINA: cioè, ovviamente, accettare un indiscriminato reinsediamento da altri paesi di gente disperata, a vario titolo, e quindi naturalmente disposta a lavorare a qualsiasi livello retributivo, è l’UNICA soluzione senza alternative.
    Altrimenti, dobbiamo dire addio al “generoso sistema pensionistico” europeo, questo gigantesco apparato parassitario, di gente, che, scandalosamente, non serve altro che ad “aspettare ogni mese…l’assegno dell’INPS”.
    Perciò: “O si tagliano le pensioni, o si aumentano i contributi in busta paga o si trova il modo di aumentare il numero di persone che pagano i contributi.”
    L’impressione è che tutto questo battage, alla fine, miri proprio al definitivo smantellamento del sistema pubblico pensionistico, divenuto un intollerabile parassitismo senza meriti, anzi decisamente “immorale”. Che diamine!
    E infatti, l’intero ragionamento si aggira a cercare di oggettivare con pseudo-dati “espertologicizzati” questa conclusione.

    4. E insomma, gli immigrati “non tolgono posti agli italiani” (o a qualsiasi altro €uropeo).
    Viene inevitabilmente ripetuta la solita storia che gli immigrati prevalentemente svolgono i lavori che gli italiani tendono ad abbandonare (peraltro, proprio perchè la presenza degli immigrati attesta le retribuzioni a livelli tali che gli italiani non sarebbero in grado di mantenersi a livelli accettabili se non peggiorando notevolmente il proprio tenore di vita…); insomma, appunto, italiani choosy e per di più ostinatamente dediti a non fare figli.
    A riprova incontestabile, ci viene dato in pasto, da Repubblica, l’inevitabile studio OCSE per cui il contributo in tasse e contributi versati dagli immigrati è superiore a quanto ricevono in prestazioni sociale e spesa pubblica.

    5. Ma sarà poi vero?
    Parliamo degli immigrati che, pagando tasse e contributi, sono quindi già insediati regolarmente in Italia: questi, secondo i dati 2014 combinati con quelli precedenti, risulterebbero in circa 2,5 milioni di lavoratori (attenzione: non di “residenti”, come vedremo), cioè poco più del 10% degli occupati totali.
    L’articolo in commento ci racconta trionfalmente che questo insieme di lavoratori “regolari” (altrimenti non pagherebbero tasse e contributi…), versa circa 6,8 miliardi di imposte. Una “fondazione Leone Moressa” sostiene che tra tasse e contributi gli immigrati danno allo Stato 4 miliardi più di quanto ricevono (!)

    6. Facciamo una serie di verifiche, (sempre avvertendo che, se si tensse conto degli immigrati irregolari coinvolti nel lavoro in nero, i risultai cambierebbero in peggio): il gettito medio pro-capite, a titolo di imposta sul reddito, dei lavoratori – beninteso regolari- immigrati sarebbe dunque pari a 2720 euro (6,8 miliardi/2,5 milioni di lavoratori-contribuenti).
    La spesa pubblica media pro-capite italiana (ce lo dice l’Eurostat, non la stampa italiana ordoliberista unificata), pur essendo tra le più basse di Europa (al contrario della tassazione) è, invece, di euro 13.479.
    Anche se aggiungessimo i contributi versati da tali lavoratori, non ci saremmo: mancherebbero all’appello molti euro pro-capite. Di certo non è evidente come possano gli immigrati, rispetto al bilancio statale italiano, essere contribuenti netti…

    7. Il ragionamento, che fa sogghignare in trionfo gli espertoni ital-mediatici, è che questi lavoratori in minima parte percepiscono una pensione; il che è ovvio, dato che sono ancora lontani, in gran parte, dall’aver maturato i requisiti di età e di contribuzione per percepirla.

    Questo elemento del tutto contingente, fa dimenticare che, in qualche modo, se gli immigrati non torneranno a casa loro, saranno anch’essi futuri pensionati: se rimarrano in tale condizione in Italia, graveranno sulla spesa pensionistica in base a un profilo retributivo e contributivo molto basso, come attesta il gettito medio e la tipologia di lavoro che, (fieramente), viene ad essi attribuito (come merito della…disperazione, laddove è solo la costrizione che li fa “scalzare” gli italiani, che avrebbero l’assurda pretesa di paghe minimamente dignitose per quegli stessi lavori).

    8. Ma i pensionati immigrati, sarebbero (divenuti) ovviamente (e badate parliamo sempre di quelli regolari) degli “anziani”, nella gran parte, obiettivamente poveri: ergo, dovrebbero necessariamente essere destinatari in pieno della spesa pubblica sanitaria, di assistenza agli anziani, di soccorso nell’abitazione per la fasce di popolazione più povere.
    Quindi se già oggi, non essendo – non potendo essere-, destinatari di pensioni pubbliche, la loro contribuzione “regolare” per imposte e contributi è largamente inferiore alla spesa pubblica media, in futuro, col mero passare del tempo, la situazione è destinata ad aggravarsi e di molto.

    9. Ed infatti entrano in gioco due fattori:
    a) se, come sarebbe per loro stessi ben più ragionevole (potendo), tornassero nei paesi di provenienza per godersi la magra pensione, questi trasferimenti di spesa pubblica diverrebbero trasferimenti di reddito all’estero (sottraendosi al PIL e alla base imponibile italiana);

    b) la spesa pubblica pro-capite è calcolata su tutta la popolazione residente e non solo sui lavoratori attivi (cioè tralasciamo il problema della forte disoccupazione che, negli ultimi anni, ha inevitabilmente colpito pure gli immigrati…che, anche se meno, hanno perso il lavoro).
    Ma i residenti “non italiani” sono 5 milioni e tutti, in forza di tale residenza, hanno diritto alle prestazioni sanitarie ma non solo: e sono anche utenti dei vari servizi pubblici, a pagamento o meno che siano (pagamento che, quando dovuto, di fatto, anche un “regolare”, dati i livelli di reddito, potebbe non essere in grado materialmente di effettuare).
    Parliamo di pubblici servizi e pubbliche funzioni quali trasporti (che dovrebbero essere pagati), viabilità e sua manutenzione, illuminazione, pubblica, pubblica istruzione e edilizia scolastica e “ricreativa” in generale, servizi e funzioni generali di tipo pubblicistico quali l’attività di polizia e ordine pubblico, quella giudiziaria, quella, persino, e non va purtroppo sottovalutato, di mantenimento del sistema carcerario.
    Persino la spesa per la difesa, che la si può detestare quanto si vuole ma è una utilità pubblica generale i cui costi si spalmano indifferenziatamente su tutti i residenti (a meno che non siano al servizio di potenze straniere ostili all’Italia e lavorino contro la tutela della indipendenza e sovranità italiane…).

    10. Dunque, la spesa pubblica media pro-capite per gli immigrati, tutti e 5 milioni, lavoratori o meno, e in futuro, divenendo anziani, destinatari di basse pensioni contributive (su basi retributive evidentemente ai livelli più bassi), ovvero, comunque, di pensioni sociali al minimo (comunque, date le inevitabili ricadute degli evidenziati aggregati di spesa), può obiettivamente essere ascritta, interamente e a pieno titolo, a ciascuno dei residenti (sempre “regolari”) di cittadinanza non italiana (se non altro, come prevede la Costituzione democratica, madri e bambini, anche se non occupati e non italiani, ma residenti, saranno certamente coinvolti nella dovuta assistenza sanitaria in modo consono a tali condizioni “sensibili”, come pure nell’istruzione scolastica).

    Quindi, una decina di miliardi tra versamenti di imposte sul reddito e contributi, non potrebbero mai pareggiare il conto con la spesa pubblica procapite in media loro ascrivibile a pieno titolo: nel senso che la “media” potrebbe essere un criterio di calcolo per difetto date le condizioni di disagio sociale che determina proprio la condizione di lavoro, e di reddito, in cui sono per lo più relegati.
    E, ripetiamo, la mancata attuale percezione di pensioni è solo una condizione transitoria rispetto ad una traiettoria che, agli attuali trend di programmata disattivazione della spesa sociale, potrebbe in un futuro non lontano rivelarsi socialmente destabilizzante e, comunque, socialmente drammatica.

    11. Il calcolo è presto fatto: 10 milardi di “contribuzione”, forse elevabili a qualcosa di più, – calcolando il pagamento di IVA e altre imposte indirette, in funzione di consumi che, peraltro, non possono essere molto elevati, dati i redditi, e ignorando il problema dell’evasione dell’IVA e di altre imposte in certe condizioni di semi-miseria prevalente-, si contrappongono a 67,395 miliardi di spesa pubblica corrispondenti (5 milioni x €13.479), in base ad un prudente apprezzamento, alla condizione di “residente”.
    E sempre senza calcolare le “rimesse” che gli immigranti fanno nel paese di origine, sottraendo spesa (privata) effettuata in Italia in base al (magro) reddito disponibile, e quindi sottraendo spesa (privata) e base imponibile, e quindi copertura fiscale, per la stessa spesa pubblica di cui pure hanno fruito nei modi inevitabili che si sono visti.

    E poi abbiamo gli studi OCSE che si raccontano il contrario.
    Da non crederci! Appunto…
    Pubblicato da Quarantotto a 13:48

    da gennaro   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 11:50

  5. Tra i commenti leggo della contestazione dei numeri,semplificando l’ondata migratoria o dei profughi se si preferisce,che ci travolgerà,ma proprio sui numeri è incontestabile che l’Europa e l’Italia tra le prime che non poter stare in piedi col welfare verso il 2050,essendo la denatalità il fattore principe.

    La storia racconterà chi ringraziare e colpevolizzare.

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 12:01

  6. Errata corrige sorry

    Ovviamente “non potrà stare in piedi”

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 12:21

  7. spero di avere il tempo di leggere il sintetico post di Gennaro

    condivido spirito di Robecchi.

    e a quelli che sull’argomento si perdono nelle analisi di sostenibilità, come a mia moglie che, da sempre di sinistra e attiva nell’accoglienza fin dagli albanesi in arrivo a Bari nel 1991, oggi dice in buona fede “Gianluca dove li mettiamo?” rispondo che

    a) l’Italia NON può avere un problema a accogliere qualche migliaia o centinaia di migliaia di migranti.

    la disoccupazione non peggiorerà x questo, farsi carico ordinatamente della popolazione di una città di medie dimensioni non peggiorerà il debito pubblico o aggraverà il deficit

    certo il costo diventa sproporzionato in emergenza, costo che va oltre la spesa: negozi di corso Venezia chiusi per invasione disperati, x esempio. ma non a caso questo fa gioco a chi vuol mantenere la chiusura e infatti punta sull’emergenzialità per farci dei soldi e per ottenere consenso: le due anime di AN a Roma, Alemanno e Meloni, sono perfetta sintesi.

    b) la risposta concisa alla domanda di mia moglie è la fine di Hotel Rwanda, meraviglioso film tratto da un libro (che non sono riuscito a leggere) sulla guerra civile di metà anni 90. un proverbio africano dice
    “C’è sempre posto”
    e del resto il codice di navigazione, scritto a Lindos (Rodi) all’incirca nel 700 A.C. prevedeva per lo stesso motivo il soccorso in mare anche per il nemico

    in fede

    da glk   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 13:47

  8. glk, a lei e a sua moglie va la mia stima sincera per la vostra anima nobile.

    da Nadira Haraigue   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 14:03

  9. gennaro ho finito il post

    secondo me ti fai prender la mano da una cosa molto pericolosa: credere di poter fare previsioni economiche di lungo periodo

    io che faccio l’analista finanziario di mestiere ti dico che nel ns settore, che di mestiere fa previsioni, ci sono evidenze concrete (cfr. Damodaran) che i migliori riescono a anticipare le tendenze non oltre i 3 mesi. poi gli scenari cambiano….

    ora, decidere se far affogare una barca di 100 persone o se farne stuprare le donne da chi le trattiene sull’altra riva sulla base del calcolo del differenziale procapite tra costo del servizio sociale della figliolanza e contributo pensionistico di lungo periodo diventa inutile in quanto i modelli previsivi di calcolo sottostante sono inadeguati per impossibilità di prevedere cosa succederà in un così lungo lasso di tempo, prima ancora che moralmente discutibile come dice tal Francesco

    quindi la provocazione di Robecchi va presa non in punto economico in senso stretto, ma come auspicio.

    potrei scrivere un pezzo argomentato che giunga dal punto di vista econometrico a conclusioni opposte alle tue. ma davvero non conterebbe, perché nessuno dei due potrebbe avere ragione su una questione che potrà essere misurata nel 2050, quando io e te saremo o morti o alquanto rinco visto che avremmo 81 anni io e 76 tu.

    con stima

    glk

    da glk   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 14:15

  10. Non é che il vero problema consista nella crescita sproporzionata della popolazione mondiale (7 milardi oggi e probabilmente 10 nel 2050)? L’occidente post-industrializzato é stato costretto da fattori contingenti a limitare la natalitá. Il futuro non puó e non deve essere legato alla crescita infinitá della popolazione, questo il mio modesto parere.

    da Antonio Talarico   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 15:10

  11. Nessun muro nella storia ha fermato ondate migratorie, dall’Italia si è smesso di emigrare nel breve periodo in cui oltre alla presente ricchezza si aveva una prospettiva di ricchezza futura.
    Se e quando il “primo mondo” saprà fare in modo che ci siano delle prospettive anche per “gli altri” questa tragedia avrà fine, altro sono solo parole e demagogia.

    da nik   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 15:53

  12. La Markel si è fatta così paladina dell’accoglienza per varie ragioni, non solo ed esclusivamente perchè la Germania è uno dei paesi con il numero di nascite pro capite più basso d’EU.
    Vi sono anche ragioni di politica interna e di immagine da non trascurare.

    http://vocidallestero.it/2015/09/08/le-tribune-perche-angela-merkel-e-cosi-generosa-verso-i-rifugiati/

    da sebastiano   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 16:30

  13. Gentile glk, il post che ho riportato sopra non è farina del mio sacco, ma l’ho preso pari pari dal Blog Orizzonti48 questo è il link della pagina :

    http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/immigrazione-dati-spinnati-degli.html

    ed io ne condivido lo spirito e i numeri.

    Poi nessuno vuole che questi sventurati anneghino in fondo al mare : ci mancherebbe ! quindi vanno assolutamente tratti in salvo.

    Ma la domanda che nessuno pone è : ma come mai da alcuni mesi vi è questo esodo, quasi biblico, dall’Africa verso l’Europa ?

    La causa siamo noi occidentali ( noi occidentali intendo USA, GB, Francia, Canada ecc. ), che ancora una volta portiamo disordine in casa d’altri, facendo collassare quel tanto di struttura statuale, anche se in forma dittatoriale, che governa quei Paesi, con l’idea farlocca di portare ipso facto la D E M O C R A Z I A, la nostra democrazia, che a ben esaminarla neanche la nostra lo è ! Questo è il motivo principale di queste ondate migratorie, ci pensi glk.

    Poi personalmente credo che la popolazione umana, su questo pianeta Terra debba diminuire, per auto contenimento ( ho sentito dire che Marco Pannella abbia parlato di una popolazione umana di max 2 – 3 miliardi di individui : perchè pensare di far vivere 10 miliardi di esseri umani su questo pianeta significa trasformarlo in un Girone infernale dantesco ( e tutti gli altri essei viventi dove li collochiamo ? ): immagino sappia che l’ecosistema Terra al mese di settembre di ogni anno, già adesso, esaurisce le risorse autorigeneranti. Certo ognuno ha la sua Fede, ma vi sono dei dati oggettivi dai quali non è possibile prescindere, e uno di questi è la finitezza della navicella Terra, con le sue limitate e delimitate risorse.
    Saluti

    da gennaro   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 16:59

  14. Son d’accordo con lo spirito dell’analisi di Alessandro, costruire una barriera è inutile, lo si vede ovunque, e solo questione di tempo e di numeri, finchè noi continueremo ad alimentare guerre e a non avere una politica sul diritto delle persone a viaggiare, ovviamente basandoci su regole condivise, sulle quali mi riservo di non essere d’accordo una volta stese, noi saremo in balia di queste scene, ogni volta più brutte. Qualcuno ha voluto far cadere i “tiranni” senza vere un’alternativa democratica, convinti che la democrazia sia un oggetto, basta leggere la discussione Lenin/Kautsy (mi pare si scriva così) che dopo 100 anni siamo ancora punto e a capo.

    da Marco   - giovedì, 10 settembre 2015 alle 19:53

  15. un evento imprevisto, la reazione della gente e anche dell’esercito, la reazione dei politici e dell’autorità, prima indifferente e superficiale, poi decisa e ruvida, poi la fuga dei profughi – è Herbert George Wells, La guerra dei mondi, scritto a fine ‘800. Se qualcuno vuole provare a rileggerlo, marziani a parte, è la cronaca perfetta di quanto sta accadendo da una decina d’anni in qua.

    da giuliano   - venerdì, 11 settembre 2015 alle 10:23

  16. Accogliere con insincero entusiasmo tanti disperati che fuggono dai loro paesi di origine ha il solo senso logico di trovare risorse a buon mercato esclusivamente per il capitale occidentale ormai alla frutta per quanto riguarda una più nutrita schiera di signorsì a servizio senza tante pretese economiche e civili. Un tempo i Paesi cd più evoluti si procuravano schiavi in Africa, Oggi gli sciavi arrivano da soli grazie ai sistemi di reclutamento condizionato messi in atto proprio dagli stessi paesi che una volta commerciano appunto gli schiavi: guerre, dittature, terrore.. Tutto Potrebbe avere un altro senso se contemporaneamente alla migrazione si mettessero in opera organizzazioni idonee a sostenerla socialmente. Invece noi europei dal ventri obesi e dalle mani sudate (De Andrè), abbiamo nella sostanza abbattuto ospedali e posti di lavoro… L’informatica dovrebbe aiutare i lavoratori, nel mondo evoluto, invece, li rende disoccupati… Dai, per cominciare, torniamo a mettere i bigliettai sui tram…

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 11 settembre 2015 alle 14:24

  17. Gentile Robecchi,
    a mio avviso lei si illude.
    Questo afflusso di disperati abbasserà ulteriormente le condizioni di lavoro degli europei, a partirequelli impiegati in mansioni meno qualificate.
    Anche lei crede alla “favola” dell’immigrazione che ci “pagherà le pensioni” mentre il nostro tasso di natalità crolla per l’impossibilità di crescere figli mantenendo una condizione di vita decente per gli standard “europei”.
    Adesso aggiungere qualche milione di disperati al serbatoio del precariato sottopagato secondo lei risoverà tutto…
    Si salvi chi può.

    da walter   - venerdì, 11 settembre 2015 alle 19:08

  18. Salviamoci, infatti. Rimettiamo le cassiere alle casse delle Coop…

    da Vittorio Grondona   - sabato, 12 settembre 2015 alle 08:02

  19. Per una ripresa certa bisogna creare stipendi. Se il privato non ci pensa nemmeno lontanamente a limitare i guadagni, tocca allo Stato creare stipendi. Non deve assolutamente cadere nel tranello dove sono le sole imprese ad essere aiutate alimentando nel contempo il numero degli esodati e dei disoccupati. Si creino degli stipendi, anche se apparentemente ritenuti improduttivi, la Società ne trarrebbe solo vantaggio e le imprese sarebbero in condizioni di aiutarsi da sole.

    da Vittorio Grondona   - sabato, 12 settembre 2015 alle 08:13

  20. @Vittorio Grondona la creazione di stipendi statali dal nulla ha solo un problema: qualcuno li deve pagare. Ovvero con la tassazione del settore privato, e se pensa che questa tassazione andrà a colpire esclusivamente i grandi capitali, si illude.
    Forse sarebbe meglio promuovere l’economia privata, con lo Stato che sia inflessibile regolatore della stessa. Il capitale ha comunque bisogno di forza lavoro, nessun Agnelli ha mai costruito una Cinquecento, tanto vale che ciò accada alle nostre condizioni.
    Che la pelosa sinistra europea giubili per queste ondate d’immigrazione è ovvio: più carne da cannone per le coop, e chissà forse anche qualche nuovo bacino elettorale… Ovviamente la politica intera tutta ha già rimosso i disastri umanitari che stanno alla base di quest’immigrazione, ed anche le possibili soluzioni ad essi. Meglio un semplicistico “accogliamoli tutti” ed un ultra-capitalistico “sono una risorsa” (attento Robecchi a citare Bloomberg!) piuttosto che permettere a questa gente di vivere dignitosamente con le abbondanti risorse che le loro terre offrono.

    da r1348   - domenica, 13 settembre 2015 alle 04:53

  21. Creare stipendi ! Un po come creare denaro dal nulla …
    Nulla è impossibile , basta farlo … yes, we can!

    da Marco da Zurigo   - lunedì, 14 settembre 2015 alle 10:50

  22. Può anche darsi che la mia sia un’illusione, ma alla fine cerco di fare un ragionamento. 12% di disoccupati in generale, oltre il 43% di disoccupati fra i nostri giovani, imprese che non vendono più e tartassate come sono sono costrette a chiudere una dopo l’altra tra l’inoria di Equitalia, le nostre grandi industrie scappano all’estero, proposte di stipendi di cittadinanza garantiti, gli esodati vittime della Legge Fornero, 80 euro a chi percepisce stipendi da fame, peraltro nulla a chi non percepisce nulla, i risparmi sono corrosi dall’avidità delle Banche e dalla patrimoniale Monti… Cosa si crede? Che tutto questo non costi nulla alla nostra Previdenza finanziata con le tasse? In più ci aggiungiamo i numerosi migranti che cecano pace e fortuna in Europa… Dovranno pure mangiare, essere curati, avere un minimo di alloggio… La politica che fa? Sta a guardare ed usa le disgrazie altrui come fonti di consensi elettorali propagandando l’ io farò… Riforma del Senato?… Buona anche questa. Creare stipendi non è affatto impossibile, come dice Marco, basta farlo. Equità fiscale progressiva come ci insegna la nostra Costituzione, ecco cosa bisonga fare da subito. Nello stesso tempo si correggerebbero certe storture sociali. Nei miei precedenti post ho citato due piccoli esempi, ma ne potrei citare tantissimi altri. Garantire maggiore sicurezza del nostro suolo per altro esempio. Certo se queste cose venissero ancora messe nelle maini dei privati addio benessere sociale e ripresa economica! Mafia capitale insegna…

    da Vittorio Grondona   - martedì, 15 settembre 2015 alle 17:12

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