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gen 17

Otto italiani su dieci cercano l’uomo forte. Ma pure un buon medico

Fatto250117I sondaggi parlano chiaro: otto italiani su dieci vogliono l’uomo forte, il leader carismatico, il Capo. Uno che decide, uno così forte che se non sei d’accordo solleva una lavatrice e te la tira in testa, un mix tra Obelix, Zorro e Kim Jong-un, ma pettinato meglio. E’ un mito divertente, questo dell’uomo forte che comanda da solo, ogni tanto torna su come la peperonata, ma i risultati degli uomini forti sono lì da vedere: non proprio da vantarsi, ecco. L’ultimo uomo forte che ci è toccato andava in giro con quelle facezie degli otto milioni di baionette e dell’Italia inarrestabile potenza, e poi – dopo qualche milioncino di morti – s’è visto, l’hanno beccato che scappava in Svizzera, tragico fantozzismo prima di Fantozzi.

Dopo, solo caricature e smisurate ambizioni. Ma soprattutto prodigiosi abbagli di chi scambiava per “uomo forte” il primo che passava, osservandone il triste tragitto da dono della provvidenza a figurante generico, a volte nel giro di qualche mese, tra lo sconcerto generale e le risate in sottofondo. Abbagli così grossi che vien da pensare che otto italiani su dieci non abbiano solo bisogno dell’uomo forte, ma anche di un dottore bravo, e in fretta. Per esempio in certe valli del Nord ci fu chi scambiò per uomo forte Umberto Bossi, partito minacciando fucilate e arrivato con la ristrutturazione del terrazzo, i dané alla scuola della moglie, per tacere dei geniali rampolli. Tratto distintivo: parlare di rivoluzione e incendiare gli animi, e poi quietarsi nelle faccenduole dei piccoli cumenda prealpini, piazzare figli e famigli, piccolo cabotaggio.

E poi, uomo fortissimo, Silvio buonanima, che sembrava l’ammazzasette, quello col sole in tasca, quello del “ghe pensi mi”. Chissà quanti degli otto-su-dieci che oggi vogliono l’uomo forte pensarono, ai tempi, che fosse lui. E chissà quanti, sempre del campione rappresentativo, cambiarono un po’ idea vedendolo forte, fortissimo, nel farsi gli affari suoi, in una ragnatela di conflitti d’interesse, furbizie, leggi su misura, per tacere delle señoritas che un pochino ne minarono il carisma andando in giro a dire che l’uomo forte, quello della Provvidenza, l’unto dal Signore, aveva – questo ammazzerebbe anche Maciste –  “il culo flaccido”. Tristezza.

Minimo comun denominatore dell’uomo forte made in Italy, il disprezzo per gli intellettuali. Poggiando la sua visione del mondo sul pensiero elementare che le cose sono semplici a meno che qualcuno non le complichi riflettendoci sopra, l’uomo forte detesta chiunque abbia un pensiero complesso. Famosa la frase dell’uomo forte Bettino Craxi sugli “Intellettuali dei miei stivali”, che come si sa non è solo un modo per attaccare gli uomini di cultura, ma soprattutto un lisciare il pelo ai mediocri e aizzarli contro quelli che usano la testa. Una cosa che fa scopa coi “Professoroni” della coppia Renzi-Boschi: insofferenza suprema per i caca-dubbi che dissentono, mentre lui, l’uomo forte, non vuole ostacoli sul suo cammino, e ogni intoppo è un attentato alle sorti progressive e luminose eccetera eccetera. Ave, Matteo, rottamati te salutant, e alla fine te salutant anche tutti gli altri, il giorno del referendum. Si suppone, nei giorni leopoldi de #lavoltabuona, uno sfrenato entusiasmo di quegli otto-su-dieci che presero un’altra cantonata. Poi, quando si vede che l’uomo forte ha lasciato solo macerie (nel Paese, nella società, nel suo partito, colpevole di non essere abbastanza suo), quelli mica cambiano idea e dicono “Mah, questa dell’uomo forte forse è una cazzata”. No, maledetti, insistono e ne vogliono un altro. Chissà, forse sarebbe il caso di valutare l’ipotesi che gli uomini forti, come i telefonini e le riforme del lavoro, noi non li sappiamo fare. Ci vengono male. Storti. Difettosi. Sarebbe meglio non insistere con gli esperimenti.

12 commenti »

12 Commenti a “Otto italiani su dieci cercano l’uomo forte. Ma pure un buon medico”

  1. Grazie, bello, come sempre.

    da michele   - mercoledì, 25 gennaio 2017 alle 10:51

  2. Grazie Alessandro, mi piacerebbe ogni tanto dissentire, ma non me ne dai occasione.
    Pare che la proverbiale “memoria del pesce rosso” verrà a breve sostituita nel contesto “memoria storica”, con “memoria storica dell’italiano medio”, che credo che si spinga al massimo all’inizio del campionato di calcio.

    da federico   - mercoledì, 25 gennaio 2017 alle 11:12

  3. Risultano mortificanti per un intero popolo i limiti che ha espresso in questo post,talmente invalicabili che la momentanea alternativa allo sfacelo degli uomini forti che si sono succeduti,pare anch’essa partorita da un progetto schizoide.

    Avanti un altro,e se dovesse essere una minestra riacaldata alla rignanese,perlomeno vedremo una replica di un film già visto.

    Lo abbiamo capito definitivamente,come mai non ci sia mai stata una rivoluzione su queste latitudini.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 25 gennaio 2017 alle 11:25

  4. Molto divertente ma tragico se fosse vero
    Io incomincio ad avere qualche dubbio sui sondaggi non che creda che gli italioti non esistano e che non siano la maggioranza , ma ho l’impressione che li facciano in modo da dimostrare una tesi precostituita, non si spiegherebbe altrimenti il fatto che tra le persone che io conosco e sono tante e di diverso orientamento politico, non c’è ne sia una che pensa all’uomo forte come risoluzione dei problemi del nostro paese
    L’ 80 per cento che crede all’uomo forte mi sembra una esagerazione

    da Aldo rizzuto   - mercoledì, 25 gennaio 2017 alle 12:16

  5. Mi è sembrato un po’troppo severo nella sua equilibrata e imparziale analisi con il proprietario genovese del movimento-azienda, quello del “Servono uomini forti”. E poi dicono che il giornale su cui lei scrive si attiene ai fatti nei giorni pari e alle opinioni in quelli dispari, pensi un po’ che gente strana c’è in giro

    da nè pd nè m5s   - mercoledì, 25 gennaio 2017 alle 13:39

  6. Piacevole lettura, condivisibile. Aggiungo solo che spesso di quegli 8 su 10 almeno 1 è convinto di avere in sè tutte le potenzialità per essere lui l’uomo che raddrizza le strade, per cui continua a vivere questo mito, aiuta anche a non assumersi mai una responsabilità, tanto c’è LUI.

    da Marco   - mercoledì, 25 gennaio 2017 alle 13:55

  7. Come diceva qualche saggio:”i problemi complessi hanno sempre una soluzione facile e sbagliata”.

    da Sebastiano   - mercoledì, 25 gennaio 2017 alle 14:57

  8. Quegli 8 italiani su 10 vogliono l’uomo forte che imponga la loro volonta’ agli altri 2. Gli iataliani vogliono che gli altri facciano solo come sta bene a loro. Questo e’ il problema. La prepotenza intollerante e ignorante.

    da frank   - mercoledì, 25 gennaio 2017 alle 15:04

  9. Quando le democrazie vanno in crisi, perdono di autorevolezza, e la classe dirigente non riesce più a dare risposte convincenti al popolo, nasce il desiderio dell’Uomo Forte. Non ci voleva mica un sondaggio per scoprirlo, avviene da duemila anni (qualcuno ha sentito parlare di secondo triunvirato?), e non sarà neppure il banalizzarlo o ridicolizzarlo il modo per esorcizzarlo, sarà solo un modo per mettere la testa sotto la sabbia e sentirsi immuni dall’abbaglio, dei veri democratici a tutto tondo.
    Anche il tentativo dell’articolista di infilare Renzi nella lista è un po’ patetico: al massimo lo si può considerare un decisionista, un apprendista stregone, ma Uomo Forte, andiamo, ci vuole una bella fantasia.

    da Stefano Sordini   - mercoledì, 25 gennaio 2017 alle 16:58

  10. Il sondaggio è stato fatto da Demos che è l’Istituto di sondaggi fondato da Ilvo Diamanti e basta andare nel loro sito per farsi venire qualche dubbio, precisamente nella pagina “partner” (http://www.demos.it/partner.php)
    Poi veniamo alla domanda: In questo momento il Paese ha bisogno di essere guidato da un “Uomo Forte” (http://www.demos.it/a01344.php).
    Ora vorrei io farle due domande:
    1. Non pensa che a una domanda posta in questi termini sia difficile rispondere diversamente da SI?
    2. Risponde mai ai commenti che le fanno sotto ai suoi articoli? Perché farlo costituisce la vera differenza tra scrivere su un giornale o avere un blog.

    da Paola Cinti   - giovedì, 26 gennaio 2017 alle 07:09

  11. gentile Paola, sì, so da dove viene il sondaggio, ovvio. E in più penso che alla domanda, pure posta in quel modo, si possa/si debba rispondere no.
    Sì, mi capita di rispondere ai commenti. Non sono un feticista delle differenze tra blog e giornali, a parte che in effetti io scrivo sui giornali e questo “blog” è una specie di archivio di quello che pubblico in giro…

    da Alessandro   - giovedì, 26 gennaio 2017 alle 09:54

  12. “Adda venì baffone”… “Prima o poi arriva smetti”… Ai miei tempi si diceva così. Ogni volta che sentivo quelle frasi buttate lì in un momento di rabbia dai più anziani mi prendeva una spontanea naturale profonda tristezza. Proprio come oggi nel leggere il sondaggio di Ilvo Diamanti.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 27 gennaio 2017 alle 02:14

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