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mer
28
set 22

I media e il potere. Con Draghi hanno fallito, ora sono pronti a lodare Meloni

PIOVONOPIETREInsomma eccoci. “Todos populistas”, come dice Calenda Carlo, del Sesto Polo, battuto anche dal Berlusconi ceramicato di Tik Tok, ma sempre avvolto, lui che è sèrio, dal cappottino di saliva dei media. Si è letto di tutto, e ancora si leggerà, ma insomma, di colpo l’agenda Draghi è diventata di piombo, ed è caduta sui piedi di chi la sventolava come un feticcio, ferendolo a morte. Chi l’ha sempre combattuta dall’opposizione (Meloni) ha vinto in carrozza, si sapeva; chi se ne è dissociato chiedendo correzioni e revisioni (Conte) ha fatto una discreta rimonta (dal 7-8 per cento di luglio al 15). Gli altri nisba, compresi i due noti caratteristi che candidavano “Supermario” a Palazzo Chigi senza dirglielo e contro la sua volontà.

Ci sarà tempo di parlare di politica, anzi speriamo che si ricominci a farlo. Ci si chiede però – in questa rubrichina su narratori & narrazioni – se non sia ragionevole anche occuparsi un po’ del sistema della comunicazione, che per quasi due anni ci ha presentato Mario Draghi come un tabù intoccabile, qualcosa tipo Maradona+Gesù Cristo+Einstein, che chi si permetteva di contrastare, o anche solo di arginare o criticare, veniva colto da anatema e malocchio. Come osi? Come ti permetti? Sei stato a Princeton, tu? Sei stato ad Harvard? E ancora conservo con gioia un meraviglioso ritaglio d’agenzia (Adnkronos, luglio 2022), con il senzatetto Emanuele che ai cronisti diceva “Mario Draghi ha fatto molto per noi clochard”, giuro. Mirabile sintesi di quel che era diventato a un certo punto il Paese: un altarino dedicato al culto draghista, all’osanna perpetuo per l’Intoccabile e Incriticabile. E credo che anche a Draghi questo culto draghista abbia dato a un certo punto un po’ fastidio, cioè, speriamo.

In ogni caso, poi, all’apparir del vero, tutti quelli che non sono stati a Princeton, né ad Harvard, né seduti ai desk di giornali e televisioni dove si decidono titoli e ospiti, hanno detto la loro, votando. E si è scoperto che quella narrazione era altamente farlocca, molto sovradimensionata, addirittura caricaturale. Da qualunque parte la si guardi, la capacità dei grandi media di descrivere il Paese, di sentirne il polso, di auscultarne battiti e pulsioni, ha fallito miseramente, in modo – visto oggi – che sfiora il ridicolo. Da una parte, un tecnico mandato dalla Provvidenza, incriticabile per definizione e dogma, dall’altra astruse forme di vita senza arte né parte, populisti quando va bene, “scappati di casa”, insulto di moda presso quelli che si credono “competenti”. E si è visto, porelli.

Insomma, delle due una: o si dà ragione a Calenda, e sono tutti populisti tranne lui e grandissima parte dell’informazione; oppure bisogna fare una riflessione sui media tutti, e dire che i sapienti osservatori della realtà hanno osservato un po’ a cazzo, con le loro lenti deformanti, che la realtà era diversa e non l’hanno vista: per cecità, o convenienza, o ordini dall’alto. Con coerenza, tra l’altro, perché l’osanna al potere tecnico ed elitario veniva da un altro potere tecnico ed elitario, che si sente moralmente migliore, culturalmente più attrezzato e in definitiva buono, mentre tutti gli altri sono brutti, sporchi e cattivi. E populisti. Ora, poverini, gli toccherà riposizionarsi, ma non mi farei grandi illusioni: non c’è niente come gli adoratori di élite – che si sentono essi stessi élite – per creare nuove élite a cui ubbidire. Aspettiamo “Meloni ha fatto molto per noi clochard”, o varianti consimili. Questione di tempo.

3 commenti »

3 Commenti a “I media e il potere. Con Draghi hanno fallito, ora sono pronti a lodare Meloni”

  1. “soy giorgia” è già la nuova statista, i media hanno abbandonato in un nanosecondo il banchiere con agenda sfigata,forse vuota,con il suo grande centro inesistente, nonostante la gigantesca sponsorizzazione mediatica esercitata da un anno e mezzo.
    C’è solo un interrogativo sulla statista della garbatella, il suo momento magico durerà fino a quando non nascerà un’area progressista, ovvero, chi prenderà l’eredità pidina, dovrà innanzi tutto chiudere il portone per sempre con i due bulletti di azione, ormai pronti a prendersi l’eredità del caimano, scrollarsi una parte consistente di personaggi calenrenziani in seno, ce la faranno? E abbracciare finalmente politiche sociali,facendo tornare alle urne un esercito di vecchi e neo poveri.

    Altrimenti la neo statista ce la terremo almeno per un paio di legislature e con tutte le bruttissime contro indicazioni, soprattutto sui diritti personali che riuscirà a minare, poiché le rassicurazioni economiche all’establishment sono già in corso!

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 28 settembre 2022 alle 08:26

  2. Io credo, invece, che Draghi abbia fatto tanto, tantissimo per aumentare disuguaglianze, per creare disperazione e per dare una mano alla peggior feccia che con la Meloni si accinge a governare( governare? ) questo disgraziatissimo paese

    da Aldo   - mercoledì, 28 settembre 2022 alle 08:34

  3. Forse il riferimento è troppo pop, ma mi appello al creatore di Figu. In un episodio dei Simpson del 1994, il giornalista televisivo Kent Brockman reagisce a un piccolo incidente in diretta dichiarando di essere pronto a dare il benvenuto ai nuovi “insetti alieni signori supremi” ed a condurre l’umanità (in qualità di fidato volto televisivo) a lavorare come schiava nelle loro miniere di zucchero sotterranee. Se non fosse che il servilismo verso il potere di un certo giornalismo è già una diffusa produzione autoctona IGT, etichetterei questa evidente virata come “effetto Kent Brockman”.

    da Andrea   - mercoledì, 28 settembre 2022 alle 21:12

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