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Una, dieci, quaranta Smemo (buon compleanno, eh!)

IMG_0403Avvertenza: qui si parla di un compleanno, o se preferite di un anniversario, e la cosa è scomoda assai, perché in questi casi si finisce sempre al “come eravamo”, per concludere che – maledizione – eravamo più giovani, e di un bel po’. Ma intanto c’è la Smemoranda – la Smemo – che compie quarant’anni. Un’agenda da portare a scuola, o dove volete voi, un corpo contundente di spigoli vivi e peso notevole che nacque, appunto, quarant’anni fa a Milano e oggi abita dappertutto, e non c’è ragazzo, ex ragazzo, signorina, liceale, adolescente di ieri e di oggi che non l’abbia avuta in mano. E siccome quando si compiono quarant’anni c’è una qualche tentazione di bilancio (errore fatale!) si dirà che fin qui la Smemo ha venduto una ventina di milioni di copie, è in qualche modo l’Harry Potter delle agende, magia compresa.

Due le intuizioni geniali, una: farla durare sedici mesi, perché esiste il calendario solare, quello Maya, quello cinese, e anche quello scolastico. E poi (due): vendere un’agenda già riempita. Vignette, disegni, articoli, discorsetti, satira, umorismo, battute, scherzi, vita vissuta raccontata con leggerezza, e l’indice dei nomi degli autori ve lo risparmio, li trovate sul sito, e sono millemila, compreso chi scrive.

In più, metteteci l’antica faccenda della fisica e del peso specifico, perché oltre ad essere un discreto mattone, la Smemo è una di quelle cose che si gonfia col tempo: appunti, disegni, foglietti, pasticci di pennarelli ed evidenziatori, noterelle, battute. Sì è vero, ogni tanto, mettendo le mani su un reperto, potete trovare anche notazioni peregrine come “Interrogazione di italiano” o “Fare equazioni per martedì”, ma è raro, sappiatelo. Può capitare che per dare corso alla frase “Aspetta, prendo l’agenda”, si debba usare una gru, perché la Smemo è anche un contenitore di tutto quel che accade nella vita media di un possessore di Smemo. E dunque una cosa che stringe il cuore: arrivassero i marziani e trovassero, come reperti della nostra civiltà, solo qualche Smemoranda, penserebbero che qui c’era un mondo migliore.

Insomma, la Smemo è ed è stata per generazioni una specie di Recherche proustiana personale di ognuno, zeppa di ricordi, di suggestioni, di segnali del passaggio del presente, con le mirabolanti tappe dell’adolescenza al posto delle madeleine. E lo è tutt’ora, e si prega di non sottovalutare il dato: carta era e carta rimane, ma carta bisvalida e meritoria, in quanto sopravvissuta e coabitante all’arrembaggio dell’elettronica, di Youtube, del web, di Whatsapp e tutto il campionario. Strabiliante.

Altra faccenda portentosa: le cose “de sinistra” che durano da quarant’anni senza perdere appeal, carica vitale (e clienti) si contano sulle dita di una mano, e per quelle che lo hanno fatto con leggerezza e ironia basta un dito solo. Quanti oggetti conoscete c ancora uguali e fedeli a se stessi, pur aggiornandosi, che esistono dai tempi del Clash? Ironia della sorte (e della sinistra, che ne avrebbe gran bisogno) oggi solo la Smemo può dire senza sospirare e senza ridere: “Veniamo da lontano e andiamo lontano”.

E veniamo da Milano, anche, perché la fabbrica delle idee da cui nacque l’agenda “alternativa” (mi scuso) veniva da un terreno fertile assai, che mediava tra cose vive. Il gusto del cabaret milanese dei tempi precedenti (metteteci Jannacci, metteteci Beppe Viola, shakerate), Radio Popolare, Gino e Michele con Nico Colonna e tutti gli altri. Tempi – 1978 – stupidamente raccontati soltanto come funesti, lugubri e “di piombo”, e dove invece schioccavano istinti di genio, intuizioni funamboliche una delle quali, appunto, la Smemo. Era una specie di segno distintivo, di samizdad semiclandestino, ai tempi, ma aveva già i suoi quadrettoni e un’identità forte. Sapeva mischiare, insomma, appartenenza e leggerezza, superpop con i piedi per terra, democratica ma senza menarsela troppo. Chi l’avrebbe detto, allora che più che un’impresa editoriale sembrava una goliardata di spiriti liberi, che avrebbe segnato e contenuto l’éducation sentimentale di milioni di ragazzi? E che quei ragazzi sarebbero diventati adulti conservandole tutte?

Ecco, sì, la Smemoranda è soprattutto roba da scuola, certo, e a scuola si ripassa, no? Perfetto. E infatti niente come sfogliare le proprie antiche Smemo ci restituisce indietro, vivide, le nostre vite giovani. Perché “come eravamo” è solo la premessa di “come siamo”. Sul “come saremo” si vedrà (che paura!), ma probabile che avremmo in mano (in due mani, che pesa!) una Smemo da pasticciare.

1 commento »

Un Commento a “Una, dieci, quaranta Smemo (buon compleanno, eh!)”

  1. Tocca modificare l’informazione di Wikipedia,non è da considerare la bocca della verità,anzi in essa ci sono alcune bufale.
    Cita che la numero uno della Smemo è quella del 1978-79,ma se è iniziata sei mesi prima tocca correggere.

    In ogni caso evviva la Smemo!

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 29 giugno 2017 alle 14:11

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