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Con la meritocrazia abbiamo scherzato: vince chi fa cazzate

fatto141216Osservare il governo Gentiloni sarà come guardare la televisione con Renzi che tiene il telecomando. Però – anche se può spegnersi da un momento all’altro – non sottovalutiamo lo spettacolo dell’unico governo nella Galassia in cui il ministro dello Sport nominerà i vertici di Eni, per dirne una. Bizantinismi del potere renziano. Ma quello che è giusto è giusto e bisogna ringraziare il governo Gentiloni di una cosa: nel giro di poche ore ha fatto piazza pulita di tutte le retoriche puttanate che sentiamo da anni a proposito di “premiare il merito”.

Questa annosa questione di “premiare il merito” ci viene recitata in accorate novene, allarmati appelli e invocazioni ad ogni discorso pubblico. Il pippone didattico-darwinista che chi è bravo deve andare avanti, che il talento va premiato, che bisogna battersi con la vita come leoni nella savana, è un classico imperituro di un paese che è molto nepotista e molto ereditario. E’ una specie di regola, per cui più si parla di una cosa e meno la si pratica, vale per lo sport, per il sesso, e pure per il merito. Ora il nuovo governo mette un punto decisivo sulla questione: tutte fregnacce, si può essere molto mediocri ed essere premiati lo stesso. Si può cannare completamente il compito assegnato ed essere promossi con lode. Immaginate lo sconcerto di uno che va a scuola e si ritrova in classe, al primo banco, cocca della prof, quella biondina bocciata l’anno scorso con tutti quattro in pagella.

Grazie, grazie, grazie, finalmente cade il velo su quella assurda questione che per fare qualcosa bisogna saperla fare. E invece la nuova compagine ministeriale libera lo spirito ardimentoso che è in noi, e ognuno penserà: beh, se dopo il disastro causato a colpi di voucher e licenziamenti Poletti può fare ancora il ministro del lavoro, perché io non posso costruire un missile, aggiustare una caldaia, fondare una corrente pittorica?

Insomma, l’ascensore sociale è bloccato, le scale sono insaponate, ti fanno il bel discorsetto sul merito e sul meritarsi le cose. Dopo una giornata in cui ti sei fatto un merito così, vai a casa, accendi la tivù e vedi Marianna Madia, che ha appena preso quattro nella sua materia, che viene promossa e ri-giura da ministro. Di Maria Elena Boschi non serve quasi dire: la sua è una promozione clamorosa, un’incoronazione, una specie di giubileo in ode alla sconfitta. Come stappare lo spumante dopo Caporetto, come promuovere il comandante Schettino a capo della Marina, davvero incomprensibile. Con il che si capisce che non solo il merito (e vabbé), ma pure la sconfitta, personale, tecnica e politica, non c’entrano più nulla con l’essere promossi o bocciati. Se la signora Finocchiaro, che è stata relatrice al Senato di una riforma presa a ceffoni dagli italiani, giura come nuovo ministro delle riforme, allora vale tutto. E si spiega in un solo modo: le ruote hanno perso aderenza, si sbanda di brutto, la distanza tra quel che sente il paese e chi lo governa è così siderale, vertiginosa, incolmabile, che non basterà qualche trucchetto della narrazione. Chi si fosse addormentato sabato 3 dicembre e svegliato ieri, avrebbe detto: “Oh, cazzo, ha vinto il Sì, ma dov’è Matteo, manca solo lui”. Il giuramento del governo Premiare-il-merito, in quel meraviglioso salone quirinalizio, aveva questa volta un sapore di decadenza vera. Una solenne cerimonia, a Versailles, nell’estate del 1789, mentre fuori impazza lo scontento, la rabbia, il disamore. I vecchi notabili, i piccoli impiccioni di corte, le mezze figure che hanno potere vero, le contessine delle riforme bocciate che ancora guidano il minuetto. Matteo sta sul divano con il telecomando in mano. Guarda questo film in costume pronto a spegnere quando conviene a lui e di quelli fuori da Versailles chi se ne frega. Se ne faranno una ragione (cit).

22 commenti »

22 Commenti a “Con la meritocrazia abbiamo scherzato: vince chi fa cazzate”

  1. Ci mancano solo le brioches di Maria Antonietta e il cerchio si chiude.

    Ma non sarà una strategia tipo “comune di Roma”,nel spianare la strada alle stelle,poiché per giocare a perdere non avrebbero potuto fare di meglio?

    Il dopo sarà stile Appendino-Torino o Raggi-Roma?

    Ai posteri l’arduo prenderne atto.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 11:11

  2. Articolo ineccepibile, arguto e desolante di verità … :(
    Grazie a lei ed al Fatto per esserci.

    GG

    da Gaetano Gallozzi   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 11:26

  3. Desolante. Se poi è vero il retroscena raccontato oggi sul Corriere da Labate, l’incazzatura è ancor più feroce. Ma ammetto di non esserne scioccata o meravigliata. Da anni vige la legge della giungla: sopravvive il più forte (o il più potente).

    da chiara   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 11:59

  4. ineccepibile

    e poi contro la volontà degli italiani, vero

    che infatti hanno votato NO… alla riforma costituzionale, vero

    che quindi mantiene la Costituzione così com’è, vero. tutti contenti da M5S a Salvini e Bersani, per tacere di chi va fuori di Meloni (diritto di satira)

    e allora? il governo R. si è dimesso. disponibilità a fare governi diversi? nessuna. vero

    ora che cosa prevede la Costituzione salvati da noi barbari renziani? mica c’è scritto che si va a votare un minuto dopo. ho controllato non c’è. avevate letto male?

    poi Madia e Boschi, non le ho mica votate. né scelte. meglio non ci fossero state. ma caro Ale (ormai siamo in confidenza) in un’Italia che vede tar i leader politici Di maio, Di battista, Meloni e Salvini, che insieme da soli prenderebbero 7 voti (xché uno dei partner non li voterebbe) non mi straccerei le vesti come problema principale

    ma chiaro, io sono un renziano imbevuto di retorica confindustriale, lavoro in banca, cose posso capirne della gggente….

    da glk   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 15:31

  5. Ma sopratutto (e alla faccia del Jobs Act) questo è il governo del posto fisso, altro che Checco Zalone e Prima Repubblica.

    da david   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 15:37

  6. Se ti va bene così… io dico solo poche cose: giusto non votare subito. Un governo di scopo (ristrettissimo) per fare la legge elettorale sarebbe stato più decente. La presenza di Boschi è al tempo stesso una provocazione e un segnale di debolezza: Renzi non riesce a teleguidare perfettamente da Pontassieve, ha bisogno di un esecutore/controllore in zona. Lotti, ne vogliamo parlare? Un governo formato da sconfitti si inventa un ministero nuovo (lo sport), era così urgente? E il ministro dello Sport ha le deleghe per nominare i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica… nella Costituzione che voi volevate fare a pezzi e noi abbiamo difeso questo non c’è, caro… L’impressione è che un uomo solo, per di più stordito dalla sconfitta, tenga in ostaggio un paese intero. Prima si leva di torno e meglio è, dopo i danni che ha fatto. Sì, perché il governo Renzi doveva fare tre cose, come da mandato: 1 arginare i grillini, e i grillini sono aumentati; 2 fare la legge elettorale, che non c’è, è sotto esame della consulta che la cambierà e ci è stato detto che era una legge bellissima, per poi dire che era una merda (chapeau); 3 fare la riforma della Costituzione (s’è visto). Dove lavoro io se di tre compiti dati uno non ne porta a casa nemmeno uno se ne va con la coda tra le gambe e sta zitto. Aggiungo un’altra cosa le “responsabili” e “dignitose” dimissioni di Renzi, visto il nuovo governo, sembrano un mettersi in salvo. Insomma, Matteo Schettino

    da Alessandro   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 15:41

  7. mettiamola così, glk: sarebbe stato politicamente opportuno, soprattutto dopo tutto quel che si è detto sulla propria “diversità” dalla vecchia classe politica, fare un passo indietro. E’ stata clamorosamente bocciata la riforma costituzionale che portava il cognome di un preciso ministro. Che non vi siano oneri da pagare, per quel ministro, suona molto male. E dire che è sempre meglio dei vari Di Maio, Di Battista, Salvini e Meloni, suona ancor peggio. Vuol dire scusarsi per quel che offre il convento senza neanche cercare quanto di meglio possa offrire. Scelte al ribasso, insomma. Proprio quello che non ci vuole per far ripartire, se davvero lo vogliamo, il nostro paese.

    da chiara   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 16:09

  8. l’esegesi del governo non mi appassiona, neanche in tempi normali. scusate

    politica
    sicuri che i grillini sono in crescita? tesi interessante ma vediamo in pratica, mica han preso il 60%…
    legge elettorale: vero
    ma in un paese che cambia legge elettorale a ogni tornata elettorale e che ha un parlamento nato come impossibilitato, un po’ comodo attribuire tutto a MR. che ci ha messo del suo
    riforma cost: avete votato contro. bene

    poi il ragazzo si espone a esser dileggiato. io mi presto a difenderlo, non avendolo sostenuto a ogni costo prima. chi si è sempre opposto a lui quando sembrava avere il mano la situazione ha fatto bene (l’opposizione serve); ma sarebbe elegante un minimo di clemenza

    anche xché dopo Matteo…. Beppe? matteoS? Giorgia?
    speriamo in Giorgia
    almeno è intonata
    ah, la Meloniiii???????
    nooooooo
    scusate allora….
    Matteo, scusate tanto, non sarà di sx, ma almeno sa dov’è Lampedusa e dov’è Bruxelles, e vuol pagare sempre con la stessa valuta

    capisco che alla sx dura e pura sembri poco, ma forse non lo è

    da glk   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 16:18

  9. … e, a proposito di merito, hai dimenticato il neo ministro degli esteri Angelino “the uaind” Alfano

    da Livio   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 17:21

  10. “…è un classico imperituro di un paese che è molto nepotista e molto ereditario. E’ una specie di regola, per cui più si parla di una cosa e meno la si pratica, vale per lo sport, per il sesso, e pure per il merito.”

    Mi vengono in mente tutte quelle situazioni dove, in passato, dalla mia parte, da sinistra, si evidenziava il fatto che il tal politico non avesse mantenuto la sua promessa elettorale, che però era alquanto nefasta.
    E allora il fatto di non averla mantenuta era sì segno di inaffidabilità, ma andava salutata con favore.

    Cosa c’entra con l’articolo?

    Qui si parla di merito, di meritocrazia. Che dopo essere stata sbandierata come il proprio vessillo viene smentita clamorosamente. Quindi ci sta l’evidenziatura dell’inaffidabilità. Una conferma.

    Ma dall’articolo, almeno a me, non è chiaro se la meritocrazia sia per lei auspicabile o no.
    Dico questo perchè sul tema della meritocrazia sento commenti pieni di “buon senso”, da destra e purtroppo anche da sinistra; si applaude all’avvento di questa necessaria e imprescindibile novità. Da Blair in poi. “Basta con il nepotismo! Comandino i migliori”.

    A me la meritocrazia e tutto l’impianto sociale che ne è alla base, appare un inganno immenso, e lo stesso coniatore del termine, Michael Young, lo aveva scritto nel 2011 proprio a Tony Blair, che blaterava un giorno sì e l’altro pure di merito. Smettila di dire cazzate, gli aveva scritto, sia pure con parole più urbane.

    Lei forse mi dirà, Robecchi, che non ho capito, che lei anzi si scaglia contro la meritocrazia, molto più fortemente di quanto non possa fare io, povero tapino. Che il suo pezzo è contro la replica di questi ministri bocciati dal voto popolare. Dopo avere fatto danni. E mette in ridicolo la narrazione meritocratica soprattutto del precedente pdc.

    La sua frase che ho riportato sembra però assecondare il “sentire comune”, che contro il nepotismo e l’ereditarietà sia necessario il merito. Un’ambiguità che secondo me c’è. E che non avrei lasciato.

    A proposito di Gentiloni, pur considerando le sue responsabilità che altri meglio di me sanno sottolineare rispetto ai traffici di armi con l’Arabia Saudita, come ministro degli esteri, vorrei poterlo considerare ora nel suo ruolo di presidente del consiglio: manifestargli la necessità di cambiare linea su quelle armi, sulle sciagurate riforme del lavoro e della scuola. Ma a mio parere lasciargli il credito che possa stupirci, forse lui è la differenza. Forse insufficiente, ma porta una differenza. Di toni, di atteggiamento, di rispetto delle prerogative del Parlamento e del Paese. Questo spero.

    Minimalisticamente da questo governo, da cui purtroppo sarà difficile osservare una variazione sulle due riforme citate, mi aspetterei una gestione ordinaria, mentre in Parlamento si definisce una legge elettorale almeno decente, per le due camere.

    Un saluto a lei e ai suoi lettori.
    Antonio Bianchi

    da Antonio Bianchi   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 19:02

  11. Di meritocrazia, merito e consimili cazzate mi sono occupato, tempo fa, per Micromega, lo penso ancora, non ho cambiato idea e sono d’acordo che sia un inganno (anzi, una truffa bella e buona, senza uguaglianza non si dà merito)
    http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/201301/merito-eguaglianza/
    Ma per quanto riguarda il merito, per essere premiati qualcuno bisogna avercelo, a meno che lei non riesca a spiegarmi perché un governo che deve fare praticamente solo la legge elettorale si inventa un ministero che non c’era (Sport), ci mette Lotti e gli lascia le deleghe Cipe per nominare i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica… ammetterà che se succede una cosa simile, uno si chiede: perché? Per quale “merito”?

    da Alessandro   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 19:09

  12. OT dice Poletti (Poletti) che il referendum sul Jobs Act non lo fanno fare perchè fanno cadere il governo e si va a votare.
    Immagino che in questo modo stiano cercando di fermare il populismo.

    da david   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 19:23

  13. Ho seguito il link letto il suo breve saggio.
    Pone alcune domande importanti.
    Fra cui la più importante, secondo me, è: che fine fa chi non vince?

    Eppure il testo di Young è molto più radicale.
    Il problema non è, come lei dice, che in Italia il merito è misurato con il metro della classe dominante e quindi è una misurazione viziata. Una gara falsata quindi.

    Il problema è nel paradigma della gara, secondo me.
    Inoltre una misura del merito non esiste, come dell’intelligenza.
    Si può valutare la competenza in una specifica materia, molto focalizzata. Ma sempre a costo di semplificare e di accettare che chi scrive i test “sappia”.

    Sulla seconda parte della sua risposta francamente non la seguo. Le logiche di clan non mi appassionano.

    Un saluto, Antonio Bianchi

    da Antonio Bianchi   - mercoledì, 14 dicembre 2016 alle 23:50

  14. @david È come guardare un tamponamento multiplo in autostrada al rallentatore.

    da r1348   - giovedì, 15 dicembre 2016 alle 02:23

  15. E basta con questa meritocrazia. Vuoi fare la ministra dell’istruzione? Dichiara di avere una laurea (anche se non ce l’hai), e il gioco è fatto!

    da ghiaccio-nove   - giovedì, 15 dicembre 2016 alle 08:11

  16. Gentile Bianchi, non era un saggetto: credo di non averne i mezzi e, nel caso, avrebbero trovato posto le sue sensatissime notazioni (diciamo sue e di Young). Era una sorta di risposta ai vari argomenti, molto speciosi, dei sostenitori del merito che – non negherà – vengono spesso dall’alto e non dal basso. Ma sia. Sulla seconda parte non so cosa intende con clan, rimango convinto che – abitando nel’unico paese della galassia che fa nominare al ministro dello sport i vertici di Finmecanica – ho qualche diritto di stupirmi. Cordialmente

    da Alessandro   - giovedì, 15 dicembre 2016 alle 10:01

  17. Il merito per me è soggettivo.
    Ho conosciuto personaggi straordinari che risolvevano problemi spesso complessi nel giro di pochi minuti, ma nel contempo non avevano la stima dei colleghi che li ritenevano invece lavativi e consideravano negativo il riconoscimento del merito effettivo loro riconosciuto da parte della dirigenza. Il Governo di Paolo Gentiloni, considerato Renzi bis da numerose fonti mediatiche, ha il grande indiscusso merito di far comodo appunto al capo esterno che per coerenza obbligata si è fatto momentaneamente da parte dopo l’esito negativo per lui del recente referendum costituzionale. D’ altronde Renzi non sarebbe l’unico capo esterno alle istituzioni, pure Grillo, secondo sempre le chiacchiere mediatiche, comanderebbe dall’esterno… Merito fatti capanna!…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 15 dicembre 2016 alle 12:06

  18. La dichiarazione di Poletti relativa alle elezioni anticipate come extrema ratio per far saltare il referendum sul Jobs Act è fantastica nella sua onestà. Ecco qui cosa pensa davvero il ministro del lavoro della Repubblica e quale valore egli assegna al diritto popolare di pronunciarsi. Se una simile dichiarazione fosse arrivata da uno qualsiasi dei ministri di Berlusconi avremmo Saviano, i girotondi, Alba Parietti, Benigni e La Repubblica in piazza a difendere la Costituzione… ma tant’è. Due domande però le farei: 1) considerando che Poletti arriva dal mondo delle cooperative, caro Robecchi, non è il caso d’interrogarsi su cosa questo mondo è diventato? Vuoi vedere che quel personaggino dell’Esselunga non si sbagliava di tanto 2) E’ stata presa di mira la neoministra dell’Istruzione per l’ambigua (sbagliata? falsa?) dichiarazione circa il titolo di studio; ma Poletti, invece, che titoli ha? Com’è possibile convincere i giovani alla mitica “formazione continua” quando l’ascensore sociale (o per il successo) passa dalle cordate di partitini, cooperative, corporazioni sindacali e via dicendo? Non c’è a monte un problema di selezione della classe dirigente? So che detta così sembra la classica stronzata, ma forse forse…

    da AGO71   - giovedì, 15 dicembre 2016 alle 17:01

  19. Con clan mi riferivo alla logica che fa sì che ci si circonda dai propri accoliti, il giglio magico. Lotti e gli altri.

    Ma non voglio occupare altro spazio. Grazie per l’attenzione.

    Un saluto, Antonio Bianchi

    da Antonio Bianchi   - giovedì, 15 dicembre 2016 alle 17:02

  20. Decadenza senza se e senza ma … Azzeccatissimo l’accostamento con l’estate del 1789. Ma non basta, perchè la storia non è finita lì e nulla indica che si ripeti allo stesso modo … Anzi!

    da Marco da Zurigo   - giovedì, 15 dicembre 2016 alle 22:44

  21. OT I giovani piddini si ribellano a Poletti, e ho detto tutto (cit.)

    http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/12/20/news/i_giovani_pd_del_nord_ovest_chiedono_le_dimissioni_di_poletti_ormai_solo_cosi_puo_dimostrarci_rispetto_-154521122/

    da david   - martedì, 20 dicembre 2016 alle 15:40

  22. Godibilissimo come sempre ma …. un piccolo appunto.
    Nemmeno un cenno alla Fedeli ?
    Forse per antiche appartenenze o magari di rispetto per una
    “rossa di capelli , di cuore e di fede politica ” diventata
    renziana ( sic. ! ) ed ora capo , a no , scusa , capa della pubblica istruzione , universita e ricerca …………
    Direi che sarebbe stato un ottimo esempio per confermare la tua tesi sulla ” morte” della meritocrazia
    Un cordialissimo saluto da un tuo fedele lettore

    da swann   - martedì, 20 dicembre 2016 alle 23:56

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