Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
mer
23
gen 19

Pochi ricchi, tanti poveri! Strano… ogni anno torna la stessa classifica

Fatto231219Ed ecco che anche quest’anno, puntuali come le cambiali, arrivano le classifiche dei ricconi del mondo, le statistiche sulle diseguaglianze che aumentano (rapporto Oxfam), e il teatrino per miliardari di Davos. Tutto insieme, così, per gradire, scandalizzarsi un po’, dedicarci una quota del proprio fondo-indignazione, e poi passare ad altro. In attesa di un nuovo anno, quando avremo la nuova classifica dei ricconi del mondo, il rosario delle diseguaglianze che aumentano, e il privé svizzero dei potentissimi. Altro giro, altra corsa.

Questo accade da anni, da molti anni, ed è diventato ormai un esercizio di stile mettere in fila le cifre più strabilianti: i 26 ricchi che hanno in mano la stessa ricchezza dei quattro miliardi di persone più povere, oppure il 5 per cento di italiani con patrimonio pari a quello del 90 per cento dei meno abbienti, eccetera, e potremmo continuare.

In effetti, il rosario è impressionante, se il libero mercato è “libera volpe in libero pollaio”, qui nel mercato liberissimo le volpi sono diventate onnivore e grasse da far schifo, mentre intere moltitudini di terrestri sono condannate a morte o a stenti quotidiani, mentre il lavoro viene sempre più precarizzato e svilito, mentre nei paesi ricchi avere un’occupazione non è più nemmeno una garanzia di non essere poveri.

Insomma, a farla breve, ogni anno si lancia l’allarme e ogni anno le cose sembrano peggiorare, ci si scandalizza ma non si attacca la rendita, che fa somigliare il mondo a una specie di paesino medievale con quattro signorotti padroni di tutto che fanno a chi ha il cazzo più lungo, e la plebe che sopravvive a stento. Molta plebe, tra l’altro, imbesuita e accecata dal terrore di scivolare ancora più in basso, difende i signorotti e li ammira, in una specie di masochismo di massa.

Ora il problema è semplice e non riguarda “le politiche” degli anni passati, ma la sola univoca e praticamente unanime politica che si è portata avanti in trent’anni, ovunque nel mondo, dalla cosiddetta destra e dalla cosiddetta sinistra: quella di non disturbare, e anzi agevolare, l’accumulazione vergognosa di fortune immense. A destra lo fanno per ideologia: da Trump che aiuta i grandi patrimoni perché fa parte del club, ai vagheggiatori nostrani di flat tax. A sinistra, almeno dal signor Blair in poi, ha prevalso l’idea furbetta che aiutando i ricchi, quelli ci avrebbero pensato loro a redistribuire, sotto forma di sviluppo e lavoro. Il vecchio concetto un po’ scemo che se il principe ha quindici polli sulla tavola imbandita forse finirà per lanciare una coscia ai quelli che non mangiano da due giorni. Scemenza grossa, come si vede dai numeri che smentiscono ogni anno questa risibile teoria social-paracula. Si aggiunga come aggravante la sudditanza psicologica e culturale di questa sinistra moderna ed ex-rampante per le figurine dei padroni del mondo, con cui ama flirtare, posare in foto e disquisire di sviluppo e progresso, che è un po’ come andare a pranzo con lo zar nel 1916, e lodare gli antipasti.

Controcanto un po’ grottesco: sulle politiche sociali si recita continuamente il mantra del non-ci-sono-i-soldi, proprio mentre si nota – classifiche e indignazione alla mano – che i soldi ci sono, invece, e pure tanti, e ce li hanno quasi tutti quei 26 tizi lì, quelli dell’album delle figurine dei padroni del mondo (più qualche migliaio di loro amici). I quali possono permettersi tali e tante pressioni sulle politiche fiscali da aumentare ogni anno il loro bottino, ed è chiaro come il sole che finché non si va a toccare lì, quell’accumulazione, quell’esagerazione, ogni bel discorso su popolo ed élite somiglia a un altro teatrino, in attesa di altre classifiche, di altra sincera indignazione, ah, che diseguaglianze, signora mia!, ma passiamo ad altro, ci ripenseremo tra un anno.

1 commento »

Un Commento a “Pochi ricchi, tanti poveri! Strano… ogni anno torna la stessa classifica”

  1. Ci ripenseremo fino a quando la pace sociale rimarrà tale,sa com’è a furia di tirare la corda,prima o poi…

    Simbolo di ciò che ha descritto sono quei poveri tapini con scatola a zaino sulla schiena,pedalando portano le cosce di pollo a ricchi e meno ricchi,i quali vedrebbero di cattivo gusto se quella commissione venisse pagata in modo meno vergognoso,insieme a chi li gestisce ovviamente.

    Se non ci saranno politiche di redistribuzione della ricchezza,ormai diventata sopravvivenza pur lavorando,tenendo ferma la meritocrazia sia ben chiaro,ma senza distorsioni criminali a parer mio,ovvero che un manager per quanto bravo non può guadagnare come migliaia di lavoratori,quella famosa pace sociale sarà sempre più a rischio.

    Mediate politici,meditate,e vale per chiunque!

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 23 gennaio 2019 alle 12:48

Lascia un commento