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Matteo, il leader che nel dubbio la butta sul collettivo

lunedi-26-febbraio-2018-203x300Nell’ultima domenica preelettorale ecco Matteo nostro al centro del Consensodromo italiano per eccellenza, il Che tempo che fa di Fabio Fazio, luogo che esclude per vocazione ogni sorpresa o intoppo. E infatti: nessuna palla liftata, ogni domanda scartavetrata al millimetro per evitare spigoli, ottimo impiattamento. L’enterteiner di Rignano sa di avere una buona spalla e mette mano al repertorio. “Trump dà le armi agli insegnanti, e invece le armi degli insegnanti sono i libri”, dice quello che agli insegnanti ha dato la buonascuola.  Vero che Fazio gli rovina per irruenza una battuta e lui è costretto a infilarla per forza senza i tempi giusti, ma è poca cosa (“La Flat tax è Babbo Natale e il reddito di cittadinanza è la befana”. Nota per gli autori di Renzi: essù, ragazzi!).

Abituato a personalizzare quando vinceva, ora che rischia di perdere collettivizza molto, dice “noi del Pd”, e parla di sé solo per autoammonirsi (…”se no divento noioso”).

Sul fascismo calma piatta: e quando hanno sparato alla sua sede (oltre che a sei migranti, dettaglio) a Macerata, nessuno gli ha dato solidarietà. Nemmeno lui, peraltro, che non ha voluto manifestare a Macerata. Comunque non si lascia sfuggire l’occasione per mettere sullo stesso piano Potere al Popolo e Forza Nuova, prove di opposti estremismi che sono il cacio sui maccheroni dei centristi. Dopo aver detto che il suo bello è di non far promesse, promette più soldi a tutti  “nel sociale”. Risultato mesto e mogio e un guizzo solo, ma involontario: lui all’anziano malato darà “Incentivi fiscali per morire nel suo letto”. Ah. Però!

8 commenti »

8 Commenti a “Matteo, il leader che nel dubbio la butta sul collettivo”

  1. Se ne faccia una ragione, Maestro Robecchi, il mio voto il PD lo avrà convintamente.

    da Salvatore   - lunedì, 26 febbraio 2018 alle 11:07

  2. Si figuri, ci mancherebbe, ognuno vota quello che vuole. Non userei il “se ne faccia una ragione” che suona sempre un po’ minaccioso e finora non ha portato molto bene al Pd…

    da Alessandro   - lunedì, 26 febbraio 2018 alle 11:24

  3. … Io invece convintamente voterò un partito di sinistra.
    Buon voto a lei, Salvatore!

    da degiom   - lunedì, 26 febbraio 2018 alle 13:29

  4. L’ex amico di Marchionne,no grazie,quel partito l’ho già abbandonato al tempo del baffettino,quando sottobanco andavano d’amore e d’accordo col caimano.

    Va tutto bene tranne l’intero arco delle larghe intese,con l’aggiunta di coloro che fomentano la xenofobia.

    Il 40% ci sarà solo chi lo sfiorerà a mio giudizio,la grande ammucchiata è dietro l’angolo…

    Quanta nausea davanti a noi!

    Ciao Degiom

    da Ivo Serenthà   - lunedì, 26 febbraio 2018 alle 17:49

  5. Grazie per la risposta, gentile Maestro. Lungi da me voler usare frasi minacciose. Lei sa quanto la stimo. Sono un suo fedele lettore. Mi rammarico di non vederla sulle stesse posizioni di un altro grande giornalista come Michele Serra. Con stima.

    da Salvatore   - lunedì, 26 febbraio 2018 alle 19:07

  6. Mi risulta che Michele rivendichi il suo voto alla Bonino… mah… ognuno è libero di sbagliarsi come vuole

    da Alessandro   - lunedì, 26 febbraio 2018 alle 19:11

  7. Suvvia questa non me la meritavo. So benissimo che Michele Serra ha fatto dichiarazione di voto per la Bonino. Il punto è proprio questo. Non piace Renzi? si vuole fare un distinguo? Ben venga un voto alla Bonino, perché un voto alla Bonino è un voto per il centrosinistra, coalizione nella quale mi riconosco.

    da Salvatore   - lunedì, 26 febbraio 2018 alle 19:28

  8. La Bonino sotto il 3 per cento è un voto a Renzi. La Bonino sopra il 3 per cento è una firza liberale e liberista che non a caso oggi sta con Renzi e ieri con Silvio. Non fa per me, grazie. E poi, se è una coalizione, decidetevi, Minniti o Bonino? Le due posizioni sono inconciliabili. No, no, grazie, tenetevela la Bonino

    da Alessandro   - lunedì, 26 febbraio 2018 alle 19:31

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