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mer
28
feb 24

La vincibile armata. Il mito di Meloni donna imbattibile era un puro fantasy

PIOVONOPIETREDunque riassumiamo: Giorgia Meloni è battibile, non è l’invincibile armata che tutti dicevano, lei per prima. Non è un fenomeno. Non è la donna della provvidenza. E’ una che ha scelto personalmente il candidato alla regione Sardegna, l’ha imposto con un diktat, e ha scelto il sindaco meno amato d’Italia, uno che nella città che amministra non ha vinto nemmeno in un seggio, nemmeno in quello sotto casa. Insomma, il tocco magico di Giorgia è un’invenzione della propaganda, come si sapeva, e come finalmente si vede a occhio nudo. E si scopre che anche quelli usi a sputare sull’opposizione (“con questa opposizione Giorgia governa vent’anni!”) fanno un po’ la figura dei cioccolatai, e con quella frase confessano soltanto i propri desideri, cioè che Giorgia governi vent’anni, desideri che ora scricchiolano un po’. Le cronache riferiscono di un burrascoso consiglio dei ministri, con Salvini molto nervoso. E questo anche prima che arrivassero le cifre dei voti di lista, con la Lega che sotto il quattro per cento (contro l’undici e passa di cinque anni fa). Se va avanti così, ai prossimi consigli dei ministri Salvini porterà i caffè, sempre che sia un compito alla sua altezza, è tutto da vedere.

Naturalmente le dichiarazioni del giorno dopo sono un po’ roba di repertorio, come sempre succede con le reazioni a caldo. Di colpo – per chi ha perso – la consultazione sarda non è indicativa, è un incidente trascurabile, un intoppo secondario. Si dice sempre così, quando si perde, c’è da capirli, ma nei prossimi giorni vedremo bene che voleranno schiaffoni in una coalizione dove nessuno è esente da colpe, con di fronte altre elezioni regionali e all’orizzonte le elezioni europee, Salvini imbizzarrito e i colonnelli di Giorgia coi i nervi a fior di pelle.

Tra gli sconfitti – e questa è una confortevole tradizione nazionale – c’è anche Carlo Calenda, ovvio, e come ti sbagli, che aveva tentato di far vincere la destra candidando Renato Soru. Nelle sue dichiarazioni post voto – perché Calenda dichiara a nastro, sempre, ovunque – ce n’è una divertente: “In Sardegna c’è stato detto o la candidata 5 stelle o morte”. Lui ha scelto “morte”, cioè di non arrivare nemmeno al consiglio regionale. Bravo. E poi, con sano e virile sprezzo del ridicolo, eccolo esprimere la speranza che “Il Pd diventi meno massimalista”. Urca, non si sentiva la parola “massimalista” dai tempi di Turati, e ora la sentiamo pronunciare da uno che, pur di ostacolare la vittoria di Pd-5stelle, ha sostenuto un candidato perdente insieme a Rifondazione comunista, per dire del massimalismo. Vertigine.

Fa scopa con Calenda l’altra dichiarazione che viene dal “centro”, cioè dalla pattuglia renzista per bocca dell’ineffabile Raffaella Paita. Anche loro sostenitori della lista di disturbo Soru, pur più defilati di Calenda. Testuali parole: “In Italia si vince solo se ci si allea anche con il centro”, che – detto dopo una vittoria raggiunta senza il centro – fa oggettivamente un po’ ridere.

Insomma la Sardegna non sarà la soluzione a tutti i mali, ma qualche indicazione la dà, prima tra tutte che la capillare propaganda, l’occupazione asfissiante degli spazi di comunicazione, le veline governative, non bastano, da sole, a garantire alla destra la sicurezza della vittoria. Dopo secoli di cronache e aneddoti sulla sinistra litigiosa e divisa, prepariamoci allo spettacolo della destra che si prende a pesci in faccia da sé, un’inversione di tendenza, l’inizio della fine della leggenda fantasy di Giorgia invincibile.

1 commento »

Un Commento a “La vincibile armata. Il mito di Meloni donna imbattibile era un puro fantasy”

  1. Mi viene molto da ridere immaginando le facce di meloni e salvini alla notizia dei risultati, peccato non poter essere la solita mosca sempre presente. La Todde mi sembra una in gamba e preparata, nel governo Conte 2 aveva lavorato bene, ma riuscirà a fare qualcosa di sinistra? Ne dubito, il PD è bravissimo a martellarsi gli alluci da solo, infatti il duo guastatori è già al lavoro per far scappare Conte, virare a destra e ovviamente perdere le prossime regionali. In più io Io ho finito “pesci piccoli”, che avrei voluto continuasse ancora a lungo, mi capita sempre così con i libri che mi piacciono, mi rattrista la parola fine. Grazie per le piacevoli ore di lettura, Teresa è veramente simpatica

    da Liliana   - giovedì, 29 febbraio 2024 alle 14:28

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