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Le bufale tanto cattive del popolino e quelle buone del potere

fattoquotidianooggiSe davvero vi interessa il dibattito sulla post-verità – la costruzione di bufale intesa a cambiare la storia e a piegare gli avvenimenti della politica – vi consiglio di cercare un piccolo filmato su Youtube, datato febbraio 2003. Molto istruttivo. Si vede Colin Powell, allora Segretario di Stato americano, che parla alle Nazioni Unite e agita una fialetta di polvere bianca. Dice che è antrace, che Saddam Hussein ne produce tonnellate. Poi fa vedere delle vaghe fotografie satellitari e dice che lì Saddam sta costruendo armi di distruzione di massa, e insomma pone le basi, con quel discorso, dell’aggressione americana all’Iraq. Tony Blair faceva un discorsetto analogo ai suoi compatrioti. Entrambi qualche anno dopo – Colin Powell e Tony Blair – ammetteranno di aver diffuso notizie false sapendo che erano false. Colin Powell – qualche anno dopo convinto sostenitore di Obama – definisce ancora oggi quel discorso “una macchia sulla sua carriera”. Ma sì, una macchiolina da un milione di morti, che volete che sia. Macchia e non macchia, entrambi i diffusori di quelle micidiali menzogne sono oggi a piede libero, ammirati e riveriti e, nel caso di Blair, addirittura portati ad esempio della “sinistra che vince” (ommioddio, ancora!).

Questo per dire che la post verità non è cosa proprio nuovissima, e che quella con cui ce la prendiamo oggi è faccenda minuscola rispetto a certe post-verità che hanno ammazzato centinaia di migliaia di innocenti.

E poi, a dirla tutta, la storia è piena di post-verità inventate per giustificare le più solenni e dolorose porcate. Il diciassettenne ebreo Hershel Grynszpan che nel novembre del 1938 sparò a Parigi al diplomatico nazista Ernst von Rath, fu sbandierato come l’esempio migliore della cattiveria ebraica, e consentì di mettere in atto quella “Notte dei cristalli” (9 e 10 novembre 1938, decine di sinagoghe date alle fiamme, migliaia di negozi proprietà di ebrei bruciati e saccheggiati, SS in gran spolvero) che avviò la persecuzione degli ebrei. Recenti ricerche storiche hanno svelato che il ragazzo aveva una storia con il diplomatico, che gli aveva sparato per questioni, diciamo così, personali, e che dunque su di lui fu costruita una micidiale post-verità che alla fine, presentando il conto, arrivò a un totale di milioni e milioni di morti.

Naturalmente – che seccatura – in questi come in altre centinaia di casi, la costruzione di post-verità non era affidata ad anonimi leoni da tastiera, piccoli o grandi truffatori anonimi che cavalcano l’indignazione per costruite bufale, ma dal potere stesso, nel caso dell’Iraq addirittura da due governi democratici liberamente eletti.

Ecco dunque un paio di casi in cui un’Authority governativa preposta al controllo della verità non avrebbe frenato la bufala, anzi l’avrebbe agevolata come da direttive politiche, come da “superiore interesse della nazione”, che era, in quel momento, far fuori Saddam accusandolo con prove false.

Se il dibattito sulla post-verità a cui assistiamo oggi ci sembra un po’ surreale, insomma, è anche perché punta a vedere la costruzione di false notizie come incontrollabile: si pensa che oscure e anonime minoranze nascoste dietro una tastiera possano cambiare il destino di popoli e nazioni, mentre i governanti, poveretti, si dannano l’anima per difendere la verità dei fatti. Insomma: l’allarme sulla post verità diventa allarme perché le bugie vengono dal basso e non dall’alto. Basta un po’ di conformismo, qualche piagnisteo degli sconfitti e qualche vergognoso esempio di bufala in rete (gli immigrati portano la menengite in Toscana! Ridicolo) per far gridare al pericolo e all’attentato alle istituzioni. E’ la post-verità cattiva del popolino gretto e ignorante. Vuoi mettere con quella smerigliata e cristallina del potere?

9 commenti »

9 Commenti a “Le bufale tanto cattive del popolino e quelle buone del potere”

  1. fantastico !

    bravissimo :)

    da giovanni   - giovedì, 5 gennaio 2017 alle 10:06

  2. Tanto ci tengono i governi alla verità che ci appongono il segreto di stato. Tanto per venire a casa nostra, vorrei ricordare che nel 1997, il pentito di camorra Carmine Schiavone rivelò alla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti pratiche di tombatura di rifiuti pericolosi per la salute nella terra dei fuochi. Il governo di allora appose il segreto di stato, facendo continuare a vivere(…a morire!?) ed a coltivare su quei terreni, come se niente fosse.

    da Eparrei   - giovedì, 5 gennaio 2017 alle 11:21

  3. Ottimo e abbondante Alessandro,i vecchi trucchi televisivi e radiofonici iniziano ad avere il fiato corto,sulla diffusione “vera e sincera” del potere,meglio portarsi avanti col lavoro,il web questa estrema possibilità democratica mai vista dall’apparizione dell’homo sapiens,al netto delle bufale,va controllata molto bene…

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 5 gennaio 2017 alle 11:30

  4. Decisamente, nel Paese della videocrazia e della libertà di stampa più oppressa in Europa e non solo (RsF, 2016), nel Paese dove Zucconi e Iacoboni possono scrivere che i tweet di tale Beatrice di Maio (alias la moglie di Brunetta) sono emanazione di una “Spectre” grillina, nel Paese dove il borghese medio sghignazzava davanti al tg agiografico di Emilio Fede… trovo questa crociata antibufala totalmente grottesca. Ma non solo: è grottesco perfino rispondere, ricordando che la libertà di stampa in Italia non esiste, che Berlusconi è sempre stato libero di trasmettere e scrivere menzogne oscene senza che Violante proponesse bavagli, che chi governa ha l’informazione della Rai a propria disposizione, insomma che l’ipotesi di bavaglio alla rete proviene da un Potere bugiardo e corrotto. È grottesco rispondere, come dicevo, semplicemente perché non ci sarà alcun seguito alla proposta dell’Antitrust (solo il nome “Antitrust”, in Italia, fa piegare in due dalle risate); nel bene e nel male, la rete è imprendibile e inarrestabile. E Zuckerberg non pagherà mai un centesimo di multa.

    Un tizio del Pd mi scrive
    «(è necessaria una “authority antibufala” ad hoc) perché il confronto politico deve avere lo scopo di trovare la migliore soluzione possibile per il Paese, non fare gli interessi privati di chi offende di più o di partiti-azienda nei quali non esiste democrazia perché comunque alla fine decide solo il “padrone”, per il proprio esclusivo interesse.»

    Quella sul “padrone” è molto buona… però ricorderei anche che il Pd non ha mai voluto una vera legge sul conflitto di interessi proprio per non disturbare il “padrone”, finto avversario politico (a proposito di “fake”) che i giornali di De Benedetti dipingevano come Satana sebbene fosse, nella realtà, socio ultraventennale della “loggia” che guida l’Italia…
    Del resto, vogliamo contare le crociate antibufala o per la libertà di informazione dell’Antitrust dal 1994 a oggi? Non ne ricordo. Ricordo solamente che i miei simili non trovavano Fede esilarante, anzi non lo guardavano proprio e si illudevano che esistesse un’opposizione a Berlusconi; i miei simili manifestavano nelle città e scrivevano sui social (muri compresi) per la libertà di informazione; i miei simili facevano scongiuri e macumbe per assistere alla fine di Berlusconi; i miei simili si erano anche detti disponibili a fare un patto con il Demonio per la fine del berlusconismo, ma qualcuno lo ha fatto davvero, ed è per questo che ci siamo ritrovati i Governi Napolitano I, bis, ter e quater. E Berlusconi che ha scontato una pena ridicola in un centro anziani. E magari fosse una bufala!

    da MacFerrin   - giovedì, 5 gennaio 2017 alle 12:10

  5. Sacrosanto. C’è però un però: coi “Sì, ma…” (che non sopporto) non si va da nessuna parte. Se la politica e i governi mentono, ciò non significa che – di conseguenza – cosa vuoi che siano le menzogne e le bufale che vengono “dal basso”?

    No, mi dispiace, ma a questo gioco io non gioco!

    da Mariangela Paradisi   - giovedì, 5 gennaio 2017 alle 12:17

  6. Chapeau, Alessandro!

    da Carlo   - giovedì, 5 gennaio 2017 alle 12:19

  7. Ballon d’essai,di instaurare per l’ennesima volta una censura sul web.

    da fridolin   - giovedì, 5 gennaio 2017 alle 13:48

  8. @Mariangela Paradisi Di menzogne dall’alto, dal basso, da dritta e da tergo è sempre stata piena la Storia. Non è nulla di nuovo, le “leggende urbane” esistevano anche prima di Internet, probabilmente se decifrassimo i pittogrammi paleolitici, troveremmo le scie chimiche. Tutte le religioni, a ben vedere, sono bufale di successo, perdinci!
    Il problema è che in questo momento il Potere sente scivolarsi di mano le redini dell’Informazione, e cerca un facile capro espiatorio per far tornare il popolo ad abbeverarsi alle fonti sicure. Quest’anno sono successe cose (Brexit, Trump, persino il No al referendum) che nel bene o nel male erano state ritenute impossibili da chi crede di essere l’unica fonte di verità.
    L’unica verità è che questi sono nel panico…

    da r1348   - venerdì, 6 gennaio 2017 alle 01:22

  9. Reperti di bufale sono stati rinvevuti in tutti i più famosi siti preistorici dall africa nera alle steppe siberiane. Nei secoli hanno sempre sconfitto le più agguerrite censure. Dibattito quasi inutile. Confidiamo invece sul libero pensiero ed esercitiamo l’arte dell’attenzione. Il problema non sono le bufale ma perché ci caschiamo.

    da Emanuela   - sabato, 7 gennaio 2017 alle 05:32

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