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feb 16

Ora è chiaro: l’ordine di coprire le statue è stato dato in inglese

20160203primailfattoquotidiano“Pianga, Malaussène, pianga in modo convincente. Sia un buon capro”. Chi ricorda le avventure di Benjamin Malaussène, il capro espiatorio perfetto di Daniel Pennac, può farsi un’idea abbastanza precisa del potere e dei suoi costi umani. Costi per i capri espiatori, ovvio, gente sacrificabile ai piani bassi o medi della piramide, utilissimi per salvare il vertice irritato dagli errori dei sottoposti, che deve risultare intonso. Così, quando riecheggia il classico dei classici, la frase ultimativa e minacciosa “chi ha sbagliato pagherà”, staffilata nei comunicati e nelle dichiarazioni dal Lider Maximo, c’è qualcuno che trema: l’antica saggezza popolare sa che forse qualcuno pagherà, sì, ma non necessariamente chi ha sbagliato. Anzi, pagherà chi è sacrificabile e disposto a sacrificarsi. In soldoni, e tagliando la questione con l’accetta, chi è pagato per pagare nel caso (frequente) vada storto qualcosa. Il mondo ha bisogno di Malaussène, e il mondo renziano ancor di più.
Ora, ci siamo mestamente abituati all’idea che nel Paese dei misteri non si sappia ancora tutto su cosucce come Piazza Fontana, Ustica, le grandi stragi, il sequestro Moro, varie ed eventuali. Però stupisce che non si riesca a sapere bene e con esattezza chi ha fatto installare pannelli nascondi-cazzo alle statue del musei capitolini in occasione della visita del presidente iraniano, un’indagine per cui, obiettivamente, non servirebbero Philip Marlowe o Sherlock Holmes. Le ultime notizie dicono che pagherebbe (con una specie di commissariamento e poi col pensionamento) il capo del Cerimoniale di Palazzo Chigi, signora Ilva Sapora, anche se la dinamica dei fatti non è chiara, e la relazione interna (la famosa inchiesta annunciata come una specie di Armageddon, condita di “chi ha sbagliato pagherà” e di “l’ira di Renzi”) parla di misunderstanding (in inglese fa fico, sì, ma vuol dire che ci sono state incomprensioni). Quali incomprensioni risulta incomprensibile, non ce le dicono, non le chiariscono nemmeno ora che sarebbero chiarite. Insomma, basta un po’ di fantasia per immaginare i quiproquò, gli ordini incrociati che si confondono, le entrare e le uscite come in una pièce di Feydeau, le direttive capite male, applicate peggio e via così. Niente, non sapremo mai, a conferma che – grandi o piccoli – i misteri restano misteri.
Sul capro espiatorio di turno, intanto si addensano le nubi del sospetto e si rilanciano colpe: la signora Sapora-Malaussène non sa l’inglese, dettaglio che lei stessa ammette e che crea grande scandalo sui media. Possibile? Davero-davero? Dunque l’ordine di coprire le statue è stato dato in inglese? Ed è per confonderla e gettarla nello sconforto che nella severissima (!) indagine interna si usa la parola misunderstanding, invece di dire semplicemente “confusione”? E se la signora – provvidenzialmente vicina alla pensione – non sa l’inglese (reato federale) non lo sapeva nemmeno prima, giusto? Quando faceva, senza confusioni e misunderstanding il suo lavoro di capo del Cerimoniale di Palazzo Chigi.
Insomma, il tutto non pare una cosa seria, ma intanto la faccenda è scivolata dalla prima pagina (dove campeggiava anche sulla stampa estera) alle pagine interne, poi smotterà nei trafiletti delle “brevi”, vicino al cane che sa contare e al prosciutto di maiale clonato, e noi resteremo lì, felicemente immemori, senza risposte a una faccenda che ha avuto eco mondiale e che tra qualche giorno sarà derubricata a quisquilia. Perfetto. Il “chi ha sbagliato pagherà” resterà sospeso come la nebbia sui campi al mattino presto, “l’ira di Renzi” si concentrerà su nuove questioni, altri Malaussène si faranno strada, in attesa di essere sacrificati, e chi ricorderà la faccenda in futuro sarà considerato un fastidioso provocatore. Insomma, tutto chiarissimo.

12 commenti »

12 Commenti a “Ora è chiaro: l’ordine di coprire le statue è stato dato in inglese”

  1. E’ come Berlusconi, uguale. La colpa e’ sempre di altri, i fallimenti sempre causati da “traditori”. Ma il problema vero e’ il persistere di questa cultura fascista dell’uomo solo al comando nella testa della ggente. E’ per questo che la fanno franca queste vittime dei peccati altrui.

    da frank   - mercoledì, 3 febbraio 2016 alle 11:10

  2. Ognuno ha i suoi limiti. Robecchi da Radiopopolare e Manifesto s’è trasferito all’house organ del partito dei “vaffankulo” a tutti, e che nel parlamento europeo sta con l’estrema destra xenofoba. “chi è senza peccato….”

    da Ivan   - mercoledì, 3 febbraio 2016 alle 11:19

  3. La storia,una delle tante che fanno ridere e spernacchiare su tutto il globo alle nostre spalle,fa riflettere su quanto sia facile detenere il potere quando si possiede una certa benedizione,quella che si nasconde dietro al potere e alla stampa che definire “benevola” è un eufemismo.

    Ma detto ciò,ora c’è da concentrarsi sul nuovo “air force renzi”,finalmente è arrivato ieri,direi un acquisto che va in pandamme con le pezze nel culo del paese,oltre i costi dell’aereo,pare ci siano quelli dell’hangar di protezione e di soggiorno.

    I contribuenti da ieri vivono tra il mix della pelle d’oca e del delirio,la soddisfazione ha toccato livelli mai visti sino ad ora.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 3 febbraio 2016 alle 11:22

  4. Beh!… Io per esempio non voglio sapere chi è stato, semplicemente perché me lo immagino. Del resto le riforme renziane hanno la stessa utilità sociale delle ridicole scatole salva pudore. Adamo ed Eva si vergognarono della loro nudità solo dopo avere disubbidito a Dio… E pensare che erano soli nel Paradiso terrestre, col compito specifico di riprodursi… Il Governo italiano si vergogna delle sue invidiabili opere d’arte di nudi solo perché ha deciso di calare le brache in segno di stupida sottomissione davanti ad una probabile prospettiva miliardaria (almeno così si vocifera in giro, forse per giustificarne in qualche modo l’atto). In quale dei due esempi può essere configurato il vero pudore? Io penso la prima che ho detto.
    E’ anche questo caso, come quello contro l’Europa, il classico ruggito del topo: fare la voce grossa con in mano un pagherò, tipo quelli promessi dalla Banca Etruria ed altre.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 3 febbraio 2016 alle 11:39

  5. Ho l’impressione che questo evento mediale sia stato studiato, pianificato ed eseguito dallo “flying spaghetti monster”. Non c’ê altra spiegazione razionale.

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 3 febbraio 2016 alle 12:39

  6. Ma figuriamoci, col Jobs Act ecco chi paga:

    http://www.nextquotidiano.it/per-le-statue-coperte-pagheranno-i-dipendenti-di-zetema/

    Poi, a proposito di colpe certe, piace ricordare che Renzi e Franceschini hanno dichiaratamente accusato la sopraintendenza capitolina (sparando chiaramente nel mucchio) e solo dopo che la stampa internazionale aveva uscito il caso.

    Un sorriso

    da david   - mercoledì, 3 febbraio 2016 alle 12:54

  7. Caro Ivan,
    che ognuno abbia i suoi limiti non c’è dubbio (ci mancherebbe), ma non vorrei caricarmi anche i limiti degli altri. Quindi non capisco: sono un professionista, scrivo da trent’anni e passa, capita di cambiare giornale (spiegai i motivi lungamente), e andando al Fatto mi sono accertato di non subire alcuna censura o condizionamento (che non ho mai avuto, anzi). Ma a parte tutto, non capisco cosa c’entri io, il giornale per cui scrivo, le statue coperte, con il “vaffanculo” e le forze xenofobe in europa. Rispondere nel merito si può, si deve, anche criticamente, anche ferocemente. Se invece si dice “pere” quando si parla di missili o si dice “missili” quando si parla di banane è tutto un po’ ridicolo. Coraggio, puoi farcela

    da Alessandro   - mercoledì, 3 febbraio 2016 alle 12:56

  8. Credo che il male principale risieda ormai nel fatto che “LOR SIGNORI” vivano su un altro pianeta, mentalmente lontanissimo dal nostro in pratica troppo vicino, ho seguito la vicenda e ho parlato con un paio di amici che hanno dimestichezza dei rapporti internazionali, bastava vietare le foto in quei corridoi alla stampa, come succede in molti musei e la storia finiva lì, ma le soluzioni semplici sono sempre le più difficili e nella nostra amata classe politica sempre più difficili da comprendere, non l’ho scritto in inglese perchè lo so poco, spero non sarà in futuro una colpa.

    da Marco   - mercoledì, 3 febbraio 2016 alle 13:48

  9. Ciò che più mi colpisce, di questa vicenda, è la sottile linea che separa il rispetto per quel particolare ospite e la difesa della nostra cultura. Nello stesso periodo storico in cui estremisti islamici attaccano il Museo del Bardo o distruggono Palmira, facendoci profondamente indignare, noi nascondiamo il nostro patrimonio storico-culturale alla prima visita di un leader musulmano. Il giorno prima siamo tutti Parigi, il giorno dopo mettiamo il velo alle nostre statue. Se fino all’anno scorso potevamo demandare al capo Cerimoniale ogni decisione, oggi no. Non è più una questione di etichetta, di protocollo o di diplomazia. È una questione molto più profonda e delicata. E i nostri ministri (anche i primi) devono saperlo. Spiazzante.

    da chiara   - mercoledì, 3 febbraio 2016 alle 20:54

  10. forse la cosa più stupefacente è che nessuno parli più delle donne finite in carcere in Iran sempre per via di un velo. Ci sono state molte occasioni per darne notizia (succede ancora? che ne è stato delle povere disgraziate a cui è successo?), ma silenzio totale.
    Già che ci sono ne approfitto per altre due questioni sparite: che ne è stato dei lavoratori che dovevano essere riassunti dalla Fiat a Napoli e Melfi? E ancora: com’è la situazione oggi a Mirandola nel dopo terremoto? Forse faccio prima ad andare a vedere di persona…

    da giuliano   - giovedì, 4 febbraio 2016 alle 14:18

  11. La Sapora non conosceva l’inglese,ma pur sapendolo, provate voi a tradurre la direttiva: ai…ai..shish!

    da Eparrei   - giovedì, 4 febbraio 2016 alle 17:05

  12. io penso che abbiano fatto bene a coprire le statue. E’ come quando si nascondono le videocassette porno quando viene la fidanzata o le canne quando arriva la mamma. cerebralmente troppo impegnativo affrontare la questione pippe e droga con donna e mamma. Ecco, penso che sia andata così. “matteino, e se vede i pippi delle staute cosa gli raccontiamo?””so na sega dario, copriamoli”. semplice, easy, smart, vigliacc …. in una parola …renziano!

    da federico   - venerdì, 5 febbraio 2016 alle 22:00

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