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mer
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apr 16

Benvenuti al museo dell’hashtag dismesso. C’è anche l’audioguida

20161303primailfattoquotidianoCerti di fare ai lettori cosa grata, segnaliamo l’apertura del nuovo museo dell’hashtag, visitabile anche con audioguida (orari 9-19, ridotto per scolaresche e petrolieri). Aperto in origine come deposito di hashtag dismessi, parole d’ordine, esortazioni, inni all’ottimismo e cifre farlocche sul mondo del lavoro non più utilizzabili nel dibattito politico, l’idea di farne un museo ha preso piede rapidamente, fino all’inaugurazione di domani.

In anteprima, ecco le principali attrazioni del museo.

#labuonapolitica – E’ la sala da cui parte la visita, tutta improntata alla nostalgia. Il visitatore ripercorre il breve periodo dell’entusiasmo renzista, quando si propagandavano riunioni all’alba, biciclette, panini di Eataly mangiati al tavolo di lavoro. Ministri e sottosegretari si chiamavano per nome e il governo sembrava una succursale dei boys scout. Il premier arrivava in Smart e viaggiava in treno. Suggestivi i richiami, anche audiovisivi, alla Leopolda, dove un finanziere ricco con sede a Londra teorizzava tagli per pensionati poveri con sede in Italia.

#cambiaverso – Come avverte l’audioguida (tasto 2, per l’inglese tasto 3, per l’inglese letto da Renzi tasto 459#@y776) si tratta della sala più controversa della mostra, anche se è stato rimosso il grande ritratto di Denis Verdini che accoglieva il visitatore appena varcata la soglia. Le numerose innovazioni del governo sono qui ben evidenziate: dalla bicicletta ai superjet, dal jobs act ai tagli alla sanità, dagli inviti all’astensionismo agli emendamenti notturni in favore del fidanzato di questa e di quello. Si consiglia il visitatore di seguire correttamente il percorso della mostra (per dire: il pannello “dimissioni Lupi” va ammirato prima della bella installazione in 3D sul padre della ministra Boschi che va a scuola a piedi carico solo della sua tradizione contadina). Purtroppo il grande arazzo “ministra Guidi al telefono” non è visibile essendo in prestito ad un’altra grande mostra, quella su “Etica e classe imprenditoriale”, allestita a Confindustria.

#Italiariparte – Grande sala affrescata con i numeri forniti dal ministro Poletti. Secondo alcuni critici, un omaggio al centenario del dadaismo

#lavoltabuona – (audioguida, tasti 5 e 6) bella sala multimediale dedicata ad annunci, promesse, previsioni, auspici, tutti accompagnati dall’hashtag sul fatto che questa volta il colpo riuscirà. Parola d’ordine cara a detenuti che progettano l’evasione, imputati in attesa di prescrizione e governo Renzi. La sala risuona di musiche allegre e garrule risate, un intenso profumo di rose esce da apposite prese d’aria e un ricco buffet serve alcolici, in modo che, dopo il quarto prosecco, tutta la sala possa assumere una sua pur ondeggiante credibilità.

#millegiorni – Sala ampliata in fretta e furia, perché inizialmente l’hashtag era #centogiorni, poi prudenzialmente moltiplicato per dieci. Come spiega l’audioguida (tasto 1.000), si tratta di uno speciale percorso tra tutte le cose che succederanno grazie al governo Renzi tra mille giorni, anche se l’allestimento prevede altre ristrutturazioni (esempio: #diecimilagiorni per la legge sul conflitto di interessi).

#amicigufi – Una sala che piacerà ai bambini. Istruttiva la storia di questo hashtag molto usato, perfetto per catalogare come nemici chiunque avanzi dubbi sull’azione di governo e al contempo per irridere gli sconfitti in qualunque campo, dalla politica al calcio, al biliardo. La sala presenta variazioni sul tema (audioguida tasto 45), come il famoso hashtag #classedirigentemaddeché, molto usato dalla comunicazione governativa e improvvisamente dimesso per decenza insieme alla ministra Guidi.

Il museo degli hashtag dismessi apre domani con una piccola cerimonia. Per seguire l’evento sui social media l’hashtag è: #viabbiamopresoperilculo.

7 commenti »

7 Commenti a “Benvenuti al museo dell’hashtag dismesso. C’è anche l’audioguida”

  1. Oramai un classico, lo stile piacevolmente urticante di Robecchi… ;-D

    Unico problema riscontrato, in modo particolare quando il tema affrontato riguarda (più o meno direttamente) le narrazioni renziane, è che risulta sempre più difficile distinguere dove finisca il dato di realtà e dove cominci la satira… ;-C

    da degiom   - mercoledì, 13 aprile 2016 alle 10:05

  2. è un diesis…

    da giuliano   - mercoledì, 13 aprile 2016 alle 12:19

  3. C’è un hashtag allestito urgentemente,è che consiglia vivamente di recarsi fuori città per l’intero e prossimo fine settimana.

    Dopo le 22 si può rientrare

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 13 aprile 2016 alle 13:09

  4. Per sapere come si evolveranno gli hashtag, visitate #continueremoimperterritiaprenderviperilculo.

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 13 aprile 2016 alle 16:20

  5. Tra gli hashtag dimessi manca il gioioso #ciaone allo Statuto (e ai diritti) dei Lavoratori del 1970.

    Adesso che è finita la decontribuzione (il concetto molto di sinistra per cui le ritenute previdenziali dei lavoratori dovute dagli imprenditori le pagavano invece i cittadini) sono finite le assunzioni.

    Finite le assunzioni, cominceranno i licenziamenti (a questo punto facilissimi, sempre grazie al Jobs Act) grazie al quale in concetto di stabilità o tempo indeterminato è stato mantenuto solo nel nome ma di fatto cancellato.

    Tra i diritti perduti dei lavoratori, oltre alla tutela per i licenziamenti illegittimi, cito a caso altre grandi conquiste (queste definitive) del Jobs Act come il divieto di essere demansionati o controllati a distanza (su questo punto, visto lo sviluppo tecnologico, la possibilità di controllo e i suoi riflessi sul rapporto di lavoro, è bello ricordare quanto era avanti lo Statuto dei Lavoratori del 1970, anche culturalmente, e quanto è indietro questo governo “di sinistra”).

    Un sorriso.

    da david   - mercoledì, 20 aprile 2016 alle 09:21

  6. Una cosa sul #ciaone di Carbone; i figli non si mettono in mezzo mai (e la mamma è sempre la mamma), ma se è lo stesso padre a usare la figlia per giustificarsi (penosamente) in un’intervista sul Corriere, vale uguale ?

    da david   - mercoledì, 20 aprile 2016 alle 09:23

  7. Lei é un genio, un uomo d’altri tempi, un uomo fuori dal tempo (creda é un complimento) Le auguro, ne sono certo, Le Sue opere, ii Suoi scritti invece ci rimarranno, a lungo
    Complimenti

    da Massimo Agostinis   - domenica, 24 aprile 2016 alle 22:08

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