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ago 20

Revisionismi. Botte, olio di ricino, SS: benvenuti al (fu) Museo del fascismo

PIOVONOPIETREHa fatto bene, benissimo, Virginia Raggi, sindaca di Roma, a bloccare sul nascere l’ipotesi di un museo del fascismo. Ha fatto bene chi aveva presentato la mozione (tre consiglieri dei 5 stelle), a ritirarla. Con l’aria che tira, coi i neofascisti che occupano palazzi (Casa Pound), che difendono gli stragisti della stazione di Bologna (il senatore Ruspandini, di Fratelli d’Italia), che si vestono da nazisti (Gabrio Vaccarin, eletto a Nimis, Udine, con Fratelli d’Italia), che vanno a cene in ricordo del duce (il candidato governatore delle Marche Acquaroli, sempre Fratelli d’Italia), si rischia l’effetto celebrazione. O una pagliacciata tipo Predappio. O un’oscenità tipo il mausoleo del criminale Graziani ad Affile. Insomma, no, grazie.

Ma come sarebbe veramente un museo del fascismo? Ecco, in esclusiva, il percorso della visita.

Stanza uno. Il visitatore entra in un grande salone dove viene bastonato da alcuni arditi che dicono di farlo per la Patria. Uno speciale software riconosce gli intellettuali che devono bere, per continuare la visita, due bottiglie di olio di ricino. Entusiasmo in Fratelli d’Italia.

Stanza due. Un po’ contuso, il visitatore entra nella seconda stanza, dove gli viene sottoposto un questionario: ti piace il museo? Chi risponde “no” perde il lavoro, viene licenziato o arrestato sul posto. C’è anche una domanda specifica: “Ti chiami Matteotti?”. Nessuno ha il coraggio di rispondere “sì”. Addetti di Fratelli d’Italia controllano i documenti per scovare chi ha mentito.

Stanza tre. I fasti dell’Impero. Il visitatore viene costretto a donare al museo la sua fede nuziale e tutti gli oggetti d’oro che indossa per finanziare l’allestimento sulla presa di Addis Abeba. Si tratta di una donazione spontanea, chi non aderisce viene riaccompagnato alla stanza uno.

Stanza quattro. Nuovo questionario, con una sola domanda: “Sei ebreo?”. Chi risponde “no” può continuare la visita, chi risponde “sì” viene accompagnato alla stazione per un viaggio in Germania, o direttamente alle Fosse Ardeatine.

Stanza cinque. Stanza “esperienziale”. I visitatori sono invitati a spezzare le reni alla Grecia. Dopo ingenti perdite e una considerevole figura di merda, gli addetti di Fratelli d’Italia telefonano ai tedeschi chiedendo aiuto.

Stanza sei. Siamo a metà del percorso, i visitatori cominciano a capire cosa fu il fascismo. Vengono equipaggiati con scarpe di cartone e fucili del secolo prima e mandati in Russia a fare 14.000 chilometri a piedi nella neve.

Stanza sette. Stanza interattiva, gioco di ruolo. I visitatori devono guidare interi reparti di SS a sterminare la popolazione inerme di villaggi e paesi. Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, e altre decine e decine di posti. Chi aiuta a uccidere donne e bambini ha uno sconto al bookshop.

Stanza otto. Il visitatore, ormai un po’ provato e con i nervi a fior di pelle, non ne può più, vuole farla finita in fretta. Viene invitato dagli addetti di Fratelli d’Italia a vestirsi da tedesco e scappare verso la Svizzera. Auguri!

Stanza nove. Sezione “visitare l’Italia”, piazza Fontana, Milano.

Stanza dieci. Sezione “visitare l’Italia”, piazza della Loggia, Brescia.

Stanza undici. Sezione “visitare l’Italia”, stazione di Bologna.

 

A questo punto i visitatori sopravvissuti hanno capito cosa fu il fascismo, e cos’è ancora oggi, escono dalla visita guidata decisamente scossi. Alcuni intellettuali vicini a Fratelli d’Italia spiegano che però, dalla biglietteria al guardaroba, il museo del fascismo ha fatto anche cose buone.

11 commenti »

11 Commenti a “Revisionismi. Botte, olio di ricino, SS: benvenuti al (fu) Museo del fascismo”

  1. Grazie

    da Francesco Annibali   - mercoledì, 5 agosto 2020 alle 09:04

  2. Perfetto!

    da valentina pasquali   - mercoledì, 5 agosto 2020 alle 10:53

  3. Straordinario Robecchi. Bisognerebbe trovare il modo di farlo davvero, un museo come l’hai descritto (con bastonate virtuali, naturalmente)

    da enrico   - mercoledì, 5 agosto 2020 alle 10:56

  4. Stanza dodici. Il visitatore viene accompagnato in una stanza intitolata “Tana Libera tutti”, con sottile riferimento all’Amnistia voluta dal Guardasigilli Palmiro Togliatti. Nella stanza ci sono tutti quelli che l’hanno picchiato, torturato, seviziato, mandato nei campi di concentramento in germania e che hanno accompagnato le SS tedesche a stermianare la sua e le altrui famiglie. In questa stanza il visitatore viene invitato a festeggiare insieme ai sui carnefici la fine della vita al museo.

    da Jules Bonnot   - mercoledì, 5 agosto 2020 alle 11:11

  5. Dovrebbero farlo per davvero. Così, molti che non lo fanno, capirebbero.

    da Marco   - mercoledì, 5 agosto 2020 alle 11:56

  6. Pare che l’idea partorita da alcuni grillini romani per il loro erigendo museo al fascismo, poi crollato come un castello di carte grazie al pronto intervento della sindaca grillina anch’essa, sia derivata dall’esigenza democratica della par condicio. In fondo, avranno pensato i grillini proponenti, se esiste a roma un museo della liberazione a via tasso, dove sono ancora visibili le atrocità commesse dai fascisti e dai loro compari nazisti, perchè non piazzare sul marciapiedi di fronte un museo delle benemerenze fasciste al popolo italico.
    La bonifica delle pianure pontine, il posto al sole nelle colonie conquistate, i treni in perfetto orario, vogliamo valorizzarli nell’erigendo museo o lasciarli all’oblio?
    I grillini hanno un bellissimo concetto della democrazia, se esiste un popolo di persone obbligate a vaccinarsi, deve pur darsi una cittadinanza anche al popolo che desidera non vaccinarsi, è la democrazia bellezza.
    Se gli americani ti vogliono convincere di aver conquistato la luna nel 1969 qualcuno deve pur farti credere che l’allunaggio avvenne in uno studio televisivo.
    Il grillino ti offre questa visione alternativa della storia.
    Se un grillino ritiene che il popolo che risiede nel libano si chiama libico chi sei tu ad obbligarmi a dire che invece quel popolo è libanese?

    da michele soldovieri   - mercoledì, 5 agosto 2020 alle 12:20

  7. Mancherebbe la stanza delle attività ludiche: l’Italicus, sui “trenini”, e sui “soldatini”, la bomba ananas all’agente Marino: ma capisco che non si possa scrivere tutto…

    da Patrizia   - mercoledì, 5 agosto 2020 alle 15:16

  8. Al di là delle suggestioni e delle ipotesi su come ci possa essere un neo museo degli orrori fascisti, domandatevi tutti quanti come in Germania, a parte le zucche vuote pelate neonazi, a nessuno delle istituzioni, almeno momentaneamente e spero per sempre, vorrebbe organizzare un museo degli orrori nazisti celebrando quei criminali, bastano e avanzano i campi di concentramento dove hanno massacrato milioni di persone.
    Per i nostalgici io rammento sempre che con l’attuale regime democratico, voi potete dichiararvi nostalgici e celebrare quel periodo nefasto per l’Italia, al contrario con un altro regime dittatoriale col cavolo si possono esprimere idee diverse dal dittatore di turno.

    Per quei consiglieri 5S bloccati dalla Sindaca di Roma per la loro brillante idea… Gli farei vivere per alcuni mesi cosa vuol dire non essere iscritti al fascio e barcamenarsi per sopravvivere,come dovette fare a quel tempo mio nonno in montagna.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 5 agosto 2020 alle 16:04

  9. Non c’è che dire, sei un mito. Grazie!!

    da Raffaella   - giovedì, 6 agosto 2020 alle 12:34

  10. Certo che ogni giorno se ne impara una nuova. Un museo del fascismo? Ma per piacere, Che ci mettiamo dentro. Botti di sangue innocente. Eppure l’abbiamo cantata in tutte le lingue e in tutte le armonie la stagione del dolore, completa di testimonianze concrete. Anche questa triste proposta, per fortuna fermata in tempo nella sua realizzazione, mi ha fatto venire in mente una barzelletta raccontata dal grande Carlo Dapporto. L’istruttore rammenta ai suoi allievi paracadutisti al primo lancio il sistema di apertura dello zaino per liberare il paracadute. Tirate la maniglia che si trova sul lato destro dello zaino. Nel caso non si dovesse aprire il primo paracadute, azionate la seconda maniglia per liberare e aprire quello di riserva. Inizia il lancio. Fuori uno, fuori due fino a fuori tutti. I paracaduti si aprono uno dopo l’altro. Tranne uno… Un allievo casualmente allineato nella discesa ad un suo compagno, rivolto a quest’ultimo commenta: guarda come fila il sordo! Ebbene sì, nel nostro Paese ci sono ancora i sordi del fascismo.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 7 agosto 2020 alle 11:33

  11. … sordi del fascismo, che secondo sondaggi risultano la maggioranza degli aventi diritto al voto.

    da Guido   - lunedì, 17 agosto 2020 alle 15:11

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