Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
mer
20
apr 16

Facciamo un po’come ci pare: si chiama Giornalismo 2.0

20160420primailfattoquotidianoUna foto notturna e sfocata, pubblicata con grande evidenza. Un titolo a nove colonne: “E’ Matteo Renzi quello che entra alle tre di notte nella sede di Scientology?”. Immaginate di leggerlo, che so, sul Corriere della Sera, o su Repubblica, o di vederlo nell’apertura di un telegiornale. Immaginate (dai, questo è facile) che il giorno dopo Renzi dica: no, non sono io quello nella foto e che chieda una rettifica. E già che ci siete immaginate anche che i responsabili della bufala dicano: no, non rettifichiamo, perché questo è Giornalismo 2.0.

Ecco fatto, è andata proprio così. Dopo aver pubblicato un video della serie “Meno male che Silvio c’è”, e aver titolato “E’ la Raggi quella nel video?”, richiesto di una rettifica, il direttore de l’Unità, Erasmo De Angelis ha risposto: “No, perché non è un’operazione politica, ma è Giornalismo 2.0”. Riassumo. C’era un giornalismo 1.0 che trovava le notizie, le verificava, si accertava bene di non dire una cazzata o una falsità e poi la pubblicava. Avendo in una vita precedente lavorato all’Unità e in vite successive in altri giornali, so che c’era sempre qualcuno, collega anziano o burbero caporedattore, che diceva: “Controlla bene, eh!”. Che palle, sta cosa di controllare le notizie.  Ora finalmente arriva l’upgrade, il Giornalismo 2.0 che semplifica le cose all’utente: prendi la prima puttanata che trovi in rete e che ti fa comodo, e la pubblichi con un punto di domanda. Tipo: “Era Giorgio Napolitano il graffitaro che ieri notte ha imbrattato la metropolitana?”. All’Unità dicono che si può fare, e chi sono io per smentirli? Che poi, a pensarci bene, non è che l’applicazione di un altro programma già operativo da secoli, Lettere Anonime 2.0 (”Era tuo marito l’altra notte al night con una minorenne?” Firmato: un amico).

Naturalmente un caro pensiero va ai tanti colleghi che si affannano per difendere questo povero mestiere che era il Giornalismo 1.0, quelli che fanno i convegni su giornali e web, quelli che ti obbligano ai corsi di deontologia professionale. Tutto superato dal Giornalismo 2.0 messo a punto nella software house fondata da Antonio Gramsci e oggi diretta da Erasmo De Angelis.

Ma come si sa l’evoluzione tecnologica è veloce, frenetica, supera in rapidità anche i nostri stupori. Così quando ancora noi saremo qui a perplimerci per il Giornalismo 2.0, sarà già allo studio il Giornalismo 3.0, pure quello con punto di domanda: “Siamo stati noi a rigare la macchina alla Raggi?”. Oppure si potrebbe arrivare a ribaltare alcune sane tradizioni comuniste che cancellavano la gente dalle foto ufficiali (Trotsky che scompare dalle foto con Lenin), aggiungendole, invece che levarle, con abili fotomontaggi. Facile immaginare i titoli dell’Unità: “Che ci faceva Fassina a cena con il mostro di Rostov?”. Oppure: “Ma è per caso Landini questo boia dell’Isis?”. Chiedendo smentite e rettifiche ci risponderanno: ma no! È Giornalismo 5.0… ma tranquilli, stiamo elaborando il Giornalismo 6.0, quello in cui si aspettano gli avversari politici direttamente sotto casa con una mazza da baseball. Se la cosa prenderà piede sarà come agevolare il traffico abolendo gli stop e i semafori e dotando le auto di mitragliette sui parafanghi. Sarà una specie di Trasporto Urbano 2.0. Va detto che in confronto al Giornalismo 2.0 che ci insegna il direttore de l’Unità, il “metodo Boffo” tanto vituperato solo qualche anno fa (e per cui si alzarono cori unanimi di condanna) sembra un trattato di etica giornalistica. Ma chi siamo noi per fermare il progresso? Si arriverà all’estremo, persino al grottesco. Esagero: si arriverà all’assurdo, a chiedersi in un titolo a nove colonne, con una foto sotto: “Ma è questo il giornale fondato da Antonio Gramsci?”. Non serve rettifica.

12 commenti »

12 Commenti a “Facciamo un po’come ci pare: si chiama Giornalismo 2.0”

  1. in italia tutto quello che è becero ha una presa immediata, sembra sempre la solita storia “fosse successo in germania…” ma è proprio così è proprio sempre la solita storia ci manca l’etica quella che ci fa gridare allo scandalo quando lo scandalo c’è mentre noi proviamo invidia per chi ha provocato lo scandalo, perciò ci ritroviamo i politici opportunisti i giornalisti leccaculo di tali politici i lettori apatici che dopo aver letto “chi” hanno in tasca l’onniscienza della verità e aspettano con impazienza l’uscita del nuovo numero perchè essere informati è importante

    da lilisa   - mercoledì, 20 aprile 2016 alle 10:27

  2. di Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti
    “Ho esitato, è evidente. Ma alla fine, pur consapevole che qualcuno si risentirà (uso un eufemismo), non sono riuscito a farmi una violenza capace di indurmi a tacere. Non riesco a pensare e agire in base alle convenienze. Quanto fatto dall’Unità nei confronti di Virginia Raggi, candidata sindaco a Roma per il M5S, non è informazione, ma una vergogna.
    Sia chiaro, gli incidenti, nel nostro mestiere accadono (un po’ troppo spesso, in verità).
    Ma si dimostra di avere la schiena dritta anche scusandosi (in questo caso con la signora Raggi e con i lettori) e non arrampicandosi sulle specchi contribuendo a pregiudicare la nostra già precaria credibilità.
    L’idea del direttore dell’Unità che tutto è consentito, senza neanche avvertire il bisogno di chiedere scusa per un errore, perché “la comunicazione social punta molto sulla quantità e sulla velocità” può perfino essere vera, ma resta una barbarie, aggravata dalla considerazione che “il web ha modificato profondamente il giornalismo, sui siti e sui social gira di tutto”.
    Il web, semmai, ha cambiato la comunicazione o, se proprio si vuole estremizzare, l’informazione. Il giornalismo è (o dovrebbe essere) ben altra cosa: noi, i giornalisti, dovremmo tutti, proprio tutti, essere i garanti dei lettori, dovremmo essere la certificazione docg delle notizie. Altro che social e stridore di unghie sugli specchi.
    Beh, non lo fanno loro: chiedo io scusa alla signora Raggi.
    P.S.: so che qualcuno si scatenerà e proverà a “farmela pagare”. Si metta in coda, con pazienza: la fila è molto lunga
    (pagina fb di Enzo Iacopino, oggi 20aprile2016)

    da maurizio b.   - mercoledì, 20 aprile 2016 alle 10:35

  3. Non fossi tecnoleso riuscirei a scrincsciottare l’indimenticabile Mario Lavia che tuitta “noi siamo il sito @unitaonline , il giornale non ha responsabilità di quello che compare sul sito”.

    da david   - mercoledì, 20 aprile 2016 alle 10:51

  4. Per ciò che è diventato quel giornale,penso che ci sia qualcuno che si sta rivoltando nella tomba,e non solo Gramsci,ho idea che ci sia una lunga fila.

    Fosse solo la foto della candidata 5 stelle a Roma,il top è il nascondersi come gli struzzi con l’amico Verdini e tutte le sue “avventure”,basta e avanza.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 20 aprile 2016 alle 11:57

  5. Sei un grande che mantiene la schiena dritta. Ce ne fossero come te l Italia sarebbe un paese migliore perchè l’ informazione (lo si ricorda troppo poco) troppo spesso decide le sorti di una nazione.

    da Fabrizio   - mercoledì, 20 aprile 2016 alle 12:40

  6. Sembra impossibile che si possa cadere più in basso di come stiamo, e invece…

    da Irene   - mercoledì, 20 aprile 2016 alle 15:41

  7. all’Avanti! è successo anche di peggio – o forse no?
    Penso sempre più spesso che bisognerebbe modificare la legge quando si parla di testate storiche, di editori con il loro cognome (Einaudi, Mondadori…). Einaudi dovrebbe pubblicare con il suo marchio storico solo i libri pubblicati prima di cambiare proprietà, l’Unità e l’Avanti non sono testate qualsiasi… (non succederà mai, ormai tutto è merce) (o parola simile, per la psicoanalisi in effetti sono quasi sinonimi)

    da giuliano   - giovedì, 21 aprile 2016 alle 08:50

  8. Robecchi, guardi bene, perche una manina ha cancellato il 9 davanti al 2. In realtà questo è giornalismo 92.0(dove 92 sono i milioni di euro del deficit della gestione precedente che una legge truffa ha scaricato alla comunità). Domanda: ma la legge è ancora in vigore?

    da Eparrei   - giovedì, 21 aprile 2016 alle 09:53

  9. Cos’è la libertà di stampa? Quamdo l’informazione è corretta si può dire che la stampa è libera. per esempio, con il massimo rispetto che ho sempre avuto per Eugenio Scalfari, dopo avere letto la prima parte del suo editoriale di domenica scorsa avevo avuto l’impressione, secondo il mio modo di vedere e capire ovviamente, di trovarmi di fronte ad una libertà di stampa limitata nell’informazione corretta. Il grande giornalista sosteneva nel suo articolo che il referendum cd sulle “trivelle” in sostanza interessava solo alle regioni che lo avevano richiesto. E’ come dire che i Bronzi di Riace interessino solo Reggio Calabria (Museo Nazionale della Magna Grecia, Reggio Calabria) o che l’Ultima Cena di Leonardo interessi solo Milano (Santa Maria delle grazie Milano – 420,333 visitatori nel 2015)… Un altro esempio, fra i tanti, riguarda l’informazione sulle pensioni future per i giovani. Il contributivo, tanto reclamato dalla stampa legata al potere politico ed economico, non potrà mai garantire una pensione sufficiente alla sopravvivenza in età avanzata. I giovani nella maggior parte dei casi oggi si sistemano nel lavoro verso i trenta/trentacinque anni di età… Molti della mia età avevano incominciato fin dalle elementari a fare i fattorini quasi gratis. Per imparare un mestiere si diceva… Qualcuno, i più volenterosi, ormai giovanotti, studiavano alla sera dopo il lavoro… In pratica si era pronti per un lavoro stabile e regolarmente remunerato verso i venti /ventidue anni. Anche in quei casi, però, il solo contributivo non avrebbe poturo assicurare una pensione decente. Lotte sociali e condivisioni di progetti avevano consentito una certa sicurezza del futuro. Poi arrivò Dini… Poi arrivò Treu con suo pacchetto fatato… Poi arrivò Berlusconi… Poi arrivò la regia del Presidente Napolitano… Poi arrivò Monti… Poi arrivò Letta… Infine fu proiettata nello stagno Italia l’arroganza politica di Renzi… E poi e poi e poi!… E così, con l’aiuto della stampa di regime, nei fatti condizionata nella libertà, con le deprecabili incontrollate delocalizazzioni, gochi di potere sono riusciti ad avere il sopravvento sulla vita sociale del nostro martoriato Paese.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 21 aprile 2016 alle 10:20

  10. Ahi! Ahi! Ahi!… “delocalizzazioni” (ovviamente)…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 21 aprile 2016 alle 10:32

  11. Ecco questa frase “sane tradizioni comuniste che cancellavano la gente dalle foto ufficiali” potrebbe essere a mio modo di vedere un classico esempio di giornalismo 1.0 extended version.

    da Marco da Zurigo   - giovedì, 21 aprile 2016 alle 15:06

  12. Di vergogna in vergogna:
    “Intanto a prendere le distanze dalla questione è il Comitato di redazione del quotidiano: «Unita.tv non è mai stato il sito online de l’Unità e i giornalisti de l’Unità non hanno nulla a che fare con le scelte e i contenuti di Unità.tv».
    Il sito, per l’esattezza, è di proprietà di EYU srl, società del Partito Democratico che possiede anche il 19% de l’Unità. La sigla EYU sta per Europa-YouDem-Unità, le tre testate che fanno capo al Pd e nel comitato scientifico dell’omonima fondazione siedono diversi esponenti dem, come Filippo Taddei e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini.”
    http://www.lastampa.it/2016/04/21/italia/politica/lunit-rischia-un-provvedimento-disciplinare-per-il-videobufala-sulla-raggi-qU97TT8pyIo5ESrjvu1InK/pagina.html

    da maurizio b.   - giovedì, 21 aprile 2016 alle 18:09

Lascia un commento