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mer
24
gen 18

E se il bottone rosso contro le fake news fosse una fake news?

Fatto240118E’ passata una settimana da quando il ministro dell’interno Minniti, ha annunciato la rivoluzionaria invenzione di un red button per denunciare le fake news sul sito della polizia. Per prima cosa occupiamoci della traduzione: red button uguale bottone rosso; fake news uguale notizie false, ok, possiamo incominciare.
L’iniziativa, di cui si sono occupati tutti i giornali, le radio, le tivù, il web, i commentatori, gli esperti (e quasi tutti per dire che è una cazzata), è stata presentata come risposta al pericoloso allarme sociale delle bufale online, “con specifico riguardo al corrente periodo di competizione elettorale” (il virgolettato è nel comunicato ufficiale). Insomma, se durante tutto l’anno leggiamo ovunque che gli immigrati hanno la jacuzzi nell’hotel a cinque stelle, va bene, ma se durante il “periodo di competizione elettorale” leggiamo che la Boldrini va al cinema con un killer uzbeko tatuato, allora allarme rosso, anzi red button.

Non starò qui a ripassare il rosario delle reazioni, più o meno colte e articolate, sul fatto che la polizia si metta a controllare se una notizia è vera o no (il comunicato parla di “contronarrazione istituzionale”): Orwell l’abbiamo letto tutti. Vorrei invece inviare un messaggio di sincera solidarietà alla “task force di esperti” che “in tempo reale, 24 ore su 24, effettuerà approfondite analisi” per scoprire se una notizia è falsa. Cioè qualche sovrintendente di polizia, magari alle quattro del mattino, salterà sulla sedia in seguito a denuncia (leggi schiacciamento di red button): “Porca miseria! Non è vero che la Boldrini è andata al cinema con il killer uzbeko!”. Presto, attiviamoci presso il provider! Come dicevo, massima solidarietà.

Ma siccome di teoria dei mass media, di contrasto alla fake news, di Minniti entusiasta come Louis De Funés si è già detto, conviene occuparsi dell’attuazione del piano red button. Come va? Quante denunce? Di che tipo? “Il jobs act funziona” è una fake news che si può denunciare col bottone rosso? Se quella della democrazia turbata e deviata dalle bufale è una vera emergenza nazionale sentita dalla popolazione, cosa dicono gli utenti, i cittadini indignati che segnalano bufale?

Nessuna traccia. Niente. Zero. Nella sezione Faq (le domande più frequenti degli utenti) non c’è la ressa per chiedere come comportarsi davanti a una bufala. C’è chi chiede se deve fidarsi della banca online, chi invoca chiarimenti su consegne e ritiri di pacchi e chi chiede consigli: “Ho trovato su un portale e-commerce, un computer ad un prezzo vantaggiosissimo, è un affare o una truffa?”. Ah, saperlo! Un catalogo molto divertente e molto naïf di italiani alle prese con la rete (alcune domande sono vecchie di anni), preoccupati dal pop-up che si aprono, dal rischio che qualcuno gli freghi le password o dalle bolle di consegna, ma nessuno che chiede come comportarsi davanti a una bufala in rete. Informazioni su provvedimenti presi, richieste di smentite, accertamenti in corso, indagini aperte: niente. Nella sezione “notizie”, niente pure lì: le uniche notizie del gennaio 2018 sul bottone rosso riguardano il fatto che esiste il bottone rosso, comunicato ufficiale, inaugurazione di Minniti e basta. Eppure sarebbe interessante – nell’unica democrazia al mondo che fa controllare la verità alla polizia – sapere quante bugie si siano finora smascherate, quanto inquinamento dell’opinione pubblica si è evitato e quanti untori di falsità sono stai colti sul fatto nella prima settimana di attività di contrasto a un problema così pressante ed emergenziale per il cittadino. Siccome la premessa è che in periodo elettorale aumentano le bufale, non vorremmo scoprire che il red button è una di quelle, nel qual caso potremo sempre cliccare sul red button e ricominciare tutto daccapo, tipo gioco dell’oca.

6 commenti »

6 Commenti a “E se il bottone rosso contro le fake news fosse una fake news?”

  1. Ineccepibile e gustoso, salvo il banale riferimento alla Boldrini. Può fare meglio!

    da Maurita Latini   - mercoledì, 24 gennaio 2018 alle 10:01

  2. Direi che il red button potrebbe servire per alcune segnalazioni navigando sul web,chi più,chi meno immagino,ne avrà viste di spettacolari,ne cito una per tutte vista più volte negli ultimi mesi,ovvero del fantomatico parente della Presidente della Camera assunto come segretario proprio nella Camera stessa.

    Ma sono altri i problemi dell’informazione,direi che il nascondere o l’esaltare notizie,sia una realtà presente molto diffusa,in Tv e sulla carta stampata,bene sarebbe sempre che sia possibile,organizzare qualcosa di ufficiale che stigmatizzasse questa pratica diffusissima.

    Il pulsante su queste precisazioni,il button come intende Minniti,lo colorino come meglio credono!

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 24 gennaio 2018 alle 10:44

  3. Mi spiace, non bisognerebbe mai spiegare una battuta, ma siccome il prototipo della fake news più stupida spesso riguarda la Boldrini ho usato lei. Credo che la presidente, se leggesse, si farebbe una risata

    da Alessandro   - mercoledì, 24 gennaio 2018 alle 11:15

  4. Oh, fosse per me, insieme ai red buttons istituirei pure apposite red prisons per relegare coloro che diffondono le falsità’. Perche’ il falso ferisce e uccide. Ma qui il discorso si fa lungo.
    Piuttosto mi dica, caro Robecchi, ma a lei non ne va mai bene una?

    da egidio scrimieri   - giovedì, 25 gennaio 2018 alle 10:43

  5. Ma tu guarda la combinazione egregio egidio s!
    Era esattamente la domanda che volevo rivolgerle: ma a lei, di ciò che digita Robecchi, non ne va mai bene una? ;-D

    In fiduciosa attesa di suo cortese riscontro, con l’occasione invio un cordiale saluto al nostro ospite il quale, a differenza di molti altri estensori, spesso e volentieri risponde alle sollecitazioni dei commentatori e ad Ivo, compagno di post in varie rubriche sparse sulla rete…

    da degiom   - venerdì, 26 gennaio 2018 alle 12:23

  6. Degiom

    Non c’è feeling tra i due,c’è chi vede questo Paese quasi perfetto,lo storytelling iniziato nel 1994 e già prima con Craxi è servito parecchio,e c’è chi lo critica.

    Saluti

    da Ivo Serenthà   - venerdì, 26 gennaio 2018 alle 13:05

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