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mer
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dic 15

Una pasticca d’Italicum e ti passa subito la voglia di democrazia

20151223primailfattoquotidiano-204x300Elezioni in Spagna? In Francia? Puapua Nuova Guinea? Tranquilli: due compresse di Italicum prima del voto e passa la paura. Il refrain della settimana è questo: siccome il bipolarismo non esiste più (tendenza europea conclamata), facciamo una legge elettorale che lo imponga a martellate alla festante popolazione, che così avrà finalmente in dono il bene che più desidera: la stabilità politica. Risolto con la fiction il problema del bipolarismo, si affiderebbe il potere, con scarsissimi contrappesi, a un partito solo, che a quel punto sarebbe super-maggioritario in Parlamento e decisamente minoritario nel paese. Sembrerebbe la vecchia storia della coperta corta: volete più libertà o più sicurezza?, si chiede per lottare contro il terrorismo. Analogamente nella politica si chiede: volete più stabilità o più rappresentanza?
Esiste però in questa semplice equazione una specie di errore di base, un peccato originale, una gamba del tavolo non solidissima. Che è proprio lì: stabilità. Ma è così vero che l’Italia è la patria dell’instabilità politica? Che le divisioni frenano il paese? Che non si riesce a governare? E non è bizzarro che chi dice che così non va bene, che non si governa, siano proprio quelli che governano, e dicono di farlo bene e con efficienza? Il ragionamento zoppica. Anche perché, a guardare i suoi sviluppi generali, la stabilità politica italiana è strabiliante. Persino quando si cambiava un governo ogni sei mesi, ai tempi della prima repubblica, la stabilità era a prova di bomba, si davano il cambio attori e comparse nella stanza dei bottoni, ma il disegno restava più o meno identico. Facevano i turni, i vecchi volponi della prima repubblica, ma il lavoro era sempre quello.
Se si guardano per esempio le politiche sul lavoro degli ultimi vent’anni, non c’è niente di più tremendamente stabile. Cominciò il governo Prodi (1996) a sventolare la bandiera della “flessibilità”, senza la quale, ci dissero, saremmo morti tutti. L’allora ministro Treu stappò il vaso di Pandora del lavoro flessibile e precario, che dilagò nel paese, che si impose senza freni e controlli, fino alla sua regolamentazione finale con il Jobs act: tutti un po’ precari, cioè licenziabili a un costo minimo, tutti demansionabili eccetera, eccetera. Si può dunque dire che nel giro di una ventina d’anni, con strappi improvvisi e lunghe pause, con governi di destra e di sinistra, con i fini economisti prodiani e con la compagnia di giro del poro Silvio, il disegno di flessibilizzazione e precarizzazione del lavoro si è perfettamente compiuto. Impeccabile opera di stabilità politica: chiunque governasse, il disegno era quello, ed è stato eseguito.
Ci sarebbero altri esempi, ovviamente, non ultimo il fatto che abbiamo sempre mandato aerei, armi e soldati dove ci hanno chiesto di mandarli, altro esempio di stabilità. Insomma, non siamo così instabili, diciamo anzi che specie nelle politiche economiche siamo stabilissimi, come dimostra il fatto che le diseguaglianze sociali sono aumentate, negli ultimi anni, piuttosto costantemente, e non diminuite: un capolavoro a cui hanno concorso tutti, chi più chi meno, altro esempio di continuità politica niente male.
L’Italicum come garanzia di stabilità, dunque, lascia perplessi. Indicare la Spagna dicendo: “Visto? Col nostro trucchetto non sarebbe successo” è suggestivo ma non porta lontano. E’ vero: col trucchetto dell’Italicum Rajoy finirebbe per formare un governo, in solitudine e maggioranza assoluta: un governo con superpoteri che sarebbe espressione di un elettore su quattro. Una spallata abbastanza decisa al concetto di democrazia rappresentativa. E vabbé, non facciamola lunga, avrete un po’ meno democrazia, ma vuoi mettere la stabilità?

9 commenti »

9 Commenti a “Una pasticca d’Italicum e ti passa subito la voglia di democrazia”

  1. Ottimo come sempre, bravo Alessandro

    da Lorenzo   - mercoledì, 23 dicembre 2015 alle 16:15

  2. Tutto perfetto, aggiungerei la solita definizione dei difensori del maggioritario dell’astensionismo come “espressione di democrazia matura”.
    Un sorriso (e molti PD).

    da david   - mercoledì, 23 dicembre 2015 alle 16:28

  3. Ormai la democrazia è diventato un articolo di esportazione!

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 23 dicembre 2015 alle 17:11

  4. Il suo ragionamento è sbagliato: il voto di operai, commesse e impiegati di basso livello ovviamente non conta. Mica lo vogliamo paragonare a quello di un imprenditore, un esercente, uno start-upper della Bocconi, un vicecaporedattore trenta-quarantenne alla prova del potere, un luminoso dirigente (di banca) dallo stipendio di giada, insomma uno di quelli che mantengono l’Italia e lustrano l’immagine del Paese agli occhi degli stranieri (sempre che poi i custodi del Colosseo non rovinino tutto con le loro inutili assemblee). L’elettore quattro di Rajoy (o del nostro) è l’unico che conta, e l’Italicum l’unico sistema che gli rende giustizia.

    da Frank   - mercoledì, 23 dicembre 2015 alle 17:45

  5. Ragionamento perfetto, senza una grinza.

    da Marco   - mercoledì, 23 dicembre 2015 alle 18:51

  6. Se i cosiddetti “poveracci” e ce ne sono sempre di più in Italia,non si coalizzano in un unico gruppo che dia impulso a politiche sociali,invece di spargersi tra leghismo,stelle e trinariciuti, ci sarà sempre un caimano di turno che ce la metterà in saccoccia,

    Medidate gente e buone festività

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 24 dicembre 2015 alle 08:43

  7. Meditate è più giusto assai…..

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 24 dicembre 2015 alle 08:45

  8. Allora proviamo a meditare. Migliaia di risparmiatori truffati e lui non si è fatto vivo. Croce inutile e senza senso concreto solo sulla Boschi… Davvero crudele questo PD, soprattutto quando si scaglia contro la dimenticanza di un ministro che aveva mal recepito il paciugo legislativo che riguardava l’ICI… Il Parlamento, con la strordinaria maggioranza che si ritrova grazie al porcellum fa in ogni caso il resto secondo le direttive ovviamente del ducetto di turno… Variante di valico inaugurata dopo nove anni con i costi raddoppiati rispetto alle previsioni e lui è lì, sorridente fra un selvie e l’altro a ricordarci quanto sia stato bravo alla faccia dei gufi. L’expo alla fine, ci dicono oggi praticamente senza prove, ha chiuso con un attivo lordo di 14 milioni di euro, ma che bravi lui e Sala. Quest’ultimo si merita davvero il premio di sindaco. A Pompei sono state restaurate sei domus restaurate con i soldi europei e lui è sempre lì a raccontarci che in sostanza è merito suo… Meditiamo,gente. I poveri aumentano ogni giorno strozzati dal mercato. I morti sono aumentati in quanto molte persone non riescono più a pagarsi le cure. Le polveri PM10 sono micidiali e la politica costruisce autostrade ciclabili fra i piedi dei cittadini concentrando in periferia tutto l traffico auto praticamente dei poveri. I tempi dei semafori, organizzati da incompetenti a tavolino, sono davvero inquietanti. Tanto per fare un esempio, nella zona bolognina di Bologna per attraversare la via Stalingrado o per uscire dalla stressa via all’altezza dell’orribile Porta Europa nelle ore di punta occorrono sei/sette minuti quando va bene. La colpa è siruramente del grande traffico incanalato ad arte e senza senso, ma i 90 secondi di attesa a motore acceso ai semafori, non sincronizzati fra loro con un minimo di criterio, hanno una grossa responsabilità. I ricchi girano tranquillamente per il centro, in Ferrari, se ne vedono ogni tanto davanti all’Hotel Baglioni, o in auto pubbliche con autista a costi pazzeschi… Meditiamo ancora gente!…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 24 dicembre 2015 alle 13:00

  9. Sì al referendum o lascio… Questa sì che è un’ottima occasione da non farci scappare… La Costituzione è una cosa seria da non lasciare alla mercè di un solo personaggio che dispone di una maggioranza parlamentare nominata e in parte regalata dal porcellum incostituzionale. Tanto più che nel paternale discorso di fine anno del PdC ci sono tracce di recidiva: avanti così, insiste… infatti!… Ha preso la politica come una partita di calcio: finora, da come vedo io una buona società, gli interessi portati avanti da alcuni (parecchi) cortigiani politici che si dichiarano impropriamente di sinistra non sono stati proprio quelli esclusivi per il bene del Paese, ma in buona sostanza la maggioranza dei provvedimenti governativi si sono rivelati per lo più vantaggiosi politicamente per un capo squadra ducetto desideroso di soddisfare la propria personale esagerata ambizione: mel 2018 si vince….
    Buon anno 2016 a tutti.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 30 dicembre 2015 alle 12:36

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