Al momento in cui scrivo, i trapezisti sono stati bravi, i clown sempre perfetti e aspettiamo gli illusionisti. Quella che si chiama “Corsa al Quirinale”, una versione circense di Helzapoppin’, riserva colpacci giorno dopo giorno, numeri nuovi e sorpresone. Se ti distrai dieci minuti non capisci più chi vuole Draghi lì, chi lo vuole là, occhio che finisce né lì né là, oppure può andare là e comandare anche lì. Una trama intricatissima.
Poi, di colpo, spunta un nuovo genere letterario: il Fantasy Costituzionale. Anche qui la trama non è semplice: un doppio incarico con un Draghi con due cappelli, uno da presidente e uno da premier? Non si può. Allora un prestanome? Un uomo di assoluta fiducia? Da qualunque parte la si guardi è un po’ imbarazzante. Il coro “Draghi stai lì” risuona in ogni dove, tutti lo vogliono al Quirinale e nessuno lo vuole al Quirinale, lui cosa vuole non lo dice. Così si favoleggia di astruse architetture costituzionali, Granducati, Superpresidenze, Imperi.
Gli attori, poi, memorabili. Di Silvio nostro si è detto in lungo e in largo, manca poco che si iscriva agli Inti-Illimani, che si mostri con l’eskimo. Dopo le aperture ai Cinquestelle (forse non ricorda “Nelle mie aziende pulirebbero i cessi”, aprile 2018) mi aspetto di trovarmelo da un momento all’altro sul pianerottolo, che tenta di vendermi Lotta Comunista. In generale gli altri si barcamenano, cercano di capire cosa succede intorno a loro, menandosi come fabbri anche se stanno nello stesso governo, votano le stesse leggi, esultano per i mirabolanti risultati raggiunti (eh?). Non mancano le note di colore locale: se Draghi andasse al Quirinale il presidente del consiglio designato sarebbe il ministro più anziano, cioè Renato Brunetta.
Nel frattempo, divampa l’incendio nel campo largo. E’ largo? Non è largo? Maria Elena Boschi lancia ultimatum: “O noi (intende i renzisti, ndr) o i Cinquestelle”. Urca. Carlo Calenda, autocandidatosi (è un vizio) per dispetto e poi autoritiratosi dalle suppletive a Roma, dice invece che ora va da Letta e gli dice serio: “O noi (intende Calenda, ndr) o i Cinquestelle”. Anche questo a suo modo è un Fantasy, con le tribù, capi e capetti, territorial pissing, offensive, colpi bassi e incantesimi.
Se si esce da questa confortevole e appassionante fiction, la situazione è un po’ più grama. Incombe uno sciopero generale, cosa che non avveniva da anni, contro un governo che – a leggere stampa e propaganda – risulta amatissimo, competentissimo, geniale. Basterebbe questo a dire di una notevole distonia tra la realtà e la sua narrazione incoraggiata: il sei e uno, sei e due, sei e tre di aumento del Pil non si vede nelle tasche del Paese, dove anzi si vede l’inflazione, che erode il potere d’acquisto ed è di fatto una flat tax che colpisce i più poveri. Mentre si assiste alle schermaglie pre o post-quirinalizie, ai tatticismi e allo spettacolino, insomma, emerge una verità. Tutti quei soldi, quegli investimenti, quel “è il momento di dare” che potevano cambiare il Paese, sono andati e stanno andando nella direzione di lasciarlo com’è. Dare qualcosa a quasi tutti, rafforzare qualche posizione cardine, smollare contentini, ma niente di strutturale, capace di cambiare in modo più egualitario il corpo sociale del paese. Un’operazione di mantenimento dell’esistente, mediocre e troppo diseguale. Il resto, quel che avviene intorno al disegno, è poco più che coreografia, un gran parlare di tattiche e strategie, mentre il gioco si fa da un’altra parte.
sembra paro paro il paradosso di Leopardi: “com’é che la felicità di tutti dipenda dall’infelicità di molti?”
da Carginone - mercoledì, 8 dicembre 2021 alle 09:09
….Berlusconi ha fatto anche cose buone…..cit.Conte.Questa ci mancava
da Vitaliano Bianchini - mercoledì, 8 dicembre 2021 alle 09:26
Applausi.
ma se Shilvio tenta di vendermi Lotta Comunista lo compro
da Dedalus - mercoledì, 8 dicembre 2021 alle 10:03
« L’Italia è un paese gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua memoria, si accorgerebbeche i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale. »
Pier Paolo Pasolini, “Scritti corsari”
da Franco Spirito - mercoledì, 8 dicembre 2021 alle 10:15
Sono tra i 160mila che hanno firmato e si vergognerebbero di vedere il caimano al Quirinale, avevo già scritto a riguardo un paio di settimane fa proprio su questo blog.
Detto ciò ho preso piacevolmente atto dello sciopero generale di Cgil e Uil,come sempre la Cisl si sfila, ci avrei scommesso conoscendoli…
In un Paese dove nonostante il pnrr non aiuta chi è più debole, bensì fa spallucce agli evasori fiscali, al contrario scova parecchi lestofanti che hanno preso l’rdc, i pesi e le misure funzionano solo in certi casi,direi che si intravede nulla di nuovo all’orizzonte, altro che governo dei migliori,siamo immersi nel revival della seconda Repubblica.
Quindi a parte il pregiudicato ci mettano chi vogliono al Colle, i mali dell’Italia sono tra i parlamentari e di buona parte degli elettori, i quali con una classe politica del genere ci sguazzano essendo come il loro specchio!
da Ivo Serentha - mercoledì, 8 dicembre 2021 alle 14:59
Dubito che un giorno a venire il popolo maturi, sono 50 anni che sento ripetere le stesse cose e non cambia mai nulla. Beato chi ha potuto andersene da questo paese allo sfacelo. Solo i super ricchi hanno terreno fertile nel nostro povero paese, gli altri che si arrangino come possono.
da Antonio Talarico - giovedì, 9 dicembre 2021 alle 15:15