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Sicurezza, dal decreto Maroni a quello Minniti: l’arte della fotocopia

Ce l’avete la Fatto220317macchina del tempo? Ma sì, quel marchingegno che vi fa andare su e giù sulla scala degli anni per vedere se si stava meglio prima, o meglio ora, per controllare cos’è cambiato, per osservare, fatti alla mano, come il lungo viaggio della fu sinistra italiana verso destra sia ormai completo e conclamato. Non ce l’avete? Peccato, dovrete accontentarvi della memoria e dei vecchi giornali. Per esempio quelli della torrida estate 2008, nove anni fa, quando le cronache riferivano ossessivamente degli esilaranti successi del decreto Maroni in materia di sicurezza urbana, decoro, poteri ai sindaci eccetera eccetera. Roberto Maroni era allora ministro dell’Interno e esortava i sindaci italiani ad esprimersi con “ordinanze creative”, insomma di inventarsi qualcosa per mettere ordine nelle loro città. La Grande Crisi non c’era ancora, ma la povertà, a saperla vedere, ci circondava già. La ricetta, perfettamente di destra, era dunque: nasconderla.

Per mesi fu un florilegio di notizie e notiziette che andavano dal vulnus costituzionale al colore locale. A Sanremo fu vietato di chiedere l’elemosina “stando seduti”, a Voghera si proibì di accomodarsi sulle panchine pubbliche oltre le ore 23 a più di tre persone (adunanza sediziosa? Sesso di gruppo? Boh…). Ad Alassio, Venezia, Pisa si vietava di passeggiare con borsoni “presumibilmente carichi di merci”. Ad Assisi si vietò l’accattonaggio, con buona pace di San Francesco, a Vicenza si vietò di sedersi sulle panchine “in modo scomposto”. Potrei continuare per pagine e pagine. L’estate del 2008 fu la festa della “tolleranza zero” contro i poveracci. La famosa e democratica città di Firenze (sindaco Leonardo Domenici) ingaggiò una inesausta lotta contro i lavavetri ai semafori che occupò le prime pagine dei giornali come se fosse la terza guerra mondiale, come se venti sfigati con una spazzola in mano turbassero l’Occidente (non c’era ancora l’Isis, c’erano i lavavetri). Nacque in quell’epoca la moda delle “panchine anti-bivacco” (con braccioli in ghisa a dividerne la seduta) per cui molti comuni dei nord spesero fior di soldi, investiti perché nessuno potesse sdraiarsi e magari (orrore!) dormire al freddo per qualche ora.

Gran parte di quella paccottiglia securitaria fu fatta a pezzi dalla Corte Costituzionale, le notizie sulle assurdità delle ordinanze creative rallentarono e poi sparirono del tutto. Tre furono i pilastri teorici di quella stagione densa di imbecillità: l’affermazione che la sicurezza non è “né di destra né di sinistra”, il vecchio trucco della percezione (non importa se siamo più o meno sicuri secondo le statistiche sui crimini, conta “l’insicurezza percepita”) e l’attentato al “decoro”.

Che sono, oggi, con minime varianti, i tre pilastri del decreto Minniti sulla sicurezza, quello che dà enormi poteri discrezionali ai sindaci, che permette il “daspo urbano”, che risolve il problema del disagio, dell’emarginazione e della povertà con la ricetta più semplice: nasconderli alla vista. Perfettamente di destra, si diceva. Ecco.

Piccole varianti. Una pratica e una teorica. Quella pratica: i sindaci potranno “allontanare” (Daspo) chi turba il decoro. Particolarmente difesi saranno le stazioni e i luoghi di interesse turistico, per cui si presume che gli “allontanati” andranno a turbare il decoro altrove, nei quartieri più poveri e nelle periferie, ad esempio. Quella teorica è stata invece presentata con toni mascelluti dal ministro in persona: “La sicurezza è di sinistra”. Un bel salto da quel “Non è né di destra né di sinistra” di nove anni fa. Ecco compiuto il cammino, ecco la sinistra finalmente, conclamatamente e con tanto di rivendicazione, arrivata alla chiusura del cerchio. Il decreto Maroni, il decreto Minniti, l’arte della fotocopia. Nove anni, una lunga marcia. Indecorosa.

5 commenti »

5 Commenti a “Sicurezza, dal decreto Maroni a quello Minniti: l’arte della fotocopia”

  1. Quindi il sindaco Raggi avrebbe il potere di allontanare i senatori che hanno votato a favore di Minzolini per aver turbato il decoro?

    da Eparrei   - mercoledì, 22 marzo 2017 alle 09:35

  2. Ma certo,sono soluzioni quelle alla Maroni e alla Minniti a costo quasi zero,un po’ come mettere la polvere sotto al tappeto,far brillare il centro della sala e aver il resto della casa in condizioni penose.

    Con la diffusione della povertà si è assottigliato il gettito all’erario,permanendo i soliti atavici problemi del paese,corruzione e evasione fiscale si mangiano buona parte delle risorse.

    Rimangono solo le sciocchezze creative che ha citato,con queste ho idea che dovremo conviverci costantemente,le alternative politiche credibili,ando stanno?

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 22 marzo 2017 alle 09:46

  3. Grande! i toni mascelluti fanno morire dal ridere.
    “La sicurezza percepita” (da fisico mi chiedo come sia misurabile e definibile tale entità… ma vabbè…) mi ricorda qualche anno fa (periodo 2007-2008) un sondaggio fra le capitali o grandi città del mondo, Roma compresa. Ebbene ricordo che a Roma, i romani si sentivano meno al sicuro di quanto di quanto si sentissero i paulisti a San Paolo (500 omicidi all’anno) o i londinesi a Londra (200 omicidi all’anno). Sì, certo le dimensioni contano e San Paolo fa 20 milioni d’abitanti. Ciononostante camminare dopo il tramonto a San Paolo non è esattamente come camminare a Zurigo, ecco.

    da Sebastiano   - mercoledì, 22 marzo 2017 alle 10:44

  4. Inappuntabile come sempre Robecchi, grazie davvero…

    Ovvero di una Sinistra italiana che forse non è mai veramente esistita.
    Ricordo di un giorno di scuola, alle elementari; della classica, immancabile e non eludibile domanda del maestro circa il mestiere “che vorresti fare da grande”.
    Non ne avevo purtroppo la più pallida idea, ma rammento che avrei voluto essere quantomeno originale, addirittura esclusivo nella mia dichiarazione… ma che, soprattutto, all’ultimo banco per ragioni di altezza, sarei stato tra gli ultimi a potermi esprimere.
    Un florilegio di astronauti, calciatori, chirurghi ed avvocati andò via via erodendo le mie già limitate capacità di scelta. Puntai allora tutto su un gagliardo “tabacchino!” ma anche quello mi fu soffiato all’ultimo. E fui pure fortunato, perché il maestro corresse bruscamente il mio sprovveduto scippatore specificando come il termine corretto fosse unicamente quello di “tabaccaio”.
    Nulla ovviamente contro i fruttivendoli, per carità; ma stremato dall’ansia alla fine fu l’unico mestiere non ancora nominato che mi riuscì di recuperare.
    Ecco… analogamente ma molto più tristemente una parte del parlamento sembrerebbe essere stato occupato per decenni da sedicenti progressisti a palla fai tu; collocatisi a sinistra solo perché gli altri scranni, quelli intimamente ambiti, erano stati già occupati dalla destra col marchio di fabbrica.
    Evidentemente la crisi economica dell’ultimo decennio deve aver spazzato via anche quel genere di monopolio; e a taluni non sarà parso vero di poter finalmente raccattare un po’ di gloria mista ad olio di ricino.

    da Riccardo d'Urso   - giovedì, 23 marzo 2017 alle 09:22

  5. molto di vero in quello che scrive Robecchi,e c’è il sospetto che il decreto serva a sottrarre consensi ai seguaci del Salvini-Lega. Però il problema c’è,soprattutto nelle stazioni ferroviarie di grossa portata. Basta farsi un giro intorno alla Centrale di Milano o nei primi sotterranei della MM. Dovremmo chiederci cosa si può fare . Molti decenni fa , iniziarono preti coraggiosi …e poi tanti volontari laici , ma non basta mai. Questi poveri, ahinoi ,continuano ad arrivare

    da gis   - giovedì, 23 marzo 2017 alle 12:10

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