Ora che la Corte dei Conti ha fatto il punto sui famosi F35 – dicendo che costeranno il doppio, che la famosa occupazione per aggiustarli e fare la manutenzione sarà poca cosa, che ci abbiamo rimesso un sacco di soldi – sarebbe interessante riavvolgere il nastro e andare a vedere (basta un piccolo lavoro d’archivio, su, coraggio) chi diceva le stesse cose cinque o sei anni fa. C’erano i soliti pacifisti (uff, che palle!), la sinistra-sinistra che dice sempre no (non erano ancora di moda i gufi, ma il concetto già esisteva), i “disfattisti”, pochissimi giornali fuori dal coro, tutti archiviati con fastidio come generici e onnipresenti rompicoglioni. Oggi la Corte dei Conti ci dice che abbiamo buttato nel progetto così tanti soldi che tirarci indietro (nonostante non ci siano penali) non conviene.
Traduco in italiano: un impiegato a millecinquecento euro al mese si compra una Ferrari. Qualcuno gli dice, ehi, amico, stai facendo una cazzata, e lui risponde irritato che chi lo sconsiglia non capisce nulla. Ora si trova a dover pagare altre duecento rate altrimenti perde le cento già pagate, e della Ferrari possiede un cerchione.
Nella vicenda dei famosi aerei da guerra futuribili e costosissimi (e pure non del tutto affidabili, a quanto si legge) entra anche un grande classico dell’Italia contemporanea: il miraggio dell’occupazione. L’acquisto degli F35, ci diceva l’impiegato che vuole comprarsi la Ferrari, avrebbe portato tanti posti di lavoro, chi diceva seimila, chi, nel furore della discussione, addirittura diecimila. Oggi si sa che sono millecinquecento, e difficilmente aumenteranno. Sospendendo il giudizio su cosa fare di quei mirabolanti aerei, sarebbe corretto – sano, diciamo – andare a prendere per un orecchio quei propagatori di sfrenato ottimismo (potenza militare! Tanti posti di lavoro! Cuccagna!) e chiedergliene conto. Dopotutto sono passati meno di dieci anni, non due secoli, e quelli stanno ancora lì, politici, lobbysti delle armi, segretari di partito. Anche senza contare la malafede, si tratta come minimo di calcoli sbagliati, di cifre buttate lì a cazzo, mentre chi sapeva fare i calcoli li metteva in guardia, aveva ragione, ed è stato sbertucciato.
La vita pubblica italiana è piena zeppa di cose così. Se volete farvi una risata potete andare a vedere le previsioni di Confindustria prima di Expo, quando ci dicevano che la manifestazione milanese avrebbe creato un boom di occupazione e fatto impennare il Pil (si è visto…). O, andando ancora un po’ indietro nel tempo, si potrebbe parlare con quelli (no global, suore, boy scout…) bastonati a Genova nel 2001 perché, tra le altre cose, chiedevano la Tobin Tax. Passato un decennio, della Tobin Tax si parlava ai tavoli delle grandi potenze mondiali, nei vertici internazionali, nei convegni eleganti. I bastonati avevano ragione, i bastonatori avevano torto. Esattamente come i “disfattisti” degli F35, esattamente come mille altri casi, basta andare a vedere i volumi di traffico della famosa Tav: sembrava un’opera indispensabile, ma era tutto gonfiato, esagerato, sovradimensionato, e ora anche i francesi dicono che si fermano a pensarci un po’. Il motto nazionale dovrebbe essere “Ops, ci siamo sbagliati”, ma i nomi di chi ha spinto, fatto pressioni, deciso affari sbagliati non viene fuori mai. Non solo un paese senza memoria, ma senza responsabilità. Chi è stato? Boh…
I bravi italiani che non si contentano della propaganda continueranno a dire “Attenti, non fatelo, non conviene, ci sono altre priorità”, e continueranno ad essere trattati come deficienti, se serve picchiati. Quelli che decidono, invece, stanno sempre lì. Si sono sbagliati? Beh, pazienza, dai, succede, coraggio, altre duecento rate e avremo la Ferrari. Perché comprare qualche Canadair quando potremo avere i bombardieri?
Un saggio proverbio turco recita: non importa quanto sei andato avanti, se hai sbagliato strada, torna indietro.
E molliamoli ‘sti F35!
da Rosita Folli - mercoledì, 9 agosto 2017 alle 08:59
Come sempre bellissimo pezzo, solo una precisazione, però:
in mezzo ai pacifisti, alla sinistra-sinistra che dice sempre no, e ai disfattisti, c’era il M5S, che infatti ora sta (giustamente per loro) gonfiando il petto….
da Lorenzo - mercoledì, 9 agosto 2017 alle 09:46
Robecchi sei un grande
da Vera Sessi - mercoledì, 9 agosto 2017 alle 10:24
Carino il proverbio turco; temo purtroppo che erdogan non lo conosca (o comunque lo ignori bellamente).
Sul post di Alessandro che dire? Impeccabile, come (quasi) sempre.
da degiom - mercoledì, 9 agosto 2017 alle 10:32
I dati della Corte dei Conti mettono in precisa evidenza i costi del progetto” sistema F 35”. Bisogna tener presente , però, un paio di cose:-
1)gli F35, o altro ipotetico aereo, vanno a sostituire quelli in obsolescenza per precisi motivi tecnici- i Tornado, gli AMX, gli Harrier. . Quindi non sono aerei in più che l’Italia compra
2) i costi dell’Eurofighter/Thyphoon , attuali intercettori dell’AM non sono poi tanto inferiori.
Detto questo , la domanda corretta è:- è l’F 35 un progetto valido o no? Nella malaugurata ipotesi che non lo sia ci serve un altro aereo o due … a meno che non si faccia a meno della stessa Aeronautica.
da gis - mercoledì, 9 agosto 2017 alle 12:07
Sono anni che c’è la certezza di essersi presi un pacco inverosimile con gli F35,ma siamo sempre alle solite,sui grandi appalti c’è moltissima trippa per gatti,come sul Tav e le grandi opere in generale.
Fossimo monegaschi potrebbe essere una consolazione,essendo ricchi perdere dei soldi risulterebbe quasi ininfluente,rimarrebbe solo la dabbenaggine.
Ma se si è minimamente informati,questo è il paese dove sono a rischio le pensioni,così afferma qualcuno,dove i vitalizi,bontà loro,sono stati stoppati,bello sapere che con pochi anni di versamento lor signori maturano pensioni come lavoratori che versano per più di quarant’anni,possibile che la democrazia si debba pagare anche tramite queste cazzate intollerabili?
Ma tornando al superpacco,sarà mica possibile convertire questi colabrodo di caccia negli interventi sugli incendi? Saranno interventi di lusso ma con una velocità supersonica… e così anche i monegaschi potrebbero invidiarci
da Ivo Serenthà - mercoledì, 9 agosto 2017 alle 19:46
Il programma è stato negoziato da Giuseppe ORSI, quando era presidente di Agusta; un manager pubblico in quota Lega Nord, che ha indebitato l’Italia intera per miliardi di euro, allo scopo di permettere a Bossi di pavoneggiarsi con il suo elettorato per aver creato qualche centinaio di dequalificati posti di lavoro in attività di manutenzione, in provincia di Novara.
All’epoca, riflettendo sull’impianto dell’accordo ero scandalizzato nel vedere la risibilità del ritorno dell’investimento.
Con tutti quei soldi una nazione seria, che dispone di una industria aerospaziale di primo ordine, i cacciabombardieri se li costruisce, alimentando così le sue linee di ricerca e sviluppo (e poi li esporta guadagnandoci), e non li compera.
Ma alla Lega faceva, e fa, comodo che l’Italia fallisca, perche loro lavorano per disintegrarla, e trasformare l’alta Italia nel mandamento della loro miserevole cosca mafiosa.
da Giovanni Avanzi - venerdì, 11 agosto 2017 alle 18:31
L’articolo, come tutta l’informazione su questa vicenda, omette un punto fondamentale: l’abbandono dell’industria aeronautica nazionale per fare un costoso shopping all’estero. Anche la sinistra sinistra, che più sinistra non si può, non si è accorta della demolizione della industria italiana; mentre il vecchio sindacato operaista è stato illuso dal lavoro di assemblaggio, di alta carpenteria offerto dagli F35.
È bene ricordare che da sempre, a parte la parentesi dell’americano F104 (bara volante o fabbrica delle vedove) comunque in affiancamento al nostro G91, l’aeronautica militare ha sempre utilizzato prodotti della propria industria. Mentre in questa fase, con disoccupazione e debito più che raddoppiati, e con scenari geopolitici confusi, si decide di acquistare per la difesa, quindi in un settore particolarmente delicato, un prodotto estero. L’Italia conferma così il proprio stato di suddito, per giunta imbecille
da Mario - lunedì, 14 agosto 2017 alle 18:26
Abbiamo 27 aviazioni, 27 marine, 27 forze di terra, per un costo di 300 miliardi di euro annui: che senso ha? Questi aerei non ci servono è tempo di una difesa europea. Armarsi è diventato antistorico… Così, in sintesi, il professor Umberto Veronesi aveva commentato in merito all’acquisto dei caccia F35 in un’intervista riportata su La Repubblica del 4 Luglio 2013. Secondo me il ragionamento del compianto professore non fa una piega. Smettiamo di buttare i soldi… Non conviene dopo aver speso inutilmente tanto? Dice la Corte dei Conti… Ma va!… Conviene sempre un sano ripensamento quando il buon senso consiglia di smettere finalmente di continuare a buttare al vento i quattrini della collettività. Scurdámmoce ‘o ppassato… Pazienza ormai!… Semmai solleviamo dall’incarico quei politici quando in Parlamento avessero deciso a cuor leggero opere o acquisti costosissimi, come per esempio TAV o F35, in assenza di una pur minima provata convenienza generale per il Paese.
da Vittorio Grondona - venerdì, 18 agosto 2017 alle 18:57