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dic 15

“Panettone o pandoro?”, il “mood” del “question time” stile Leopolda

Fatto161215Ho perso il treno per Firenze e non me lo perdonerò mai. Avrei potuto essere tra quei giovani virgulti chiamati a fare le domande ai ministri del governo, nello show room delle idee di Matteo Renzi. Per esempio, adeguandomi al clima di aspro confronto, avrei potuto chiedere alla ministra Boschi: “Parliamo un po’ di suo padre. Alla mattina, caffélatte o ginseng?”. Bisogna avere coraggio quando si fanno domande ai potenti.
Matteo Renzi lo aveva detto: “I ministri saranno interrogati dai partecipanti alla Leopolda in un modo innovativo e divertente”, e in effetti ci siamo divertiti. Abbiamo visto in action quello che si vorrebbe dalla libera stampa. Niente che non si fosse già sentito nelle polemiche sui cattivi talk show o nelle solite lamentazioni contro “i giornali” (e questo in particolare), ma insomma, vedere così plasticamente rappresentato il sogno del “giornalismo di rinnovamento” (copyright Marianna Madia) è stato istruttivo. Ecco, avrei voluto essere lì, adeguarmi, entrare nel mood lepoldo: “Caro ministro dei trasporti, e del cambio Shimano che mi dice? Lei ce l’ha sulla bicicletta?”. Nei casi estremi, tipo con il ministro Poletti, mi sarei limitato, come fanno i professori umani, a dire: “Mi dica un tema a sua scelta”, certo che quello si sarebbe incasinato da solo.
Per farla breve: esiste una linea invisibile superata la quale la propaganda diventa autocaricatura, spesso è una linea sottile, difficile da individuare, ma va dato atto agli strateghi renzisti di aver superato quel confine di alcuni chilometri. Alla Leopolda mancava la piramide di Panseca, quella che rese monumentali (e poi monumentalmente ridicoli) i tronfi trionfi craxiani. Ma il resto c’era tutto, compresa la lezione di question time come lo desidererebbe qualunque potente sulla terra: “Compagno Stalin, ci conferma che nei gulag si mangia benissimo?”.
Ora, su tutto questo si può fare satira e umorismo, ma come restare indifferenti alle vicende umane? Come non provare un moto di tenerezza per quei giovani chiamati ad agevolare le passerelle ministeriali con il loro umile lavoro di comparse? Uno si può immaginare l’angoscia della vigilia, la febbrile compilazione delle domande, i mille dubbi: non avrò osato troppo? Non sembrerò scomodo e importuno? “Ministra Giannini, come si può rendere magnifica la già meravigliosa riforma della scuola, forse con dei lapislazuli?”. Beh, mi pare una domanda equilibrata …
Ecco, siccome l’esempio vale più di mille discorsi, ci hanno fatto proprio l’esempio, ci hanno mostrato come si fa. Presentarsi con il nome di battesimo, essere informali, dare del tu al ministro. E poi trafiggerlo con argomenti inoppugnabili e domande che non lasciano scampo: “Panettone o pandoro?”.
Ma forse la commedia dell’arte leopolda non era per tutti e alcune cose erano, diciamo così, ad uso interno, come quelle campagne pubblicitarie che tendono a fidelizzare il cliente. Se le precedenti Leopolde dovevano far conoscere il prodotto, questa qui appena conclusa aveva un altro scopo: convincere i clienti a non andarsene, giurare che il prodotto funziona, stimolare il consumatore. E per fare quello, motivare i venditori. E in più ancora, mostrare che ci sono nuove leve di venditori che premono, che si fanno notare, che incalzano con severità e spirito battagliero: “Ministro, cosa si prova a cambiare il paese?”. Brivido.
Se è questo che volevano, i grandi comunicatori, ci sono riusciti in pieno: la chiesa di Renzology ne esce perfettamente rappresentata, i suoi sacerdoti sono stati interrogati da adepti intimoriti, il Ron Hubbard di Rignano ha scritto un altro capitolo e indicato nuovi nemici: i giornali cattivi che durante la messa – maledetti – scrivevano di banche.

12 commenti »

12 Commenti a ““Panettone o pandoro?”, il “mood” del “question time” stile Leopolda”

  1. Caspita che analisi corretta del carrozzone Leopolda,io la definirei democrazia cristiana 2.0,con la concentrazione di potere che possiedono il direttore d’orchestra chi lo tocca,a parte i soliti noti che si sono permessi stamattina di obiettare che il P.M. che indaga sulla banca etruria ha delle piccole consulenze governative.

    Roba che se ci fosse il caimano nell’occhio del ciclone,almeno a livello mediatico se ne leggerebbero e sentirebbero delle belle.

    Al contrario “silence please the work in progress”,solo per voi naturalmente.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 16 dicembre 2015 alle 15:33

  2. Cazzo almeno Emilio Fede era a libro paga; questi lo fanno pure gratis.
    Un sorriso (di sinistra, ovviamente).

    da david   - mercoledì, 16 dicembre 2015 alle 16:30

  3. E attenzione a Rondolino hackerato:
    http://www.nextquotidiano.it/lhacker-di-rondolino/

    da david   - mercoledì, 16 dicembre 2015 alle 16:36

  4. Ma in nome di cosa le persone calpestano la dignità di se stesse? Che tristezza la Leopolda!!

    da GIULIA   - giovedì, 17 dicembre 2015 alle 11:22

  5. Una punta d’autocritica: la comparsa l’ho fatta anche troppe volte a tante riunioni, congressi e dimostrazioni, molto tempo prima della Renzology … e pure gratis!

    da Marco da Zurigo   - giovedì, 17 dicembre 2015 alle 12:35

  6. Non sopporto più questi quarantenni spavaldi per i quali esiste solo il lato positivo. Se qualcuno osa parlare di problemi o è un gufo o vuol male alla “ditta”. Il confronto serio, poi, non fa parte del modus operandi. Esiste solo quello che pensano e fanno loro.
    Sono ovunque: dai consigli di amministrazioni delle società private alle poltrone ministeriali.
    Non era proprio così che immaginavo lo svecchiamento del potere… eppure anch’io appartengo alla stessa generazione.

    da chiara   - giovedì, 17 dicembre 2015 alle 12:46

  7. Chiara,
    “Non era proprio così che immaginavo lo svecchiamento del potere… eppure anch’io appartengo alla stessa generazione”
    è la frase più sensata tra quelle che ho sentite da parecchio tempo

    da Alessandro   - giovedì, 17 dicembre 2015 alle 13:01

  8. l’altro giorno sono andato alla Feltrinelli in Galleria, a Milano, e ovunque si ascoltavano le solite canzoni “natalizie” da supermarket di paese. Caspita, mi sono detto, ma questi vendono cd, dvd, libri… qui siamo all’ignoranza assoluta dei fondamentali del commercio. I negozi di musica, con la Ricordi e la Feltrinelli fino a pochi mesi fa, invogliavano all’acquisto facendo ascoltare cose belle, magari perfino inaspettate. Oggi invece rinunciano del tutto anche a incuriosire chi entra.
    Lo scrivo per Chiara, commento n.7… i commessi non sanno nemmeno più cos’era la Ricordi a Milano, quasi duecento anni di storia milanese buttati nel cesso. E questa è la Feltrinelli, oggi.

    da giuliano   - giovedì, 17 dicembre 2015 alle 22:42

  9. Ormai il gioco, dopo banca Etruria, è stato scoperto. I rottamatori non sono altro che i figli dei figli dei peggiori tartufi democristiani. E probabilmente, visto che in questo paese la mobilità sociale è nulla, i giornalisti della Leopolda sono i figli dei figli dei giornalisti di regime di allora.

    da Eparrei   - venerdì, 18 dicembre 2015 alle 11:33

  10. se mi è permesso, vi invito a leggere questo breve…

    Va tutto bene
    Non c’è nessun conflitto di interessi, nel caso Boschi (e allora perché si sarebbe astenuta dal voto in cdm, quando si parlava della banca dove lavorava il padre?).
    http://unoenessuno.blogspot.it/2015/12/va-tutto-bene.html

    da gis   - venerdì, 18 dicembre 2015 alle 19:29

  11. Mi meraviglia il fatto che ci sia ancora qualcuno che abbia interesse a fare domande ai nostri attuali politici… Alla Leopolda poi?… Un autentico tempio per il lavaggio di cervelli!

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 21 dicembre 2015 alle 17:35

  12. Quindi anche Sala dice che è di sinistra, niente niente sono io ad essere di destra (a mia insaputa).

    da david   - martedì, 22 dicembre 2015 alle 09:29

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