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ago 21

Nostalgia fascista, dentro al governo i tre casi che fanno gridare “allarmi!”

PIOVONOPIETREChissà se è vero che tre indizi fanno una prova, forse no, forse tre indizi fanno solo tre indizi, ma sono sempre parecchi, abbastanza da creare forti sospetti. Se poi i tre indizi hanno nomi e cognomi, e hanno tutti a che fare con il governo Draghi e le nostalgie fasciste, beh, qualche pensiero ti viene, non c’è niente da fare.

Primo nome: Mario Vattani, detto anche “Katanga”, fondatore di gruppi rock filonazisti come Intolleranza e SottoFasciaSemplice, uno che faceva il saluto romano ai concerti di Casa Pound (vi risparmio i testi perché, a leggerli, viene voglia di scappare in Svizzera vestito da tedesco e poi finire a piazzale Loreto). Dopo luminosa carriera (diplomatico figlio di diplomatico, in un paese ereditario come il nostro non è una novità), ecco ora “Katanga” ambasciatore della Repubblica Italiana a Singapore, nominato alla fine di aprile 2021 nonostante qualche flebile protesta.

Secondo nome, più noto alle cronache di questi mesi: Claudio Durigon, sottosegretario leghista del governo Draghi al ministero dell’economia. E’ quello che ha avuto la luminosa idea di proporre che un parco, a Latina, tolga la targa che lo dedica a Falcone e Borsellino e ne metta una in onore di Arnaldo Mussolini, fratellino del più noto puzzone littorio. Nonostante sulle dimissioni di Durigon ci sia forte dibattito (e forse, si vedrà, una mozione di sfiducia), il capo del governo Mario Draghi non ha detto una parola in proposito. Un silenzio davvero inquietante. E anzi, incontrando l’altroieri Salvini “per fare il punto sull’attività del governo”, non ne ha parlato nemmeno per mezzo secondo. Salvini fa sapere che Durigon è vivo e lotta insieme a lui, anzi, sta studiando la riforma delle pensioni. Andiamo bene.

Il terzo nome, meno noto, è quello di Andrea De Pasquale, nominato dal ministro Franceschini alla direzione dell’Archivio Centrale dello Stato (ne ha parlato ieri Tomaso Montanari su questo giornale). Uno che, quando dirigeva la Biblioteca Nazionale, acquisì il fondo archivistico personale di Pino Rauti, il fondatore del gruppo fascista (e stragista, come da sentenze sulle stragi di Brescia e di piazza Fontana) Ordine Nuovo, che in un comunicato pubblicato sul sito istituzionale veniva addirittura definito “statista”. Ora che (mah) si decide per la desecretazione di molte carte relative agli anni delle stragi, la nomina non sembra delle più felici, tipo mettere la volpe a guardia del pollaio. A nulla sono servite le proteste delle associazioni dei famigliari di vittime delle stragi fasciste italiane: Franceschini ha difeso la sua scelta, e da Draghi nemmeno un verbo, una parola, un sorrisino sardonico dei suoi. Silenzio granitico.

Insomma, tre casi, tre indizi, e altrettanti silenzi del premier, circonfuso da quel consenso obbligatorio che conosciamo, ma inspiegabilmente muto su tre episodi che portano nel suo governo – ciascuno a suo modo – un’ombra in orbace che confligge manifestamente con la Costituzione antifascista.

Ora aspettiamo le intemerate dei pipicchiotti candidati sindaco di Roma che ci accusano di “vedere fascisti dappertutto”, oppure dei “moderati” di Fratelli d’Italia che passano il tempo a derubricare passi dell’oca e cretini in divisa da nazista a “ragazzate”. Ma, spiace, i fatti restano questi: importanti cariche pubbliche affidate a funzionari che di antifascista hanno davvero pochino e anzi, almeno in un caso, hanno fieramente militato tra gruppi e gruppetti che meriterebbero – da leggi e Costutuzione – lo scioglimento.

4 commenti »

4 Commenti a “Nostalgia fascista, dentro al governo i tre casi che fanno gridare “allarmi!””

  1. Grazie sei una delle poche voci sul tema pericoloso

    da marcella   - mercoledì, 25 agosto 2021 alle 08:14

  2. Siamo in molti a pensare che l’attuale governo, smaccatamente destrorso, sia la peggior fregatura dai tempi di B. al comando.

    Ma risulta anche evidente che le varie maggioranze istituzionali – politica, economica, mediatica etc –
    sono riuscite a compattarsi intorno alla mission fondamentale : emarginare chi chiede legalità e rispetto della Costituzione,
    smontare le riforme dei “quattro straccioni” (cit.),
    insomma eliminare il corpo estraneo che si è permesso di mostrare agli italiani che si può essere diversi dalla banda di malfattori che ha in mano l’Italia dal ’48.

    da Dedalus   - mercoledì, 25 agosto 2021 alle 11:17

  3. Che Draghi non muova neanche un dito, a riguardo delle imbarazzanti nomine, non mi meraviglia, arriva da un mondo finanziario con cui si ha a che fare perlopiù con la dx,a mio parere non gli risulta neanche imbarazzante.
    Lo sdoganamento dei fascisti tra i banchi parlamentari, risulta del tutto naturale tra i sorrate d’Italia, lei e con chi si circonda è quel mondo lì, tra l’altro non fa più scenate da mercatara, pur “all’opposizione” questo governo gli va più a genio…

    Che siano stati nella salma liftata in corsa al quirinale, solo in questo paese possono prendere piede certe proposte indecenti, lo sappiamo dal 94, la novità da alcuni anni è che moijto se li stia filando con molta soddisfazione, questa è la dx e se non perde consensi, evidentemente agli elettori va bene così.

    Chi invece dovrebbe sprofondare dalla vergogna è l’inossidabile franceschini, da sempre al centro delle strategie pidine, ormai nello schizofrenia quel partito deve convivere tra italomorti ancora ben saldi tra le sue fila e gentucola che di sx ormai non porta manco più la scarpa, adatta le due di dx…

    Con il vento che tira questi ce li troveremo a governare, quando avranno le mani quasi libere, solo la Costituzione potrà arginarli, diventerà troppo tardi porvi rimedio.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 25 agosto 2021 alle 12:27

  4. Probabilmente di elettori che mandano in Parlamento simpatizzanti espliciti di fascismo e nazismo ce ne sono sempre stati,nonostante l’interdizione costituzionale al fascismo un partito a orientamento fascista più o meno borbottato è sempre esistito e magari i parlamentari devoti alla memoria del duce negli anni cinquanta-sessanta se ne contavano pure di più. Più attenti a come parlavano, magari, meno sbruffoni e sguaiati, ma per nulla pentiti. Pensiamo al cursus honorum che ha potuto fare, nell’Italia repubblicana, uno come Graziani, non solo colpevole di stragi efferate nel patetico e feroce tentativo di costruire un “impero” in Africa orientale, ma responsabile della deportazione, per mano nazista, dei carabinieri non allineati al regime. E ancora ieri un comune laziale ha ben pensato di erigergli un monumento. La vera differenza sta nell’ignavia, nell’indifferenza, nell’inerzia di chi, dopo aver sbracato su tutto, dovrebbe almeno tenere uno straccio di posizione sull’antifascismo, magari un antifascismo prepolitico, di decoro, di decenza. Ma figuriamoci. E quanto a Draghi, dal momento che ha scelto di presiedere il governo damigiana con tutti quanti dentro e lui per tappo, considerato che la damigiana ha il culo tondo e che se si rovescia ne soffrono le sue vere priorità, di cui l’antifascismo, evidentemente, non fa parte.

    da Gio   - giovedì, 26 agosto 2021 alle 20:33

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