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ott 15

La cultura torna al centro, sì, ma del mirino

Fatto021015Il deputato Pd Michele Anzaldi, intervistato da questo giornale, ha fatto una sua speciale critica televisiva alla scaletta di un talk show. Nei cahiers de doléances di Anzaldi sono finiti – mischiati a varie vittime civili, diciamo così – anche due scrittori: Nicola Lagioia, recente premio Strega, accusato di “dire che in Italia fa tutto schifo” (reato federale!) e Roberto Saviano, definito “deprimente”. Non si tratta di avversari politici a cui contestare minutaggi di esposizione mediatica o passaggi televisivi. No, si tratta proprio di una contestazione nel merito degli argomenti, un dissenso sui contenuti, si sarebbe detto una volta: di un attacco ideologico. E’ un classico del nostro tempo: dire che va tutto male, o anche solo negare che tutto sia bellissimo e in via di cambiaverso, o (peggio!) essere deprimenti, è considerato antinazionale, forse antipatriottico, certamente antigovernativo e sconveniente alle magnifiche sorti e progressive che sarebbe opportuno – in attesa che diventi obbligatorio – decantare.
In un Paese dove gli scrittori contano poco e sono ascoltati pure meno,  criticarli per loro opinioni sembrerebbe un controsenso, un esercizio sterile. Eppure, nell’era della narrazione renziana è comprensibile che finiscano nel mirino proprio i narratori, considerati concorrenti in grado di narrare meglio, e più realisticamente, l’epoca dell’ottimismo, della volta buona, dell’Italia che riparte e di tutta la retorica boriosa e trionfalistica che ci viene consegnata ogni giorno. Nulla che si opponga allo storytelling corrente (stupiamo il mondo, saremo più forti della Germania, crediamoci, coraggio, rimbocchiamoci le maniche, basta con piagnisteo, attacchiamo la Kamchatka!) verrà risparmiato, fossero anche i poveri scrittori che nella scala dell’opinione pubblica contano meno di uno spot di Eataly (a meno che non lo scrivano loro).
Il prode Anzaldi non è un fulmine isolato. Un altro scrittore, Erri De Luca, è a processo per un reato d’opinione, accusato di aver fomentato rivolte contro interessi superiori, quelli della Tav. Un altro scrittore, Stefano Benni, ha rifiutato un prestigioso premio dicendo chiaro e tondo che non lo avrebbe ritirato dalle mani di un ministro della cultura di un governo che la cultura la calpesta spesso e volentieri. Alla risposta piccata del ministro Franceschini, irta di numeri e soave burocrazia, Benni ha risposto da par suo, con ironia sottile: segno che un buon narratore non accetta narrazioni precotte e, tra l’altro, identiche da decenni. Ma resta il fatto: siamo vicini a quella speciale critica letteraria che fanno i regimi: scrittori, siete disfattisti, e “deprimenti”, remate contro, non vi adeguate. Ancora una volta, sottotraccia, c’è la vecchia storia dei “cattivi maestri”, mentre si dichiara che sarebbero graditi solo maestri buoni, certificati, con il timbro e la garanzia di non disturbare i lavori in corso. Non si tratta, per una volta della solita battaglia tattica per il controllo dei media, due minuti a me, due minuti a te, ma di una vera indicazione d’intenti. Il “deprimente”, il “sabotatore”, quello che dice “va tutto male”, quello che non ritira il premio per polemica, e chissà quanti altri scrittori che non seguono l’onda, risultano esplicitamente sgraditi, e questo senza che il mondo della cultura abbia molto da ridire. Forse è questo il “rimettere al centro la cultura” di cui si parla tanto. Al centro del mirino. E s’avanzi, tra gli applausi, l’intellettuale “comodo”.

7 commenti »

7 Commenti a “La cultura torna al centro, sì, ma del mirino”

  1. Insomma,in poche parole tocca abbracciare le affermazioni del grande statista di Salerno datosi alla Regione Campania,l’Italia ha dei personaggetti deprimenti e rai 3 o chi rifiuta un premio culturale ne porterà le conseguenze.

    Si tenga stretto l’opportunità del F.Q. questi non fanno prigionieri!

    Dopo il caimano chi lo avrebbe detto che avremmo vissuto tutto questo “splendore”.

    da Ivo Serentha   - venerdì, 2 ottobre 2015 alle 10:51

  2. @Ivo, è che il caimano ha fatto una bella nidiata di caimanini che ora lottano ‘naturalmente’ per il predominio in quello che loro interpretano come il loro habitat naturale …

    da Marco da Zurigo   - venerdì, 2 ottobre 2015 alle 14:38

  3. Sulle reti tv spesso la pubblicità è gratis, senza ritorno economico. Nessuno se lo chiede mai? Io guardo spesso Rai5, ci sono le repliche (meravigliose, benemerite) del teatro Rai degli anni 50 e 60, interrotte dalla pubblicità anche in modo inopportuno. Domanda: davvero esistono inserzionisti che pagano per avere il loro marchio in uno Shakespeare del 1954 con Salvo Randone? se è così, ben venga; ma io ne dubito…
    Altra perla: verso mezzogiorno trovo un concerto Rai con bella musica che ho voglia di ascoltare, anch’essa interrotta in modo becero e brusco dagli spot. Dico: erano ouvertures d’opera, durano più o meno dieci minuti ciascuna, non si poteva aspettare, controllare? Bastavano trenta secondi, nel caso in questione – e questa è la rete culturale della Rai, figuratevi il resto.
    Questi come Anzaldi e come Grillo e Freccero, e tanti (troppi) altri, di cosa stanno parlando? Sempre più spesso capita di pensare: è gente che vive in un mondo a parte, che non sa cosa succede davvero nel Paese. Altrimenti, Renzi non direbbe parole come “rottamazione” rivolte a persone che ne possono anche soffrire – ma così va, il futuro è in mano a persone come queste.
    (ho scelto solo pochi piccoli esempi, per le cose importanti fate voi…)(per esempio, Berlusconi sulla pubblicità gratis ha costruito il suo impero, negli anni 80)

    da giuliano   - venerdì, 2 ottobre 2015 alle 14:48

  4. @ Marco da Zurigo

    A parte l’esercito dei replicanti,tutto ciò sempre con il beneplacito del popolo sovrano,pur rendendomi conto che l’alternativa è quella che è,ma da qualcosa tocca partire.

    da Ivo Serenthà   - venerdì, 2 ottobre 2015 alle 20:33

  5. Gratis erano pure i primi utilizzi internet. Fornivano perfino il dischetto gratis di ingresso e configurazione. Poi, quando l’utente si è organizzato con e-mail o col sito, ti arriva l’avviso che dal tal giorno non è più gratis… Diffidiamo quindi dal “gratis”!… Gli scrittori seri sono da sempre avversati dai regimi totalitari e, parafrasando Peppino De Filippo, ho detto tutto. I regimi autoritari fanno anche altre cose sgradevoli, cercando di edulcorarle per disinformare i cittadini. Oggi si fa propaganda mediatica di un decreto che in poche parole ha lo scopo velato di mandare all’altro mondo gli ammalati proibendo alcuni accertamenti sanitari denominati inappropriati che in molti casi potrebbero invece salvarli. La nuova malattia di governo si chama Lo-renzi-n-ite.

    da Vittorio Grondona   - sabato, 3 ottobre 2015 alle 12:32

  6. Sarà che in Europa la cultura non sia proprio al centro dell’attenzione, ma guardiamo un po come vanno le cose nella grande nazione guida :

    http://edition.cnn.com/2015/08/03/politics/ted-cruz-machine-gun-bacon-video/

    da Marco da Zurigo   - domenica, 4 ottobre 2015 alle 10:26

  7. @ Marco da Zurigo

    A parte l’esercito dei replicanti,tutto ciò sempre con il beneplacito del popolo sovrano,pur rendendomi conto che l’alternativa è quella che è,ma da qualcosa tocca partire.

    da Ivo Serenthà   - domenica, 4 ottobre 2015 alle 19:52

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