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mer
11
mag 22

Talk show. Il Copasir metta uno bravo a scegliere gli ospiti urlanti

PIOVONOPIETREOnestamente, non guardo i talk show da quando ho scoperto che sugli altri canali c’è il wrestling, o addirittura, le sere fortunate, il catch nel fango, posti dove la dialettica mi sembra più avanzata. Non che non mi interessi l’entusiasmante sviluppo di idee che si genera quando qualcuno è chiamato a intervenire sulle sorti del mondo in ventitré secondi netti, che poi c’è la pubblicità; anzi, a volte, visti certi ospiti, ventitré secondi mi sembrano pure troppi. Certo, ci sono anche aspetti positivi, cioè, uno si sente ringiovanire se accende la tivù e si imbatte in un Luttwak, per esempio, che dice le cose che diceva – nello stesso posto, alla stessa ora, con le stesse parole – una ventina d’anni fa (Iraq, Afghanistan…), anche quando aggiunge che lui ha fatto tre guerre, si è trovato benissimo e ci consiglia l’esperienza.

Ora apprendo che il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) manderà qualcuno con gli occhiali neri e l’auricolare a fare il buttafuori negli studi televisivi, perché si teme che tra quelli che urlano “Io non l’ho interrotta!” e “Mi lasci parlare!”, si annidino spie russe che possono fregare micidiali segreti bellici, tipo un microfono, o un tubetto di eyeliner in sala trucco. Non credo che la nostra democrazia reggerebbe il colpo, facciamo bene a difenderci.

In sostanza va ripensata la formula dei talk show, adeguandoli al mondo nuovo, che sembrerebbe un posto dove siamo in guerra anche se la guerra la fanno altri. Spese militari di guerra, discorsi di guerra, economia di guerra, bollette di guerra, ovvio che ci vogliono anche talk show di guerra, dove al massimo sia concesso dissentire su come si scavano le trincee o come si carica un lanciarazzi, ma le divergenze devono finire lì. Porca miseria: pensa se eravamo in guerra! Del resto, si sa che la guerra si fa in due, ma guai ad essere in due a discuterne: quando mai avete visto un irakeno in un talk show? E un afghano? E un siriano?

Anche l’uso dei sondaggi nei talk show andrebbe regolamentato, possibilmente con una legge di un solo articolo: si possono pubblicare sondaggi solo se in linea con la sicurezza della Repubblica. Il fatto che la maggioranza degli italiani risulti contraria all’invio di armi in Ucraina (per tutti gli istituti di ricerca, con percentuali che vanno dal 48 al 60 e passa) è di per sé strumentale e fuorviante: che cazzo vogliono gli italiani, eh! Chi si credono di essere? Ma ‘sta legge ancora non c’è, e allora ci si adatta, spesso piegando la statistica a domande carpiate con doppio avvitamento: “Lei è d’accordo con chi è contrario all’invio di armi?”. Ben pensata: la percentuale rimane alta, ma almeno davanti al numero c’è scritto “sì”, è tutto bellissimo.

Naturalmente il Copasir ha poteri limitati, non può nulla contro le dinamiche televisive, o gli ego debordanti o le sceneggiate concordate in camerino. Peccato, perché se la sicurezza della Repubblica fosse veramente tutelata – anche dal ridicolo – avrebbe impedito gli scontri fisici e le urla belluine, per esempio tra Sgarbi e Mughini. Però bisogna anche tenere conto dell’opinione di quelli che difendono la formula talk show: avrà i suoi limiti ma gli italiani imparano qualcosa e si interrogano sulle questioni più disparate e spinose. Per esempio, quello che si sono chiesti tutti: “Urca, ma ancora sta in giro Mughini?”, oppure “Toh, ma ancora invitano Sgarbi?”. Insomma, vedete? Si fa anche informazione. Però mi raccomando: al Copasir, a scegliere gli ospiti, metteteci uno più bravo.

2 commenti »

2 Commenti a “Talk show. Il Copasir metta uno bravo a scegliere gli ospiti urlanti”

  1. Il mondo nuovo… Il Monterossi per sbatterci contro la testa non ebbe bisogno di emergenza bellica, né di emergenza sanitaria; probabilmente era già nell’aria questa esigenza di normalizzazione in stile Orwell.

    da Carginone   - mercoledì, 11 maggio 2022 alle 07:39

  2. Embe, mica toccano il vespino su Rai uno o la Annunziatella sull’altra rete, basta mettersi sull’attenti come sempre a livello governativo ed ora con l’elmetto in testa con i talk compiacenti senza stonature potranno continuare all’infinito.
    Siamo mica per caso quarantesimi come libertà d’informazione al mondo, nulla a che vedere con la disinformazione dittatoriale a livello globale, ma sono evidenti gli impedimenti dovuti agli editori dei giornaloni, e s’incazzano pure se li definisci così, aggiungendo la rete di Stato collegata quasi sempre con Palazzo Chigi, o gli altri editori privati,fra cui quello con il gigantesco conflitto d’interessi mai risolto…

    Condivido la sua analisi, dopo la pandemia ora con la guerra ce lo stanno facendo a fette, informarsi va bene senza lavaggi del cervello è assai consigliabile,ognuno scelga le alternative.
    Chissà come racconteranno la grave crisi economica-occupazionale dovuta al rincaro energetico, iniziato ben prima dalla guerra in Ucraina.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 11 maggio 2022 alle 13:38

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