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L’autobus di Fico e l’incredibile mondo dei pusher da corsivo

fatto280318Ieri tutti i giornali del regno, e segnatamente i gradi giornali, hanno dedicato molte righe (anche due articoli) a un fatto straordinario: il presidente della Camera, nuovo di zecca, appena uscito dalla confezione e pronto per l’uso, ha preso l’autobus. Una notizia che incomprensibilmente non è comparsa sulla prima pagina del New York Times o di Le Monde, segno di stupido disinteresse internazionale per le cose italiane. Dunque ecco Roberto Fico sul bus, con tanto di ovvia fotografia (messaggio: “io prendo l’autobus”) e inusitato clamore. I pusher di moralette da corsivo in prima pagina hanno subito tuonato: demagogia! Poi hanno notato che secondo certi dati Fico non prende spesso l’autobus, ma più sovente il taxi, avendo speso l’anno scorso circa 2.800 euro in vetture pubbliche (che, diciamolo, in un anno non è una fortuna, ma ok, complimenti ai segugi della stampa, finalmente tornati cani da guardia del potere). Insomma, la questione si fa spinosa e potremmo chiamarlo “il giallo dell’autobus 85″. Perché a Fico, nei pensosi commenti, non si rimprovera – e ci sta – soltanto un tocco un po’ naïf di demagogia, ma anche una cosa più grave. Egli ha messo a repentaglio la sicurezza dei cittadini, perché se un malintenzionato salisse sullo stesso autobus con una scimitarra, una bomba a mano o una mitraglietta Uzi per attentare alla vita del presidente della Camera, il suo comportamento (suo di Fico, non del coglione con la mitraglietta) metterebbe a rischio cittadini onesti che hanno preso – come Fico – l’autobus 85.

Ora diciamolo: la mossa di prendere l’autobus per andare a lavorare il primo giorno da presidente della Camera è certamente un filino demagogica e non vogliamo qui difendere o attaccare alcuno, né il presidente Fico, né i suoi accusatori, né i passeggeri dell’85 che hanno corso il mortale rischio di saltare in aria per colpa del Presidente della Camera. Alla fine è un enorme “chissenefrega” e così andrebbe archiviato. Eppure tocca ricordare alcuni precedenti. Quando, chiamato da Napolitano, Mario Monti corse a Roma per prendere l’incarico di Presidente del Consiglio e affrontare lo Spread a mani nude, il peana che i giornali gli riservarono derivava in gran parte di una straordinaria rivoluzione culturale: il Genio aveva preso il treno e – meraviglia e sgomento – lungo la banchina della stazione aveva addirittura trascinato da sé il trolley.

I lettori di interiora di pollo e fondi di caffè avevano allora preconizzato una nuova era. Si è visto. Altri divertenti saltimbanchi hanno imitato poi il gesto: foto su foto di Matteo Renzi in treno, in Smart (guidava Carbone, quello del “ciaone”, povera stella), in bicicletta, monopattino, parapendio, bob a due, bob a quattro e catamarano, per dire, mentre lui celiava “la mia scorta è la gente”. E si è visto anche lì.

Insomma, da anni abbonda la retorica del “lui non è come gli altri” legata ai mezzi di trasporto, e fa piacere che nel caso di Fico, finalmente, alla buon’ora, i pasdaran del commentino arguto, per una volta, non si siano fatti infinocchiare. Eh, no, a quelli lì non gliela si fa. Con la faccenda che “Uh, che bravo sa anche andare a piedi” ci sono cascati con tutte le scarpe con Monti, con Renzi, con Rutelli quando andava in motorino, ma con Fico dicono: basta, questa volta non ci fregate.

Non possiamo che rallegrarci per il repentino risveglio e la ritrovata verve “gentista”. Ma sì, proprio quella rimproverata per anni ai plebei grillini e ora in voga presso le élite. Insomma, Fico, faccia il piacere, non lo faccia più. Mette in allarme il paese, a rischio i poveri utenti dell’autobus 85 e soprattutto svela un meccanismo complesso della politica italiana: a fare i talebani si fa un po’ a turno, e ora tocca ai grandi giornali autorevoli e responsabili. Mah, sarà la famosa alternanza.

9 commenti »

9 Commenti a “L’autobus di Fico e l’incredibile mondo dei pusher da corsivo”

  1. Un po’ come lei che il 25 aprile dello scorso anno ridicolizzò giustamente gli omini e le donnine del PD che scesero in piazza per festeggiare l’Europa e non ha mai speso mezza parola per il M5S che dell’antifascismo sostanzialmente se ne strafotte (anche perchè essendo un’azienda di marketing sanno che il menefreghismo su certi temi paga), o come i suoi colleghi che scrivono sull’auterovolissimo Fatto Quotidiano e che sistematicamente sputano fiumi d’inchiostro sul consigliere comunale del PD di Piovarolo che si è dimenticato la penna della biblioteca comunale nel taschino della giacca e per questo è corrotto e infame. Lei pensa di essere migliore di un Lavia qualsiasi, o per lo meno più presentabile. In realtà fate lo stesso lavoro: plasmate la vostra morale e i vostri commenti a seconda di quello che è il bersaglio da colpire. Per lei e per il quotidiano su cui scrive questo bersaglio è il PD, per i grandi giornali del regno è, al momento, il M5S. Voi non giudicate il fatto, ma l’autore. Quindi lo stesso identico gesto se compiuto da un vostro amico (o amico dei vostri lettori, senza i quali non potreste pagare il mutuo e le rate dell’auto nuova) è meritevole di lode o di approfonditi distinguo (si veda la questione M5S-Casellati), altrimenti via con le palate di fango, a volte giustificate, altre pretestuose.

    Cordiali saluti

    Arturo

    da Arturo   - mercoledì, 28 marzo 2018 alle 12:38

  2. Vede, un Fico sul bus vale un Renzi in bicicletta. Il fatto è che le politiche di Renzi le abbiamo viste e quelle di Fico boh… forse le vedremo. Quanto a antifascismo e 25 aprile, la differenza è che i 5s non sono roba mia, mentre i cretini con le bandiere blu e i cartelli “viva Coco Chanel” un tempo remoto e in modo lateralissimo furono miei parenti e compagni di strada, e questo offende di più. Saluti

    da Alessandro   - mercoledì, 28 marzo 2018 alle 12:54

  3. Nella colonna dei “buoni” vanno invece segnati: Pertini su normali aerei di linea (non ha mai saputo che il resto dei passeggeri erano poliziotti e carabinieri in borghese) e naturalmente Papa Francesco su Ford Focus non blindata…

    da Michele Scotto di Santolo   - mercoledì, 28 marzo 2018 alle 13:15

  4. Demagogico o meno la terza carica dello Stato deve necessariamente proteggersi,direi che sia ragionevole così,rinunciando a una parte di guadagno dovuta a norma di legge al Presidente della Camera,è un segnale che va benissimo.

    Poi si sa,prima erano demoni,ora essendo stati votati e con quella percentuale,necessariamente i giornaloni devono recuperare.

    Al di là che sarà già un successo se vedremo nascere un governicchio, che metta in pratica alcuni punti e che soprattutto partorisca una nuova legge elettorale che cancelli quell’obbrobrio del “deficentellum”,magari col doppio turno,così per cinque anni ci sarà,che piaccia o meno,chi governa e chi sta all’opposizione.

    Almeno un po’ di sale della democrazia lo recupereremo.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 28 marzo 2018 alle 14:20

  5. “la mossa di prendere l’autobus per andare a lavorare il primo giorno da presidente della Camera è certamente un filino demagogica”
    Un filino …
    Saper usare le parole è una sua grande dote
    Nel bene (raccontandoci di Monterossi e affini) e nel male (minimizzando la malafede grillina)

    da stefano zamponi   - mercoledì, 28 marzo 2018 alle 15:50

  6. Lei è un filino poco ironico, amico mio! :)))

    da Alessandro   - mercoledì, 28 marzo 2018 alle 16:01

  7. Volendo riprendere quanto denunciato da Arturo piuttosto duramente nel suo post, peraltro in parte condivisibile, reputo un filino ingenerosa la sua generalizzazione…

    A proposito di testate giornalistiche, e a maggior ragione dei singoli che ci scrivono, non credo che sia questione di essere “migliori” piuttosto che “presentabili”, quanto la loro coerenza: opinioni, punti di vista, giudizi possono essere condivisi o meno ma a mio parere tutti rispettabili, se il ragionamento a supporto, se la ratio che li governa mantiene una sua linearità.

    Se invece si dimostra ondivago (lodo il mio pupillo e beffeggio il suo rivale per lo stesso motivo) o ancor peggio cerchiobottista, per cui una volta incenso il politico per la sua buona azione e quella successiva lo copro di fango se la ripete, tacciandolo, che so, di malafede/opportunismo, il rischio è quello di diventare un “lavia qualsiasi”…

    Non so tu, Arturo: oltre ad apprezzare il suo stile di scrittura, personalmente riconosco ad Alessandro la coerenza; che poi condivida i contenuti degli articoli una, due o nove volte su dieci diventa del tutto ininfluente.

    Nel girone più profondo dell’inferno dei pennivendoli lascio infine gli habituè del salto sul carro dei vincitori…

    Sinceri Auguri per una Pasqua serena ad Alessandro, Arturo, Ivo e a tutti i commentatori del post [ma sì dai, anche al genio (assai poco compreso) egidio s.] estesi alle loro famiglie.

    da degiom   - giovedì, 29 marzo 2018 alle 10:58

  8. Buone festività a te degiom

    da Ivo Serentha   - giovedì, 29 marzo 2018 alle 13:08

  9. Buongiorno a tutti e ringrazio degiom per gli auguri che volentieri ricambio. A me quello che non torna del ragionamento di Robecchi è la questione relativa all’aver sentito, seppur in un tempo remoto e in modo lateralissimo, come cosa propria il PD. Premesso che Renzi, il renzismo, i renziani e le renzettine rappresentano la pagina bianca di Darwin, qualcuno mi sa dire cos’era il PD al momento della nascita e negli anni che hanno preceduto l’avvento dei patetici fautori del ‘nuovismo’ ? Quando mai si è potuto considerare un partito di sinistra ? Ma, soprattutto, perche mai avrebbe dovuto esserlo visto che è un soggetto politico nato dalla fusione di due partiti che, soprattutto nel campo dei diritti sociali, avevano scelto in modo inequivocabile di percorrere il sentiero delle politiche liberiste ? Mi sembra la storia di quello lì che voleva andare al mare e prenotò le vacanze in Umbria. Detto questo, capisco che quando ci si sente traditi c’è un forte risentimento nei confronti di chi si è rivelato indegno depositario della nostra fiducia, però a me sembra che ci sia da parte di tanti, forse troppi, un’analisi unidirezionale in materia di nefandezze politiche, siano esse morali o materiali. Nel frattempo quelli che hanno fatto dell’invocazione della ruspa l’essenza del proprio agire politico e quelli adusi a confezionare e spargere come letame slide con didascalie sensazionalistiche e il più delle volte farlocche si ritrovano quasi il 50% del consenso elettorale.

    da arturo   - sabato, 31 marzo 2018 alle 12:12

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