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mer
25
ott 23

Statistiche. Italiani più poveri, aziende più ricche: dov’è la “coesione sociale”?

PIOVONOPIETREEssendo il mondo, per com’è messo, già deprimente di suo, consiglierei di non guardare le statistiche, gli studi, le elaborazioni di dati economici, per non precipitare nello sconforto più nero, per esempio lo sconforto che prova una famiglia che fatica ad arrivare a fine mese. Secondo Eurostat in questa condizione ci sarebbe il 45,5 dei cittadini europei, che già è un dato spaventoso, cifra che in Italia si impenna fino al 63 per cento e passa, il che significa che per più di tre persone su cinque l’orizzonte tra una busta paga e quella successiva si presenta come una marcia su un campo minato. Si sa che le statistiche sono fredde e distanti, che i numeri sono una cosa e la vita un’altra cosa, e dunque possiamo metterla così: una moltitudine di italiani si alza ogni mattina pregando che non succeda nulla di imprevisto, che Gino non rompa gli occhiali, che la lavatrice non faccia le bizze, che non aumenti la retta dell’asilo, o i libri per la scuola dei figli, che la nonna non debba andare dal dentista, che non serva una visita urgente. Una vita con in tasca un cornetto scaccia-sfiga, che significa una vita in affanno, in difesa, sempre con la lima in mano per smussare una spesa qui e una spesa là, per vivere un po’ peggio.

A rischio povertà ed esclusione sociale sarebbe il 26,4 delle famiglie con figli a carico (e senza figli non è che si stappa lo spumante: 22,6). Secondo il rapporto di Action Aid, pubblicato qualche giorno fa, otto milioni di persone (il 12 per cento della popolazione) vive una “deprivazione alimentare materiale”, il che significa non riuscire a procurarsi tutti i giorni un pasto completo dal punto di vista nutrizionale, o abbastanza frutta e verdura. Insomma non è vero, ma nemmeno un po’, che “i poveri mangiano meglio”, come dice il ministro-cognato, ed è più realistico pensare – dati alla mano – che i poveri mangino meno.

Ripeto il consiglio: non guardare le statistiche. Perché a guardarle viene un po’ meno la retorica della Nazione (sic) che si rialza, che guarda avanti, che spera, e tutte le fregnacce della propaganda che conosciamo. Liste d’attesa per curarsi, ultimi, spesa per la sanità, ultimi o penultimi, stipendi dei medici, in fondo alla fila in compagnia di Grecia e Portogallo. Però siamo primi in emigrazione: quasi sei milioni di italiani vivono all’estero e quasi un milione e mezzo hanno tra i 18 e i 34 anni, il che significa che a scappare per primi, a mettersi in salvo, sono le forze più produttive.

A compensare (?) il calo di potere d’acquisto delle famiglie e la curva discendente della propensione al risparmio, ci sarebbe un bel segno più, che riguarda i profitti delle aziende, e questo ce lo dicono altre ricerche e statistiche, come quella dell’Istat sul 2022 diffusa un paio di settimane fa: redditi scesi dell’1,6 in valori reali, stante un’inflazione a due cifre, e valore aggiunto delle aziende non finanziarie cresciuto del 9,1, con un tasso di profitto superiore al 45 per cento. Un dato che affonda definitivamente la retorica del “siamo sulla stessa barca”, cioè la barca sarà la stessa, ma le differenze tra prima, seconda e terza classe si fanno sempre più evidenti. Una cosa che getta una luce un po’ sinistra su quella formuletta tanto in voga della “coesione sociale”, due parolette che sembrano una foglia di fico messa lì a coprire certe vergogne sempre più difficili da nascondere, un po’ irritanti, uno sberleffo,  perché – guardando le statistiche – di sociale ce n’è poco, e di coesione nemmeno l’ombra.Statistiche.Italiani più poveri, aziende picriche: dov’è la “coesione sociale”?

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2 Commenti a “Statistiche. Italiani più poveri, aziende più ricche: dov’è la “coesione sociale”?”

  1. Tutto vero e se cresceremo con il pil peggiore d’Europa ho idea che chi ha fame pur lavorando,pensi ai disoccupati,starà ancora peggio,vedremo alle elezioni europee anche se non possono cambiare nulla,se chi si astiene continuerà a farlo.

    Le aziende sempre più ricche intoccabili per i surplus dei guadagni,tra bancari,farmaceutiche,assicurativi e chi li tocca,anzi via libera ai condoni,così anche i pochi coglioni che pagano si faranno furbi.

    Intanto chi può scappa all’estero,potrebbero emergere atti di cannibalismo se continua il trend…

    da Serentha Ivo   - mercoledì, 25 ottobre 2023 alle 09:47

  2. Buon pomeriggio Alessandro Mi chiedo “ma c è mai stata davvero ?”

    da Elena   - mercoledì, 25 ottobre 2023 alle 15:36

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