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mer
17
gen 18

Fontana e la razza bianca. Purtroppo Freud gli ha tolto pure l’alibi

fatto170118Sconsiglierei tutti – segnatamente i politici in campagna elettorale – a giustificare le proprie cospicue puttanate usando l’argomento del “lapsus”, così come ha fatto Attilio Fontana, aspirante governatore dei lombardi di razza bianca. Dopo la forbita frase sulla difesa della suddetta razza bianca, il Fontana è corso argutamente ai ripari dicendo: “E’ stato un lapsus, un errore espressivo”. Capita, eh. Il lapsus è uno scivolamento, un piccolo errore di comunicazione dal cervello alla bocca, o alla mano, se state scrivendo, insomma, un piccolo refuso delle sinapsi. E questo fino al 1901, cioè quando il signor Sigmund Freud (ebreo, Fontana non se lo lasci scappare come lapsus con quelli di Casa Pound) ci ha spiegato che il lapsus è una specie di bollicina tipo champagne che emerge dall’inconscio, un rimosso che viene a galla. Insomma, dopo il 1901, l’opinione prevalente e universalmente accettata è che dire “è stato un lapsus” equivale a dire “lo penso veramente, nel profondo”.

Cosa che peraltro Fontana dice nella riga dopo: “E’ stato un lapsus, ma sia ben chiaro che il concetto espresso lo difendo e lo difenderò sempre”. Se ne deduce che questo signor Fontana è un uomo pienamente risolto: il suo inconscio è balzato fuori come un tigrotto della Malesia e lui ora lo accetta con sconfinata consapevolezza, tipo: ho detto una cazzata, ma volevo proprio dirla. Sarà l’aria di Varese.

Ognuno può fare prove e esperimenti nel privato, a suo rischio e pericolo. Se dal macellaio vi scappa detto “Lei è proprio un ladro, signor Gino”, sarà poi difficile argomentare che non lo pensavate veramente, ma che sì, insomma, il concetto è quello. Se dite a Tizio: “Ti ho sempre amato, Caio”, capirete subito che giustificarsi con “è stato un lapsus” è una notevole aggravante della vostra già infelice posizione. E’ ovvio che dopo il logoramento di tanti refrain politici per cavarsi dai guai – i “sono stato frainteso”, “a mia insaputa”, “è una frase fuori contesto”, eccetera eccetera – servisse qualcosa di nuovo, una scappatoia che suonasse un po’ inedita. Ecco, avvisiamo i vari Fontana che “lapsus” non è la soluzione adatta, e nemmeno tanto innovativa, dato che ne scriveva già il Metastasio nel 1744: “Voce del sen fuggita / Poi richiamar non vale”.

Naturalmente c’è qualcosa di peggio, e cioè – attribuendo per un attimo al candidato governatore Fontana un certo acume politico – un calcolo cinico, uno di quei machiavellismi italiani che fanno della politica, qui e ora, un posto abbastanza mefitico. Rivelando il suo desiderio di difendere “la razza bianca” ha parlato ai suoi (che sono d’accordo), e per gli altri, per i moderati che lo voteranno turandosi tutto il turabile oltre al naso, ha messo su la scenetta dell’errore espressivo, che è la tipica cosa incredibile a cui un elettore un po’ disonesto con sé stesso può anche credere. Anche in questo caso, altro che lapsus!, si tratterebbe di un doppio binario morale, come se un imbianchino austriaco dicesse ai suoi fanatici in birreria: “Invaderò la Polonia”; e a tutti il giorno dopo: “Ma no, scherzavo”.

Il tutto – lapsus, gaffes e controgaffes, supercazzole, stupidaggini e rivendicazioni di razzismo – condito da un continuo sottofondo di allarme, induzione alla paranoia di massa, paura indotta. Lo stesso Fontana che dice serafico e sprezzante del ridicolo: “Non possiamo accogliere un miliardo di persone”, lasciando intendere che un settimo della popolazione del pianeta voglia trasferirsi a Cernusco Lombardone (per farsi governare da lui, nel caso). O San Silvio Restaurato che parla di “mezzo milione di migranti in Italia per delinquere”. Un piccolo messaggio ai “moderati”. Poi, dall’alto della sua esperienza di condannato per frode fiscale e agitando i misteriosi fogli protocollo, riprende a parlare di fisco.

1 commento »

Un Commento a “Fontana e la razza bianca. Purtroppo Freud gli ha tolto pure l’alibi”

  1. Investire sulla paura della massiccia immigrazione esistente porta consensi,che per altro già ci sono.
    Anni fa,ripetendo gli stessi slogan,puntavano sulla sicurezza e la paura delle rapine,salvo prendere atto che ai bei tempi caimani,il numero dei reati era ben maggiore rispetto al periodo 2010-2016.

    Con le frontiere blindate dei Paesi a noi confinanti e con il harakiri firmato anni fa,che è il nostro Paese a doverli ospitare per un tempo indefinito essendo sbarcati sulle nostre coste,aggiungendo il lavoro che non c’è più,l’impoverimento,etc,etc,incassare molti voti il 4 marzo diventerà un dettaglio.

    Fare certe dichiarazioni,cercando di ritrattarle senza convinzione,è ciò che vuole sentire il loro elettorato,sono né più,né meno che conferme.

    E se non dovessero bastare,vista la soglia del 40%,ci saranno comunque larghe intese,per la pace e la serenità della comunità europea,quella che da le pacche sulla spalla ai “gentiloni” di turno…

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 17 gennaio 2018 alle 10:31

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