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lug 15

Tsipras, vogliono anche lo scalpo

Fatto170715Pena di morte e ergastolo per il cadavere. E poi passarci sopra con lo schiacchasassi, come nei cartoni animati, e magari buttato dalla rupe (Tarpea, già che ci siamo), e raccolto con un coretto di marameo, gesti dell’ombrello, pernacchie a mano aperta. Quel che succede a Alexis Tsipras, nel giubilo generale degli europei – quelli di destra, ovvio, quelli di “sinistra”, altrettanto ovvio – e dei loro giornaloni potenti (e giornalini, ci metto pure l’Unità) è un caso di scuola. Insomma, il destino dei leader della sinistra che non vuole essere – finché può, finché sa – la finta sinistra liberista à la page col desiderio di essere come tutti, è quello lì: morte e distruzione, umiliazione e sberleffo. Ognuno cerchi i suoi esempi nella memoria e nelle vecchie cronache. Lo spagnolo Zapatero che sembrava il messia e poi si zapaterizzò velocemente nel tran tran e nella quasi scomparsa. Nel nostro piccolo, gli Ingroia suscitatori di chissà quali speranze (peregrine, va detto) e poi dissoltosi come un ghiacciolo lasciato in macchina a ferragosto… Antò, fa caldo.
E questo per il passato. E per il futuro, invece si vedrà, ma è chiaro che si gioca anche di sberleffo preventivo, basti leggere certi giudizi su Landini, su Civati, su chiunque in qualche modo si permetta, alimentati a suon di sentenze e ironie dai commentatori schieratissimi di destra e – ancora – di “sinistra”.
Ma insomma, Tsipras fa caso a sé, e per vari motivi. Il primo: non è una comparsa ma un protagonista, uno che ha vinto le elezioni (lui), che guida un paese, non una promessa che si prepara a guidarlo un domani, chissà, forse, vedremo. Poi perché i giudizi su di lui hanno oscillato come pendoli impazziti all’oscillare delle vicende greche degli ultimi mesi. Cattivo comunista e pessimo debitore prima, nella fase della paura che in qualche modo ce la facesse. Poi, per un paio di giorni, schifoso calabraghe quando portava le sue proposte in Europa. Poi di nuovo diabolico agitatore e cattivo maestro. E poi – qui il colmo, il testacoda – populista quando chiese al suo popolo di promuovere o bocciare la linea del suo governo, cosa davvero incredibile che un capo di governo capace di indire un referendum in sei giorni, portare a votare tutti, e vincere, sia chiamato “populista” anziché “democratico”, ma tant’è. E poi, ultimo atto della tragedia (là) e farsa (qui): la sconfitta e l’umiliazione, salutate con un boato di gioia. E si capisce, certo. Il tentativo di ribaltare il pensiero unico liberista-monetarista non è riuscito, la paura rientra, si certifica che non solo non è possibile cambiare il gioco, ma che chi ci prova verrà schiacciato senza pietà. Sollievo, insomma, e il solito “guai ai vinti” che si conosce. Con un aggiunta di astio e bile: che ora chi temeva uno Tsipras in qualche modo vincente – o almeno non perdente – sulla scena mondiale non si accontenta di vincere, ma vuole lo scalpo da portare all’accampamento. E così si assiste allo spettacolo indecente di una destra ultraliberista e di una sinistra ultraparacula che gli rimprovera di non averla saputa realizzare, quella rivoluzione che li fece, per qualche minuto, scusate il francesismo, cagare addosso. Amici del Fmi e sostenitori di Schauble che dicono oggi, su Tsipras, le stesse cose dei black bloc greci in rivolta ad Atene: venduto, accomodante, lacché della Banca Europea. C’è del furore che si spiega solo così: Tsipras gli aveva messo una fifa blu. E si sa come vanno le cose da queste parti, e lo spiegò bene Michele Serra: che “Preferiamo rassegnarci in compagnia che ribellarci da soli”. Ecco, ad Alexis Tsipras, tra un insulto e l’altro, stanno spiegando proprio questo. Con grande sollievo.

13 commenti »

13 Commenti a “Tsipras, vogliono anche lo scalpo”

  1. sulla citazione di Serra, vorrei proporre una rivisitazione nata dall’educazione che mi inculcò la mia famiglia: “preferiamo non rassegnarci mai e insegnare la ribellione”. La ribellione è un atto puro di democrazia e non deve essere visto come un’azione dei black bloc. i greci e gli spagnoli con podemos ci hanno ricordato che si può ancora lottare per i propri diritti. in Italia ce lo siamo dimenticati e lottiamo solo con un clic fatto con lo smartphone (e per pulirci la coscienza). ricordiamoci che la democrazia va alimentata e non è scontata.
    Grazie Alessandro. i tuoi pezzi sono sempre così puliti e chiari.

    da Nadira Haraigue   - venerdì, 17 luglio 2015 alle 11:51

  2. La storia sembra nuova ogni volta, ma nella realtà è vecchia come il cucco. La verità è che la sinistra, quella che dice davvero, fa paura al capitalismo del tutto è mio. Appena il popolo in uno sprazzo del tutto eccezionale riesce a trovare un leader che vuole il bene della nazione, si scatenano i prezzolati della politica un tanto al chilo, pronti a interrompere il miracolo per riportare le cose al volere del padrone. Ed è così che inizia la vera guerra. In generale la calunnia, come si canta nella famosa opera di Rossini, è un venticello (…) che comincia a sussurrar… Quella economica è invece un reale tornado di bugie e sospetti che esplodono la loro forza attraverso i controlli dell’informazione e presto raggiungono il malvagio scopo prefissato. Perfino quello di cambiare governi democratici non graditi.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 17 luglio 2015 alle 12:13

  3. Bravissimo Alessandro
    Farei attenzione a non convertire la vittoria politica in un merito a se’. Per dire, se Ingroia non e’ presidente del consiglio la colpa non credo sia tanto sua, quanto del contesto circostante (destra egemone sui media, sinistra a destra).

    da federico_79   - venerdì, 17 luglio 2015 alle 13:07

  4. Tsipras mi ricorda quel portiere che vede l’attaccante arrivare solo verso la porta. Esce dai pali ma poi si ferma a metà. L’attaccante lo fa secco con un secco rasoterra.
    Cambiar idea per strada ed improvvisare è il miglior modo per farsi scotennare …

    da Marco da Zurigo   - venerdì, 17 luglio 2015 alle 22:56

  5. sono contenta di questo elogio a Tsipras, che non ha potuto/voluto fare il Robespierre o il Lenin della situazione, nè tantomeno il Renzi: è serio, intellettualmente e materialmente onesto, concreto e ben consapevole della situazione, schiacciato com’è tra l’incudine dei capitalisti e il martello del “popolo” (nel senso più pulito del termine). Lo stimo, quale che sia lo sbocco della sua esperienza politica.
    Delusione invece per Varufakis

    da adele5   - venerdì, 17 luglio 2015 alle 23:20

  6. Tsipras si è voltato un attimo indietro, e ha contato quanti lo stavano davvero seguendo. Forse erano tanti, ma non abbastanza.
    Speriamo che sia un inizio, ma finché gli elettori non si svegliano è dura.
    Quantomeno, in Grecia hanno cominciato. Qui da noi, non vedo ancora un/una dirigente che sia uno (o una). Questa è stata l’opera principale di berlusconi e dei suoi, azzerare la classe dirigente e rincoglionire gli elettori. (aggiungerei: negli anni ’80 con la tv, nel 2000 con i telefonini etc etc) (qui in Lombardia sono tutti con gli occhi sullo smartphone, per forza che poi non capiscono un xxxxx di quello che succede)

    da giuliano   - sabato, 18 luglio 2015 alle 10:23

  7. Qui si può leggere il lato pratico della tragedia greca :
    http://www.spiegel.de/wirtschaft/unternehmen/griechenland-warren-buffett-kauft-insel-agios-thomas-a-1044357-druck.html

    Da sempre i ricchi , contrariamente ai proletari ed al ceto medio rinconglioniti dai vari gadget elettronici, hanno un gran senso della realtà. Anche per questo, come ben dice Warren Buffet, stanno facendo e vincendo la lotta di classe.

    da Marco da Zurigo   - domenica, 19 luglio 2015 alle 10:40

  8. Alessandro, mi dispiace ma concordo con Marco da Zurigo.

    Se voleva fare un accordo a qualunque costo, perche’ fare il referendum? Viene persino il dubbio che sperasse di perderlo.

    da Emanuele Ripamonti   - lunedì, 20 luglio 2015 alle 10:20

  9. Quindi per Tsipras niente stay foolish. Se vuole gli resta stay hungry, ma in senso etimologico

    da david   - lunedì, 20 luglio 2015 alle 16:17

  10. Grecia: emergenza superata. Accordi definitivi ancora in corso. La rideterminazione del debito è la via maestra da percorrere per evitare ulteriori umiliazioni al popolo greco. Io penso che in quella meta si trovi la vittoria che Tsipras e i sostenitori del no si aspettino in prospettiva. Morire di default adesso non sarebbe servito a nulla con l’attuale Europa economica che ahinoi ci troviamo. Invece di perdere tempo per invogliare i popoli ad uscire dall’euro, sarebbe più conveniente per tutti che i politici si dessero da fare per costruire un’Europa politica, solidale nella convivenza civile ed umana non solo degli Stati che la compongono, ma del mondo intero, incominciando dalle immigrazioni, attualmente gestite purtroppo in modo a dir poco indecente.

    da Vittorio Grondona   - martedì, 21 luglio 2015 alle 01:06

  11. Vittorio, questa volta non cito Esopo ma bensì il buon Carlo da Treviri : Proletari d’Europa unitevi! Ed aggiungo, ma non nel senso di quella vecchia strega Maggie : non c’è alternativa.
    E concludo amaramente: campa proletario che l’unità cresce

    da Marco da Zurigo   - martedì, 21 luglio 2015 alle 11:35

  12. Tsipras è un demagogo. Raccolto il consenso ha pensato alla carriera.

    da Liber Pater   - martedì, 21 luglio 2015 alle 15:06

  13. La butto lì come semplice provocazione: io penso che fra Carlo Marx ed Esopo qualche affinità ci sia… Non credo però nella teoria che per il bene di tutti si debba passare per forza dalla dittatura della borghesia alla dittatura del proletariato. Una parte si troverebbe sempre nel disagio, magari a turno… No non sarebbe davvero cosa equa e buona. Ci deve essere una via di mezzo e siamo tutti chiamati a cercarla. Non saranno certamente gli amici del Fmi, o i sostenitori di Schauble o di Renzi nostro ad indicarcela. Sono comunque fiducioso che alla fine saranno proprio i popoli a trovarla, magari attraverso un’istruzione diversa dalla “buona scuola” recentemente istituita in Italia da un Parlamento di nominati signorsì. In sostanza quando tutti finalmente scopriranno il vero significato sociale della collaborazione. Infine, se non si trova il sistema di fare crescere l’erba, anche il cavallo più resistente finisce che crepa… Sappia il proletario che rappresenta da sempre l’unica erba che permette al cavallo capitale di campare. Non è viceversa!…

    da Vittorio Grondona   - martedì, 21 luglio 2015 alle 16:03

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