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Realtà batte narrazione 60 a 40. E ora è il momento del “Che fare?”

schermata-2016-12-05-alle-14-09-06Non è la prima volta che lo dico: farsi convincere dalla propria stessa propaganda è un errore idiota, da comunisti. E si direbbe l’ultima cosa comunista rimasta da queste parti.

Il primo pensiero sulla Waterloo renzista è questo: la narrazione ha fallito. Era sbagliata. Era stupida. Offensiva. Disegnava scenari inesistenti di sorti luminose e progressive per coprire una realtà di crisi e sofferenza. Un leader sconfitto che dice “Non credevo che mi odiassero così tanto” (il Corriere, oggi) è un leader che parla solo coi i suoi servi, che visita solo le fabbriche degli amici finanziatori e non quelle in crisi, che delegittima sempre l’avversario, perdendolo per sempre, trasformandolo in un nemico.

Chi semina vento raccoglie tempesta.

Questo fatto di vedere in primo piano la débacle della narrazione – me ne scuso – è una specie di deformazione professionale. Ma di questo, sul mio giornale (e qui), mi sono occupato soprattutto in questo anno: segnalare la distanza tra lo storytelling renziano e l’Italia. Non si può dire che non li avevamo avvertiti, ecco.

In cambio, in cambio di quel “ehi, vi state sbagliando!”, sono arrivati insulti e contumelie, prima eravamo gufi, poi rosiconi perché Lui vinceva, poi (fascisticamente, le parole sono importanti) “disfattisti”. Irridere i lavoratori e i sindacati (il gettone del telefono…), sposare una modernità da startup un po’ pirata con il mito della velocità che trasforma i diritti in zavorre e le regole in fastidiosi condizionamenti. Questo è stato il renzismo, se gli levate le storielle dei narratori. E precariato alle stelle, lavoro mortificato, tasse mascherate, bugie vergognose, tagli alla sanità. Tutto il contrario di quello che narravano le loro favolette di “futuro” e “italiariparte” e “grande potenza culturale”. Il No al 51 sarebbe stato un “no grazie”, al 55 un “No, e piantala”, al 60 è un “No e vaffanculo”. Spiace che questa nobile espressione popolare sia diventata lo slogan di un partito che non mi è simpatico, ma sia: si certifica almeno che non c’è copyright sul vaffanculo.

Ci mancheranno le bischerate toscane, le foto in bianco e nero dell’agiografia ufficiale, gli slogan infantili dei cantori a tassametro, la malafede di quelli che “il segretario ha sempre ragione”. Tra questi – una prece – i giovinetti burbanzosi della “nuova politica”, ordinati e devoti come balilla al servizio del capo, storditi, oggi, nell’apprendere finalmente quanto (tanto) il capo fosse detestato. Ora assisteremo ai riposizionamenti, ai distinguo, ai “Io? Mai stato renziano”. E’ il momento di avere buona memoria.

Ma al di là di questo – che non è contorno ma nemmeno sostanza – c’è il più disastroso fallimento politico del dopoguerra italiano. L’idea di poter perdere i propri voti di sinistra (spacciando quella perdita per modernizzazione) perché tanto arrivano quelli di destra era un calcolo sbagliato. Berciare per anni sui giovani a cui le generazioni precedenti “rubano il futuro” e poi essere votati solo dalle generazioni precedenti e non dai giovani. Mettere in circolo il veleno della guerra tra generazioni e perdere pure quella. Sostituire diritti con regali pensando che la gente non se ne accorga. Andare a elemosinare voti e consensi con il peggior clientelismo possibile (i De Luca, il pellegrinaggio di Lotti dai capataz cosentiniani, i favori a banchieri e mercati, l’occupazione del potere in ogni angolo…).

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Mi diceva un amico rumeno che ad ogni comparsa di Ceausescu, molta gente si avvicinava al leader con bigliettini che dicevano : grande leader, succede questo, sucede quello… Pensavano che lui non sapesse, lo credevano in buona fede, lo avvertivano. Con Renzi si è fatto lo stesso: lo si avvertiva che il paese di cui parlava non era quello reale. E lui – e i suoi – rispondevano a insulti.

Il fallimento politico del renzismo è il fallimento clamoroso, il crollo indegno, di un disegno che il paese non vuole. Il partito della nazione, una macchina statale più veloce e controllabile per favorire “la velocità dell’economia”, che significa piegarsi a regole decise nei consigli di amministrazione e non dalla politica e dalla democrazia. Tutto questo non va bene. A tutto questo è stato detto No. E proprio ora che c’è incertezza nel futuro si capisce bene che tenersi una Costituzione così, che ci ha salvato in larga parte persino da Berlusconi, è una cosa preziosa, da non stravolgere per il plebiscito di un singolo.

Il plebiscito c’è stato, comunque: 60 a 40 non è una sconfitta, è un disastro.

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Ci sarà tempo di pensare a quello che è diventata l’informazione, grandi giornali, tutte le tivù, tutti schierati dalla parte della sconfitta bruciante, è un vaffanculo  un po’ anche per loro. Ma non tanto sull’inchinarsi al potente di turno, quando sull’incapacità, anche loro, persino loro, di vedere il paese reale e di preferire le favolette belle della propaganda. Approfitto per dire che sono molto contento del mio giornale, Il Fatto Quotidiano, di chi ci scrive, di come ha condotto questa battaglia di autodifesa degli italiani.

Ora è il tempo di ricominciare a parlare di politica, non delle visioni lisergiche di un ragazzotto con problemi di ipertrofia dell’ego e dei suoi camerieri.

Via, e subito, e presto, anche dal Pd, se si vuole un partito vagamente di sinistra in Italia. E via subito anche i suoi uomini nei posti chiave, per evitare che un potere perdente si aggrovigli alle strutture e faccia ulteriori danni. Il paese che si voleva “velocizzare” ha perso un anno intero dietro alle paturnie di una sedicente classe dirigente, la più mediocre che si sia mai vista.

Della signorina Boschi non è il caso di parlare, questa singola riga è già troppo per il suo spessore.

E’ l’ora del “Che fare?”, ma siamo qui per questo, no?

E’ sempre l’ora del “Che fare?” se non ti va di essere suddito, ardito o balilla.

 

 

 

 

17 commenti »

17 Commenti a “Realtà batte narrazione 60 a 40. E ora è il momento del “Che fare?””

  1. Parole sante, caro A.R. Analisi lucida e profonda allo stesso tempo.Condivido parola per parola. Aggiungo che mi sento molto vicino a tutti voi del Fatto. Avete portato a termine una battaglia davvero titanica in (quasi) solitudine e avete saputo tener testa agli ukase di Ciccio Spocchia. Ci meritiamo qualche altro giornale “vertical” come voi in questo disastrato Paese.

    da mauro cuman   - lunedì, 5 dicembre 2016 alle 17:28

  2. concordo con l’analisi, niente da aggiungere se non ribadire che è ora del “che fare? “

    da katia   - lunedì, 5 dicembre 2016 alle 17:39

  3. Proprio perché è andato alla ricerca di quei voti, io alla panzana che non s’era reso conto di quanto lo odiassero non ci credo. Un po’ come quelle donne che sorprese in flagrante dicono di aver bevuto e che ci si è approfittato per questo di loro. Ci crede chi ci vuole credere. Piuttosto dal punto di vista sociologico,preoccupa il fatto che forse coloro che sono relativamente giovani come il premier, dei politici all’antica non l’abbiano visti mai, ma che abbiano ricevuto un imprinting berlusconiano che li ha bruciati per sempre. Tant’è che la maggior parte di loro piuttosto che alla ricerca di una ideologia ossia di una visione, sono alla ricerca di una televisione.E poi di due, e poi di tutte…

    da Eparrei   - lunedì, 5 dicembre 2016 alle 18:11

  4. Grande! Articolo fortemente condivisibile e lucidissimo. Grazie

    da Gianni Cigarini   - lunedì, 5 dicembre 2016 alle 18:42

  5. Analisi parzialmente corretta. Dimentica che da solo Renzi ha preso il 40% e quello che lei definisce un partito vagamente di sinistra, i superstiti di qualcoda che va da D’Alema a Civati alle prossime elezioni se farà un 5% saranno miracoli. Renzi ha sbagliato senz’altro, ma far cadere il governo e consegnarlo a Grillo è Salvini, è una cosa da duri e puri, gli “utili idioti” come amava definirli un vostro idolo, Lenin.

    da Stefano Conti   - lunedì, 5 dicembre 2016 alle 19:39

  6. Il mio tarlo rimane … Come ha potuto cosi tanto un uomo uscito dal nulla di poco Sindaco e da quattro chiacchere in Leopolda ….

    da Fabio Gittani   - lunedì, 5 dicembre 2016 alle 20:02

  7. Ha distrutto la sinistra.
    Ha creato dissapori fra parenti e amici.
    Ha usato il paese x un anno per giocare con la Costituzione.
    Ha parlato sono con i padroni e mai con i lavoratori.
    Ha distrutto i diritti.
    Pensava di essere il futuro per i prossimi 20 anni.
    Questo è stato Renzi.
    Ora è un casino? Sì, lui è uno dei maggiori responsabili.

    da Michele   - lunedì, 5 dicembre 2016 alle 20:54

  8. Ho letto con attenzione ed è tutto condivisibile,il toscano ex governativo ha voluto fare il fenomeno e ha perso tutto col referendum,insieme alla Boschi hanno più volte dichiarato di abbandonare la politica se avessero perso,e con un tonfo del genere ne traggano le conseguenze,se al contrario non si metteranno da parte,scelgano gli elettori,tenendo presente però che con un futuro di Renzi non ci sarebbero più alibi per chi lo voterà,quello è stato e sarà un partito di centro con risvolti destrorsi.

    Sul futuro si vedrà,il paese pare spaccato in tre tronconi,le stelle,la destra di Salvini e appunto il Pd,se rimarrà quello che è,o quello che potrebbe diventare,ma se rimane così da me non otterrà nulla,come da moltissimi anni.

    In ogni caso,per i timorosi di un salto bel buio dopo questo referendum,stiano sereni senza #,la sovranità in Italia come in tutto il continente ormai è un ricordo,dopo il toscano chi conta in Europa ha senza dubbio un piano B,senza caimano,i due populismi italiani,uno quasi digeribile,l’altro detestabile,non hanno chances essendo divisi.

    Aspettando semmai apparirà una vera e propria socialdemocrazia,quasi un’utopia almeno nel breve medio termine.

    da Ivo Serenthà   - lunedì, 5 dicembre 2016 alle 21:25

  9. Il più bell’articolo che ho letto negli ultimi 20 anni. Complimenti analisi PERFETTA non fa una piega. BRAVO.

    da luciana porzi   - martedì, 6 dicembre 2016 alle 07:49

  10. E’ dai tempi di Piovono Pietre di Radio Popolare che sostengo: “Robecchi santo subito!”

    da Carlo   - martedì, 6 dicembre 2016 alle 09:43

  11. Quella del “Renzi ha preso da solo il 40 per cento” fa ridere un bel po’, è l’analisi dei renzisti prima di togliersi la divisa e diventare badogliani. E’ come dire: sì, sono andato a sbattere, ho sfasciato la macchina, ma mi restano due ruote tutte mie!

    da Alessandro   - martedì, 6 dicembre 2016 alle 10:07

  12. Il problema di tutta questa analisi, molto corretta a mio avviso, è che è andata così solo chi ha affrontato il referendum con cognizione di causa. Vale a dire nella migliore delle ipotesi il 10% dei votanti. Il restante ha ubbidito meccanicamente alla campagna “mandiamolo a casa”, senza una vera analisi critica, ma solo perchè come pecore si segue il tifo da stadio. In pochissimi si sono fatti tutto il ragionamento di critica per dare un segnale, il resto è una informe massa distruttiva, che oggi abbatte Renzi e domani aizzato abbatterà quello che magari può essere anche qualcosa di buono, per vendicarsi di una miseria che è sempre colpa di qualcun altro.
    Il grande sconfitto da questo referendum non è Renzi, che alla fine è un manichino come un altro, ma è il popolo italiano a tutto tondo, sia per i toni raggiunti che per la mancanza di rispetto verso l’avversario ed il colloquio.
    Buffo sentire qualsiasi cittadino che interrogato sul bicameralismo perfetto non dica che è una cosa che va riformata e cambiata perchè così è solo un ostacolo, (non come vuole la riforma costituzionale che era “scritta male” ma in altro modo che non sanno se glielo domandi) questa è la realtà. La costituzione da difendere è solo l’ennesima bandiera per aggregare il gonzo di turno per essere pilotato verso il “mandiamolo a casa”, quando l’oggetto della riforma può anche andare bene.
    Buffo vedere il D’Alema di turno schierarsi con il NO, solo per darsi qualche merito politico che non ha, come se tale vittoria fosse merito suo, vincere per avere il diritto di critica, da buon volpone, quando nessuno da anni se lo incula.
    Buffo leggere tante critiche il giorno dopo, quando nessuno si è fatto manco un calcolo diverso dal mero “mandiamolo a casa” o “teniamolo” dentro l’urna.
    Non dovete temere Renzi, Grillo, Salvini e Berlusconi, dovete temere voi stessi e il popolo accanto a voi, perchè ormai è diventato troppo malleabile e permeabile a qualsiasi puttanata si può dire per avere voti, consenso e controllo.

    da Daniele   - martedì, 6 dicembre 2016 alle 10:55

  13. Bravo Alessandro, sei rimasto l’ultimo vero comunista in Italia!

    da Marco da Zurigo   - martedì, 6 dicembre 2016 alle 11:55

  14. Ringraziando in primis Alessandro per questa magnifica, precisa analisi post voto ma subito dopo Stefano Conti, al commento 5, per la sempre utile oltre che rispettabile voce fuori dal coro…

    Mi chiedo e gli chiedo: ma davvero lei è convinto che Renzi quei voti li abbia racimolati “da solo”? Davvero si è già scordato quali, quanti e soprattutto CHI ha sostenuto con i suoi endorsement l’ex pdc?
    Concludendo infine: davvero è convinto che alle politiche quel 40% di sì si tramuteranno d’incanto in voti per “la nuova dc” di Renzi? (Immagino che qualcosa cambierà, dopo la prossima direzione nazionale pd… O no?)
    Non metto in dubbio che sia la sua speranza, ma le ricordo tra l’altro, adeguando un antico detto che:
    “Tra il dire ed il votare c’è di mezzo pure una (nuova) legge elettorale”…

    da degiom   - martedì, 6 dicembre 2016 alle 12:07

  15. C’è un appiattimento mentale per rimanere in fila a comandare. La regola è meglio l’ultimo dei primi……ottima analisi Ale, sarebbe ora di alzarsi la mattina presto e riprendere “piovono pietre”…….

    da roberto   - martedì, 6 dicembre 2016 alle 14:33

  16. Bellissimo pezzo. Chapeu.

    da Alessandro Regazzetti   - martedì, 6 dicembre 2016 alle 17:01

  17. Ancora una breve precisazione dedicata a Daniele (commento 12)…

    Premesso che faccio fieramente parte di quel 10% da lui citato all’inizio del suo post, che non ho chiesto io a renzi di dimettersi, che non ho niente da condividere con tutti coloro che (strumentalmente o meno), pur schierati a dx hanno votato come me…

    Nel caso di Domenica scorsa la puttanata era proprio quello schifo di riforma costituzionale; giuro sin d’ora che, nel caso ne fosse predisposta un’altra leggibile, comprensibile, sensata
    sarò ben contento di dare il mi voto per approvarla.

    Cordialità

    da degiom   - mercoledì, 7 dicembre 2016 alle 11:44

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