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La “Capitale morale” ora merita un racconto diverso (e migliore)

Chiedo scusa se parlo di Milano, la grande città che necessita di massiccia manutenzione nella sua narrazione, nel suo racconto, di una rifondazione urgente della sua leggenda costruita forsennatamente negli anni recenti a colpi di grattacieli, di Expo, di luccichìo modernista. PIOVONOPIETREAggiungiamo dunque al vasto capitolo di come il Covid cambierà le nostre vite, l’allegato dolente che dovrà ridisegnare la narrativa della “capitale morale” e “modello per il Paese”, la grande città europea che si è svegliata una mattina, scoprendosi “solo” città italiana, come le altre: feroce delusione per chi ci era cascato (quasi tutti).

Dunque, ecco: la vernicetta brillante si è sfarinata in un paio di mesi, la mano di coppale che rendeva tutto luccicante è venuta giù quasi di colpo, e Milano si è trovata aggrappata al ricordo delle sue eccellenze per non guardare nel baratro delle diseguaglianze spaventose portate alla luce dal lockdown, dal fermo imposto, dalla crisi che morde e morderà. Si è svegliata, insomma, senza trucco, senza belletto, senza messa in piega, stordita come quando ci si guarda allo specchio e ci si trova, di colpo, invecchiati. Il sindaco Sala che sale sul Duomo e si affida alla Madonnina, per dirne una, non suona tanto diverso dal Salvini tonante che agitando il rosario affidava (proprio in quella piazza, ma sotto, raso terra) il Paese al Sacro Cuore di Maria; e davvero non si riesce a pensare a nulla di più lontano dal furore calvinista della città degli affari e dei dané, del “qui si lavora”.

Come sia nata la leggenda è difficile dire: una città non grande, che funziona bene, con la grande massa della sua piccola e media borghesia (dire “ceto medio” è ormai una finzione scenica) eternamente disposta a farsi sedurre dall’ideologia del primato economico, del “noi siamo migliori”. Ma sta di fatto: le grandi voci di Milano, quelle che l’hanno raccontata magnificamente per decenni, erano voci critiche, sarcastiche, impietose. Il Testori delle periferie, il Bianciardi de La vita agra, Fo non ne parliamo, ma anche la stralunata malinconia di Jannacci, le atmosfere cupe di Scerbanenco, la sanguinosa critica a un arricchimento repentino e ottundente di Lucio Mastronardi (maestro ahimé dimenticato). Raccontavano tutti – appena prima o durante il boom economico – le ombre cattive create dalle luci accecanti del “progresso” e della modernità. Maestri veri.

Poi, quasi più nulla. Dalla metà degli anni Ottanta, la favola fasulla della “Milano da bere” ha nascosto, se non cancellato le rughe della città, e Milano è rimasta per più di trent’anni impigliata in un racconto unidimensionale: la moda, il design, i grattacieli, le eccellenze, i soldi. Solo luci, e delle ombre vietato parlare. Tutti ricchi, tutte modelle, tutti designers: la percezione di Milano nel resto del paese (considerato miseramente Italia, mentre qui siamo in Europa, ossignùr) è stata questa, per anni, per decenni. Innaffiata, e concimata, e ideologizzata, tanto che bastava dubitarne o storcere il naso (si ricordino i dubbi su Expo) per essere accusati di disfattismo, di pessimismo che fa male agli affari.

Intanto, quando piove, un paio di quartieri si allagano (problema trentennale, e anche più), i sanitari devono trasferire in tutta fretta malati Covid ad altre stanze, meno allagabili, e il lockdown, con la città spaventata e zitta, ha rivelato un esercito di schiavi, cottimisti pedalatori che le consegnano il cibo a domicilio, due euro e spiccioli a recapito. Essendoci in giro solo loro per due mesi, Milano ha potuto vedere i suoi lavoratori poveri, resi visibili dallo spegnersi dello scintillìo. I costruttori di leggende – sempre funzionali al mercato, ovvio – non hanno fatto un buon servizio a Milano, hanno semmai il torto di averla trasformata in macchietta. Ora serve un racconto più vero. Milano se lo merita.

10 commenti »

10 Commenti a “La “Capitale morale” ora merita un racconto diverso (e migliore)”

  1. Milano la città più europea dell’Italia si è crogiolata per anni in una beata e presuntuosa ignoranza fatta ohimè di illusione di essere la migliore. Una città con pregi, ma anche mille, troppi difetti tutti nodi che stanno venendo al pettine. Una città che ha vissuto su una rosea e incosciente finzione oggi difficilmente sostenibile. Questi mesi le avranno insegnato a buttare un occhio anche a chi lavora nell’ombra malpagato e maltrattato e a fare attenzione al serpenter a sonagli di corruzione e droga sempre pronto ad attaccare? Temo di no e mi spiace. Continueremo a coccolare insulsi quarantenni e dimenticare che per mesi i piccoli i ragazzini e gli adolescenti hanno forse saputo restare chiusi in casa meglio dei loro genitori

    da patrizia debicke   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 08:31

  2. Parole sante.Da quando poi è nelle mani della Lega, quell’assurdo arrivismo è peggiorato. La “Milano da bere” è finita, stop ! Dovrebbero prendere esempio dall’Emilia che, con le sue eccellenze, li supera da un bel pò.

    da Marco   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 13:36

  3. Le dico francamente,a noi torinesi Milano non ci risulta particolarmente simpatica,non generalizzo ovviamente,ma abbiamo più che una sensazione che voglia ingigantirsi economicamente,accentrando qualsiasi cosa sia conquistabile,diventando inarrestabile anche a livello di occupazione del territorio,basterà la Lombardia a contenerla..?

    La storia del salone del libro,finita a bocca asciutta per i meneghini,pare un po’ l’emblema della sua storia recente.
    Come ai cinesi consiglio ai milanesi e ai lombardi,di badare non solo a lavurà,alla ricchezza e dulcis in fundo a smantellare la sanità pubblica a favore di quella privata,formigoni permettendo…come tutti abbiamo potuto verificare nel dramma del covid-19.
    Sarebbe positivo prendere atto che i milanesi e per tutto il Paese,di stare molto più attenti alla qualità della vita magari con qualche soldino in meno in banca,ma appare come predicare nel deserto probabilmente.

    Una delle ultime battute del primo cittadino della sua città,non mi è parsa particolarmente felice,ovvero di ritenersi l’uomo giusto nel momento giusto,a casa mia ho sempre sentito dire,che chi si loda si imbroda,lasciamo ai posteri sentenziare sulle qualità o meno del suo lavoro, o nel dare consigli che ci deve essere un cambiamento dei Ministri nell’attuale Esecutivo,pensi ai suoi concittadini,di personaggi di un certo livello non se ne trovano diffusamente e ultimamente in questo Paese martoriato da scandali,corruzioni e criminalità organizzata.

    Buon lavoro Giuseppe Sala

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 16:07

  4. Io ci metterei pure Marcovaldo di Calvino, forse era Torino, forse Milano, ma la disillusione del boom c’era tutta, con un’originale ingenuità quasi fanciullesca, a differenza di Bianciardi.

    da sebastiano   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 16:15

  5. Ho l’impressione che tutto il Paese lavori per Milano, ma che Milano non se ne accorga.
    Quando il Ministro Giuseppe Provenzano sollevò la questione dicendo che «Intorno a Milano si è scavato un fossato: la sua centralità, importanza, modernità e la sua capacità di essere protagonista delle relazioni e interconnessioni internazionali non restituisce quasi niente all’Italia. È la sfida che dovremo provare a cogliere» venne quasi aggredito e fu indotto a chiarire, specificare, attenuare la critica.
    Quelle parole, che risalgono a poco prima dell’epidemia, dovrebbero essere rimeditate.

    da CIRO ESPOSITO   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 16:45

  6. Milano è un gran Milano. Nonostante tutto. Le sue “Fiere… dove meglio di Milano. Quelle HI-FI erano davvero superlative Tornavo a Bologna carico di sacchetti pieni di pubblicità delle novità audio e della relativa tecnica. La mia passione. Ora, data l’età mi sono limitato a Internet, ma vi assicuro che non c’è paragone nel confronto. I blocchi per il coronavirus della Lombardia e della contigua Piacenza mi hanno davvero sconcertato. Già un po’ si sapeva sulla sanità gettata praticamente a nostre spese in mano ai privati. Sanità per “eccellenze” si potrebbe dire… Abbiamo visto in proposito come per la povera gente, soprattutto anziana, i posti di cura esistenti non erano sufficienti. Sembrerebbe infatti che le autorità competenti di turno avessero individuato parcheggi di persone anziane contagiate presso le Residente Sanitarie Anziani (ricoveri: sic). Speriamo che ciò non corrisponda al vero, ed è per questo che contiamo sulla Magistratura. Faccia presto luce sui fatti che hanno determinato il massacro che in quelle strutture è avvenuto. Pensierino finale: E’ davvero importante per tutti ritrovare, se davvero esisteva, l’eccellenza della sanità lombarda, tanto vantata, ma misteriosamente svanita nella realtà degli avvenimenti della vita, troppo trascurati in passato dalle scarse vedute politiche.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 19:21

  7. Milano è sempre stata” na bruta bestia “tanto come Torino!

    da Elena   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 19:53

  8. Quello che si è messo a tacere con il nascere della nuova Milano scintillante, è la storia del “popolo” della città.
    Quartieri storicamente popolari si sono trasformati in paese dei balocchi per gli stranieri e per i più che benestanti.
    La’ dove c’erano edifici popolari sono stati demoliti per costruire grattacieli poliedrici, oggi di proprietà di nuovi ricchi stranieri …
    Oppure edifici (di ringhiera) completamente ristrutturati sempre venduti a fior di milioni, in zone che fanno molto bohémien.
    E locali, bar, paninoteche, pizzerie, birrerie, .mangia e bevi in fretta per spendere meno, alternati a negozi “esclusivi” “firmati” dove puoi trovare un paio di “scarp de tennis “ a 600/700 euro
    E il vero “popolo” milanese completamente espropriato e inviato nelle periferie..
    Non è un caso che chi Governa Milano deve farsi in quattro per garantire la sopravvivenza a singoli, famiglie intere , sempre più in povertà…“

    da Cecilia   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 20:34

  9. Perfetto. C’è un pezzo, nel libro nuovo che parla del quartiere Garibaldi, che è esattamente il tentativo riuscito di fare Milano senza il popolo milanese

    da Alessandro   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 20:37

  10. Quanta cattiveria campanilistica!

    da Liliana   - mercoledì, 20 maggio 2020 alle 21:41

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