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Quale lavoro. Prepariamoci al cottimo, all’erosione dei diritti e ai licenziamenti

PIOVONOPIETRETra una settimana esatta, alla mezzanotte del 30 giugno, la dichiarazione di guerra (un’altra!) contro i lavoratori sarà consegnata nelle mani dei gruppi industriali italiani. Si tratta delle fine del blocco dei licenziamenti, che produrrà moltissimi nuovi poveri, privati del diritto fondamentale di cui parla l’articolo 1 della Costituzione. Le stime più ottimistiche (!) dicono di centinaia di migliaia di nuovi disoccupati – sono 56 mila soltanto quelli delle aziende che siedono ai 99 tavoli di crisi aperti al ministero – che salteranno come tappi il primo luglio. La vulgata confindustriale (appoggiata da tutta la destra, da Forza Italia a Italia Viva) è che bisogna licenziare per ripartire e assumere di nuovo, che è come dire che per bere un bicchier d’acqua è giusto prima morire di sete.

La realtà è molto più semplice: l’obiettivo è quello di ridisegnare le dinamiche del lavoro salariato in modo da espellere chi ha ancora vecchi diritti e vecchie garanzie e di assumere (semmai) con diritti e garanzie minori. In sostanza, una grande ristrutturazione del Lavoro a beneficio dei profitti. Traduco: chi lavora sarà più povero e meno protetto; chi fa profitti sarà più ricco e più tutelato. La riforma degli ammortizzatori sociali, tanto sbandierata, è una faccenda di chiacchiere stantie, il salario minimo è scomparso dai radar, e vagano nell’aria tante belle dichiarazioni d’intenti e progetti luminosi che finiranno, al solito, come lacrime nella pioggia.

Nel frattempo, un’indagine dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (2020) certifica che il 72 per cento delle aziende che operano nel settore della logistica presentano irregolarità. Delle famose cooperative che fanno da serbatoio di braccia (quelle che “somminstrano” il lavoro, tipo supposta, insomma), il 78 per cento è fuori legge. Settantotto per cento (lo ridico), cioè quasi otto su dieci. Domanda: quale cazzo di Stato arriva a permettere un’illegalità sul mercato del lavoro che raggiunge in certi segmenti (lo ridico) il settantotto per cento?

Il 5 può essere fisiologico, il 10 una disgrazia, il 15 un segnale inequivocabile che qualcosa non funziona. Ma per arrivare al 78 per cento significa che non stiamo parlando di un incidente o di un’anomalia, ma di una precisa volontà politica, granitica, coesa, un’intesa larghissima per cui negli ultimi vent’anni e pure di più, la guerra al mondo del lavoro è stata costante, precisa, agguerrita. In una parola: un’ideologia.

La trappola dialettica che “bisogna difendere il lavoro e non i lavoratori”, sbandierata spesso da chi freme dalla voglia di licenziare, significa alla fine che ciò che producevano in due lo produrrà uno solo, e l’altro cazzi suoi. Si riproporrà, insomma, su larga scala il cottimo e l’erosione dei diritti che vediamo oggi sui piazzali e sui camioncini della logistica.

Per vent’anni, ogni legge sul lavoro si è sovrapposta ad altre leggi sul lavoro, e poi deroghe, regali, decontribuzioni, incentivi, centinaia di contratti diversi, sempre, ad ogni passaggio, con un cedimento di posizione dei lavoratori.

Risultato: secondo la conferenza dei sindacati europei su dati Eurostat, oggi in Italia, il 12,2 della popolazione lavorativa è considerata “povera”, cioè pur lavorando resta sotto la soglia di povertà.

C’è poco da scomodare categorie storiche e apparati filosofici, la realtà è più forte delle chiacchiere: questo sistema di organizzare il lavoro in una grande democrazia che lo sbandiera come primo diritto non funziona e diventerà presto intollerabile.

7 commenti »

7 Commenti a “Quale lavoro. Prepariamoci al cottimo, all’erosione dei diritti e ai licenziamenti”

  1. Condivido in pieno l’analisi, che dire? Che il ritorno di squadracce e di ammazzati durante i piccheti sia un segnale per impaurire? Credo occorra un grido forte di rivolta, ma non vedo urlatori! Purtoppo.

    da Marco Ferrari   - mercoledì, 23 giugno 2021 alle 09:50

  2. Come sempre, Robecchi perfetto!
    Vorrei solamente aggiungere parte della lunga lista dei “nuovi lavori” che da tempo si sono consolidati per raggiungere l’obiettivo di ristrutturazione del mondo del lavoro….
    I lavoratori/trici del settore agricolo…
    Le false cooperative, non solo nella logistica ma anche nel settore sanitario/sociale , per passare a gestioni più economiche quello che era attività pubblica dello stato, con personale sottopagato rispetto anche a livelli professionali alti ,o lavoratori con attività di alta responsabilità o in alternativa lavoratori senza preparazione specifica e con contratti (dove ci sono) con diritti minimi.

    da Cecilia Tanara   - mercoledì, 23 giugno 2021 alle 10:47

  3. Perfetto come sempre, insieme a Tomaso Montanari l’unico intellettuale che non ha bisogno di fare il corifeo delle oligarchie.

    da Marco V   - mercoledì, 23 giugno 2021 alle 11:17

  4. Grazie di cuore per la tua lucidissima riflessione e un caro saluto.
    Giuliano Ciampolini, ex operaio tessile pratese e iscritto alla CGIL dal 1970.

    Ogni volta che c’è un morto sul lavoro, o che un sindacalista viene ucciso nel corso di una lotta per chiedere i DIRITTI, si sentono e si leggono le stesse frasi: “MAI PIÙ”, “NON SI PUÒ MORIRE COSÌ”, “I RESPONSABILI DEVONO PAGARE”. Quasi nessuno parla della responsabilità principale:
    https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4825208730839529&id=100000513494748

    da Giuliano Ciampolini   - mercoledì, 23 giugno 2021 alle 12:00

  5. L’ideologia neoliberista e quella della falsa moralità cattolica hanno reso possibile tutto quello che hai detto. Altro che 20 anni. Dall’inizio dell’era industriale il capitalismo terriero (in mano alle famiglie dei vescovi-conti cattolici e cristiani) trasformato gradualmente in manufatturiero, ha continuato a mantenere gli schiavi, chiamati successivamente “servi della gleba” e proletari, nelle stesse condizioni. Insieme poi al fascismo e all’ideologia del “dio onnipotente” che ricompenserà nel “giudizio universale” “i buoni”, ovvero quelli che non mettono in discussione le sempre più ampie ingiustizie dei poteri forti, compreso quello della multinazionale chiesa cattolica, ci hanno ridotto come siamo oggi, senza alcuna speranza di cambiamento, aldilà delle false illusioni propagandate dal papa che venuto dall’altra parte del mondo, inteso come pianeta terra.

    da gianluca albertini   - mercoledì, 23 giugno 2021 alle 14:20

  6. E il pd che fa? Coloro che dovrebbero tutelare i lavoratori tramite la politica,in buona parte è intrisa al suo interno di renziani,quelli che hanno eliminato l’articolo 18,licenziamento per giusta causa,gli altri si adeguano e si nascondono dietro a un dito…
    Pure gli elettori stiano molto attenti,buona parte di essi si stanno facendo affascinare dalla dx,non rendendosi conto che questi al di là dei proclami e delle strillate,da sempre fanno gli interessi dei padroni e vorrebbero pure togliere il reddito di cittadinanza.
    Avremo un’estate e un autunno caldo,se si perde il lavoro specie a una certa età e non solo, si è fottuti e andranno nella disperazione,bye,bye pace sociale!
    Mi auguro che tutti i lavoratori,giovani e meno giovani si sveglino dal torpore e manifestino pacificamente ma in modo risoluto,non si può continuare nel trend di lavorare duramente solo per sopravvivere,ovviamente nelle più rosee delle previsioni.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 23 giugno 2021 alle 17:53

  7. Rileggo questo suo sacro e santo articolo, nel mentre emerge la tragedia della Grafica Veneta: avremmo dovuto immaginarla, essendo tanto amica di Zaia. Grazie, grazie sempre, Lei ci dà speranza e voglia di continuare a opporci allo stato di cose presenti.

    da Cristina Stevanoni   - domenica, 1 agosto 2021 alle 05:57

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