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Il popolo-colesterolo, quello buono vota bene, quello cattivo è zozzone

Fatto290616Insomma, ecco qui: abbiamo un problemino col popolo. A giudicare dai solenni scritti sul referendum britannico sembrerebbe una gran rottura di palle, e le analisi si concentrano sulla particolare composizione dell’elettorato inglese: da una parte i colti, benestanti, saggi, europei con casa in centro, libri e afflato democratico, e giovani; dall’altra buzzurri, contadini, anziani scontenti, razzisti, xenofobi e tutti quelli che fanno la doccia solo al giovedì. Non è facile trovare le parole per questo, ma si può sempre provare: quello buono è il popolo, e gli altri sono i populisti.

Ora, questa faccenda dei populisti sembra sistemare ogni cosa: tamponi sull’autostrada? Colpa dei populisti. Non ti viene il soufflé? Populismo!

E’ una nuova accezione della parola popolo che pare accettata a sinistra: come il colesterolo, c’è quello buono (progressista, che legge i giornali e vota come si deve) e quello cattivo (zozzoni). Un dibattito che non è solo inglese, basti pensare che la parola popolo qui si pronuncia “periferie”, cioè quelle che bellamente nelle recenti elezioni se ne sono andate facendo ciaone al Pd. Dopodiché, giù analisi sulle periferie che “le abbiamo abbandonate”, che “ora sono la priorità”, eccetera eccetera.

Il berlusconismo buonanima aveva risolto il problema privilegiando la “gente” a discapito del “popolo”, ma poi non aveva resistito al suo speciale populismo e si era battezzato Popolo delle libertà, un testacoda notevolissimo. Testacoda anche inglese, perché a chiamare il popolo a votare era stato quel Cameron (uno che ha studiato a Eton e Oxford, uno per cui il popolo è quello che ti sella il cavallo nella tenuta di campagna) che sperava nel plebiscito, e poi è passato da “dinamico leader” a “coglione conclamato”.

Eravamo abituati a pensare alla Gran Bretagna come a un posto decisamente fighetto, compostamente in coda alla Tate Gallery, e ormai quando qualcuno ci faceva vedere la vera Inghilterra (tipo Ken Loach) si mormorava: uh, che palle, ancora con questi poveri! E come sono brutti! Perché non si comprano qualcosa in Oxford Street?

Ma resta il problema: ammesso e non concesso che il 52 per cento dei britannici sia incolto, burino, razzista, ignorante, stupido ed egoista, quale democrazia matura mantiene più della metà del suo popolo in condizione di incultura, burinaggine, razzismo, ignoranza stupidità ed egoismo? E’ una specie di equazione della democrazia: se i poveri sono ignoranti bisognerà lavorare per avere meno poveri e meno ignoranti. Questo significa welfare e riduzione delle diseguaglianze, mentre invece da decenni – in tutta Europa e pure qui da noi – si è ridotto il welfare e si è aumentata la diseguaglianza. La sinistra dovrebbe portare il popolo alla Tate Gallery, non sputargli in un occhio dicendo che è diventato razzista. Eppure.

Che il popolo sia una gran rottura di coglioni è peraltro noto da sempre, chiedere a Luigi XVI, agli zar, ai tedeschi in ritirata sulla linea gotica. E in più ha una sua specifica tigna: o gli tocca qualche quota nella distribuzione della ricchezza e del benessere, oppure si incazza con modalità impreviste, anche deplorevoli. Ora va di moda dire che il popolo inglese ha seguito l’impresentabile Farage, che però vanta meno di un quarto dei consensi raccolti dalla Brexit. Così come qui prevale la moda di dire che il popolo poi sceglie Salvini, mentre Salvini conta, per fortuna, meno del due di picche. Insomma, abbiamo un problemino col popolo brutto, sporco e cattivo. Un tempo, quando si leggeva Marx (uh, che noia!) si sarebbe detto che siamo alle prese con una questione di classe. Oggi che tutto è più moderno e veloce, si sistema la questione archiviando il popolo come nemico, incolto, malvestito e un po’ ignorante. E’ più facile, è più smart, ma un po’ rischioso.

14 commenti »

14 Commenti a “Il popolo-colesterolo, quello buono vota bene, quello cattivo è zozzone”

  1. Bravissimo Alessandro, senza abbandonare la satira e il tuo stile hai messo sul tavolo una questione che quasi tutti anche a sinistra stanno schivando.
    Chi puntella e preserva il proprio edificio identitario etichettando gli altri e voltando la testa sta accantonando la propria dose di schiaffoni epocali.
    La storia non é politically correct.

    da Tony Lancia   - mercoledì, 29 giugno 2016 alle 09:22

  2. Fino a questo punto,di rinnegare il popolo,essenza costituzionale della democrazia,in Italia nessuno c’era arrivato!Ed e’strabiliante leggere i nomi di editorialisti,giornalisti e politici che hanno filosofeggiato questo concetto di “voto a perdere”perche’appartenente a poco abbienti,periferici o,e questo e’il non plus ultra a”ultrasessantacinquenni’..la cui esperienza di vita(un tempo preziosa,diventa ciarpame che ostacola il volo dei venticinquenni(che se ne impipano e vanno a votare inminima parte!)Il concetto:”Non i PRIMi 18 senza voto,ma gli ULTIMI(quindi anche preveggenti…) da una battuta di Luca Dini,la Melandri lo rewitta con simpatia,facendoci capire la profondita’del sentire democratico di certa sinistra.E parla di una esclusione dei sessantacinquenni il consulente editoriale Rai(a 200.000.00 € ) Massimo Coppola.Cosi’e

    da Rosella Di Paola   - mercoledì, 29 giugno 2016 alle 09:41

  3. Certo, non è il nostro dorato 77° posto, ma anche la Gran Bretagna, che è al 38°, non è che goda poi di un elevato grado di libertà di stampa….E così come per la purezza, in queste condizioni, c’è sempre qualcuno più demagogo…..

    da Eparrei   - mercoledì, 29 giugno 2016 alle 11:32

  4. In questa epoca di democrazia tra il bancario e il finanziario,con scappellamento tedesco incorporato,decidere democraticamente di uscire dalla comunità europea diventata un incubo,si passa per le peggior umanità possibile.

    Ebbene,datemi del retrogrado,puzzone,populista da quattro soldi,ma se fosse possibile in questo paese un referendum del genere,sarei anch’io per il leave tutta la vita.

    Non era questa l’Europa che mi aspettavo,nella quale chi più,chi meno si trova più povero,precario,e con un avvenire da film horror,no grazie tenetevi sta zozzeria in carta patinata o in Hd!

    L’abbinamento di questa comunità europea in aggiunta alla globalizzazione,è stata la miglior condizione nel distruggere i diritti dei lavoratori strappati al potere tramite le decennali lotte sindacali,e nel farci tornare al XIX secolo.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 29 giugno 2016 alle 11:54

  5. Cerco di immaginarmi Renzi ed i suoi giovani rampanti umilmente in fila ordinata alla Tate Gallery … Difficile …Li vedo invece benissimo puntare spassosissimamente su Stamford Bridge a vedere il Chelsea …

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 29 giugno 2016 alle 12:06

  6. due appunti a margine:
    – il berlusconismo non è affatto finito, né nelle policies, né negli elettori che rimangono antropologicamente tali;
    – ma una volta il “popppolo” lo leggeva Marx? dubito.

    da HB   - mercoledì, 29 giugno 2016 alle 17:13

  7. io questa storia degli elettori che se votano male sono brutti, sporchi, cattivi, ignoranti, zotici e quelli che votano bene sono evoluti e produttivi ececc. l’ho già sentita molte volte.
    Dai Leghisti, ogni volta che perdono le elezioni generali è colpa dei terroni e degli statali fancazzisti, mentre la parte produttiva del paese (la Panzania) vota Lega.
    Giusto per ricordare chi usa stereotipi razzisti tra brexiter e illuminati e globalisti filo-UE

    da giovanni   - mercoledì, 29 giugno 2016 alle 21:54

  8. Grande Alessandro. Ironico e graffiante come sempre, ma tra i pochi a usare il cervello con ordine.

    da Giuseppe   - giovedì, 30 giugno 2016 alle 05:30

  9. P.s. Non si può dire che il terzo sia il migliore, facendo parte di un unicum…..

    da Eparrei   - giovedì, 30 giugno 2016 alle 07:50

  10. Pare brutto dire in questa sede che chi legge gli articoli di AR legge il migliore (di gran lunga)scrittore e romanziere italiano attualmente in circolazione?

    da mauro cuman   - giovedì, 30 giugno 2016 alle 17:39

  11. Condivido ogni parola dell’articolo; mi capita spesso leggendoti. (Mi permetto di darti del tu perche’ ti considero un “compagno di strada”). Tra l’altro ne approfitto per manifestarti il mio apprezzamento in merito ai 3 romanzi con protagonista Carlo Monterossi.
    Sono un lettore del “fatto” ed è bello poter leggere articoli come questo, così come quello di Sivia Truzzi di qualche giorno fa’, o ancora gli interventi di Ugo Mattei. Purtroppo sono un po’ in imbarazzo e mi trovo in difficoltà a constatare invece la posizione del vicedirettore del quotidiano, praticamente uguale a quella di Monti. Perché?
    Ti saluto con stima. Grazie per alleggerire ogni tanto i nostri cuori.

    da Alessandro Regazzetti   - giovedì, 30 giugno 2016 alle 17:52

  12. Io invece devo aver fatto indigestione di intelligenza satirica, perché non ho più voglia di ridere di queste cose. Sogno una cittadinanza attiva che vota di testa e non di pancia. Che si informa bene, e se proprio deve farlo con Google lo fa prima e non dopo aver votato. Che non si beve le panzane. Che non ammazza una giovane deputata laburista sulla base di fotografie di migranti prese al confine con la Serbia (consiglio di leggere il bellissimo intervento di Jonathan Coe alla Milanesiana, pubblicato online dal Corriere della sera). Che non lascia ai seggi centinaia di biglietti anonimi (riportato dalla bbc) che dicono “parassiti polacchi adesso ve ne tornate a casa”. Che se il suo governo smantella il welfare e la sua finanza mette in ginocchio tutta Europa non dà la colpa solo alla Germania, perché altrimenti si ritorna alle guerre del secolo scorso. Il populismo di destra e di sinistra è cresciuto in Europa negli ultimi tempi. Offre soluzioni semplicistiche, sbagliate e dannose a problemi veri. E molti ci credono, e non sono tutti ignoranti.

    da roberta scafi   - giovedì, 30 giugno 2016 alle 21:07

  13. Cara Roberta, d’accordo su (quasi) tutto… Però in politica i vuoti si riempiono, e se i populismi crescono è perché si è lasciato un vuoto in molte caselle, prima di tutto in quelle delle politiche sociali. Una sinistra seria si divrebbe opporre ai tagli del welfare, alla riduzione del diritto allo studio, al darwinismo sociale… Poi, quando il “popolo” si incazza non è per noente gentile, anzi… Se confronti l’indice Gini che misura le diseguaglianze e la curva dei successi populisti vedi che… Non ne voglio fare un’equazione, ovvio. Ma è un fatto che la questione “di classe” va tirata fuori di nuovo, e in fretta, se no tra dieci minuti siamo a Weimar, io ho figli e preferirei evitarlo …
    Ps. Posso dire a mia difesa che il pezzo non era quasi per niente satirico

    da Alessandro   - giovedì, 30 giugno 2016 alle 21:16

  14. Il populismo di destra e di sinistra cresce … Vero! Per fortuna ci sono i vari Obama, Merkel, Renzi, Hollande, Cameron Rajoi e magari anche Tsipras a farci sognare …

    da Marco da Zurigo   - venerdì, 1 luglio 2016 alle 12:59

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