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sab
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apr 17

La foto di un bacio mai dato incastra l’esperta d’arte

Ho scritto questa recensione per Tutto Libri de La Stampa

TuttoLibriBurkeRegola numero uno: se “è troppo bello per essere vero” meglio non fidarsi. Quando le capita l’occasione della vita, Alice Humphrey se lo ripete più e più volte, ma niente da fare, non funziona. Lei, esperta d’arte, disoccupata e testarda nel non voler godere dei privilegi famigliari e dell’aiuto del padre regista ricco e famoso, si vede offrire da uno sconosciuto la direzione di una galleria d’arte. Roba off-off, New York, caffè nei bicchieri di carta, metropolitana sferragliante, artisti maledetti, foto d’autore ma zozze forte, e tutto il campionario. Più i poliziotti e più – fin qui tutto bene – il morto stecchito. Che sarebbe poi il tizio mistero & fascino che le ha offerto l’affare della galleria.
Il fascino finisce lì, morto ammazzato, ma il mistero continua, perché due sbirri della omicidi le mostrano una foto: lei che bacia il morto quand’era ancora vivo. Tutto chiaro e limpido, solo che lei il tizio non l’ha mai baciato, e che da lì comincia una sarabanda di prove a suo carico, indizi, piste, incastri, coincidenze e tracce, per cui Alice sembra la donna più colpevole del mondo, e l’ingiustizia faccia il suo corso.
Comincia così – e continua pure peggio per la povera Alice – Una perfetta sconosciuta (Piemme) il nuovo thriller di Alafair Burke, stella americana del genere, una per cui si spella le mani, tra gli altri, Michael Connelly, come se non bastasse il suo lavoro di docente di diritto penale, la carriera di pubblico ministero e l’essere figlia di un altro giallista di rango, James Lee Burke. Carte in regola, insomma. L’autrice. Perché la sua protagonista, invece, pare un discreto disastro: un fratello mezzo tossico, un fidanzato sì-ma-anche-no, una famiglia con tanti segreti, e ora pure un’accusa di omicidio. Bingo. Se non vi basta, fa da contrappunto alla vicenda centrale il dramma di una ragazzina scomparsa.
L’ultimo lavoro della Burke (che era andata benone con il precedente La ragazza del parco) è Burkedunque un paziente e sapiente ricomporre tasselli, cercare tessere del puzzle, accatastare stati d’animo e docce fredde, perché ogni volta che Alice vede uno spiraglio di speranza, ecco un altro indizio che la inchioda. Ci vorrà una specie di angelo custode, agente dell’Fbi ma in rotta con il Bureau, per guidarla fuori dal labirinto, e per una che di mestiere ha fatto il pubblico ministero è un bel contrappasso scrivere una storia dove il buono gioca fuori dagli schemi mentre la polizia indaga con il paraocchi.
La scrittura è scorrevole e piana, buona per il noir mainstream americano, e non manca qualche guizzo, anche se, ovvio, è la trama che comanda. Come in cerchi concentrici sempre più stretti, Alice si trova a indagare su vecchi segreti, più vicini a lei di quanto vorrebbe.
Catalogato come “giallo psicologico” (categoria invero un po’ bislacca), Una perfetta sconosciuta propone alcune riflessioni sulle pieghe nascoste nel privato di ogni famiglia (meglio se ricca e famosa), ma soprattutto conferma una vecchia massima di Henry Kissinger: “Essere paranoici non esclude che qualcuno ce l’abbia con te”. Perché siamo abituati a delinquenti e farabutti che cambiano la loro identità, ma non a quelli che cambiano la tua (un altro nome, un’altra vita, persino una pagina Facebook con tutte le tue foto…), e ti costruiscono intorno una ragnatela perfetta. La Burke compie dunque con maestria un doppio lavoro: costruisce la gabbia che imprigiona la sua eroina e al tempo stesso si ingegna per smontarla, operazione certosina che non manca di virtuosismi. Compresa la figura (pare obbligatoria, oggi in America) del predicatore invasato timorato di Dio con la chiesetta fai-da-te che si scaglia contro il degrado dei costumi. Alla fine, Alice, scoprirà il valore della regola numero uno, “troppo bello per essere vero”, ma anche della numero due: “Non cercare lontano”, perché il bene pare sempre irraggiungibile, ma il male ti sta spesso vicino, a volte vicinissimo.

1 commento »

Un Commento a “La foto di un bacio mai dato incastra l’esperta d’arte”

  1. A proposito do citazioni sulla paranoia, lei per caso ricorda quella di Vazquez Montalban? Credo sia:”non c’è cosa peggiore per un paranoico che scoprire che la sua paranoia è vera. Ricordo bene?

    da Eparrei   - sabato, 1 aprile 2017 alle 10:57

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