Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
mer
26
gen 22

L’extraparlamentare. Il paese lontano dalla farsesca trattativa Stato-Draghi

PIOVONOPIETRESiamo appena al secondo giorno della trattativa Stato-Draghi e sono già spossato. Cioè, confesso: sarei spossato se seguissi la questione, se mi appassionassi alle varianti, alle trattative, alle ipotesi, al cabaret di basso livello dell’aula, alle battutine dei commentatori, alle dietrologie, all’eco delle parole in libertà, ai verbi tenuti al guinzaglio lasco dei condizionali. Tizio avrebbe visto Caio e forse, chissà, risposto alla telefonata di Sempronio, che avrebbe fatto il nome di Gino, gradito a Ciccio, ma fortemente inviso a Lino perché sbarrerebbe la strada del prossimo governo a Pino, che ci terrebbe tanto. Se state guardando gli speciali televisivi di questi giorni, consiglio di mettere lo schermo accanto a una finestra, e ogni tanto guardare fuori, perché la distanza tra quel che avviene attorno ai catafalchi della democrazia (mai nome fu più adatto) e il mondo reale, appare incolmabile, siderale.

Sono pronto a correre il rischio dell’insulto, perché se ti ribelli (parola grossa), o se ti mostri indifferente (ecco, più credibile) al balletto, ti becchi di solito la patente di “populista”, che è ormai l’ingiuria corrente buttata lì da chi sostiene il teatrino, o ne fa parte attiva. E riconosco che il giochetto è abbastanza facile: di qua un manipolo di strateghi da bar che muove le pedine su una scacchiera tra Governo e Quirinale, e dall’altra un Paese stanco, stufo, nervoso, incazzato come un cobra che non sa né dove né come riversare la sua rabbia. Potrei essere più preciso: da una parte i sedicenti influencer o kingmaker che sussurrano cretinate ad ogni passo (Psst! Frattini! Psst! Casellati! Psst, vedrai che vince Casini. Psst, alla fine sarà Draghi); e dall’altra un popolo (ossignùr, che parola démodé) dove un lavoratore su quattro sputa l’anima per arrivare alla fine del mese, i salari scendono anziché salire, i diritti scolorano, i ragazzini muoiono in cantiere proprio come i lavoratori veri, e i loro amici che protestano vengono manganellati, forse dalle stesse forze dell’ordine che scortavano i fascisti ad assaltare la Cgil.

Di tutto questo, del Paese reale, del suo sangue, delle sue paure, dei salti mortali e dei calcoli al centesimo davanti agli scaffali dei supermercati, non c’è nessuna, nessunissima traccia nello spettacolo indecoroso di questi giorni. Anche le parole sono lontane, lontanissime. Da “Bisogna difendere la ripresa” (eh?) a “Non possiamo permetterci di perdere Draghi” (eh?), e giù per li rami: cose che possono sembrare assurde, e sono invece semplicemente offensive.

Poi – dopo – tutti con le mani nei capelli, oh signora mia, dove andremo a finire, perché l’affluenza alle urne cala, l’astensione si impenna, la gente se ne sbatte e tenta di vivere nonostante. Il rischio – ormai conclamato – è che si dia la colpa alla politica, così, genericamente, mentre è “quella” politica che produce danni, lutti e fantasmi. E forse bisogna ricominciare a pensare che la politica si può fare senza quelli lì, senza burattini, senza pupi e pupari, senza uomini della provvidenza che “non possiamo permetterci di perdere”. Possiamo benissimo, invece, perché forse osservando un Parlamento dove sovranisti ottusi, sedicenti “di sinistra” e liberisti assistiti dallo Stato sostengono lo stesso governo, la parola “extraparlamentare” non è più così peregrina. Ricominciare a pensare che si può fare politica con le nostre vite, il nostro impegno, i nostri bisogni, fuori di lì, mi sembra, al momento, l’unica (flebile, d’accordo) speranza.

7 commenti »

7 Commenti a “L’extraparlamentare. Il paese lontano dalla farsesca trattativa Stato-Draghi”

  1. Penso che la stragrande maggioranza di tutti noi ne abbia gli zebedei pieni su questo teatrino di bassissimo livello,frutto di una completa cecità del Paese reale ed essendo in stallo mancando una maggioranza chiara e definita.
    Ma non gliene frega nulla,sono preoccupati ad acquisire i requisiti pensionistici dati dal compimento della legislatura ed essendo consci che alle prossime elezioni la metà di loro dovrà trovarsi altro da fare.
    Basterebbe poco nel riuscire a trovare una figura di profilo costituzionalista,fuori dai giochi politici nel garantire la figura presidenziale senza farsi influenzare dalle parti.
    Intravedo al contrario che senza alcun accordo verrà eletto l’ex Presidente della Bce, inseriranno un portavoce al governo e sarà conclamata una Repubblica pseudo monarchica con il potere economico-finanziario trionfante.
    Del resto gli enormi fondi che riceveremo con il Pnrr,insieme all’enorme debito pubblico accumulato nei decenni,fanno si che le garanzie arriveranno automaticamente.

    Tanto anche con il 40-50% degli elettori che vorranno ancora votare,lor signori andranno avanti ugualmente,toccherà prendere atto se la metà del Paese riuscirà ad organizzarsi in modo alternativo,ma non sarà facile,chiunque si presenti sarà lordato mediaticamente per allontanare la minaccia.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 26 gennaio 2022 alle 10:25

  2. Candidati Alessandro! Ti voto! E prometto campagna attiva!

    da enrico   - mercoledì, 26 gennaio 2022 alle 12:16

  3. Il nonno delle istituzioni,come si è definito Draghi, che fa’ la sua campagna elettorale per diventare presidente…Non ho parole .A me sembra una cosa vergognosa ,oltre alle cose che dice Alessandro

    da Vitaliano   - mercoledì, 26 gennaio 2022 alle 15:13

  4. D’accordo. Al cento per cento.

    da Dedalus   - mercoledì, 26 gennaio 2022 alle 17:09

  5. più di 40 anni fa, bella e giovane (mi vanto da sola), mi occupavo con i radicali di marco, di una campagna per non pagare il canone rai, perché la tv di stato informava male e come voleva! non è cambiato niente, ovviamente, ma quando mi sono sposata 32 anni fa, mio marito ed io abbiamo scelto di non possedere la grande fabbrica della merda. hai articolato molto bene il tuo articolo e ti ringrazio. io sono più ungarettiana: niente tv. c’è una vita da vivere e da leggere. mi manca tanto pannella❤️

    da anna ruggiero   - venerdì, 28 gennaio 2022 alle 19:31

  6. mi si passi la svista dell’articolato articolo

    da anna ruggiero   - venerdì, 28 gennaio 2022 alle 20:12

  7. la puzza è molto forte. mi vien da vomitare. abbiamo un presidente della repubblica ma non un garante della costituzione.

    da anna ruggiero   - sabato, 29 gennaio 2022 alle 21:03

Lascia un commento