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mar 17

Tortura, ce lo chiede l’Europa ma questa volta non vale

0000fatto150317“Ce lo chiede l’Europa” è stato per anni una specie di ritornello da canzonetta pop, un mantra buono per giustificare ogni cosa, un acceleratore di particelle, leggi, leggine, regolamenti, commi, riforme. Come in quegli stati americani dove la gente mette sul paraurti l’adesivo con scritto “Ha detto Gesù che devi tenere la distanza di sicurezza”, così in Italia la decalcomania “Ce lo chiede l’Europa” è stata appiccicata ovunque, da ogni governo. A volte anche allargando le braccia, facendo la faccia contrita, dicendo tra le righe: “Che volete, io non lo farei, ma ce lo chiede l’Europa…”. Anche la famosa riforma delle unioni civili, sbandierata dal renzismo come una specie di rivoluzione civile (in ritardo di anni, come se avessimo scoperto nel 2016 che la terra è rotonda o che il vapore può muovere le macchine) è arrivata da lì: la famosa Europa, dopo anni di sollecitazioni e bacchettate e strilli e urli, cominciava a incazzarsi davvero.

Ora – la notizia è dell’altro ieri – succede che per l’ennesima volta l’Europa ci chiede, anzi, ci sollecita vivamente, siamo all’anticamera dello schiaffone, di fare una legge. Questa volta non c’entrano soldi, spread, pensioni, bilanci: quel che si chiede, banalmente, a cinquecento anni da Torquemada e a settanta da via Tasso (e a sedici da Bolzaneto), è di fare una legge sulla tortura. Matteo Renzi l’aveva pure detto con il ditino alzato in uno dei suoi tweet ieratico-programmatici: “Quello che dovremo dire lo diremo in Parlamento con il reato di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta un paese!” (8 aprile 2015). Urca che paura. Intanto nessuna legge sulla tortura è arrivata in Parlamento. Chiacchiere e distintivo.

Soprattutto distintivo, viene da dire, perché a fermare un Ddl sulla tortura (una cosetta che ci metterebbe in regola con l’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani) è sostanzialmente una scuola di pensiero di grandi pensatori (tra gli altri, Giovanardi, Gasparri, Salvini), cui si aggiunse a un certo punto l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Evitiamo messaggi fuorvianti nei confronti delle forze dell’ordine”. Insomma: c’è il terrorismo, non è il caso di turbare gli animi delle forze dell’ordine. Come dire che se arresti un serial killer che fa il postino getti nello sconcerto tutti i postelegrafonici.

Non è ovviamente la prima volta che l’Europa ci sollecita. Il G8 di Genova si porta appresso decine di processi e ricorsi alle corti europee ed ogni volta che si accertano i fatti parte lo schiaffone per chiederci di fare una legge sulla tortura. Un famoso Ddl gira da anni tra commissioni e tavoli dei vari leader, compare e scompare, va e viene, poi sparisce di nuovo appena si parla di calendarizzarlo in Parlamento. Il dinamico tipino che doveva fare una riforma al mese, poi tre in un anno, poi due in due anni, poi i cento giorni, ah, no, i mille che è più comodo, ecco, quella riforma lì non l’ha saputa o voluta fare. Intanto abbiamo visto le piaghe più evidenti di un dolore di altri, i Cucchi, gli Uva, gli Aldrovandi, facendole un po’ nostre, partecipando di una sacrosanta richiesta civile: non si picchia la gente, tantomeno i prigionieri, e non li si ammazza di botte. Un principio etico basilare. Niente. Per una volta, anche se ce lo chiede l’Europa, tutti fermi. Quelli che ogni giorno ci mettono in guardia dal disamore per la politica, dal disincanto colpevole, dal babau del “se no vince il populismo”, dovrebbero un po’ riflettere su questo fatterello: noi, #Italiariparte, #Italiacolsegnopiù, #ItaliaGrandePotenzaCulturale, non abbiamo una legge che impedisca e punisca “la tortura, e i maltrattamenti inumani e degradanti”, eppure casi di tortura e maltrattamenti inumani e degradanti – nelle cronache – ne abbiamo un bel po’, il campionario allargato, la collezione completa.

4 commenti »

4 Commenti a “Tortura, ce lo chiede l’Europa ma questa volta non vale”

  1. Sono velocissimi a legiferare dove fa comodo,ad esempio la previdenza portata in linea con il resto del continente,dove invece esistono tabù di natura religiosa o post fascista,fanno orecchie da mercante.

    Più che uno strano paese,siamo costantemente accartocciati alle personalissime volontà dei vari potentati sparsi qua e là.

    Sul nel resuscitato del Lingotto,che dire,fino a quando avrà consenso ce lo dobbiamo “succhiare”tutti quanti,volenti o nolenti,in senso figurato s’intende ci mancherebbe.

    Pensavate voi che dopo il 4 dicembre,lui e la madonnina facessero altro nella vita,marameo!

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 15 marzo 2017 alle 10:05

  2. Fosse l’unica, caro Alessandro…
    E di ieri l’altro la figuraccia dei 20 spaesati parlamentari alla Camera per la discussione sul Testamento biologico (a proposito: ma dov’erano quei 150 che dovevano “aprire Montecitorio come una scatoletta di tonno”? Noto che la settimana “cortissima” è diventata anche per loro prassi consolidata se pure vergognosa, offensiva verso tutti i lavoratori italiani).

    Per non parlare della legalizzazione delle droghe leggere: nell’attesa il povero Della Vedova nel frattempo probabilmente è caduto nel tunnel della dipendenza da ben altre sostanze.

    Non c’è niente da fare: già solitamente i tempi sono lunghetti per legiferare (sempre che non si tratti di prolungare quelli per mandare in pensione i lavoratori: lì sono velocissimi!); se poi i temi sono di natura etico/morale manco Matusalemme camperebbe abbastanza da vederne l’emanazione… ;-C

    W l’Italia.

    da degiom   - mercoledì, 15 marzo 2017 alle 12:47

  3. Aggiungo solo una cosa: che anche l’ Europa è colpevole. Quando si è trattato di affossare la Grecia che stava cercando di sottrarsi agli artigli degli usurai, si sono schierati tutti compatti, mentre quando in Ungheria si è insediato un fascista, con tutto quel che ne è seguito e sta seguendo ancora, o quando è successo lo stesso in Polonia, e così via, nessuno ha mosso un dito. Non esistono meccanismi vincolanti che prevedano che gli stati debbano applicare le convenzioni internazionali sui diritti umani e che li sanzioni se non lo fanno. Questa è l’ Europa del denaro. Io non mi ci riconosco.

    da Irene   - mercoledì, 15 marzo 2017 alle 16:15

  4. Sbaglierò ottusamente, ma riesco immaginare la prima manifestazione in cui la polizia non si oppone e si arriva sotto palazzo Chigi senza nessuna resistenza. E quel giorno lì il reato di tortura verrà seppellito sotto km di scartoffie da discutere in cambio della ‘protezione’. E’ l’eredità di Cossiga, quello delle legnate alle maestrine e alle ambulanze che con le loro sirene devono coprire le urla dei manganellati.

    Questo ci insegna che, come se ce ne fosse bisogno, un gruppo unito negli intenti, omertoso nella solidarietà, senza troppi peli sullo sullo stomaco, in breve la polizia, può raggiungere obiettivi ben oltre del piccolo gruppo elettorale che rappresenta. Altroché reato di tortura, manco il numero riconoscitivo sulla divisa si riesce ad far introdurre…

    da Sebastiano   - martedì, 21 marzo 2017 alle 15:25

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