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giu 18

La piana degli schiavi: parliamo di diritto o usiamo il manganello?

Fatto060618La morte per fucilata alla testa di Soumaila Sacko, lavoratore maliano immerso nella cajenna dei ghetti per schiavi della piana di Gioia Tauro, rischia di scomparire dalle cronache in fretta. Ricordo un bellissimo film di Andrea Segre, Il sangue verde, trasmesso anche dalla Rai (i benemeriti di Doc3) che raccontava di Rosarno, la piana, le arance, la rabbia, la schiavitù, le condizioni disumane, l’ostilità della popolazione attorno. E’ un film del 2010, otto anni fa, che si riferisce a fatti orribili di quei tempi: schiavi neri sparati da padroni bianchi, il nostro Alabama, qui e ora.

Si direbbe, a leggere le cronache del “caso Soumaila”, che in questi otto anni niente sia cambiato: la ‘ndrangheta spadroneggia, le condizioni degli schiavi sono terribili, lo sfruttamento è inimmaginabile.

Per ora, purtroppo, la morte di Soumaila Sacko entra nel tritacarne delle schermaglie da social. Si nota che il ministro del lavoro non ha detto una parola (male), che lo sceriffo Salvini quasi nemmeno (ah, sì, ha detto che “l’immigrazione incontrollata…” eccetera, eccetera, la solita solfa). Dall’altro lato si ribatte con i “Ah, ve ne accorgete adesso!”, e “Voi cos’avete fatto?”. Insomma, stallo.

Eppure che si parli di Rosarno, di schiavi, di arance raccolte a cinquanta centesimi la cassa fa rimbombare la questione che tutti si pongono in queste settimane: che razza di governo abbiamo? La risposta è nota: aspettiamo i fatti! Ecco, i fatti di Rosarno potrebbero dare un’indicazione sui famosi fatti che aspettiamo tutti, con – che combinazione! – i due leader politici del governo che coincidono con i due ministeri interessati: Lavoro e Interno.

Ripristinare la legalità, oggi, significherebbe (oltre a catturare e processare l’assassino di Soumaila Sacko, ovvio), andare a verificare le cause di un così evidente sfruttamento. Mandare un centinaio di ispettori del lavoro, esperti dell’Inps, avvocati, meglio ancora se con la cravatta nera e la faccia di Gene Hackman in Mississippi Burning. Rivoltare insomma come un guanto un sistema economico che prevede la schiavitù. Il che significa alla fine liberare gli schiavi, cioè dargli una paga base accettabile, un posto dignitoso dove vivere, metterli in regola. Un ministro del lavoro che dica “Oh, cazzo, qui c’è la schiavitù, ma siamo matti?” non sarebbe malissimo, sempre se non si limitasse a dirlo.

Anche dal lato del muscoloso ministro dell’Interno teorico della ruspa, ci sarebbe un bel lavoro da fare. La ‘ndrangheta che sfrutta gli schiavi è anche quella che truffa l’Inps. Il meccanismo è: mano d’opera immigrata a basso costo, minima redistribuzione clientelare del reddito alla popolazione residente, affari d’oro. Il ministro dell’Interno ha una buonissima occasione per dire “E’ finita la pacchia” agli agrari della piana, a un sistema economico-politico che rende possibile profitti illegali e controllo del territorio. La narrazione degli “immigrati negli alberghi a 5 stelle” che fanno “la bella vita” su cui Salvini ha costruito le sue fortune, ne uscirebbe ammaccata assai se si smascherasse il sistema di potere (italiano) che crea le baraccopoli degli schiavi (immigrati). Non so perché, ma temo che invece si farà un po’ di “pulizia” (traduco: ulteriore repressione dei poveracci) e tutto andrà avanti come prima.

Aspettiamo i fatti, dunque, vediamo se nella terribile piaga di Rosarno la coperta verrà tirata più verso il welfare e il ripristino dei diritti umani e civili, o più verso il manganello, nel peggiorare ulteriormente la vita delle vittime. O se addirittura la coperta non sarà tirata per niente. In questo caso sarà un governo di piena continuità: proclami, riforme e fette di salame sugli occhi, salvo poi cascare dal pero quando se ne occupa la cronaca nera.

7 commenti »

7 Commenti a “La piana degli schiavi: parliamo di diritto o usiamo il manganello?”

  1. Non mi sorprenderebbe se su questa piaga nel Mezzogiorno d’Italia e non solo,altri casi ve ne sono stati su tutto il territorio,non si muovesse foglia contro un andazzo così criminale,tenendo persone in condizioni penose e sfruttate in quel modo.
    Però me lo auguro che prendano in mano e a cuore una condizione così inaccettabile,in Europa occidentale non possono esistere queste realtà da raccolta nei campi di cotone di alcuni secoli scorsi.

    Da quel che ho sentito nel discorso di Conte al Senato vorrebbero lasciare dei segni e una discontinuità dal passato,bene quello segnalato da questo post è compreso.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 6 giugno 2018 alle 11:51

  2. Sottoscrivo pienamente.

    da r1348   - mercoledì, 6 giugno 2018 alle 16:51

  3. Ottimo articolo, aggiungo solo una cosa, che mi sta lasciando molta amrezza nel cuore, quest’uomo ucciso è un sindcalista, qualcuno potrà dire della USB, ma una volta un attacco così feroce portava ad uno sciopero generale, l’ultimo fu per Guido Rossa, perchè i sindacati confederali hanno questo pavido atteggiamento? Lo so, mi dirai chiedilo a loro, ma è quando non rispondono che mi sento smarrito, la sensazione della resa. Se mi sbaglio, e lo spero e c’è una logica mi piacerebbe conoscerla.

    da Marco   - mercoledì, 6 giugno 2018 alle 18:14

  4. Sacrosanta notazione. Giusto

    da Alessandro   - mercoledì, 6 giugno 2018 alle 19:01

  5. Secondo me in questi ultimi anni di politica prevalentemente capitalistica e di conseguente ricatto sui lavoratori ha creato una crescente impotenza sindacale. Forse è proprio tale situazione che ha infine reso vana o inefficiente ogni iniziativa di protesta. Senza l’ausilio della politica operaia è difficile risollevare le sorti dei più deboli. Un proporzionale a tre con assurde regole di sbarramento porta alla situazione in cui l’Italia si trova in questa fase di governi inciuciosi che rappresentano alla sine forme di occulta dittatura di maggioranze precostruite.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 7 giugno 2018 alle 10:11

  6. La cosa terribile è che lo sfruttamento di questi poveretti è ben noto a tutti a partire dai governi che non sono intervenuti per farlo cessare

    da Paola   - giovedì, 7 giugno 2018 alle 15:24

  7. faccio miei le parole di Paola. Questi poveri cristi, sfruttati da italiani, si trovano anche in tante altre regioni . Un sentito e riconoscente grazie anche all’autore
    dell’articolo.

    da gis   - giovedì, 7 giugno 2018 alle 19:54

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