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nov 17

Ecco la legge di Bilancio: “Tenga, buonuomo, si faccia una birretta”

Fatto011117L’etimologia non è chiarissima, quindi da dove arrivi la parola “mancia” non lo sappiamo esattamente. Però è affascinante una delle ipotesi: era la manica del vestito che la dama donava, si suppone con sorridente leggiadria, al cavaliere vincitore del torneo, una cosa che fa tanto Medio Evo, tavola rotonda, amor cortese e legge di stabilità italiana ai tempi dei bonus.

La teoria economica renzista – che si condensa nella formula “tenga, buonuomo, si faccia una birretta” – si dispiega in tutta la sua potenza nella legge di bilancio in discussione in questi giorni: non c’è categoria, ordine, gruppo, settore, sottosettore, arte minore, che non sia oggetto di piccole regalie, bonus, piccole o grandi detrazioni. E’ una specie di fiera di paese in cui si dona qualcosa a qualcuno, tutto a termine e a scadenza: gli ottanta euro anche a chi è un po’ più ricco – e questo per non toglierli a chi ha avuto un aumento atteso da secoli, come gli statali – gli sconti contributivi a chi assume gente sotto i 35 anni, poi sotto i 30, però in certe regioni di più, in altre di meno. I pendolari potranno scaricare dall’imponibile il costo dell’abbonamento al treno. Che è come dire: ok, amico, viaggi su un carro bestiame che arriva in ritardo, ma ti offro il caffè. Chi si fa il giardino pensile avrà delle detrazioni (giuro).

Sì, in effetti c’è qualcosa di medievale. E già si immaginano al lavoro i solerti compositori di bonus: se assumi un diciottenne dell’alternanza scuola-lavoro in Molise per fargli fare il giardino aziendale, praticamente ti coprono d’oro, è come vincere al Lotto.

Quindi diciamo che – nel paese europeo con i salari più bassi e la più alta età pensionabile – la legge finanziaria è una specie di patchwork di pezze messe su un tessuto liso. I giovani non lavorano? Ecco un regalo alle aziende se ne assumono un po’, o almeno si spera, sapendo che smetteranno appena cessa il bonus, come Jobs act insegna. I millennials ci schifano? Ecco il bonus per quelli che compiono diciott’anni, indiscriminatamente, con buona pace della lotta alle diseguaglianze. Tutto con la scritta ben evidente: “Scade tra un anno, al massimo due”. Per chi fosse interessato e possedesse una squadra di calcio, c’è la prebenda anche per chi fa giocare i calciatori del vivaio, per dire. Insomma, un po’ di mance, bonus, gentili omaggi, aiutini, ma poca roba, alla fine. Per i poveri veri, per esempio, ci sono un po’ di briciole, (più o meno mezzo miliardo), verniciati con la scritta “coesione sociale” (ahahah!), ma in compenso spendiamo quasi sedici miliardi per non fare aumentare l’Iva. E’ un buon prezzo, se si pensa che dovremo beccarci anche la narrazione spocchiosa dell’ “abbiamo diminuito le tasse”, cioè abbiamo pagato tasse per non aumentare le tasse, che è un po’ come il rapinatore volesse una medaglia perché non spara agli ostaggi.

Ora assisteremo alla battaglia degli emendamenti, delle modifiche, degli aggiustamenti, una specie di mercato rionale in cui lobby grandi e piccole lavoreranno per ampliare la loro mancia, e ridurla a qualcun altro: successi e sconfitte del grande suk saranno sbandierati in campagna elettorale. “Ehi! Abbiamo concesso detrazioni alle vecchiette con un barboncino bianco!”, oppure: “Mai così tanti idraulici biondi sotto i ventinove anni assunti grazie alle nostre politiche!”. Tutta fuffa, naturalmente, l’anno prossimo ricomincerà la rumba: bisognerà spendere ancora molti miliardi per non far aumentare l’Iva e resteranno le briciole (quasi tutto a deficit, ovvio) per mettere le solite pezze, distribuire un po’ di soldi a pioggia – soprattutto alle imprese – a seconda delle convenienze, dei sondaggi o delle varie emergenze. Poi, quando qualcuno chiederà riforme strutturali o un vero intervento economico gli si dirà: “Ma come! Se ti ho appena dato la mancia!”

7 commenti »

7 Commenti a “Ecco la legge di Bilancio: “Tenga, buonuomo, si faccia una birretta””

  1. Ormai tutto è mancia e il resto si svende……

    da Eparrei   - mercoledì, 1 novembre 2017 alle 10:56

  2. Le mancette non finiranno mai in questo paese,remember pasta cirio e scarpa data prima del voto e il paio dopo le elezioni?

    Mannaggia che racconti dell’orrore…

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 1 novembre 2017 alle 19:28

  3. La principale differenza tra chi sta seduto in parlamento su uno scomodo scranno della maggioranza di governo e chi sta seduto in casa sua su una comodissima poltrona(*) e’ che, siccome non c’e’ limite al meglio(**), il primo ha la gravissima colpa di aver costantemente potuto fare assai di più’ di qualsiasi cosa egli abbia fatto, la qual cosa dimostra evidentemente che egli e’ un gran farabutto, invece il secondo -sempre per lo stesso motivo su accennato(**)- ha costantemente la grandissima virtù’ di poter dire ch’egli avrebbe fatto sicuramente molto di più’ di qualsiasi cosa faccia il primo, cosa che dimostra evidentemente ch’egli e’ un grandissimo benefattore dell’umanità’. Oppure un genio.

    (*) ma va bene anche una vasca con idromassaggio.

    (**) es.: due euro son meglio di un euro; mille euro son meglio di cento euro; un milione di euro son meglio di mille euro; e così’ via.

    da egidio scrimieri   - giovedì, 2 novembre 2017 alle 10:43

  4. Mentre leggevo il testo del post n. 3 mi balzavano nella mente alcuni versi della canzone “Agata” di Massimo Ranieri:
    (…) Vivo solo col mensile
    d’impiegato comunale,
    spacco ‘a lira, spacco ‘o soldo,
    spacco pure ‘o “duje centè'”…
    e tu invece te la intendi
    col padrone di un caffè?!
    Agata!
    Tu mi capisci!
    Agata!
    Tu mi tradisci!
    Agata!
    Guarda! Stupisci…
    Ch’è ridotto quest’uomo per te! (…)
    Non se la prenda signor Scrimieri, chi sta seduto in casa sua vorrebbe in sostanza una giustizia sociale più equilibrata e Le dirò di più, si accontenterebbe di una politica fedele alle promesse.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 3 novembre 2017 alle 10:45

  5. Io mi sono fatto una mia opinione,ma fin quando un grande pensatore illuminista come il @De Giom,nn verga la sua opinione…ovviamente mi relego nella stanza d’attesa.

    da Orlo   - venerdì, 3 novembre 2017 alle 13:26

  6. Ma caro Vittorio, sto pure io dalla parte della giustizia sociale: il punto e’ capire quale sia la compagine di governo più’ adatta a conseguirla. A tal proposito e’ opinione popolare diffusa che siccome la sinistra e’ molto sensibile alla questione sociale le sue politiche in questo campo siano anche le più’ efficaci. Orbene, non voglio qui discutere sulla sensibilità’ della sinistra: mi fido di quel che dicono. Invece sostengo che essere sensibili ad un problema ed essere capaci di risolverlo sono due cose del tutto indipendenti, spesso perfino in contrasto, come dimostra una sterminata letteratura sulla questione, della quale mi limito qui a citare due esempi.

    Il primo esempio e’ mio nonno. Egli fin da giovane aveva un calletto sul mignolo del piede destro che era estremamente sensibile alle variazioni del tempo. Quanto il tempo cambiava il calletto gli faceva malissimo. Le provo’ tutte per liberarsi di quel callo: ma ogni volta che se lo faceva togliere esso si riformava e gli faceva più’ male di prima. Mio nonno resto’ sensibile per tutta la vita al cambiamento del tempo: e tuttavia tutte le volte che cerco’ di liberarsi del guaio fini’ per l’aggravarlo.

    Un secondo esempio lo forniscono Marx, Stalin, Mao Tse Tung, Castro: si tratta di personaggi più’ illustri di mio nonno, cosicché’ questo secondo esempio e’ più’ significativo. Costoro furono per tutta la vita molto sensibili alle disuguaglianze sociali, al punto da escogitare ed anche mettere in atto strategie ed espedienti atti a risolvere il problema. Eppure invece di ottenere il risultato voluto essi produssero -come sappiamo tutti- solo lutti e miserie, ossia il risultato opposto. Un vero disastro.

    Intendiamoci, caro Vittorio, io non ho nulla contro mio nonno, ne’ contro i comunisti. E’ solo che mi fanno impressione le bufale sulla sensibilità’ della gente.

    da egidio scrimieri   - venerdì, 3 novembre 2017 alle 15:42

  7. Il discorso sarebbe lunghissimo e difficile. Siamo noi la politica e quindi per esercitarla bene dovremmo tutti informarci di più su quello che accade intorno a noi. Mi spiego meglio. Se votiamo a destra o a sinistra col sistema maggioritario la politica eletta necessariamente dovrà seguire, e di conseguenza preferire, un’unica idea di pensiero, normalmente quella del capo, quindi del sistema sociale ed economico che lo circonda. Se invece riuscissimo a votare secondo le nostre vere idee qualche paletto favorevole alla voce del popolo potremmo realmente piantarlo in Parlamento. Votare col pessimo rosatellum2 significa, secondo me, eleggere i nominati imposti dal capo figurante e quindi difficilmente il popolino potrà ricavare la tanto desiderata equità sociale dal nuovo sistema di inciucio ideato magistralmente dai furbetti della politica attuale.

    da Vittorio Grondona   - sabato, 4 novembre 2017 alle 16:07

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