La guerra bisogna vederla dal basso, dalla parte di chi la subisce. Perlopiù ce la raccontano dall’alto, dalla parte di chi la fa: tattiche, strategie, azioni militari, con parole antichissime (assedio) e nuove (droni, cyber war), si tende a guardare tutto dalla parte di chi tiene il fucile e non da quella di chi guarda il buco nero della canna rivolta verso di lui. Vale per tutti i civili, ovviamente, da qualunque parte, in qualunque guerra. Vale per gli ucraini, per gli armeni costretti a scappare, per gli israeliani ammazzati in casa o al rave party, per i due milioni di abitanti di Gaza a cui ora si chiudono luce, gas, acqua, approvvigionamenti di cibo, mentre li si bombarda indiscriminatamente, ospedali, moschee, case, nella febbre della rappresaglia, nell’esaltazione del “sangue contro sangue”: comandano gli estremi.
In questa tenaglia finiscono i civili, quelli che non c’entrano, che semplicemente stanno lì. Succede che la valvola della pentola a pressione salti, che la fiammata ammazzi qualcuno, quasi sempre qualcuno che non c’entra, gli innocenti, quella “povera gente”, per citare Bertold Brecht, che in seguito alle guerre farà la fame, da vinti e da vincitori.
La questione palestinese se ne sta lì da molto più di mezzo secolo, a volte assopita, a volte clamorosamente scottante, un bubbone aperto che si spera non erutterà – figurarsi – con un Paese governato da una destra estrema, con ministri fanatici, con insediamenti illegali che rosicchiano terre e case al nemico, con esercito e servizi fino a ieri considerati efficientissimi; e un’altra popolazione prigioniera, che dipende in tutto e per tutto dall’occupante. Quello che succede oggi è figlio di una storia complessa, intrecciata in anni e anni di ingiustizie, tormenti, risoluzioni Onu mai rispettate, repressione, apartheid, formazioni terroristiche. Ma è figlio anche di uno schema che è andato precisandosi e affinandosi, che la guerra in Ucraina ha affilato come una lama, che viene imposto nella narrazione corrente, reso obbligatorio: il buono e il cattivo. Se perde il buono perderemo tutti, è l’assunto che rafforza la tesi, una tesi che la famosa Europa sembra sposare sempre in modo meccanico e acritico, si veda la favola bella che armiamo fino ai denti l’Ucraina per difendere Berlino, Roma, Parigi, l’Occidente, eccetera eccetera. Balle, come gran parte dell’opinione pubblica sa da tempo. E guai a dire che il buono non è così buono come lo si descrive, perché il sistema binario è subito applicato con rigore chirurgico: dopo il retorico “sei putiniano”, aspettiamoci il più risibile e ridicolo “sei terrorista”. Un sistema binario che è esso stesso guerra, che serve ad alimentare lo scontro, non a fermarlo.
Così oggi quello che la narrazione corrente chiede – una vera chiamata alle armi – non è di capire o di fermare il massacro, o di ragionare, ma di schierarsi senza se e senza ma. Eppure, a dispetto della propaganda, no, noi non siamo Israele, e naturalmente no, noi non siamo Hamas (tocca dirlo, purtroppo, anche se pare assurdo, per prevenire i propagandisti), e questo chiederci di essere questo o quello – senza sfumature, senza dubbi – non è che un ennesimo portato della guerra, un arruolamento forzato delle coscienze. E’ un altro modo – da qui, dal divano – di fare la guerra, mentre il contrario – fermarsi, ragionare, accettare le differenze, lavorare sulle cause, rimuovere le ingiustizie, isolare gli estremi – è l’unico modo, invece, per fare la pace. Non succederà. Non ora, almeno. Ed è un altro crimine.
È l’ennesimo crimine di chi vuole sempre vincere, anche e sopratutto facendo la guerra( o provocandola che è la stessa cosa) sapendo che con la ragione non vincerebbe mai
da Aldo - mercoledì, 11 ottobre 2023 alle 08:06
Criminali di Hamas non v’è dubbio,ma come mai in 30 anni l’odio palestinese verso Israele è aumentato così? I territori occupati della Cisgiordania per caso? Pure Netanyahu ha sponsorizzato i macellai con le sue politiche.
Ora gli israeliani spianeranno Gaza non la finiranno mai di ammazzarsi,pure il terrorismo colpirà altri innocenti.
da Serentha Ivo - mercoledì, 11 ottobre 2023 alle 10:45
… fatico a considerare che esistano “quelli che non centrano”. Chiunque, e cito le sue ultime righe, non si dedichi al ragionare, accettare le differenze, lavorare sulle cause, isolarsi dagli estremi e non avverta l’urgenza di darsi/esigere gli strumenti per farlo, centra.
Riguardo al come ce la raccontano, e non solo dall’alto, sono costantemente esterrefatto nel non trovare mai stigmatizzate le regressioni del pensiero – animo forse rende meglio ? – (altro che la fame) che anche un solo istante di guerra ingenera.
Peace
da Sebastiano - mercoledì, 11 ottobre 2023 alle 16:35
Tutto condivisibile, aggiungo che la cosa peggiore è che nessuno tra i potenti rifletta sul fatto che a furia di emarginare l’ Autorità Palestinese, con tutti i suoi limiti, che rappresenta la parte moderata della causa palestinese, non si deve meravigliare se poi è l’ estremismo che la fa da padrone.
da Marco Ferrari - mercoledì, 11 ottobre 2023 alle 17:56
Mio nonno è morto nell’inutile carneficina della guerra 15/18 lasciando moglie e 3 figli piccoli, mio padre ha dovuto convivere con il ricordo di quello che aveva subito e visto in 2 anni di lager, io odio la guerra e chiunque la proclami: non ci sono guerre buone e giuste e neppure guerre che “esportano la democrazia”. Ricordo di aver studiato che le guerre hanno cause remote e cause contingenti. Qui le cause remote risalgono alla cacciata 75 anni fa di un popolo dalla terra in cui viveva e quelle contingenti sono state sotto gli occhi di tutti quelli che volevano guardare. Credo che l’eliminazione di quelle cause sarebbe l’unico modo per allontanare per sempre il rischio di un conflitto che, checché ne dicano i nostri soloni da salotto, non penso proprio che alla lunga vinceranno i cosiddetti buoni.
da Liliana - mercoledì, 11 ottobre 2023 alle 18:30
Parole sante! La guerra si può fermare solo con la pace nel cuore e mai con la vendetta, e oramai una lezione che avremmo dovuto già apprendere da piccoli . A parte l albero a cui tendevi la pargoletta mano.
da Elena - mercoledì, 18 ottobre 2023 alle 05:32