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ago 22

Chi votare? Così il “meno peggio” rischia di portare al peggio

PIOVONOPIETREIl concetto di “meno peggio” aleggia sulle elezioni di settembre come un solitario condor che cerca conigli nella pianura. L’esercizio può essere infinito: preferite esser chiuso in una stanza con una decina di vespe o con un giaguaro affamato? Scegliere il meno peggio vi sarà agevole, così come, alla lunga, tra mangiare male e non mangiare per niente, uno sarà costretto a scegliere la soluzione meno dannosa. Nella politica italiana la cosa funziona da secoli, la usò Silvio quando c’erano da fermare “i comunisti” (che vedeva solo lui), prima ancora la Dc a metà dei Settanta quando c’era da evitare il sorpasso del Pci, e va molto di moda oggi in cui si consigliano caldamente mollette per il naso a chi dovrebbe votare senza entusiasmi, ma con l’onorevole missione di scegliere il male minore.

Sembrerebbe una questione di logica ferrea, difficile da attaccare e in molti casi usata per forzare e stirare situazioni un po’ estreme: l’idea è che io – faccio un esempio da Milano – debba votare Cottarelli per fermare Giorgetti, o che – dico uno di Bologna – debba votare Casini per fermare Berlusconi (e tutti per fermare io sono Giorgia). Suggestivo.

L’antico trucchetto funziona un po’ meno a questo giro: la polarizzazione del voto non è pienamente conclusa, perché i poli da polarizzare non sono due, c’è una terza forza non trascurabile, i Cinque stelle, accreditati sopra o attorno al dieci per cento, poi i guastatori del quarto polo, che parlano di sé come terzo polo, che veleggiano nei sondaggi intorno al cinque e che al momento hanno sicuramente più righe sui giornali che elettori. Poi, piccole formazioni che meriterebbero almeno una seggiola.

Quanto al meno peggio, mi sia concesso di dubitare dell’efficacia del concetto. Alle politiche del 2013 Giorgia Meloni prese il 2 per cento, a quei tempi il peggio erano ancora Silvio buonanima e la Lega. Nel 2018 prese il 4,3, cioè raddoppiò i voti. Dal governo Monti in poi o con dentro tutti a battere le mani, o con governi a guida Pd (Letta, Renzi, Gentiloni, Conte2, poi Draghi, con un anno di Conte1 in mezzo), il peggio che si voleva combattere con il metodo del “meno peggio” è lievitato come un panettone, la Meloni veleggia attorno al 25, e gli altri (un peggio con cui peraltro si è governato) si ringalluzziscono dietro a lei. Un elettore su due a votare non ci va, forse perché vede il confine tra peggio e meno peggio un po’ labile e affievolito.

E’ una cosa che si è vista recentemente in Francia, tra l’altro: Macron vince le presidenziali compattando il fronte anti- LePen, e alle presidenziali successive LePen risulta cresciuta, non sminuita, al punto che moltiplica per otto i suoi in Parlamento. Pare abbastanza conclamato che il meno peggio rischia spesso di portare al peggio.

Non è una cosa nuova, anzi. Tanto che ce la spiegò in modo cristallino Antonio Gramsci nei “Quaderni dal carcere”, ricordando anche un detto popolare: “Peggio non  è mai morto”. E anche: “La formula del male minore, del meno peggio, non è altro dunque che la forma che assume il processo di adattamento a un movimento storicamente regressivo, movimento di cui una forza audacemente efficiente guida lo svolgimento, mentre le forze antagonistiche (o meglio i capi di esse) sono decise a capitolare progressivamente, a piccole tappe e non di un solo colpo”. La rana di Chomsky, insomma. Non si pretende certo che qualcuno che sta battendosi a mani nude con il Rosatellum vada a rileggersi Gramsci, però magari, vai a sapere, alla lunga può aiutare.

14 commenti »

14 Commenti a “Chi votare? Così il “meno peggio” rischia di portare al peggio”

  1. Ok, Robecchi, mettiamo che lei abbia ragione. Quindi? Cosa devo votare? De Magistris? Conte? Pensa davvero che siano meglio del meno peggio? Dovrebbe dircelo, altrimenti il suo discorso rimane un po’ lì in sospeso. Se in tavola ci sono tanti piatti e fanno tutti schifo la soluzione può essere non mangiare?

    da Stella   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 08:58

  2. Analisi ottima, devo però dire che in questi giorni, parlando con gli amici e le persone incontrate in un viaggio organizzato in Bosnia, il tema del meno peggio è molto presente, possomdire che è l’ultimo argine al ” non voto più”, peraltro seguito già da un gran numero di italiani. La classe politica, tutta, è il peggio che si possa avere, la platea che ancora li segue è priva, per scelta o per incapacità, di capacità critica sulle prommesse che vengono fatte pensando che i politici vengano da Marte e sono senza passato.

    da Marco Ferrari   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 09:05

  3. Quindi votiamo quello che preferiamo sulla base del programma che ogni partito ha.
    Ognuno secondo coscienza ma andiamo a votare.

    da marcella   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 09:12

  4. Due cose, la prima è la gustosa metafora del cibo che fa schifo ma è meglio che digiunare. Siccome c’è pari pari nel pezzo la considero una citazione, più che una confutazione. Ma a parte questo, non capisco perché chieda a me cosa votare, un po’ perché non è compito mio dare indicazioni o soluzioni. In Francia avrei votato Mélenchon, per dire, e qui non so, certo voterò per chi darà più spazio ai diritti sociali, sempre se deciderò di votare. Però non vorrei che la domanda fosse risolta con il solito “e quindi?”. Anche perché non è solo una domanda contingente, ho fatto appositamente l’esempio di macron e citato un passaggio di Gramsci. Il problema del meno peggio è un classico, in politica. Rispondere “e allora dicci chi votiamo” è un po’ facile.

    da Alessandro   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 09:52

  5. A me pare che sia lei, Robecchi, a rifugiarsi nel facile. Chi dà più spazio ai diritti sociali? Sulla carta, in Italia, forze politiche che poi magari sono vicine ai novax o forniscono altri motivi di forte imbarazzo (quindi meglio non farsi vedere troppo vicini a loro…). Quindi, solo loro il meglio? È vicino ai diritti sociali Conte che ha fatto il rdc? Ma poi ti danno del grillino e siamo al punto di partenza. Alla fine bisogna comunque scegliere tra i meno peggio, e avere le idee chiare sul voto in un altro paese mi sembra la cosa più inutile che ci sia. Anch’io sa in Nuova Zelanda voterei ad occhi chiusi per Jacinda Ardern. Purtroppo vivo in Veneto, però.

    da Stella   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 10:14

  6. Non so di no vax, per carità, che ha la stessa valenza di pro-Putin, ma criticare la gestione della pandemia mi sembra lecito, dopotutto siamo il paese europeo che ha chiuso di più (il green pass per lavorare) e anche quello che ha avuto più morti, quindi non stapperei lo champagne (aggiungo che con un ministro della sanità “di sinistra” e praticamente budget illimitato, la sanità pubblica non è migliorata, anzi). Per quanto riguarda i diritti sociali, sì, io credo che il reddito di cittadinanza sia una misura sociale che può dare ossigeno a chi non ne ha, e che andrebbe migliorato ed esteso. In ogni caso non mi fiderei di chi per dieci anni ha fatto l’esatto contrario di una politica favorevole ai lavoratori. Decreto Poletti, Jobs act – e c’è molto altro – sono schiaffi ai lavoratori. E non voglio andare indietro, basta il decreto Pnrr2 – votato con la fiducia meno di due mesi fa – che contiene un articolo sui lavoratori della logistica, altro schiaffone a un milione di persone dei ceti più bassi. Credo che il meglio, ovviamente, non esista e non sia imminente, e proprio per questo uno dovrebbe votare quel che più si avvicina alla sua collocazione ideale, o ideologica, o di appartenenza, o di rappresentatività. A Roma centro, per fare un caso, in base a quale sottile, impalpabile differenza uno dovrebbe scegliere tra Bonino e Calenda? E a Milano, dovrei votare per uno come Cottarelli che teorizza l’età pensionabile a 71 anni, e lui in pensione ci è andato a 59, con pensione d’oro e successivi e cumulabili incarichi pubblici di consulenza? Populismo? Può anche darsi, ma non creda che l’elettore onesto – anche deciso al “meno peggio” – non ci pensi. Il fallimento delle élite che hanno praticato il meno peggio nell’ultimo decennio è assai difficile da negare

    da Alessandro   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 10:40

  7. Io condivido quasi tutto di quello che scrive Robecchi e anche la constatazione che non gli spetti dare indicazioni di voto
    Ma per la miseria, perché non citare come possibile alternativa a chi da anni cerca una sinistra vera, la coalizione che fa capo a di Magistris che sta facendo sforzi inumàni per cercare di portare la sua lista alle elezioni?
    Tra l’altro il programma è davvero interessante( per chi guarda a sinistra)

    da Aldo   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 10:49

  8. Questa volta non voglio più votare il meno peggio ma chi si avvicina maggiormente a quello a cui temgo: i diritti sociali. Sono presidente di una Onlus c3si occupa di case popolari e il reddito di cittadinanza è stata la possibilità di sopravvivere per molti, in particolare donne sole con bambini. Non avevo mai votato 5 stelle prima!

    da Grazia Casagrande   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 11:11

  9. Caro Aldo, alla fine guarderò da quelle parti, credo, ma anche lì le delusioni non sono state poche, eh!

    da Alessandro   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 11:14

  10. Ognuno faccia come crede, tanto per 5 anni se non ci sono sorprese, non prima, ma soprattutto dopo il 25 settembre, c’abbiamo la sorrate d’italia a menare, direi che un po’ di schiaffoni ce li meritiamo tutti,e chissà se finalmente qualcuno che faccia meno schifo comparirà, in alternativa buona parte d’italiani potrebbero prenderci gusto a diventare stile Orban e non ce li scrolleremo più…

    Personalmente voterò nuovamente 5S, al netto del Conte 1, dove il rignanese sbarró le porte a un accordo, a me pare che siano gli unici a pensare a chi è più debole, nessuno parla di reddito di dignità, un rdc da perfezionare robustamente facendo apparire finalmente gli operatori dei centri d’impiego,gli unici a mettersi di traverso verso la schiforma cartabia e al 2% del pil per gli armamenti.
    I nove punti dettati a Draghi e Letta per uno stato sociale più equo, hanno fatto inorridire quasi tutto il parlamento, l’isolazionismo che stanno subendo garantisce la mia fiducia, anche se il mio voto sarà solo opposizione, pazienza, non mene starò a casa.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 17 agosto 2022 alle 13:58

  11. Leggendo, Robecchi, i programmi elettorali delle varie formazioni di sinistra ho riscontrato una somiglianza assoluta delle proposte. Ciononostante, queste forze continuano a presentarsi in modo frammentato consegnandosi all’irrilevanza.
    La mia speranza è che, magari in sede parlamentare, possa formarsi un nuovo partito-movimento trasversale di sinistra che raccolga il meglio tra chi sarà eletto di Sinistra It, Verdi, Possibile, Potere al popolo, Rifondazione, etc. e costituire una vera alternativa per quel popolo di sinistra che fatica oggi a trovare adeguata rappresentanza politica.

    da Alex   - giovedì, 18 agosto 2022 alle 08:36

  12. X Stella ! Io fossi in Lei voterei Antonio , cosicché si toglierebbe ogni dubbio sulle sue frequentazioni!

    da Elena   - giovedì, 18 agosto 2022 alle 22:52

  13. Vado a votare sempre per rispetto di chi si è sacrificato nella resistenza. Certo che il sistema è sempre meno democratico. Voto per chi propone diritti sociali e seri provvedimenti per limitare i cambiamenti climatici, non si tratta di salvare questa o quella specie ma impedire la fine della civiltà conosciuta, e i tempi sono ridottissimi. Il voto meno peggio oggi non esiste le differenze tra Cottarelli e Giorgetti sono minime e tutti e due partecipano a peggiorare le condizioni di vita della maggioranza di noi. Voterò per Unione Popolare non per le persone ma per il programma.

    da Giancarlo   - sabato, 20 agosto 2022 alle 10:11

  14. Ho sempre reputato indispensabile l’esercizio del diritto di voto e continuerò a farlo. Parliamo chiaro e chiamiamo le cose col loro nome.
    Votare il meno peggio sarebbe votare la Dc che si chiama PD?
    Perché riesca a portare avanti RIFORME che vanno incontro ai voleri del capitale? Voltatevi indietro chi negli anni ha promosso privatizzazioni (svendite di aziende pubbliche efficienti, quelle decotte sono ancora in mani statali), ha riformato il mercate del lavoro facendo strage di diritti e portando alla riduzione, unico paese in Europa, degli stipendi e si potrebbe continuare.
    Sono un maturo sinistro e voterò per chi ha un programma che metta la freccia verso quella direzione dopo aver promosso la cosa più di sinistra da decine di anni a questa parte: il reddito di cittadinanza. Fatti non parole, recitava uno slogan pubblicitario dei miei tempi.
    Grazie Alessandro perché traduci in parole quello che ho sull’epidermide

    da angelo   - martedì, 30 agosto 2022 alle 09:43

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